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L’artista Luigia Pattocchio dona un quadro dedicato a san Luigi Gonzaga a Specchia

L’artista Luigia Pattocchio di Specchia, originaria di Presicce, ha realizzato un dipinto  (olio su tavola 48 x 66 cm.) raffigurante San Luigi Gonzaga, collocato, con la benedizione di Don Antonio Riva, Parroco di Specchia, nel piccolo altare dedicato al Santo, nella cripta della Madonna del Passo di Specchia.

 La cripta della Madonna del Passo, risalente al XVII secolo, si trova alla periferia di Specchia, nei pressi della Strada Provinciale che conduce a Ruffano, originariamente era ‘laura basiliana’ o ‘cripta rupestre’, a circa due metri e cinquanta sotto il livello stradale. All’esterno del luogo sacro sei massicce colonne monolitiche, una lapide al centro riporta un’iscrizione e la data 1851, anno in cui fu costruito il portico che difende la facciata della cripta dall’acqua piovana.

Al di sopra delle due porte d’accesso e della finestra centrale, si aprono cinque grandi nicchie che racchiudono un Calvario ad altorilievo in cartapesta leccese, risalente al 1929, raffigurante i misteri dolorosi del Rosario. All’interno della cripta si trova un altare maggiore, in pietra con il quadro che raffigura la Vergine (Madonna del Passo) che regge sulle gambe il Bambino che benedice.

Alla destra dell’altare maggiore, si trova quello dedicato a San Luigi Gonzaga, più semplice e lineare e quasi identico dell’altare a sinistra, dedicato all’ ‘Ecce Homo’, entrambi realizzati, secondo gli esperti, nello stesso periodo e dallo stesso autore. Come si legge su ‘Chiese e Palazzi di Specchia’ di Antonio Penna (Libellula Edizioni):

“La costruzione è da collocarsi dopo il 1711, data della Santa Visita del (Vicario capitolare) Mons. (Tommaso) De Rossi, ed anche dopo il 1726, anno della canonizzazione di S. Luigi Gonzaga. Il fastigio termina con un ovale, che forse conteneva una scritta, oggi scomparsa. Al centro, in una cornice, fino a poco tempo fa c’era un quadro di S. Luigi dipinto su vetro e rotto in più punti. Certamente non era l’originale, ma uno attaccato malamente in tempi successivi, come si deduce anche dalle dimensioni (cm. 50 x 41,5) diverse da quelle della cornice in pietra, che presenta ancora tracce di pittura”, sostituito recentemente da quello realizzato dalla Pattocchio.

Non è la prima volta che Luigia Pattocchio dona dei quadri da collocare nei luoghi sacri. Nel 2007, in memoria dei defunti genitori, aveva donato un quadro raffigurante la Madonna Addolorata collocata nella Cappella Cimiteriale di Presicce – Acquarica, nel settembre 2009, ha donato alla Parrocchia della Presentazione Beata Vergine Maria di Specchia, due quadri olio su tela, raffiguranti la Beata Eugenia Ravasco e Papa San Giovanni Paolo II.

Nel maggio 2021, in occasione della Festa dedicata a San Nicola di Myra, la Pattocchio ha arricchito la Cappella omonima di Specchia, con quattordici piccole tele, raffiguranti le altrettante stazioni della ‘Via Crucis’ e collocate lungo le pareti del luogo sacro. Nel 2022, nella ricorrenza religiosa di  San Nicola di Myra del 6 Dicembre,  ha donato una tela, raffigurante il Santo e lo stemma civico di Specchia, della misura cm 80 x 120, anch’essa esposta alle pareti del luogo sacro.

Luigia Pattocchio, nata a Gallipoli (Le) l’11 febbraio 1957, vive ed opera a Specchia (Le). Di formazione autodidatta, perviene alla pittura sospinta da una grande passione per l’arte e per il disegno. Apprezzata e stimata come donna e come artista non soltanto nel suo paese, con la sua pennellata precisa ed inconfondibile riesce ad ipnotizzare i cultori dell’arte pittorica. Sulla sua attività artistica hanno scritto giornalisti, critici e studiosi d’arte tra i quali: Giuseppe Afrune, Maurizio Antonazzo, Luigi De Giovanni, Antonio Penna, Federica Murgia, Laura Petracca e Addolorata Scupola.

Da circa trent’anni è molto attiva artisticamente, ha partecipato a numerosi concorsi, conseguendo premi e trofei. Ha preso parte ad innumerevoli manifestazioni d’arte esponendo sia in mostre collettive che personali in tutta Italia. Tra le quali occorre citare: nel febbraio 2000 la Pattocchio risulta tra le artiste segnalate in occasione del ‘IV Premio d’Arte Contemporanea Ass.I.S.Art.Italia’ a La Spezia, a Specchia ha collaborato alla realizzazione delle scene della rappresentazione teatrale “La Locandiera”. Ha vinto il II Premio nell’estemporanea di pittura ‘Scorci Del Borgo Antico’ svoltosi in occasione di ‘Specchiarte 2001’ – VI Rassegna di Arte ed Artigianato nel Borgo Antico, evento artistico al quale la Pattocchio ha partecipato dalla prima edizione.

Tra le poche artiste dell’Italia meridionale presenti al 20° Concorso Nazionale di pittura contemporanea ‘Premio Comune di Trivero’ (Biella). Nel 2006 ha partecipato al 13° Festival Internazionale dell’Arte Contemporanea, organizzato dal Centro d’Arte e Cultura La Tavolozza di Sanremo Arte 2000, esponendo nella Villa Ormond presso la località ligure. Nel 2007 ha esposto alla Collettiva di Pittura ‘Le donne sono colorate’ a cura di Vittoria Bellomo, presso il ‘Centauro’ Kantiere d’arte multimediale di Bari ed ha partecipato al I^ Concorso di Murales ‘Corti Nosce’ svoltosi a Montesano Salentino (Le), ricevendo una segnalazione per l’opera realizzata, nello stesso anno gli è stato conferito il Premio Anthony Van Dyck.

Nel 2012, con i suoi quadri ha partecipato a ‘I Colori del Salento – Forme e emozioni’, collettiva di pittura insieme agli artisti: Laura Petracca e Luigi Scarcia. Ha partecipato a tutte le ultime edizioni di ‘Specchia in arte’ e della ‘Notte Bianca’, raccogliendo sempre i pareri positivi dei cultori dell’arte e degli operatori culturali. Tra il Dicembre 2017 e il Gennaio 2018 è stata tra i sedici artisti partecipanti alla collettiva ‘Specchiarti’, svoltasi a Palazzo Risolo a Specchia, sempre nello stesso luogo, tra il Dicembre 2023 e il Gennaio 2024  con il Gruppo ‘Pro Arti’ dal 7 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 ha partecipato alla Collettiva d’arte: ‘Arti, Emozioni e Colori’.

Devotio: risultati in crescita (+30%) ed oltre 4.000 visitatori

Risultati in netta crescita per ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, che si è conclusa ieri a BolognaFiere. Nei tre giorni della manifestazione, i due padiglioni della fiera sono stati affollati da numerosi operatori del settore, importatori, distributori, rivenditori, e-commerce, sacerdoti, suore e responsabili di parrocchie e comunità.

Il prete e i soldi

La relazione tra sacro e mammona è sempre stato un rapporto sensibile, interessante. E problematico. Come missionario, camminando e accompagnando comunità di emigranti, anch’io ho dovuto emigrare in varie diocesi di continenti diversi, in Europa e in Africa.

Interessante è stato scoprire come nei diversi luoghi (secondo il genius loci) si è riformulato o aggiustato questo rapporto tra sacro e denaro. Fino ad arrivare, come in Svizzera e altrove, al dilemma: o la borsa o la vita. Sì, la vita pastorale. Nella diocesi di Friburgo, infatti, come in quella di Ginevra, dove ero missionario, (ma, in fondo, anche nel più piccolo villaggio della Svizzera) esiste la Kirchengemeinde, il Consiglio per gli affari economici.

Dopo aver esaudito le necessità di servizio del parroco, come la casa, il personale, forse l’auto nuova da acquistare, il chilometraggio mensile nei suoi spostamenti pastorali… arriva un’ingiunzione. Non si deve preoccupare assolutamente per le finanze, né per l’economia! Resta di esclusiva competenza del Consiglio per gli affari economici, che, d’altronde, gode di competenze nel suo seno: chi è architetto, chi bancario…

D’altra parte, il prete ha studiato unicamente teologia, non economia, cortesemente gli faranno presente, e il suo servizio pastorale, in realtà, è solo di passaggio. I suoi otto/nove anni di permanenza, infatti, passeranno ben rapidi, ma la comunità cristiana resta.

Al prete competerà essere esclusivamente ‘pastore’. Prendersi cura dei giovani, delle coppie per il loro matrimonio e della sua solidità, degli anziani e delle loro fragilità, dei bambini e della loro formazione per un domani, delle celebrazioni, degli eventi sacri e non. Insomma, prendersi cura del suo gregge. Un ‘cammino insieme’ di prossimità e di santità.

Ricordo, quando un giorno, Matteo, un giovane bergamasco, ottimo animatore di adolescenti, studente all’Università di Ginevra in Relations Internationales, fu di ritorno da una settimana nella sua regione. Era come scandalizzato. Era stato a una festa di 50° di un sacerdote bergamasco. Dall’inizio alla fine della celebrazione e durante il pranzo successivo quel sacerdote non faceva che ripetere che era stato per ben cinquant’anni a servizio del popolo!

“Ma come!, si domandava Matteo, come può dire questo?! Un parroco, in Italia, ha tutte le leve del potere: spirituale, amministrativo, giuridico, morale, economico, pastorale, simbolico… non può, allora, dire di essere a servizio!” Evidentemente, l’esempio svizzero lo aveva contagiato, tanto da fargli percepire quest’ultimo quasi come un signore feudale. Dove tutto dipende da lui. Ma, in fondo, sarebbe anche una liberazione. Sì, da tutti gli atti amministrativi e gli orpelli giuridici di ogni tipo.

Ricordo come, in Francia, i sacerdoti si rallegravano, fregandosi le mani: con una legge del 1905 lo Stato aveva purtroppo preso possesso degli edifici sacri costruiti fino ad allora. Si rivelava, invece, un’opportunità. Appena c’era una vetrata rotta della cattedrale o una perdita d’acqua…, una semplice telefonata al Comune, che doveva incaricarsene, risolveva il caso. Con le piccole comunità di fedeli esistenti, infatti, mai avrebbero potuto sopperire a problemi anche gravi di manutenzione… Infatti, «i soldi vengono al passo e vanno al galoppo» sentenzia un antico proverbio.

Ciononostante, una volta coglievo una conversazione tra preti francesi, in cui un direttore Caritas si interrogava: ‘Sapete che siamo troppo potenti? Se qualcuno di una parrocchia volesse fare un incontro con la Caritas, una serata di formazione…, se il parroco non vuole, non c’è modo di entrare in quella parrocchia!’

Potenti, forse… veniva da sorridere, pensando al ben magro riconoscimento che il prete gode nella società laica francese: quello che vale è essere citoyen (cittadino)! Da noi, visto il riconoscimento ad ogni livello, allora, si potrebbe dire, forse, onnipotenti.

Nella diocesi di Londra, trovavo curioso, invece – dato lo spirito pragmatico inglese –, che il foglietto parrocchiale settimanale mettesse ogni volta, all’ultima riga, il risultato delle questue del fine-settimana precedente. Termometro settimanale della generosità, grande o meno, della comunità. Oltre che di trasparenza.

E veniva da ricordare il mio vecchio parroco e la sua estrema discrezione: lui stesso faceva in chiesa il giro delle offerte (‘così la gente dà di più’ diceva qualcuno), rientrava in sacrestia, metteva religiosamente tutto in un cassone, chiudeva a chiave, e questa in tasca. Forse perché ‘il soldo non è Dio, ma fa miracoli’, ricorda una massima.

Fa invece tenerezza quando, dopo la messa a Casablanca, degli africani vi cercano per darvi una piccola busta ben chiusa: “E’ la nostra decima, padre!” La decima parte del loro misero stipendio è per la Chiesa, madre di tutti, soccorso dei poveri.

Questa corresponsabilità nel poco li rende grandi di fronte a Dio. Ammirevoli davanti a tutta la Chiesa: sanno di contribuire alla sua stessa vita. La borsa e la vita, in fondo, si ritrovano unite. Pastoralmente. Sì, per ‘camminare insieme’ come insegna il nostro Sinodo.

(Foto: NuovaVenezia)

Don Gianola racconta la sacralità della vita umana attraverso quattro nascite

Il papa emerito Benedetto XVI scriveva alcuni anni fa, nel libro ‘L’elogio della coscienza. La Verità interroga il cuore’: “La radice ultima dell’odio e di tutti gli attacchi contro la vita umana è la perdita di Dio. Dove Dio scompare, scompare anche la dignità assoluta della vita umana”. Parte da questo assunto il libro ‘4 nascite. La sacralità della vita umana’ di don Marco Gianola, collaboratore del servizio per le Cause dei Santi presso la curia arcivescovile di Milano e cappellano dell’ospedale Policlinico.

Devotio: riparte il mercato degli articoli religiosi

Riparte il mercato degli articoli religiosi e dell’oggettistica sacra, dopo il pesante blocco causato dal lockdown per l’emergenza Covid-19. Nei mesi scorsi, la chiusura delle chiese e lo stop ai pellegrinaggi e al turismo religioso ha duramente colpito un settore produttivo che in Italia contava, prima della pandemia, circa 3mila aziende produttrici, soprattutto artigianali e a carattere familiare, e circa 700 negozi e rivenditori al dettaglio, per un totale di diverse migliaia di posti di lavoro e un fatturato annuo complessivo di circa € 500.000.000-700.000.000.

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