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Da Cascia per diffondere il ‘profumo’ di Cristo

“In un mondo lacerato dai conflitti, Santa Rita ci ricorda che la pace è una scelta quotidiana, fatta di perdono, ascolto e riconciliazione. La sua santità nasce da gesti concreti e profondamente umani: fu figlia, sposa, madre e monaca, sempre capace di restare in relazione con gli altri anche nel dolore. Oggi, mentre si conclude la Festa a lei dedicata, sentiamo il bisogno di rilanciare un appello accorato alla pace, soprattutto per l’Ucraina e la Terra Santa, dove regnano sofferenza e ingiustizia. Per Rita, la pace era responsabilità, un cammino costruito con misericordia, comprensione dell’altro e coraggio.

E’ questa la strada che dobbiamo tornare a percorrere: la cura dell’altro, il dialogo, la compassione che ci rende umani. Ogni vita è unica e sacra. Solo così potremo disarmare davvero i nostri cuori e quelli del mondo. Raccogliendo l’invito di Papa Leone XIV, che mercoledì ha chiesto ai fedeli di pregare il Rosario per la pace, la nostra comunità si unisce alla sua voce: preghiamo per la fine della violenza nella Striscia di Gaza, per l’ingresso di aiuti umanitari e perché prevalga il bene sul male”: con queste parole suor Maria Grazia Cossu, badessa del monastero Santa Rita da Cascia, ha commentato la conclusione dei festeggiamenti in onore della ‘santa degli impossibili’ con migliaia di pellegrini da tutto il mondo.

La giornata era stata aperta dal pontificale, concelebrato con mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, e con p. Angel Moral Anton, priore generale degli Agostiniani, del card. Baldassare Reina, gran cancelliere del Pontificio Istituto ‘Giovanni Paolo II’, che nell’omelia ha chiesto di guardare a santa Rita come ‘compagna’ di cammino: “Quotidianamente la Chiesa ci propone modelli di santità: fratelli e sorelle che godono la piena beatitudine in cielo. Non per farci immaginare una santità lontana o ideale, ma per ricordarci che anche noi siamo chiamati alla santità. I santi ci sono accanto come protettori e compagni di cammino. Santa Rita va guardata con questo stesso sguardo”.

E la santità è per tutti: “Ogni volta che celebriamo la festa di un santo, il rischio è quello di tenerlo a distanza, pensando che quella santità non sia per noi. Ma la santità è per tutti. Se oggi siamo qui è perché vogliamo crescere nella santità. E’ bello vedere la grande devozione che c’è verso Santa Rita, non solo qui a Cascia, ma nel mondo intero. E allora, lasciamoci ispirare dalla sua vita: una vita segnata da grandi prove, una scelta religiosa osteggiata, un matrimonio difficile, il dolore per l’assassinio del marito, la morte dei figli, la sofferenza della spina accettata nella vita religiosa. Non è stata una vita facile, quella di santa Rita. Dobbiamo guardarla nella sua realtà concreta, segnata profondamente dalla sofferenza”.

Soffermandosi sulle letture odierne ha invitato i fedeli a vincere il ‘male con il bene’: “E’ un messaggio che contiene una profonda saggezza: il nostro cuore è fatto per il bene, non per il male. E’ fatto per amare, non per odiare. I sentimenti negativi possono anche entrare nel nostro cuore, ma non sono fatti per abitarlo. Il principio di vincere il male con il bene è quanto mai attuale. Santa Rita avrebbe potuto vendicare l’assassinio del marito. Avrebbe potuto rispondere al male con altro male e forse avrebbe anche ricevuto l’approvazione degli altri.

Ma ha scelto una strada diversa: ha scelto la via del Vangelo. Ha scelto di perdonare. Ed allora, guardiamo anche al nostro tempo. Un tempo segnato da un crescendo preoccupante di violenza, come ricordava l’arcivescovo all’inizio della Messa. papa Francesco parla di una ‘terza guerra mondiale a pezzi’. E papa Leone, affacciandosi dalla loggia subito dopo la sua elezione, ha invocato il dono della pace”.

E’ stato un invito a non abituarsi alla violenza: “Ci siamo talmente abituati alla violenza che abbiamo perso il senso di ribellione, di indignazione. Non riusciamo più nemmeno a dire: ‘Non è giusto. Non si fa. Non si tocca’. Ed invece no: la vita umana non si tocca. Che sia una donna, un bambino, un marito, una moglie, un lavoratore… la vita non si tocca.

Tra i tanti messaggi che santa Rita ci lascia, ce n’è uno che oggi non possiamo dimenticare: provare a vincere il male con il bene. Il male esiste, ci tocca, ci attraversa. Gli antichi lo chiamavano ‘mysterium iniquitatis’, il mistero del male. E’ un mistero, prima di tutto, per noi stessi. Perché nessuno di noi, al mattino, si alza con l’intenzione di fare il male. Eppure, lo facciamo”.

Per questo sono di estrema attualità le parole di papa Leone XIV a disarmare le parole: “Supera sempre con il doppio di amore. Non con il doppio di odio. Questo è un messaggio profetico. Qualche giorno fa, Papa Leone ha detto con chiarezza: ‘Dobbiamo disarmare il linguaggio’. E noi oggi lo sentiamo come un appello urgente: abbiamo bisogno di disarmare il linguaggio, i sentimenti, il cuore. Abbiamo bisogno di immaginare strade nuove, di costruire relazioni che siano davvero umane, prima ancora che cristiane.

Forse stiamo perdendo il ‘bene dell’intelletto’, stiamo perdendo la capacità di costruire una società che sia davvero a misura d’uomo. E se questo messaggio può sembrare forte, lo è. Ma è necessario. E allora, come si fa a perdonare? Come si fa ad amare il nemico? Gesù ce lo ha detto nel Vangelo: ‘Rimanete in me’. Rimanete nel mio amore. Come il tralcio che resta unito alla vite. Se rimaniamo in Lui, se osserviamo le sue parole, porteremo frutto”.

Ecco il motivo per cui il cristianesimo va vissuto quotidianamente: “Il cristianesimo non può essere la religione delle occasioni. Arriva la domenica, arriva il Natale, arriva la Pasqua, arriva una festa… ci ricordiamo di essere cristiani, ci avviciniamo a Dio, magari facciamo la Comunione. Ma poi? Il resto della vita non è toccato da quel Vangelo. Immaginate una vigna che potesse portare frutto semplicemente accostando il tralcio alla vite ogni tanto. Un contadino arriva, mette il tralcio lì accanto e spera in qualche grappolo d’uva. Non accadrà mai. Perché affinché arrivi il frutto, il tralcio deve essere profondamente, intimamente innestato alla vite”.

Questa è la grande ‘lezione’ di santa Rita: “E qui ritorna un altro messaggio forte della vita di Santa Rita. Una donna che ha vissuto un rapporto così intimo con il Signore Gesù da portare nel suo corpo i segni della sua Passione. Rimanere in Lui non significa avere una vita facile. La fede non è magia. Il cristianesimo non è magia. Siamo cristiani, sacerdoti, monache, consacrati e consacrate a vario titolo… e abbiamo vite complicate. Vite segnate dalla malattia, dalla fatica, da qualche fallimento, dalla tentazione. Esattamente come Santa Rita. E la fede è proprio ciò che ci aiuta ad affrontare tutto questo, con la consapevolezza che Dio è con noi. Che non ci abbandona. Rimanere in Lui. Mettere davvero radici in Dio. Sentirci a casa in Dio, non di passaggio”.

Quindi il ‘segreto’ è rimanere in Lui: “Possiamo essere provati dall’inizio alla fine della nostra vita, ma se siamo in Dio, siamo nella gioia. E sarà capitato anche a voi (come è capitato a me) di incontrare persone consacrate, sacerdoti, religiose, con la luce negli occhi. Non per l’assenza di problemi, ma perché avevano Dio. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di tornare a mettere Dio al centro, di andare in profondità”.

Concludendo l’omelia il card. Reina ha invitato a portare il ‘profumo di Cristo: “Non limitiamoci alla rosa che oggi è viva e domani appassisce. Il mondo ha bisogno di un altro profumo: non quello artificiale, ma il profumo della santità, della fraternità, della gentilezza, dell’accoglienza, del sentirsi famiglia. Cascia può essere quel centro da cui questo profumo si diffonde. Chiediamo a Santa Rita, insieme, che la sua intercessione faccia arrivare questo profumo fino ai confini della terra. Preghiamo per il mondo intero, per la Chiesa, per il Santo Padre”.

 (Foto: Fondazione Santa Rita da Cascia)

‘Tutti unici, tutti diversi’: il blu della Basilica di Cascia per ‘Dopodinoi’ per persone con autismo

Una luce blu che vuol dire siamo “Tutti unici, tutti diversi”. È quella della Basilica di Santa Rita da Cascia che, per la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile, torna a riaccendersi per riportare l’attenzione su un disturbo del neurosviluppo sempre più diffuso, in un gesto simbolico che quest’anno si trasforma anche in un’azione concreta, in direzione di un cambiamento culturale verso una reale inclusione La luce blu segna infatti l’avvio della campagna di raccolta fondi per la Festa di Santa Rita del 22 maggio, il cui cuore è Dopodinoi, il primo innovativo progetto di autonomia abitativa, attraverso il cohousing, per persone con disturbi dello spettro autistico in Umbria, a Bastia Umbra (PG).

Promotrice della campagna ‘Un gesto di fede, un dono di grazia’ è la Fondazione Santa Rita da Cascia Ente filantropico ETS, l’organizzazione creata nel 2012 dal Monastero per rendere più strutturate le sue opere di solidarietà. L’obiettivo è raccogliere € 250.000 per i più fragili, in particolare per offrire casa, futuro e inclusione, come partner esclusivo, a 12 giovani con autismo di medio-alto funzionamento della Fondazione ANGSA UMBRIA ETS (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), supportati da personale qualificato, con i relativi benefici per le famiglie e l’intero territorio.

L’iniziativa è un esempio di ‘Durante e Dopo di Noi’, il modello di intervento sociale per preparare i ragazzi con disabilità a un’emancipazione graduale dalla famiglia in vista del ‘Dopo di Noi’, ossia quel momento in cui i genitori non potranno più prendersi cura di loro.

Chi contribuirà al progetto con una donazione minima di € 16 riceverà l’anello della Festa di Santa Rita, inciso con la sua rosa simbolo e la frase ‘Nel giardino di Santa Rita tu sei la rosa prediletta’. E’ già possibile avere maggiori informazioni sul progetto e sostenerlo al link  festadisantarita.org, pagina in cui il 2 aprile la Fondazione lancerà ufficialmente la campagna di raccolta fondi completa con tutte le informazioni, inclusi i dettagli sull’anello.

Secondo i dati di ANGSA Umbria, l’autismo coinvolge a livello globale 1 bambino ogni 60 nati, ma le risposte assistenziali pubbliche e private, in Italia, si concentrano sui minori, trascurando gli adulti, che costituiscono invece la maggioranza di coloro che convivono con questo disturbo. Dopo i 18 anni queste persone ‘scompaiono’ dal sistema, così molti finiscono in istituti psichiatrici o RSA, perdendo salute e abilità acquisite.

Il progetto sostenuto della Fondazione va dunque a colmare un vuoto assistenziale. Tanto più che la struttura individuata, come sottolinea ANGSA Umbria, offre una soluzione innovativa attraverso il cohousing, con un modello pilota che garantisce indipendenza e spazi personalizzati, permettendo allo stesso tempo la vita in comunità e il supporto professionale. Inoltre, il villino con giardino che è stato scelto è situato in un contesto tranquillo ma vicino ai servizi, permettendo ai giovani che lo abiteranno di “stare nel mondo” in uno spazio progettato “a misura di persone con autismo”, come ad esempio elementi di domotica, con la consulenza del Politecnico di Torino.

“I giovani adulti con autismo desiderano indipendenza e felicità, come qualunque altro giovane – afferma Madre Maria Grazia Cossu, Badessa del Monastero e Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia – Noi vogliamo garantire loro questi diritti, non perché fragili ma in quanto esseri umani. Le persone con disabilità intellettiva affrontano sia barriere socio-culturali, radicate nei pregiudizi, sia concrete. Con il nostro progetto ‘Dopodinoi’ intendiamo offrire un supporto economico che avvii un cambiamento culturale per una reale inclusione, riconoscendo la loro diversità come unicità fatta non solo di limiti ma anche di potenzialità da valorizzare. Portiamo così avanti la nostra missione di impatto sulla comunità, al servizio della carità e del bene comune, facendoci portavoci dell’eredità ritiana”.

Secondo la sua missione di contribuire a cambiare lo sguardo sulla disabilità intellettiva, la Fondazione Santa Rita da Cascia ha già sostenuto importanti progetti sul tema, per complessivi € 265.000 a sostegno di oltre 110 persone. A partire dalla stessa ANGSA Umbria, destinando 30mila euro in tre anni al Centro Up di Santa Maria degli Angeli (Assisi), struttura socio-educativa per 30 minori, e donando € 20.000 a ‘La Semente’ di Spello, centro terapeutico-riabilitativo diurno per 18 giovani adulti.

Inoltre, € 45.000, in 3 anni, sono stati destinati alla cooperativa sociale ‘Mio Fratello è Figlio Unico’ di Roma, per sostenere le autonomie lavorative di 5 ragazzi e adulti autistici, impegnati nei lavori di cura della terra, del casale e degli animali. Per l’inclusione attraverso lo sport, sono infine stati destinati € 170.000, per 60 tra bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva e autismo, a due realtà d’eccellenza: il Villaggio Lakota di Ammonite (Ravenna), dove l’ippoterapia diventa equitazione integrata e l’Accademia del Remo di Napoli, dove il canottaggio si trasforma in una terapia e uno sport praticato a livello agonistico.

Suor Maria Grazia Cossu è la nuova priora del monastero ‘Santa Rita’ da Cascia

Suor Maria Grazia Cossu è stata oggi eletta dalle sue consorelle e alla presenza del Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Padre Alejandro Moral Anton, nel ruolo di Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, che guiderà per i prossimi quattro anni. Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente, chiuderà i suoi 8 anni di mandato passando formalmente il testimone alla nuova eletta nei prossimi giorni.

Originaria della Sardegna, Suor Maria Grazia è entrata nella famiglia delle claustrali di Cascia come postulante il 10 ottobre 2011, ed ha celebrato la sua consacrazione definitiva al Signore l’8 dicembre 2016. Negli ultimi anni si è presa cura delle consorelle più anziane, svolgendo il suo servizio presso l’infermeria del monastero, e contemporaneamente delle migliaia di persone che ogni giorno vengono ascoltate dalle monache, presso i parlatori per il loro ministero della consolazione, e che giungono a Cascia alla ricerca di nuova speranza e luce, attraverso la voce di Dio e il messaggio di Santa Rita.

Il capitolo del Monastero Santa Rita è ancora in corso, e nei prossimi giorni le monache definiranno anche gli altri ruoli della comunità, tra cui la vicaria, vice della Priora, e l’economa, fino a definire il nuovo consiglio, organo di governo della Comunità. Per i prossimi quattro anni sarà alla guida della comunità delle claustrali, eredi e custodi del messaggio della santa degli impossibili.

Una volta compiuti i passi formali, raccoglierà il testimone da Suor Maria Rosa Bernardinis, che termina il suo mandato dopo otto anni consecutivi. Nei prossimi giorni attese anche le elezioni della Vicaria e del consiglio del Monastero.

Suor Maria Grazia Cossu, succederà a suor Maria Rosa Bernardinis, anche nel ruolo di Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia, che sarà formalizzato a fine febbraio. La Fondazione è l’Ente del Terzo Settore che le monache hanno fondato nel 2012: da allora cammina al fianco del Monastero e di altre organizzazioni che sostiene in Italia e nel mondo, con l’obiettivo di rendere concreto l’esempio di Santa Rita, per contribuire a migliore la vita di chi si trova in situazioni di fragilità, attraverso progetti rivolti a infanzia, salute, formazione, sicurezza alimentare e inclusione sociale che portano speranza e costruiscono opportunità.

(Foto: Fondazione Santa Rita da Cascia)

‘Aiutami a pregare’ con il libro delle monache di santa Rita da Cascia

 “Oggi ci basta prendere lo smartphone non solo per scattare foto, filmare, guardare notizie o film, possiamo controllare casa, accendere il forno a distanza, inserire l’allarme, viaggiare per vie sconosciute. Eppure, non esiste strumento tecnologico, come invece la preghiera, che possa metterci in contatto con noi stessi e riempire quel vuoto a volte presente nel nostro cuore, che solo Dio può colmare. Questa è la prova che, per quanto siano grandi le nostre capacità intellettuali, per quanto abbondanti siano i nostri beni materiali, per quanto sia soddisfacente il livello di benessere raggiunto, non riusciamo a bastare a noi stessi. La preghiera, caldo abbraccio che ci lega a Dio, consente di metterci di fronte a noi, ci aiuta a interrogarci sul senso della nostra esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non entra in rapporto col Signore. Santa Rita l’ha compreso e la preghiera le ha permesso di specchiarsi in Dio per non perdere mai se stessa”.

Scrive così, Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, nell’introduzione al libro ‘Aiutami a pregare’, creato dalle claustrali come strumento per riscoprire la preghiera, nella vita personale e comunitaria, ‘strada’ per orientarci nel mondo e nella nostra interiorità, da oggi nelle librerie d’Italia e online, è già disponibile anche su shop.santaritadacascia.org.      

Come testimoniano coloro che le monache accolgono ogni giorno, molte persone, pur sentendone il bisogno e desiderandolo fare, non sanno come pregare. Ecco allora che, dal prezioso servizio di ascolto delle claustrali e in accoglimento all’invito di papa Francesco che ha voluto il 2024 anno della preghiera, nasce ‘Aiutami a pregare’, libro con cui le agostiniane offrono un percorso spirituale, tra riflessioni e testimonianze vere.

Si parla del valore che ha la preghiera nella quotidianità, come bussola per ritrovarsi. Di come sia necessario predisporsi alla preghiera, non una tecnica ma mezzo per vivere a pieno la nostra umanità, fatta anche di infinito. Le monache rispondono anche alla domanda: perché sembra che a volte Dio non ci ascolti? Infine, la preghiera è presentata come sostegno tanto nella sofferenza quanto nella gioia, centrale per aiutare noi stessi ma anche gli altri, come in famiglia.

Con ‘Aiutami a pregare’, giunge a tre volumi la collana ‘Rita Quotidiana’ del Monastero Santa Rita da Cascia, con consigli di vita concreta ispirati a Santa Rita. La santa, tramite i suoi valori universali, diventa così un’amica sempre a disposizione, una ‘guida del cuore’ attraverso gioie e dolori della quotidianità. La collana in formato tascabile, curata da Tau Editrice, ha preso vita a ottobre 2023, con l’uscita del primo libriccino sulla maternità, dal titolo ‘Aiutami a essere madre’, per accompagnare le madri e coloro che vogliono diventarlo.

Nello scorso marzo è stato pubblicato ‘Aiutami a superare il lutto’, in cui le monache invitano a elaborare la mancanza, guardando alla Resurrezione, che porta tutti – credenti o meno – a fare i conti con la morte e la possibilità di andare oltre e rinascere. Per il 2025, la collana è destinata a crescere con un quarto volume sul tema della speranza, grande valore del 2025, grazie al Giubileo. La volontà delle monache è continuare il percorso parlando, ad esempio, di malattia, famiglia, carità e solitudine.

Notte sotto le stelle a Cascia: premio ‘Santa Rita Arbitra di umanità’

“Santa Rita è stata simbolicamente una ‘arbitra di umanità’, affrontando le varie espressioni di violenza del suo tempo da testimone di pace, con la forza del dialogo e della riconciliazione. Oggi, come allora, gli scenari politici, sociali ma anche sportivi testimoniano quanto ci sia bisogno di figure a tutela dell’umanità. Perciò, alla serata musicale da tempo dedicata alla memoria di Giacomo Persiani, la cui breve vita ha lasciato un segno di umanità indelebile a Cascia, affianchiamo quest’anno un premio speciale per l’Associazione Italiana Arbitri, che abbiamo deciso di consegnare alle tre donne che per prime e insieme hanno diretto una partita di Serie A, perché hanno costruito questo traguardo puntando su umanità, integrità e coraggio. L’augurio è che il ruolo di mediatrice di Rita possa ispirare e guidare in campo ogni figura arbitrale, così come tifosi o tecnici e giocatori, perché le partite non siano più teatro di insulti, aggressioni e minacce, e affinché l’umanità, che ci caratterizza e unisce, sia l’unica a vincere sempre”.

Con queste parole Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, aprirà l’evento Notte sotto le stelle, giovedì 8 agosto dalle 21.00, sul Sagrato della Basilica e in diretta sui social del monastero, Facebook facebook.com/monasterosantarita e Youtube youtube.com/user/monasterosantarita

All’evento storico, dedicato al ricordo di Giacomo Persiani, giovane musicista e organista del Santuario che morì a causa di una malattia nel 1997, si aggiunge, per volontà delle monache e del Comune di Cascia, l’ideazione del Premio ‘Santa Rita arbitra di umanità’, segno di incoraggiamento e vicinanza all’Associazione Italiana Arbitri.

“È veramente straordinario poter parlare di sport – sottolinea il Sindaco di Cascia Mario De Carolis – in occasione della serata ‘Notte sotto le stelle’ in onore di Giacomo Persiani, grande musicista e mio grande amico, fin dai tempi delle scuole superiori, e insieme al maestro Mhanna. Il messaggio che si vuole veicolare con questa iniziativa è la virtù di Santa Rita, cioè che dopo la passione e il coinvolgimento, a volte anche sopra le righe, delle tifoserie delle due squadre contrapposte, c’è sempre un momento di riconciliazione e di chiusura di queste passioni, rappresentato dalla fine della partita che l’arbitro sancisce con il triplice fischio finale.

La durata di una partita di calcio è in fondo un esempio della vita e delle passioni umane, a volte anche cruente e non facili da gestire dalle parti coinvolte, e cioè giocatori, pubblico e arbitro, ma è davvero necessario ricordare (e Santa Rita ci aiuta in questo in maniera determinante) che senza riconciliazione si perde troppo facilmente il senso e il gusto del gioco stesso, perché nessuna partita di calcio può giocarsi senza l’altro e, in fondo, nell’altro riusciamo a ritrovare noi stessi e la nostra identità.

Per questi motivi, anche per questi motivi, ogni forma di rispetto va sempre mantenuta verso gli arbitri, gli avversari e i tifosi dell’altra squadra, perché è in questo modo che potremo giocare le partite migliori della nostra vita”.

All’evento sarà presente il Presidente dell’AIA Carlo Pacifici, che ha dichiarato: “È con grande piacere che come Associazione Italiana Arbitri partecipiamo al concerto ‘Notte sotto le stelle’ presso il Sagrato della Basilica di Santa Rita da Cascia. In Umbria, anche se è solo il secondo anno che organizziamo i raduni pre Campionato delle varie Commissioni nazionali, ci sentiamo a casa, grazie all’accoglienza ricevuta dalla comunità locale e dal Monastero stesso.

Il conferimento a Maria Sole, Francesca e Tiziana del Premio ‘Santa Rita arbitra di umanità’ è stata poi una sorpresa speciale. Le nostre ragazze, protagoniste pochi mesi fa della prima terna interamente femminile nella storia della Serie A, rappresentano infatti un movimento fatto di oltre 2300 associate che operano ad ogni livello ed in ogni ruolo. Ringraziando quindi per l’invito il Sindaco di Cascia Mario De Carolis e la Madre Priora Suor Maria Rosa Bernardinis, auguriamo a tutti una piacevole serata”.

Ad accompagnare il Presidente, una delegazione in rappresentanza della Commissione Arbitri Nazionale di serie A e B, guidata dal designatore e responsabile Gianluca Rocchi.

L’obiettivo dello speciale Premio, che sarà consegnato all’interno della serata dalla Priora e dal Sindaco, è quello di valorizzare e tutelare l’umanità, che accompagna la professionalità delle figure arbitrali ed è spesso messa a rischio, in campo e fuori. Nel dettaglio il premio sarà assegnato alla prima Terna Arbitrale Femminile di Serie A: l’arbitro Maria Sole Ferrieri Caputi e le assistenti Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti. Un primato unico e di grande significato il loro, per l’universo sportivo come per quello femminile, che le claustrali e l’amministrazione vogliono omaggiare.

Fisicamente, il Premio si presenta come un trofeo, personalizzato e dalla creazione unica che esalta due simboli della santità di Santa Rita: la rosa, simbolo ritiano per eccellenza, che spicca nella parte superiore e ricorda come sia possibile fiorire nonostante le spine della vita; l’anello nuziale, incastonato nella base in legno, costituito da due mani che si stringono, proprio come si fa nel campo da gioco, raffigurazione di rispetto, unione e pace.

Il riconoscimento, alla prima edizione, ha origini nel forte legame già esistente tra il mondo arbitrale e Santa Rita, rappresento da Massimiliano Grilli, assistente arbitrale per 12 anni in serie A di cui 7 Internazionale, in questa stagione componente CRA Umbria Osservatori Arbitrali e coordinatore per l’Umbria Project Woman.

Un legame, che ha abbracciato anche la comunità delle agostiniane, sancito dalla donazione di un ex voto a Santa Rita nel 2011, esposto nelle teche che circondano la Cappella nella Basilica che custodisce il corpo della santa. Si tratta della sua divisa del centenario dell’AIA che Grilli ha personalmente portato a Cascia come segno della grande devozione che nutre da bambino.

Fin dagli inizi sui campi di calcio, Rita lo ha sempre accompagnato: Massimiliano ha custodito un’immagine della Santa sul cuore all’interno del suo taccuino e da lei ha ricevuto forza, dolcezza e serenità. E’ stato il primo arbitro a testimoniare a Santa Rita quella profonda e vera umanità, che con il Premio il Comune e le monache vogliono valorizzare.

Dalla  basilica di santa Rita da Cascia la santa messa in diretta su Rai1

“La Santa Messa su Rai 1 dalla Basilica di Santa Rita è un momento prezioso per unire persone dall’Italia e dal mondo e portare l’abbraccio e la voce di Santa Rita che, mai come oggi, grida alla pace. A poco più di un mese dalla festa solenne del 22 maggio, è una nuova occasione per pregare come popolo di Dio per la fine delle guerre, in Ucraina e in Terra Santa e in ogni altro luogo di orrori disumani, perché la pace, come ci ricorda Rita col suo esempio, è sempre possibile, con coraggio e speranza. Riscopriamo la nostra forza, non con la violenza ma con la vita, unica vera potenza, e dono, che abbiamo”.

Con questo appello alla pace Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, accompagna la notizia della Santa Messa su Rai 1 di domenica 30 giugno dalla Basilica della Santa degli Impossibili a Cascia, appuntamento storico e sempre molto seguito. Per l’occasione, le claustrali vivranno eccezionalmente la Santa Messa in Basilica insieme ai devoti presenti e in comunione con quanti la seguiranno da casa.

La celebrazione, aperta alle ore 10:55 da un video che racconterà Cascia, i luoghi e l’eredità di Santa Rita, sarà presieduta da Padre Joseph Farrell, Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, e animata dai canti della Corale Santa Rita di Cascia, diretta da Rita Narducci. Regia di Padre Gianni Epifani e commento liturgico di Orazio Coclite. La Santa Messa potrà essere seguita o rivista anche tramite Raiplay: www.raiplay.it/programmi/santamessa  

Oggi e sabato 29 giugno, per consentire il montaggio delle attrezzature tecniche della Rai, nella Basilica di Santa Rita saranno celebrate le Sante Messe delle ore 7.30 (nella Cappellina interna) e delle ore 18.00. Mentre le celebrazioni eucaristiche delle ore 10.30, ore 12.00 ed ore 16.00 avranno luogo nella Cappellina interna alla Basilica oppure nella Basilica Inferiore. Domenica 30 giugno la Basilica sarà aperta fino alle ore 10.30 e poi riaprirà alle ore 12.00, per garantire la preghiera davanti all’Urna che custodisce il corpo di Santa Rita. Infine, le Sante Messe domenicali delle ore 10.30 e delle ore 12.00 saranno celebrate alla Sala della Pace del Santuario ritiano.

Donne di Rita: Virginia Campanile racconta il perdono dalla morte di un figlio

A Cascia nella festa di santa Rita tre donne riceveranno il riconoscimento del premio internazionale ‘Donne di Rita’: Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società; Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, e Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace. ‘Donne di Rita’, sono chiamate le donne scelte per il prestigioso Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che dal 1988 premia donne che come Rita da Cascia sanno incarnare i valori su cui si fonda il presente, che lunedì 20 maggio alle ore 10.00 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia hanno condiviso le loro testimonianze; mentre martedì 21 maggio alle ore 17.30 nella Basilica, ricevono il Riconoscimento:

Cristina Fazzi, medico di Enna (Sicilia), che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per il rispetto, la giustizia e l’amore con cui nei suoi 24 anni di servizio, professionale e umano, nello Zambia, in Africa, ha protetto la vita e costruito il futuro di tante persone nelle aree di estrema povertà, con un’attenzione speciale ai bambini e ai giovani, in una società dove sono ultimi tra gli ultimi, spesso abusati e maltrattati: ha creato il primo centro di salute mentale del Paese per i minori e progetti formativi, per generare opportunità di cambiamento e realizzazione;

Anna Jabbour, nata ad Aleppo (Siria) ma oggi vive a Roma, riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza;

Virginia Campanile vive a Otranto (Lecce) e riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 perché dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio Daniele e dalla libertà e pace acquisite grazie al perdono offerto a chi ne ha causato la morte in un incidente stradale, ha fatto nascere un ‘investimento d’amore’ che condivide con gli altri: ascoltando e aiutando tanti genitori toccati dal lutto a ritornare a vivere e impegnandosi coi giovani per tutelarli nella fragilità sociale e psicologica, accompagnandoli a riscoprire la bellezza della vita, che così si presenta:

“Mi presento: sono Virginia Campanile, vivo da sempre ad Otranto (LE), Via S. Francesco 70. Sono nata a Bari il 25 Marzo 1950. Ho frequentato il Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Lecce. Il mio impegno da sempre nel sociale; ho insegnato e creato una cooperativa di tessitura (Terra d’Otranto) con mostre annuali nel Castello Aragonese di Otranto. Il mio lavoro definitivo, la mia gioielleria (Oro Daniel) ad Otranto. 

Tutto crolla quando il 15 Giugno del 1998, per un incidente stradale viene a mancare mio figlio Daniele di 22 anni, ricorreva la festa del Sacro Cuore a cui io sono fermamente devota. La mia mamma, dopo la triste notizia, dopo poco minuti anche lei vola in cielo insieme a mio figlio”.

Cosa significa credere in Dio dopo la perdita di un figlio?

“Qui inizia un cammino faticoso, indescrivibile, non ci sono parole per descrivere questo dolore. Da subito, il mio unico pensiero, trovare altre mamme come me. Prendo consapevolezza e conoscenza che queste, restano chiuse in casa, come fosse una colpa perdere un figlio. Il mio pensiero fisso e costante, trasformare questo dolore della perdita in un investimento nel sociale. Inizio il mio cammino a piccoli passi, bussando alla porta di madri come me. Nell’immediatezza sono consapevole di aver trovato la strada giusta: condivisione. Riunisco madri che si erano ammalate dal dolore. Inizio a formare il primo gruppo, dopo poco tempo, altri gruppi dei paesi vicini si uniscono”.

Perchè ha fondato l’associazione ‘Figli in Paradiso. Ali tra cielo e terra’?

“Da più parti mi veniva consigliato di lasciar perdere, ma con l’aiuto dell’amore per mio figlio e dei tanti ragazzi, di cui ogni giorno venivo a conoscenza, il desiderio di continuare diveniva sempre più forte. Fondo un Associazione ‘Figli in Paradiso, ali tra cielo e terra ODV’, con sede legale ad Otranto in Via S. Francesco 70, ricoprendo, fino ad oggi, il ruolo di fondatrice, presidente e promotrice.

La mia famiglia da sempre devotissima a sant’Antonio da Padova, santa Rita da Cascia, san Pio da Pietralcina, ricordando che da piccola, quando mia madre raccomandava mio padre all’arrivo della pensione o stipendio bisognava, prima di tutto, fare il bollettino a Sant’Antonio e a Santa Rita, che puntualmente arrivavano. La devozione, nel tempo, è rimasta immutata per questa Santa dei casi impossibili, madre, moglie con tanta sofferenza”.

In quale modo la fede trasforma il dolore?

“Intanto, col pensiero di portare avanti l’associazione  ‘Figli in Paradiso’, inizio pian piano, ad allontanarmi dalla mia bella gioielleria e nel 2007 chiudo il mio amato negozio per dedicarmi a tempo pieno ad altri genitori. Ogni giorno un paese, ogni giorno un gruppo di genitori, ogni giorno una celebrazione eucaristica per i nostri ragazzi. Ogni giorno l’ascolto per poter plasmare la rabbia, il rancore, l’odio, la vendetta. Come unico scopo principale, aiutare le famiglie a non restare isolate, recluse, ma ‘ritornare a vivere da vivi’.

Da questo dolore trarre le opportunità positive, quale l’elaborazione del dolore, in un mondo che ci costringe a correre e ci allontana dai tempi dell’elaborazione. Il dolore se raccontato e condiviso ci rende liberi dalle tante maschere che siamo costretti ad indossare. La condivisione è un potente strumento per rigenerare le relazioni. Io volevo dare voce al mio dolore, ascoltandolo.

Da qui ho iniziato il percorso del perdono, ispirandomi a santa Rita, decidendo di andare ad incontrare lei, l’assassina, causa della perdita di mio figlio, e riconciliarmi; è stato un percorso duro, facendomi accompagnare con la preghiera e con il costante dialogo con Dio. Ci sono riuscita. Ho perdonato la mia assassina, faticoso cammino. La parola perdono l’ho trasformata in ‘per-dono’; perdonarsi in ‘per-donarsi’; perdonare in ‘per-donare’ al fratello come me. Alla fine del percorso perdono – riconciliazione, sono diventata una persona libera”.

Lei ha scritto un libro intitolato ‘Tu vivi in me’: come è possibile?

“Da persona libera, è la fede che mi accompagna e mi sostiene, rendendomi forte in questo percorso. Potevo sperare in tutto, tranne nel totale cambiamento di mio marito, il quale, da tanta indifferenza mostrata negli anni, adesso mi accompagna ovunque, parlando di nostro figlio con amore e serenità. Anche mio figlio Luigi, pian piano, ha faticosamente elaborato il dolore, e con la mia grande gioia, ora lo vedo più sereno, convinto di non aver perso un fratello, perché la sua presenza aleggia in casa, nell’Associazione oltre che nel cuore.

E’ vero, la maggior parte delle famiglie, dopo la perdita di un figlio, di un fratello si frantuma, la nostra no. Temevo che non avrei mai potuto parlare con Luigi dell’accaduto di suo fratello Daniel, invece, come per incanto, ne parlavamo spesso; ancora oggi, lontano da casa per lavoro, mi telefona, contento di sentirmi lontano da casa per l’impegno dell’associazione. Io li chiamo i piccoli miracoli di famiglia”.

In quale modo un lutto può trasformarsi in dono di Dio?

“Tutto questo è dono di Dio, e, perché no, anche certamente dell’aiuto celeste di Daniel. Mai mi sono sentita abbandonata; la mia fede, suffragata dalla partecipazione all’Eucarestia mensile, con le altre famiglie, genera tanti genitori, facendoli diventare guaritori feriti, favorendo l’impegno, nelle proprie parrocchie, come catechista, come volontario, come sostegno e aiuto verso gli anziani e malati, trasformando così il dolore indicibile in speranza, serenità dell’anima, convinta e convinti che con la fede si può tutto”.

Perchè condividere il dolore con altri genitori?

“Pur lavorando ancora nel settore turistico, con la collaborazione della mia famiglia, offro l’opportunità, gratuitamente, nei periodi di fermo, a genitori che vengono da lontano, di essere ospitati nel mio residence, così da poter seguire la formazione dei gruppi A.M.A. (auto-muto-aiuto), strumento riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il recupero della persona, facilitando l’elaborazione del dolore per la perdita di un figlio, per incidente stradale, malattia, suicidio, omicidio, depressione, mal di vivere, femminicidio e bullismo.

Un percorso iniziato nell’anno 1999, presente, oggi, in Italia centrale e meridionale (Umbria, Basilicata, Campania, Calabria, comprese le isole di Ischia, Sardegna, Sicilia, e tra breve anche in Toscana e Piemonte). In questi percorsi, per grazia di Dio, abbiamo accanto professionisti competenti, come il camilliano p. Arnaldo Pangrazzi, dottor Antonio Loperfido suicidologo, dottor Enrico Cazzaniga psicoterapeuta, sempre presenti nei convegni nazionali e regionali. Con questa organizzazione cerchiamo di gestire un numero notevole di gruppi (120) sparsi nelle Regioni con la richiesta di nuove aperture”.

In conclusione, quali sono le attività che l’associazione svolge?

“Attualmente dirigiamo una scuola Materna, Ecole des Angels-a Makua nel Congo francese, inaugurata nel 2022 con la mia presenza in loco. Dal 2012 organizziamo Convegni Nazionali ad Assisi (Domus Pacis). Annualmente organizziamo sei Convegni Regionali.

Dal 2010 sono nel direttivo del coordinamento nazionale A.M.A. e nel direttivo del CSVS Brindisi-Lecce, organizzando nelle scuole di secondo grado con i ragazzi, dai 15 ai 18 anni, convegni di prevenzione al suicidio, con il tema ‘Protagonista del tuo futuro’; ed, infine,  nel direttivo nazionale della pastorale della salute A.I.P.A.S. (Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria).

Attualmente sono anche presidente, nella cattedrale di Otranto, del Consiglio Pastorale, presidente dell’Apostolato della Preghiera; inoltre collaboro con il parroco nella preparazione dei genitori per il Battesimo dei loro figli e sono ministro straordinario della Comunione.  Infine portiamo avanti l’iniziativa del 5xmille a favore del reparto pediatrico dell’ospedale Vito-Fazzi di Lecce”.

(Tratto da Aci Stampa)

Pasqua: Aiutami a superare il lutto. Con uno sguardo alla Resurrezione

Perché Dio permette la morte? Come superare la perdita di un figlio o la vedovanza? E se l’aldilà ci fa paura? In un mondo, quello occidentale, che spesso tende a rimuovere la condizione della morte dall’esperienza umana, in una sorta di invincibilità che la allontana, oppure spingendoci a nasconderci e vergognarci del dolore legato al lutto, le monache agostiniane del Monastero Santa Rita da Cascia – con il coraggio di chi è sempre attento e vicino ai bisogni umani- vogliono invece accompagnare coloro che vivono il vuoto della perdita.

Hanno, infatti, appena pubblicato il loro ultimo libriccino ‘Aiutami a superare il lutto’, il secondo volume della collana tascabile ‘Rita quotidiana’, curata da Tau editrice, in cui, in questo tempo di Pasqua, invitano a elaborare la mancanza, guardando alla Resurrezione, che porta tutti – credenti o meno – a fare i conti con la morte e con la possibilità di andare oltre e rinascere, come fatto da Rita stessa dopo aver perso il marito e i due figli.

Con questo volume, disponibile [U1] nelle librerie d’Italia, presso il Santuario e online anche su shop.santaritadacascia.org, dopo il primo dedicato alla maternità, continua così il primo innovativo progetto editoriale del monastero, con cui le claustrali, a partire da storie vere, vogliono essere presenti nella vita dei devoti e non solo – per non lasciarli soli – attraverso i dolori e le gioie che sono parte della vita di tutti i giorni. Lo fanno in qualità di amiche, prendendo esempio da Santa Rita, considerata una “guida del cuore”, facendosi così depositarie del suo messaggio.

Il volume, appena pubblicato, contiene la prefazione di p. Giuseppe Caruso, preside dell’Istituto Patristico ‘Augustinianum’, e l’introduzione di suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero. Nel testo si prova a rispondere agli interrogativi dolorosi riguardanti la morte, avendo come riferimento costante il Vangelo e l’insegnamento che, sebbene il cristiano non conosca alcuna strada che aggiri il dolore, conosce però una strada per attraversarlo, insieme al Signore.

“Nel titolo abbiamo voluto usare il termine ‘superare’, che significa passare oltre – ha dichiarato la Priora – un termine che quindi ha in sé il valore del passaggio a qualcosa di altro e non del fermarsi a qualcosa che è la fine. Ed è proprio sul superare che noi proviamo ad agire, sul guidare oltre il dolore chi affronta il lutto, per arrivare insieme a una rinnovata serenità. Con il suo beatissimo Transito, che è un vero e proprio passaggio dalla vita terrena a quella celeste, Santa Rita stessa ci stimola a guardare a Gesù Crocifisso e ci chiede, in questo tempo di Pasqua, di non fermarci al Venerdì Santo e alla Passione, perché l’esistenza dell’uomo non finisce con la sua morte terrena ma è la strada per la Vita Nuova”.

“Rita ha conosciuto fino in fondo il senso di solitudine e di vuoto che il lutto scatena nell’animo umano – scrive Padre Caruso nell’introduzione – però, anche in quel momento, si è rivolta a Cristo: nel suo Signore, che per amore dell’umanità ha sperimentato la croce e l’abbandono, ha trovato l’amico al quale confidare la sua pena e la certezza di non essere mai sola”.

La collana vuole essere un percorso al fianco di ogni persona[U2] , rimanendo al passo con la società e le sue trasformazioni. Il prossimo volume, che sarà pubblicato entro il 2024, sarà dedicato alla preghiera, a conclusione stessa dell’Anno della Preghiera, voluto da Papa Francesco, che la considera “il respiro della fede”, in preparazione al Giubileo del 2025. Saranno quindi affrontati, a seguire, temi quali famiglia, carità, malattia, solitudine.[U3] 

E’ invece dedicato alla maternità il primo volume della collana, dal titolo ‘Aiutami ad essere madre’. Il suo intento è quello di accompagnare le madri e coloro che vogliono diventarlo, ricordando che “le mamme non sono eroine di una storia, sono fragili, insicure, umane e va bene così. Il mestiere della mamma non è cosa facile, ma neppure cosa impossibile”.

Chiunque desideri condividere la propria testimonianza per le future pubblicazioni è invitato a scrivere a redazione@santaritadacascia.org

Di fianco il qr code per ordinare [U4] il libro su shop.santaritadacascia.org

Per la Giornata Internazionale della donna i nominativi del  Riconoscimento Internazionale Santa Rita

Nel giorno della Giornata internazionale della donna suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ha espresso, con un parallelo alle donne che ogni anno sono protagoniste della festa del 22 maggio, modelli universali dei valori ritiani, attuali e preziosi, la necessità di una ‘intelligenza materna’:

“In questo 8 marzo, tra bilanci di morte e un clima di grande sfiducia, celebriamo le donne che sono culle di vita e ali di speranza. Da donna e per l’umanità, oggi che si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, invito tutti a riscoprire e allenare una ‘intelligenza materna’, più tipica ma non esclusiva delle donne. Quella che chiama ogni essere umano al coraggio, alla gioia e alla speranza della vita, per costruire una fiducia ritrovata, nel domani e nella vita stessa, di cui c’è estremo bisogno.

Lo sanno bene le donne che ogni giorno sono terreni fertili e custodi di vita e futuro. Come Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società, Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, e Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace. Sono le donne che premieremo a maggio alla Festa di Santa Rita: tre donne diverse ma unite, come tante nel mondo, dalla scelta di essere strumenti di vita oggi, come Rita ieri”.

‘Donne di Rita’, così sono chiamate le donne scelte per il prestigioso Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che dal 1988 premia donne che come Rita da Cascia sanno incarnare i valori su cui si fonda il nostro presente, che è il domani del mondo. Ecco le tre donne che, il 20 maggio alle 10.00 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia condivideranno le loro testimonianze. E, il 21 maggio alle 17.30 nella Basilica, riceveranno il Riconoscimento:

•          Cristina Fazzi, medico di Enna (Sicilia), che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per il rispetto, la giustizia e l’amore con cui nei suoi 24 anni di servizio, professionale e umano, nello Zambia, in Africa, ha protetto la vita e costruito il futuro di tante persone nelle aree di estrema povertà, con un’attenzione speciale ai bambini e ai giovani, in una società dove sono ultimi tra gli ultimi, spesso abusati e maltrattati: ha creato il primo centro di salute mentale del Paese per i minori e progetti formativi, per generare opportunità di cambiamento e realizzazione;

•          Virginia Campanile, che vive a Otranto (Lecce) e riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 perché dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio Daniele e dalla libertà e pace acquisite grazie al perdono offerto a chi ne ha causato la morte in un incidente stradale, ha fatto nascere un ‘investimento d’amore’ che condivide con gli altri: ascoltando e aiutando tanti genitori toccati dal lutto a ritornare a vivere e impegnandosi coi giovani per tutelarli nella fragilità sociale e psicologica, accompagnandoli a riscoprire la bellezza della vita;

•          Anna Jabbour, che è nata ad Aleppo (Siria) ma oggi vive a Roma, che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza.

La Priora suor Bernardinis: la Casa di Santa Rita è il nostro baluardo contro la solitudine dei malati

“La prima cura è la vicinanza, ci ricorda il Papa per la Giornata Mondiale del Malato. Facciamo nostro il suo messaggio concretizzandolo nella Casa di Santa Rita, baluardo contro la solitudine dei malati, quelli che all’Ospedale di Cascia, polo d’eccellenza nazionale per la riabilitazione, affrontano lunghe cure lontani dagli affetti. Dopo l’avvio dei lavori a settembre 2022 e nonostante alcuni rallentamenti burocratici, abbiamo compiuto il passo decisivo con l’installazione della scala d’ingresso, che ci permetterà presto di dare vita a una roccaforte dei legami umani dove accogliere le famiglie dei malati, perché solo nella condivisione la sofferenza si trasforma in cammino collettivo di speranza e guarigione”.

Così suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia e Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia ets, trasmette la felicità provata nel visitare il cantiere della Casa di Santa Rita per la messa in opera della scala: l’operazione più complessa da realizzare, che ora garantirà la ristrutturazione interna e poi un ingresso separato agli ospiti, senza interferire con le attività sanitarie: 

“Il nostro progetto, sostenuto dalla generosità di molte persone – continua l’agostiniana – nasce come risposta a un bisogno condiviso dalle famiglie e dai malati, soprattutto quanti non hanno possibilità economiche per restare uniti durante le cure a Cascia, lontani da casa. Un bisogno colto quando dopo il sisma 2016 abbiamo ospitato l’ospedale in un edificio del monastero, riqualificato per l’uso.

Nell’ala nord di questa struttura da subito abbiamo sognato di creare un luogo dove i malati possano sempre contare sull’abbraccio di chi li supporta. Un luogo che continuerà a dare il suo contributo anche quando l’Ospedale di Cascia si trasferirà nel nuovo polo, in ricostruzione da maggio 2023. Il nostro sogno, oggi più vicino a realizzarsi, sorgerà nel cuore della terra di Santa Rita che, da stigmatizzata, è esempio di come essere forti non vuol dire affrontare la malattia da soli, ma portare la croce insieme. A tutti, Rita ricorda che forza significa compassione, per soffrire con chi soffre e soccorrere da ogni dolore”.

La ‘Casa di santa Rita’ è un progetto del Monastero, per la realizzazione del quale la Fondazione Santa Rita da Cascia ets ha accantonato 288mila euro, grazie all’aiuto di tanti donatori che, in particolare per la Festa di Santa Rita 2022, hanno sostenuto la missione. A dicembre 2023, sono stati erogati i primi € 141.000 a copertura delle spese per l’allestimento della scala. Il progetto prevede la ristrutturazione di un appartamento di 237 metri quadrati all’interno dell’attuale Ospedale di Cascia, ospitato dal sisma 2016 in una struttura del monastero, per accogliere le famiglie dei pazienti ricoverati, provenienti da tutt’Italia, che non possono permettersi di sostenere spese prolungate in albergo o affitto.

Le monache di Santa Rita hanno incaricato la Fondazione di raccogliere i fondi necessari alla creazione di un luogo dove famiglie e caregiver potessero restare accanto ai propri cari, affetti da malattie neurodegenerative o ricoverati a causa di traumi cranici, che richiedono tempo per la riabilitazione, anche tre mesi. Nella Casa di Santa Rita nasceranno 7 camere con bagno privato, una sala da pranzo comune con angolo cottura, una lavanderia e un ripostiglio. Una vera seconda casa, dove assistere con la forza dell’amore i malati, in totale serenità.

Domenica 11 febbraio la Basilica di Santa Rita dedica degli eventi speciali ai malati, accolti dalle 14:00. Seguono il Santo Rosario alle 14:30, la Santa Messa con unzione alle 15:00 e l’ingresso all’urna che custodisce il corpo della santa. La celebrazione sarà trasmessa in diretta sul canale YouTube del Monastero https://www.youtube.com/user/monasterosantarita.

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