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Il cardinal Bustillo sul Sacro Cuore di Gesù: ‘Il cuore, radicato in Cristo, non può frammentarsi’
‘Ecco, quel Cuore, che ha amato gli uomini così tanto da non risparmiare nulla, fino alla defezione e alla consumazione, dimostrerà il suo amore’, con questa frase tratta dall’autobiografia di santa Margherita Maria Alacoque papa Leone XIV ha inviato un messaggio al card. Francisco Xaverio Bustillo, vescovo di Ajaccio e nominato dal papa inviato speciale alle celebrazioni conclusive del 350^ anniversario delle apparizioni del Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque, svoltosi venerdì 27 giugno nel santuario francese di Paray-le-Monial.
Nel messaggio il papa ha sottolineato le apparizioni a santa Margherita Alacoque come aveva scritto papa Francesco nell’enciclica ‘Dilexit nos’: “In queste parole del messaggio, ci viene trasmessa la chiave delle grandi apparizioni che i Monaci del Muro inviarono a Santa Margherita Maria Alacoque tra la fine di dicembre del 1673 e il giugno del 1675, dalle quali i fedeli cristiani di tutto il mondo sono attratti, affinché crescano nella conformità a Cristo, con l’aiuto di una fiducia assoluta, fino a raggiungere la piena e consumata unione con il Signore”.
Confermando il card. Bustillo come inviato speciale, come aveva fissato papa Francesco, il papa ha chiesto che siano esauditi “i desideri di tutti, a nome del Nostro Presidente, e con i Nostri sentimenti pastorali e la Nostra vicinanza al clero, ai religiosi e al popolo, nonché alle autorità pubbliche e a tutti i fedeli cristiani, nell’adempimento di una così grande missione. Come la situazione stessa richiede, presiederai la celebrazione eucaristica, nella quale evangelizzerai le imperscrutabili ricchezze del Cuore di Cristo, da cui sgorgano fiumi di acqua viva, per guarire le ferite che soffriamo, affinché insieme possiamo camminare verso un mondo giusto, solidale e fraterno”.
Al card. Francisco Xaverio Bustillo abbiamo domandato di spiegare l’importanza del Sacro Cuore di Gesù nella vita della Chiesa: “In un mondo spesso duro ed indifferente, questo Cuore ci ricorda che l’amore è la vera forza di trasformazione. Ci invita ad una Chiesa del cuore: accogliente, misericordiosa e fraterna. Il Sacro Cuore non è una semplice devozione; è una scuola di vita evangelica. Forma cuori capaci di amare come Cristo. In esso scopriamo la nostra vocazione: essere testimoni di un amore che consola, eleva e unisce. Prima l’amore per Cristo, poi la missione. Senza rispetto per questo movimento, diventiamo funzionari e l’essere viene soffocato dal fare.
Qual è il significato della celebrazione del 350° anniversario delle apparizioni del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque?
“Tra il 1673 e il 1675 a Paray-le-Monial, in Francia, Santa Margherita Maria Alacoque visse un’esperienza mistica e spirituale eccezionale: ricevette apparizioni di Cristo in cui Gesù le rivelò il suo Cuore come simbolo del suo infinito amore per l’umanità. Un santuario, nella tradizione biblica, è un luogo che Dio ha visitato, un luogo sacro, un luogo che testimonia l’azione di Dio. Celebrare questo anniversario significa ravvivare la memoria di un amore che non si stanca mai di bussare alla porta dei nostri cuori; ricordarlo è un’opportunità per stimolare e risvegliare la vita delle persone di oggi; questo giubileo è una grazia per oggi: Dio sta agendo nella tua vita in questo momento, Dio ti sta visitando”.
Perché santa Margherita Maria Alacoque era devota al Cuore di Gesù?
“Santa Margherita Maria non ‘scelse’ inizialmente questa devozione: fu Cristo ad apparirle ed a mostrarle il Suo Cuore, infiammato d’amore per l’umanità, ma ferito dall’ingratitudine umana. Le disse, in particolare: ‘Ecco questo Cuore che ha amato così tanto l’umanità da non aver risparmiato nulla, fino al punto di esaurirsi e consumarsi per mostrarle il suo amore, e per gratitudine, ricevo dalla maggior parte solo ingratitudine’.
Questo messaggio commosse profondamente Margherita Maria; ella rispose con abbandono, riparazione e adorazione. Il suo amore per il Cuore di Gesù non era sentimentale, ma radicale: desiderava consolare Cristo e far conoscere il Suo amore. La sua devozione fu una risposta d’amore totale, un sì silenzioso ma potente alla chiamata di Cristo. Ci insegna che la vera devozione trasforma il cuore e lo rende missionario”.
Per quale motivo papa Francesco ha scritto un’enciclica, ‘Dilexit nos’, dedicata al Sacro Cuore di Gesù?
“Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica ‘Dilexit nos’ (‘Ci ha amati’) il 24 ottobre dello scorso anno per sottolineare l’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo. Questa lettera coincide con l’anniversario delle apparizioni di Paray-le-Monial. Nell’enciclica ‘Dilexit nos’, papa Francesco sottolinea che questa devozione non è semplicemente una pratica pia, ma un invito ad una relazione personale e trasformativa con Gesù, che ama ogni persona e l’umanità incondizionatamente”.
Per quale motivo il ‘cuore non è diviso’?
“Questo titolo esprime una profonda convinzione: il cuore, radicato in Cristo, non può frammentarsi. Rimane unito, anche in mezzo all’indifferenza, alle tensioni od alle diverse missioni. Con il signor Diat e mons. Peña Parra, abbiamo voluto testimoniare che l’unità non è uniformità, ma comunione. Il cuore non è diviso quando vive di preghiera, ascolto e carità: l’unità della Chiesa inizia nel cuore di ogni singolo individuo”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Leone XIV ai sacerdoti: siate costruttori di unità e pace
“Oggi, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Giornata per la santificazione sacerdotale, celebriamo con gioia questa Eucaristia nel Giubileo dei Sacerdoti. Mi rivolgo, perciò, prima di tutto a voi, cari fratelli presbiteri, venuti presso la tomba dell’apostolo Pietro a varcare la Porta santa, per tornare ad immergere nel Cuore del Salvatore le vostre vesti battesimali e sacerdotali. Per alcuni dei presenti, poi, tale gesto è compiuto in un giorno unico della loro vita: quello dell’Ordinazione”: nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, papa Leone XIV ha presieduto nella basilica di san Pietro la celebrazione eucaristica con 32 ordinazioni che conclude il Giubileo dedicato ai presbiteri.
Ai sacerdoti ha rivolto l’invito a mettere al centro l’Eucaristia ed a esercitare la carità, prendendosi cura del popolo di Dio: “Parlare del Cuore di Cristo in questa cornice è parlare dell’intero mistero dell’incarnazione, morte e risurrezione del Signore, affidato in modo particolare a noi affinché lo rendiamo presente nel mondo. Per questo, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, riflettiamo insieme su come possiamo contribuire a quest’opera di salvezza”.
Quindi ha ripreso alcune riflessioni delle letture odierne: “Nella prima, il profeta Ezechiele ci parla di Dio come di un pastore che passa in rassegna il suo gregge, contando le sue pecore una per una: va in cerca di quelle perdute, cura quelle ferite, sostiene quelle deboli e malate. Ci ricorda, così, in un tempo di grandi e terribili conflitti, che l’amore del Signore, da cui siamo chiamati a lasciarci abbracciare e plasmare, è universale, e che ai suoi occhi (e di conseguenza anche ai nostri) non c’è posto per divisioni e odi di alcun tipo.
Nella seconda Lettura poi, san Paolo, ricordandoci che Dio ci ha riconciliati ‘quando eravamo ancora deboli’ e ‘peccatori’, ci invita ad abbandonarci all’azione trasformante del suo Spirito che abita in noi, in un quotidiano cammino di conversione. La nostra speranza si fonda sulla consapevolezza che il Signore non ci abbandona: ci accompagna sempre.
Noi però siamo chiamati a cooperare con Lui, prima di tutto mettendo al centro della nostra esistenza l’Eucaristia, ‘fonte e apice di tutta la vita cristiana’; poi ‘attraverso la fruttuosa recezione dei sacramenti, soprattutto con la confessione sacramentale frequente’; e infine con la preghiera, la meditazione della Parola e l’esercizio della carità, conformando sempre più il nostro cuore a quello del Padre delle misericordie”, come afferma il Decreto ‘Presbyterorum ordinis’.
Tali letture introducono alla gioia di Dio, narrata nel Vangelo: “E questo ci porta al Vangelo che abbiamo ascoltato, in cui si parla della gioia di Dio (e di ogni pastore che ami secondo il suo Cuore) per il ritorno all’ovile di una sola delle sue pecore. E’ un invito a vivere la carità pastorale con lo stesso animo grande del Padre, coltivando in noi il suo desiderio: che nessuno vada perduto, ma che tutti, anche attraverso di noi, conoscano Cristo e abbiano in Lui la vita eterna.
E’ un invito a farci intimamente uniti a Gesù, seme di concordia in mezzo ai fratelli, caricandoci sulle spalle chi si è perduto, donando il perdono a chi ha sbagliato, andando a cercare chi si è allontanato o è rimasto escluso, curando chi soffre nel corpo e nello spirito, in un grande scambio d’amore che, nascendo dal fianco trafitto del Crocifisso, avvolge tutti gli uomini e riempie il mondo”.
Ecco il motivo del richiamo all’enciclica ‘Dilexit Nos’ di papa Francesco: “Il ministero sacerdotale è un ministero di santificazione e di riconciliazione per l’unità del Corpo di Cristo. Per questo il Concilio Vaticano II chiede ai presbiteri di fare ogni sforzo per ‘condurre tutti all’unità nella carità’, armonizzando le differenze perché ‘nessuno… possa sentirsi estraneo’. E raccomanda loro di essere uniti al vescovo e nel presbiterio. Quanto più infatti ci sarà unità tra di noi, tanto più sapremo condurre anche gli altri all’ovile del Buon Pastore, per vivere come fratelli nell’unica casa del Padre”.
Infine ha rivolto alcune ‘raccomandazioni’ ai nuovi sacerdoti: “Amate Dio e i fratelli, siate generosi, ferventi nella celebrazione dei Sacramenti, nella preghiera, specialmente nell’Adorazione, e nel ministero; siate vicini al vostro gregge, donate il vostro tempo e le vostre energie per tutti, senza risparmiarvi, senza fare differenze, come ci insegnano il fianco squarciato del Crocifisso e l’esempio dei santi”.
A proposito di santità il papa li ha invitati ad imitare i sacerdoti santi: “E a questo proposito, ricordate che la Chiesa, nella sua storia millenaria, ha avuto (ed ha ancora oggi) figure meravigliose di santità sacerdotale: a partire dalle comunità delle origini, essa ha generato e conosciuto, tra i suoi preti, martiri, apostoli infaticabili, missionari e campioni della carità. Fate tesoro di tanta ricchezza: interessatevi alle loro storie, studiate le loro vite e le loro opere, imitate le loro virtù, lasciatevi accendere dal loro zelo, invocate spesso, con insistenza, la loro intercessione!
Il nostro mondo propone troppo spesso modelli di successo e di prestigio discutibili e inconsistenti. Non lasciatevene affascinare! Guardate piuttosto al solido esempio e ai frutti dell’apostolato, molte volte nascosto e umile, di chi nella vita ha servito il Signore e i fratelli con fede e dedizione, e continuatene la memoria con la vostra fedeltà”.
Mentre nel messaggio per questa giornata papa Leone XIV l’importanza dii fare memoria di questa solennità: “Solo facendo memoria viviamo e facciamo rivivere quanto il Signore ci ha consegnato, chiedendo di tramandarlo a nostra volta nel suo nome. La memoria unifica i nostri cuori nel Cuore di Cristo e la nostra vita nella vita di Cristo, sicché diventiamo capaci di portare al popolo santo di Dio la Parola e i Sacramenti della salvezza, per un mondo riconciliato nell’amore. Solo nel cuore di Gesù troviamo la nostra vera umanità di figli di Dio e di fratelli tra noi. Per queste ragioni, vorrei oggi rivolgervi un invito impellente: siate costruttori di unità e di pace!”
Ed essere costruttori di unità e pace significa “essere pastori capaci di discernimento, abili nell’arte di comporre i frammenti di vita che ci vengono affidati, per aiutare le persone a trovare la luce del Vangelo dentro i travagli dell’esistenza; significa essere saggi lettori della realtà, andando oltre le emozioni del momento, le paure e le mode; significa offrire proposte pastorali che generano e rigenerano alla fede costruendo relazioni buone, legami solidali, comunità in cui brilla lo stile della fraternità. Essere costruttori di unità e di pace significa non imporsi, ma servire. In particolare, la fraternità sacerdotale diventa segno credibile della presenza del Risorto tra di noi quando caratterizza il cammino comune dei nostri presbiteri”.
(Foto: Santa Sede)
Sorella Antonella Fraccaro spiega l’importanza del Cuore di Gesù per san Charles De Foucauld
“Per esprimere l’amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore”: così inizia l’enciclica di papa Francesco, ‘Dilexit nos’, dedicato al Sacro Cuore.
E presentando l’enciclica ‘sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo’, sorella Antonella Fraccaro, responsabile generale delle ‘Discepole del Vangelo’, la congregazione, ispirata al carisma di san Charles de Foucauld, che ha sede a Castelfranco Veneto, aveva sottolineato l’importanza del Cuore di Gesù: “Con il suo cuore, Gesù ama noi stessi con tutto sé stesso, si piega fino in fondo alla nostra umanità per sollevarci, nonostante la distanza che c’è tra noi e Lui.
San Charles de Foucauld, che il papa richiama in questa enciclica insieme a tante altre figure di santità appassionate del Cuore di Gesù, paragona la distanza tra noi e Dio come la distanza che c’è tra l’Oriente e l’Occidente. Si tratta della distanza tra l’esiguità della natura umana e l’infinita grandezza di Dio, la distanza tra i pensieri di Dio e i nostri pensieri, una distanza che, tuttavia, Gesù è venuto a colmare facendosi uno di noi”.
Quindi in questo mese, dedicato dalla Chiesa al Sacro Cuore di Gesù abbiamo chiesto a sorella Antonella Fraccaro di spiegarci il motivo per cui in quest’enciclica papa Francesco invita ad imitare san Charles de Foucauld: “Papa Francesco ha scelto di citare, tra le altre figure legate al Sacro Cuore, anche Charles de Foucauld. Già nel numero 129, il primo dell’enciclica in cui Charles è citato, il papa spiegava che Charles e Santa Teresa di Gesù, senza averne la pretesa, hanno rimodellato alcuni elementi della devozione al Cuore di Cristo, aiutandoci a comprenderla in modo ancora più fedele al Vangelo’.
Che Charles abbia scelto come emblema della sua proposta spirituale il cuore e la croce dice molto. Egli voleva vivere secondo il Vangelo di Gesù e la sua carità, il suo amore. Lui stesso spiega alla cugina Marie de Bondy il motivo della scelta: ‘Chiedete forse perché questo termine ‘IESUS CARITAS’, è il termine romano; e sono romano fino in fondo al cuore’. Essere ‘romano’ significa, per lui, essere una persona che cerca e diffonde il bene a servizio di tutti e fa questo in comunione con la Chiesa, con gli altri cristiani, in un clima di confronto continuo, fraterno e di bontà”.
In quale modo si possono riparare i cuori feriti?
“Un cuore è ferito per diversi motivi: ha ricevuto un’accusa, ha commesso un peccato o ha subìto un’offesa. E’ possibile guarire il cuore quando si riconosce il motivo per il quale soffre; affrontando il problema in una condizione di aiuto, di confronto, attraverso la fiducia e la sincerità, senza nascondere le fragilità. Il cuore si ripara, guarisce, se siamo disponibili a questa guarigione, accettando un cammino di affidamento, di umiltà e di perdono”.
Perché Charles de Foucauld ha scelto di farsi ‘piccolo’?
“Charles de Foucauld conosceva bene sé stesso. La ricerca della verità lo ha condotto a compiere diverse esperienze di vita, che lo hanno portato a scegliere di affidarsi alla vita di Nazareth, una vita semplice, ordinaria, povera, fatta di piccole cose. Questa vita lo ha convinto a donare tutto sé stesso. Anche il sacerdozio ha voluto viverlo nel nascondimento, nella piccolezza, a imitazione di Gesù.
Parlando di Gesù, in una meditazione, scrive: ‘Hai impiegato solo 3 anni a insegnare la verità al mondo, mio Dio, a fondare la tua Chiesa, a formare i Tuoi apostoli; ma hai giudicato che non era troppo consacrarne 30 a predicare agli uomini l’esempio dell’umiltà, dell’abbassamento, della vita nascosta…; in questa vita di evangelizzazione, imitiamoLo, siamo anche là poveri,… piccoli, abbassati quanto Lui, affatto più grandi del nostro maestro’, contenuta nel libro: Fammi cominciare una nuova vita. Meditazioni sul Vangelo di Marco”.
In quale modo la vita di san Charles de Foucauld può indicare la via alla fraternità?
“Nell’enciclica ‘Fratelli tutti’ Charles de Foucauld è ricordato come il ‘fratello universale’. Lui stesso voleva essere un fratello universale, come scriveva: ‘Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani ed ebrei e idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale… Cominciano a chiamare la casa ‘la fraternità’, e questo mi è caro…’.
La sua vita, ancorata al Vangelo meditato a lungo nelle sue giornate, la cura appassionata verso i poveri, gli ultimi, verso coloro che soffrono e il confronto continuo con credenti e non credenti, hanno condotto Charles a cercare fraternità. L’ha cercata con tutto sé stesso, fino all’ultimo respiro e nel dono totale di sé, per amore. La bontà di Dio lo ha condotto a scegliere una vita di relazioni, aperta a ciascuno, senza escludere nessuno, aperta a un cammino continuo di conversione, a servizio dell’amore di Dio e di un mondo più fraterno e in pace”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Leone XIV: il rosario è accompagnamento nella vita
“Cari fratelli e sorelle, con gioia mi unisco a voi in questa Veglia di preghiera a conclusione del Mese di Maggio. E’ un gesto di fede con cui in modo semplice e devoto ci riuniamo sotto il manto materno di Maria. Quest’anno, poi, esso richiama alcuni aspetti importanti del Giubileo che stiamo celebrando: la lode, il cammino, la speranza e, soprattutto, la fede meditata e manifestata coralmente”: stasera a conclusione del mese di maggio papa Leone XIV si è recato al termine della recita del Rosario presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani.
Nel breve discorso papa Leone XIV ha richiamato la meditazione di papa san Giovanni Paolo II sul rosario: “Ed in effetti, meditando i Misteri gaudiosi, durante il cammino percorso, siete entrati e avete sostato, come in pellegrinaggio, in tanti luoghi della vita di Gesù: nella casa di Nazaret contemplando l’Annunciazione, in quella di Zaccaria contemplando la Visitazione, che oggi abbiamo celebrato, nella grotta di Betlemme contemplando il Natale, nel Tempio di Gerusalemme contemplando la presentazione e poi il ritrovamento di Gesù”.
Il rosario è un accompagnamento nella vita quotidiana: “Vi hanno accompagnato, nell’Ave Maria ripetuta con fede, le parole dell’Angelo alla Madre di Dio: ‘Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te’, e quelle di Elisabetta che la accoglie con gioia: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’ I vostri passi, così, sono stati scanditi dalla Parola di Dio, che ne ha segnato, con il suo ritmo, il procedere, le soste e le partenze, proprio come per il popolo d’Israele nel deserto, in viaggio verso la Terra promessa”.
Con un richiamo a sant’Agostino il papa ha invitato a lodare Dio con la ‘lingua’ e la vita: “Guardiamo, allora, alla nostra esistenza come a un cammino alla sequela di Gesù, da percorrere, come abbiamo fatto stasera, insieme a Maria. E chiediamo al Signore di saperlo lodare ogni giorno, ‘con la vita e con la lingua, col cuore e con le labbra, con la voce e con la condotta’, evitando le stonature: la lingua intonata con la vita e le labbra con la coscienza”.
In mattinata papa Leone XIV aveva inviato un messaggio alla Conferenza dei vescovi di Francia in occasione del 100^ anniversario della canonizzazione di san Giovanni Eudes, san Giovanni Maria Vianney e santa Teresa del Bambin Gesù: “Elevandoli alla gloria degli altari, il mio predecessore Pio XI desiderava presentarli al Popolo di Dio come maestri da ascoltare, come modelli da imitare e come potenti intercessori da pregare e invocare.
L’ampiezza delle sfide che, un secolo dopo, si presentano alla Chiesa in Francia, e la pertinenza sempre più attuale delle sue tre figure di santità ad affrontarle, mi spingono a invitarvi a dare un rilievo particolare a questo anniversario”.
Nel messaggio il papa si è soffermato sul ‘ritratto’ spirituale dei tre santi, come ha scritto papa Francesco nell’enciclica ‘Dilexit Nos’: “Non potrebbe esserci programma di evangelizzazione e di missione più bello e più semplice per il vostro Paese: far scoprire a ognuno l’amore di tenerezza e di predilezione che Gesù nutre per lui, al punto di trasformarne la vita. Ed, in tal senso, i nostri tre santi sono davvero dei maestri, di cui vi invito a far conoscere e apprezzare incessantemente la vita e la dottrina al Popolo di Dio”.
Nel messaggio ha tratteggiato il culto dei tre santi al Sacro Cuore di Gesù: “San Giovanni Eudes non è forse stato il primo ad aver celebrato il culto liturgico dei Cuori di Gesù e di Maria? San Giovanni Maria Vianney non è stato forse un parroco appassionatamente dedito al suo ministero che affermava: “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”? E infine, santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo non è forse il grande Dottore ‘in scientia amoris’ di cui il nostro mondo ha bisogno, lei che ‘respirava’ il nome di Gesù in ogni istante della sua vita, con spontaneità e freschezza, e che insegnò ai più piccoli una via ‘tutta facile’ per accedervi?”
E’ stato un invito a ringraziare Dio per questi doni santi: “Celebrare il centenario della canonizzazione di questi tre santi è anzitutto un invito a rendere grazie al Signore per le meraviglie che ha compiuto in questa terra di Francia durante i lunghi secoli di evangelizzazione e di vita cristiana.
I santi non appaiono spontaneamente, ma, attraverso la grazia, sorgono in seno a comunità cristiane vive che hanno saputo trasmettere loro la fede, accendere nel loro cuore l’amore di Gesù e il desiderio di seguirlo. Questa eredità cristiana vi appartiene ancora, impregna ancora profondamente la vostra cultura e resta viva in molti cuori”.
Infine papa Leone XIV ha invitato la Chiesa francese ha lodare le ‘meraviglie’ di Dio: “Dio può, con l’aiuto dei santi che vi ha donato e che voi celebrate, rinnovare le meraviglie che ha compiuto in passato. Santa Teresa non sarà forse la Patrona delle missioni nelle terre stesse che l’hanno vista nascere? San Giovanni Maria Vianney e san Giovanni Eudes non sapranno forse parlare alla coscienza di tanti giovani della bontà, della grandezza e della fecondità del sacerdozio, suscitando in loro il desiderio entusiasta, e dando loro il coraggio di rispondere generosamente alla chiamata, proprio mentre la mancanza di vocazioni si fa dolorosamente sentire nelle vostre diocesi e i sacerdoti sono sempre più messi duramente alla prova? Colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del cuore tutti i sacerdoti di Francia per il loro impegno coraggioso e perseverante, e desidero esprimere loro il mio paterno affetto”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco invita a pregare per l’unità e la pace
Giornata intensa di incontri per papa Francesco, che ha ricevuto in questo fine mese, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, i partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani), che hanno preso parte al Capitolo Generale della Congregazione sul tema ‘Chiamati a essere uno in un mondo che cambia. ‘Perché il mondo creda’ (Gv 17,21)’, secondo l’insegnamento del venerabile Léon Gustave Dehon, che “vi ha insegnato a ‘fare dell’unione a Cristo nel suo amore per il Padre e per gli uomini, il principio e il centro della…vita’; e a farlo legando strettamente la consacrazione religiosa e il ministero all’offerta di riparazione del Figlio, perché tutto, attraverso il suo Cuore, torni al Padre. Fermiamoci allora su questi due aspetti di ciò che vi proponete: essere uno, perché il mondo creda”.
Per questo il papa ha ribadito il bisogno dell’unità: “Sappiamo con quanta forza Gesù l’ha chiesta al Padre per i suoi discepoli, durante l’ultima Cena. E non l’ha semplicemente raccomandata ai suoi come un progetto o come un proposito da realizzare: prima di tutto l’ha chiesta per loro come un dono, il dono dell’unità. E’ importante ricordare questo: l’unità non è opera nostra, noi non siamo in grado di realizzarla da soli: possiamo fare la nostra parte, e dobbiamo farla, ma ci serve l’aiuto di Dio”.
Ma per l’unità c’è bisogno di preghiera, invitando ad avere cura della cappella: “La cappella sia il locale più frequentato delle vostre case religiose, da ciascuno e da tutti, soprattutto come luogo di silenzio umile e ricettivo e di orazione nascosta, affinché siano i battiti del Cuore di Cristo a scandire il ritmo delle vostre giornate, a modulare i toni delle vostre conversazioni e a sostenere lo zelo della vostra carità. Esso batte d’amore per noi dall’eternità e il suo pulsare può unirsi al nostro, ridonandoci calma, armonia, energia e unità, specialmente nei momenti difficili”.
La preghiera è un valido ‘aiuto’ per superare i momenti di sconforto: “Tutti, sia personalmente sia comunitariamente, abbiamo o avremo momenti difficili: non spaventarsi! Gli Apostoli ne hanno avuti tanti. Ma essere vicini al Signore perché si faccia l’unità nei momenti della tentazione. E perché ciò accada, abbiamo bisogno di fargli spazio, con fedeltà e costanza, mettendo a tacere in noi le parole vane e i pensieri futili, e portando tutto davanti a Lui… Ricordiamolo sempre: senza preghiera non si va avanti, non si sta in piedi: né nella vita religiosa, né nell’apostolato! Senza preghiera non si combina nulla”.
L’unità è la base affinché il mondo creda, come ha scritto p. Dehon: “Tante volte vediamo che questo mondo sembra aver perso il cuore. Anche nel rispondere a questa domanda può aiutarci il Venerabile Dehon. In una sua lettera, meditando sulla Passione del Signore, egli osservava che in essa ‘i flagelli, le spine, i chiodi’ hanno scritto nella carne del Salvatore una sola parola: amore”.
Solo in questo modo è possibile annunciare il Vangelo: “Ecco il segreto di un annuncio credibile, un annuncio efficace: lasciar scrivere, come Gesù, la parola ‘amore’ nella nostra carne, cioè nella concretezza delle nostre azioni, con tenacia, senza fermarci di fronte ai giudizi che sferzano, ai problemi che angustiano e alle cattiverie che feriscono, senza stancarsi, con affetto inesauribile per ogni fratello e sorella, solidali con Cristo Redentore nel suo desiderio di riparazione per i peccati di tutta l’umanità”.
Mentre nell’incontro con i partecipanti alla riunione della ROACO (Riunione Opere di Aiuto alle Chiese Orientali) papa Francesco ha ribadito la preoccupazione per i cristiani del Medio Oriente, soprattutto per la Terra Santa: “So che in questi giorni vi siete soffermati sulla drammatica situazione in Terra Santa: lì, dove tutto è iniziato, dove gli Apostoli hanno ricevuto il mandato di andare nel mondo ad annunciare il Vangelo, oggi i fedeli di tutto il mondo sono chiamati a far sentire la loro vicinanza; e a incoraggiare i cristiani, lì e nell’intero Medio Oriente, ad essere più forti della tentazione di abbandonare le loro terre, dilaniate dai conflitti. Io penso a una situazione brutta: che quella terra si sta spopolando di cristiani”.
Ed ha chiesto che la violenza cessi: “Quanto dolore provoca la guerra, ancora più stridente e assurda nei luoghi dove è stato promulgato il Vangelo della pace! A chi alimenta la spirale dei conflitti e ne trae ricavi e vantaggi, ripeto: fermatevi! Fermatevi, perché la violenza non porterà mai la pace. E’ urgente cessare il fuoco, incontrarsi e dialogare per consentire la convivenza di popoli diversi, unica via possibile per un futuro stabile. Con la guerra, invece, avventura insensata e inconcludente, nessuno sarà vincitore: tutti saranno sconfitti, perché la guerra, proprio dall’inizio, è già una sconfitta, sempre”.
Per questo ha denunciato la ‘diaspora’ dei cristiani: “Oggi tanti cristiani d’Oriente, forse come mai prima, sono in fuga da conflitti o migrano in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori: moltissimi, perciò, vivono in diaspora. So che avete riflettuto sulla pastorale degli orientali che risiedono fuori dal loro territorio proprio. E’ un tema attuale e importante: alcune Chiese, a causa delle massicce migrazioni degli ultimi decenni, annoverano la maggior parte dei fedeli fuori dal loro territorio tradizionale, dove la cura pastorale è spesso scarsa per la mancanza di sacerdoti, di strutture e di conoscenze adeguate. E così, chi ha già dovuto lasciare la propria terra rischia di trovarsi depauperato anche dell’identità religiosa; con il passare delle generazioni si smarrisce il patrimonio spirituale orientale, ricchezza imperdibile per la Chiesa cattolica”.
E non poteva mancare un accenno alla situazione dell’est europeo: “Penso anche al tragico dramma della martoriata Ucraina, per la quale prego e non mi stanco di invitare a pregare: si aprano spiragli di pace per quella cara popolazione, vengano liberati i prigionieri di guerra e rimpatriati i bambini. Promuovere la pace e liberare chi è recluso sono segni distintivi della fede cristiana, che non può essere ridotta a strumento di potere. In questi giorni vi siete concentrati anche sulla situazione umanitaria degli sfollati nella regione del Karabakh: grazie per tutto quello che si è fatto e che si farà per soccorrere chi soffre”.
(Foto: Santa Sede)
A Roma festa patronale in onore di san Gaspare del Bufalo
Fino al 9 giugno 2024 presso la parrocchia San Gaspare del Bufalo a Roma, situata nel quartiere Tuscolano, si terrà la consueta festa patronale in onore di San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Il parroco, don Domenico D’Alia, evidenzia che “il desiderio da sette anni di voler celebrare la festa patronale, in onore di san Gaspare del Bufalo, diversa da quella onomastica che ricorre il 21 ottobre, ha come obiettivo quello di fare una festa di tutta la comunità che manifesti il patrocinio di san Gaspare sul popolo e che vada a concludere l’anno pastorale. Nessuna data poteva essere più consona come quella vicina al 12 giugno, giorno in cui ricorre l’anniversario di canonizzazione di san Gaspare del Bufalo, di cui quest’anno celebriamo i 70 anni (1954 – 2024).
Si terrà un triduo di preparazione fino all’8 giugno, alle ore 18:30, predicato da don Giacomo Manzo, Missionario del Preziosissimo Sangue e direttore di Primavera Missionaria, che metterà in correlazione le figure di san Gaspare del Bufalo e del prossimo Beato, il Venerabile don Giovanni Merlini. Inoltre, due grandi eventi accompagneranno questi giorni di festa: il primo, venerdì 7 giugno alle ore 20:45, con la VI rassegna Roma CoRossal, legato per la terza volta all’iniziativa della “Lunga Notte delle Chiese”, che vedrà coinvolte tre diverse realtà corali.
Sabato 8 giugno, invece, si svolgerà la Festa dei Popoli in oratorio alle ore 20:00: “Tredici popoli ci faranno degustare i loro piatti tipici all’insegna della solidarietà e dell’integrazione sociale. Infine, domenica 9 giugno, alle ore 19:00, avremo la Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Emilio Nappa, presidente delle Pontificie Opere Missionarie. Al termine della celebrazione, si terrà la processione con la statua di San Gaspare per le vie del quartiere di Arco di Travertino”.
Claudio Silvestri, direttore del Coro DecimaQuinta, condivide che “la rassegna corale, ormai giunta alla VI edizione, è nata e cresciuta insieme con il nostro Coro proprio nella Parrocchia San Gaspare del Bufalo, diventando così un punto di incontro tra le diverse realtà corali. Il concerto, in programma per venerdì 07 giugno alle ore 20:45, si inserisce all’interno della ‘Lunga Notte delle Chiese’ che si svolge ormai da diversi anni. Il tema di quest’anno è ‘Trovami’ e dà una risposta in qualche modo alla domanda dello scorso anno, la cui tematica era Dove sei?”.
“Il concerto – evidenzia il M° Silvestri – è realizzato in collaborazione con il gruppo missionario ‘Opere di San Gaspare’ a sostegno dei progetti in Africa di Fondazione Primavera Missionaria, che verranno illustrati nella serata anche ascoltando testimonianze dirette. Alla rassegna corale parteciperanno gli amici del Coro Giovanni Pierluigi da Palestrina, diretti dal Maestro Vinicio Lulli e, da quest’anno, anche il JC Choir, diretto dal Maestro Stefano Natale, Coro proveniente dal quartiere Centocelle di Roma della John Coltrane Music School”.
Papa Francesco: lo Spirito Santo non si può imprigionare
“Stiamo percorrendo questo mese dedicato al Sacro Cuore. Il 27 dicembre dello scorso anno ricorreva il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. In quell’occasione si è aperto un periodo di celebrazioni che si concluderà il 27 giugno del prossimo anno. Per questo sono lieto di preparare il documento che raccolga le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale.
Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore. Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera, in questo tempo di preparazione, con l’intenzione di rendere pubblico questo documento il prossimo settembre”.
Al termine dell’udienza generale odierna papa Francesco ha annunciato che a settembre pubblicherà un documento sulla bellezza del Sacro Cuore con l’invito a meditare su tale ‘bellezza spirituale’ ed ha salutato i fedeli tedeschi per la festa di san Bonifacio: “Cari fratelli e sorelle, oggi la Chiesa celebra la festa di San Bonifacio, l’apostolo della Germania. Grati per la lunga e feconda storia di fede nelle vostre terre, invochiamo lo Spirito Santo affinché mantenga sempre viva in voi la fede, la speranza e la carità”.
Sempre al termine dell’udienza ai fedeli polacchi ha ricordato il primo viaggio apostolico di san Giovanni Paolo II in Polonia: “In questi giorni state commemorando l’anniversario del primo Viaggio Apostolico di San Giovanni Paolo II in Patria e la sua preghiera allo Spirito Santo di scendere e rinnovare la faccia della terra, della vostra terra – ed essa è stata rinnovata. Avete riacquistato la libertà. Non dimenticate, però, che la libertà che viene dallo Spirito non è un ‘pretesto per la carne’, come dice san Paolo, ma è un impegno a crescere nella verità rivelata da Cristo ed a difenderla dinanzi al mondo. Vi benedico di cuore”.
Mentre nell’udienza generale papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi su ‘Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza’, ha incentrato la sua riflessione sul tema ‘Il vento soffia dove vuole. Dove c’è lo Spirito di Dio c’è libertà’: “La prima cosa che noi conosciamo di una persona è il nome. E’ con esso che la chiamiamo, che la distinguiamo e la ricordiamo. Anche la terza persona della Trinità ha un nome: si chiama Spirito Santo”.
Ha sottolineato l’importanza del nome nella Bibbia: “Nella Bibbia il nome è tanto importante da identificarsi quasi con la persona stessa. Santificare il nome di Dio, è santificare e onorare Dio stesso. Non è mai un appellativo meramente convenzionale: dice sempre qualcosa della persona, della sua origine, della sua missione. Così è anche del nome Ruach. Esso contiene la prima fondamentale rivelazione sulla persona e la funzione dello Spirito Santo”.
Lo Spirito Santo si identifica come vento: “Fu proprio osservando il vento e le sue manifestazioni, che gli scrittori biblici furono guidati da Dio a scoprire un ‘vento’ di natura diversa. Non a caso a Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli accompagnato dal ‘fragore di un vento impetuoso’. Era come se lo Spirito Santo volesse mettere la sua firma a quello che stava accadendo”.
Però oltre alla potenza il papa ha messo in evidenza la libertà del vento, come ha detto Gesù a Nicodemo: “Anche in questo caso, però, per scoprire il senso pieno delle realtà della Bibbia, bisogna non fermarsi all’Antico Testamento, ma arrivare a Gesù. Accanto alla potenza, Gesù metterà in luce un’altra caratteristica del vento, quella della sua libertà…
Il vento è l’unica cosa che non si può assolutamente imbrigliare, non si può ‘imbottigliare’ o inscatolare. Cerchiamo di ‘imbottigliare’ o inscatolare il vento: non è possibile, è libero. Pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in concetti, definizioni, tesi o trattati, come ha tentato di fare a volte il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, ridurlo allo spirito puramente umano, uno spirito semplice”.
Il papa ha citato san Paolo per affermare la libertà dello Spirito Santo: “Una persona libera, un cristiano libero, è quello che ha lo Spirito del Signore. Questa è una libertà tutta speciale, assai diversa da ciò che comunemente si intende. Non è libertà di fare quello che si vuole, ma libertà di fare liberamente quello che Dio vuole! Non libertà di fare il bene o il male, ma libertà di fare il bene e farlo liberamente, cioè per attrazione, non per costrizione. In altre parole, libertà dei figli, non degli schiavi”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco: la missione è legata a Cristo
Sabato scorso per papa Francesco è stato un giorno molto intenso attraverso tre incontri, scandito dal tweet che ne racchiude il senso: ‘Dio si fa piccolo come un pezzo di pane e proprio per questo occorre un cuore grande per poterlo riconoscere, adorare e accogliere’, perché la missione dipende dall’unione con Cristo, come ha sottolineato ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Comboniani:
Il Sacro Cuore fondamento della vita cristiana
“Dopodomani è la solennità del Sacro Cuore di Gesù: una festa tanto cara al popolo cristiano. Vi invito a scoprire le ricchezze che si nascondono nel Cuore di Gesù, per imparare ad amare il prossimo. Rivolgo il mio pensiero agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Volgete lo sguardo al Cuore di Gesù e troverete la pace, il conforto e la speranza”: così papa Francesco ha ricordato ai fedeli la devozione al Sacro Cuore.
Papa Francesco: la preghiera è benedizione
Al termine dell’udienza generale, ancora trasmessa dalla biblioteca del Palazzo Apostolico, papa Francesco ha ricordato che venerdì è la solennità del Sacro Cuore di Gesù: “una festa tanto cara al popolo cristiano. Vi invito a scoprire le ricchezze che si nascondono nel Cuore di Gesù, per imparare ad amare il prossimo. Rivolgo il mio pensiero agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Volgete lo sguardo al Cuore di Gesù e troverete la pace, il conforto e la speranza”.




























