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Papa Francesco invita a pregare per l’unità e la pace

Giornata intensa di incontri per papa Francesco, che ha ricevuto in questo fine mese, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, i partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani), che hanno preso parte al Capitolo Generale della Congregazione sul tema ‘Chiamati a essere uno in un mondo che cambia. ‘Perché il mondo creda’ (Gv 17,21)’, secondo l’insegnamento del venerabile Léon Gustave Dehon, che “vi ha insegnato a ‘fare dell’unione a Cristo nel suo amore per il Padre e per gli uomini, il principio e il centro della…vita’; e a farlo legando strettamente la consacrazione religiosa e il ministero all’offerta di riparazione del Figlio, perché tutto, attraverso il suo Cuore, torni al Padre. Fermiamoci allora su questi due aspetti di ciò che vi proponete: essere uno, perché il mondo creda”.
Per questo il papa ha ribadito il bisogno dell’unità: “Sappiamo con quanta forza Gesù l’ha chiesta al Padre per i suoi discepoli, durante l’ultima Cena. E non l’ha semplicemente raccomandata ai suoi come un progetto o come un proposito da realizzare: prima di tutto l’ha chiesta per loro come un dono, il dono dell’unità. E’ importante ricordare questo: l’unità non è opera nostra, noi non siamo in grado di realizzarla da soli: possiamo fare la nostra parte, e dobbiamo farla, ma ci serve l’aiuto di Dio”.
Ma per l’unità c’è bisogno di preghiera, invitando ad avere cura della cappella: “La cappella sia il locale più frequentato delle vostre case religiose, da ciascuno e da tutti, soprattutto come luogo di silenzio umile e ricettivo e di orazione nascosta, affinché siano i battiti del Cuore di Cristo a scandire il ritmo delle vostre giornate, a modulare i toni delle vostre conversazioni e a sostenere lo zelo della vostra carità. Esso batte d’amore per noi dall’eternità e il suo pulsare può unirsi al nostro, ridonandoci calma, armonia, energia e unità, specialmente nei momenti difficili”.
La preghiera è un valido ‘aiuto’ per superare i momenti di sconforto: “Tutti, sia personalmente sia comunitariamente, abbiamo o avremo momenti difficili: non spaventarsi! Gli Apostoli ne hanno avuti tanti. Ma essere vicini al Signore perché si faccia l’unità nei momenti della tentazione. E perché ciò accada, abbiamo bisogno di fargli spazio, con fedeltà e costanza, mettendo a tacere in noi le parole vane e i pensieri futili, e portando tutto davanti a Lui… Ricordiamolo sempre: senza preghiera non si va avanti, non si sta in piedi: né nella vita religiosa, né nell’apostolato! Senza preghiera non si combina nulla”.
L’unità è la base affinché il mondo creda, come ha scritto p. Dehon: “Tante volte vediamo che questo mondo sembra aver perso il cuore. Anche nel rispondere a questa domanda può aiutarci il Venerabile Dehon. In una sua lettera, meditando sulla Passione del Signore, egli osservava che in essa ‘i flagelli, le spine, i chiodi’ hanno scritto nella carne del Salvatore una sola parola: amore”.
Solo in questo modo è possibile annunciare il Vangelo: “Ecco il segreto di un annuncio credibile, un annuncio efficace: lasciar scrivere, come Gesù, la parola ‘amore’ nella nostra carne, cioè nella concretezza delle nostre azioni, con tenacia, senza fermarci di fronte ai giudizi che sferzano, ai problemi che angustiano e alle cattiverie che feriscono, senza stancarsi, con affetto inesauribile per ogni fratello e sorella, solidali con Cristo Redentore nel suo desiderio di riparazione per i peccati di tutta l’umanità”.
Mentre nell’incontro con i partecipanti alla riunione della ROACO (Riunione Opere di Aiuto alle Chiese Orientali) papa Francesco ha ribadito la preoccupazione per i cristiani del Medio Oriente, soprattutto per la Terra Santa: “So che in questi giorni vi siete soffermati sulla drammatica situazione in Terra Santa: lì, dove tutto è iniziato, dove gli Apostoli hanno ricevuto il mandato di andare nel mondo ad annunciare il Vangelo, oggi i fedeli di tutto il mondo sono chiamati a far sentire la loro vicinanza; e a incoraggiare i cristiani, lì e nell’intero Medio Oriente, ad essere più forti della tentazione di abbandonare le loro terre, dilaniate dai conflitti. Io penso a una situazione brutta: che quella terra si sta spopolando di cristiani”.
Ed ha chiesto che la violenza cessi: “Quanto dolore provoca la guerra, ancora più stridente e assurda nei luoghi dove è stato promulgato il Vangelo della pace! A chi alimenta la spirale dei conflitti e ne trae ricavi e vantaggi, ripeto: fermatevi! Fermatevi, perché la violenza non porterà mai la pace. E’ urgente cessare il fuoco, incontrarsi e dialogare per consentire la convivenza di popoli diversi, unica via possibile per un futuro stabile. Con la guerra, invece, avventura insensata e inconcludente, nessuno sarà vincitore: tutti saranno sconfitti, perché la guerra, proprio dall’inizio, è già una sconfitta, sempre”.
Per questo ha denunciato la ‘diaspora’ dei cristiani: “Oggi tanti cristiani d’Oriente, forse come mai prima, sono in fuga da conflitti o migrano in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori: moltissimi, perciò, vivono in diaspora. So che avete riflettuto sulla pastorale degli orientali che risiedono fuori dal loro territorio proprio. E’ un tema attuale e importante: alcune Chiese, a causa delle massicce migrazioni degli ultimi decenni, annoverano la maggior parte dei fedeli fuori dal loro territorio tradizionale, dove la cura pastorale è spesso scarsa per la mancanza di sacerdoti, di strutture e di conoscenze adeguate. E così, chi ha già dovuto lasciare la propria terra rischia di trovarsi depauperato anche dell’identità religiosa; con il passare delle generazioni si smarrisce il patrimonio spirituale orientale, ricchezza imperdibile per la Chiesa cattolica”.
E non poteva mancare un accenno alla situazione dell’est europeo: “Penso anche al tragico dramma della martoriata Ucraina, per la quale prego e non mi stanco di invitare a pregare: si aprano spiragli di pace per quella cara popolazione, vengano liberati i prigionieri di guerra e rimpatriati i bambini. Promuovere la pace e liberare chi è recluso sono segni distintivi della fede cristiana, che non può essere ridotta a strumento di potere. In questi giorni vi siete concentrati anche sulla situazione umanitaria degli sfollati nella regione del Karabakh: grazie per tutto quello che si è fatto e che si farà per soccorrere chi soffre”.
(Foto: Santa Sede)
A Roma festa patronale in onore di san Gaspare del Bufalo

Fino al 9 giugno 2024 presso la parrocchia San Gaspare del Bufalo a Roma, situata nel quartiere Tuscolano, si terrà la consueta festa patronale in onore di San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Il parroco, don Domenico D’Alia, evidenzia che “il desiderio da sette anni di voler celebrare la festa patronale, in onore di san Gaspare del Bufalo, diversa da quella onomastica che ricorre il 21 ottobre, ha come obiettivo quello di fare una festa di tutta la comunità che manifesti il patrocinio di san Gaspare sul popolo e che vada a concludere l’anno pastorale. Nessuna data poteva essere più consona come quella vicina al 12 giugno, giorno in cui ricorre l’anniversario di canonizzazione di san Gaspare del Bufalo, di cui quest’anno celebriamo i 70 anni (1954 – 2024).
Si terrà un triduo di preparazione fino all’8 giugno, alle ore 18:30, predicato da don Giacomo Manzo, Missionario del Preziosissimo Sangue e direttore di Primavera Missionaria, che metterà in correlazione le figure di san Gaspare del Bufalo e del prossimo Beato, il Venerabile don Giovanni Merlini. Inoltre, due grandi eventi accompagneranno questi giorni di festa: il primo, venerdì 7 giugno alle ore 20:45, con la VI rassegna Roma CoRossal, legato per la terza volta all’iniziativa della “Lunga Notte delle Chiese”, che vedrà coinvolte tre diverse realtà corali.
Sabato 8 giugno, invece, si svolgerà la Festa dei Popoli in oratorio alle ore 20:00: “Tredici popoli ci faranno degustare i loro piatti tipici all’insegna della solidarietà e dell’integrazione sociale. Infine, domenica 9 giugno, alle ore 19:00, avremo la Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Emilio Nappa, presidente delle Pontificie Opere Missionarie. Al termine della celebrazione, si terrà la processione con la statua di San Gaspare per le vie del quartiere di Arco di Travertino”.
Claudio Silvestri, direttore del Coro DecimaQuinta, condivide che “la rassegna corale, ormai giunta alla VI edizione, è nata e cresciuta insieme con il nostro Coro proprio nella Parrocchia San Gaspare del Bufalo, diventando così un punto di incontro tra le diverse realtà corali. Il concerto, in programma per venerdì 07 giugno alle ore 20:45, si inserisce all’interno della ‘Lunga Notte delle Chiese’ che si svolge ormai da diversi anni. Il tema di quest’anno è ‘Trovami’ e dà una risposta in qualche modo alla domanda dello scorso anno, la cui tematica era Dove sei?”.
“Il concerto – evidenzia il M° Silvestri – è realizzato in collaborazione con il gruppo missionario ‘Opere di San Gaspare’ a sostegno dei progetti in Africa di Fondazione Primavera Missionaria, che verranno illustrati nella serata anche ascoltando testimonianze dirette. Alla rassegna corale parteciperanno gli amici del Coro Giovanni Pierluigi da Palestrina, diretti dal Maestro Vinicio Lulli e, da quest’anno, anche il JC Choir, diretto dal Maestro Stefano Natale, Coro proveniente dal quartiere Centocelle di Roma della John Coltrane Music School”.
Papa Francesco: lo Spirito Santo non si può imprigionare

“Stiamo percorrendo questo mese dedicato al Sacro Cuore. Il 27 dicembre dello scorso anno ricorreva il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. In quell’occasione si è aperto un periodo di celebrazioni che si concluderà il 27 giugno del prossimo anno. Per questo sono lieto di preparare il documento che raccolga le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale.
Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore. Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera, in questo tempo di preparazione, con l’intenzione di rendere pubblico questo documento il prossimo settembre”.
Al termine dell’udienza generale odierna papa Francesco ha annunciato che a settembre pubblicherà un documento sulla bellezza del Sacro Cuore con l’invito a meditare su tale ‘bellezza spirituale’ ed ha salutato i fedeli tedeschi per la festa di san Bonifacio: “Cari fratelli e sorelle, oggi la Chiesa celebra la festa di San Bonifacio, l’apostolo della Germania. Grati per la lunga e feconda storia di fede nelle vostre terre, invochiamo lo Spirito Santo affinché mantenga sempre viva in voi la fede, la speranza e la carità”.
Sempre al termine dell’udienza ai fedeli polacchi ha ricordato il primo viaggio apostolico di san Giovanni Paolo II in Polonia: “In questi giorni state commemorando l’anniversario del primo Viaggio Apostolico di San Giovanni Paolo II in Patria e la sua preghiera allo Spirito Santo di scendere e rinnovare la faccia della terra, della vostra terra – ed essa è stata rinnovata. Avete riacquistato la libertà. Non dimenticate, però, che la libertà che viene dallo Spirito non è un ‘pretesto per la carne’, come dice san Paolo, ma è un impegno a crescere nella verità rivelata da Cristo ed a difenderla dinanzi al mondo. Vi benedico di cuore”.
Mentre nell’udienza generale papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi su ‘Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza’, ha incentrato la sua riflessione sul tema ‘Il vento soffia dove vuole. Dove c’è lo Spirito di Dio c’è libertà’: “La prima cosa che noi conosciamo di una persona è il nome. E’ con esso che la chiamiamo, che la distinguiamo e la ricordiamo. Anche la terza persona della Trinità ha un nome: si chiama Spirito Santo”.
Ha sottolineato l’importanza del nome nella Bibbia: “Nella Bibbia il nome è tanto importante da identificarsi quasi con la persona stessa. Santificare il nome di Dio, è santificare e onorare Dio stesso. Non è mai un appellativo meramente convenzionale: dice sempre qualcosa della persona, della sua origine, della sua missione. Così è anche del nome Ruach. Esso contiene la prima fondamentale rivelazione sulla persona e la funzione dello Spirito Santo”.
Lo Spirito Santo si identifica come vento: “Fu proprio osservando il vento e le sue manifestazioni, che gli scrittori biblici furono guidati da Dio a scoprire un ‘vento’ di natura diversa. Non a caso a Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli accompagnato dal ‘fragore di un vento impetuoso’. Era come se lo Spirito Santo volesse mettere la sua firma a quello che stava accadendo”.
Però oltre alla potenza il papa ha messo in evidenza la libertà del vento, come ha detto Gesù a Nicodemo: “Anche in questo caso, però, per scoprire il senso pieno delle realtà della Bibbia, bisogna non fermarsi all’Antico Testamento, ma arrivare a Gesù. Accanto alla potenza, Gesù metterà in luce un’altra caratteristica del vento, quella della sua libertà…
Il vento è l’unica cosa che non si può assolutamente imbrigliare, non si può ‘imbottigliare’ o inscatolare. Cerchiamo di ‘imbottigliare’ o inscatolare il vento: non è possibile, è libero. Pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in concetti, definizioni, tesi o trattati, come ha tentato di fare a volte il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, ridurlo allo spirito puramente umano, uno spirito semplice”.
Il papa ha citato san Paolo per affermare la libertà dello Spirito Santo: “Una persona libera, un cristiano libero, è quello che ha lo Spirito del Signore. Questa è una libertà tutta speciale, assai diversa da ciò che comunemente si intende. Non è libertà di fare quello che si vuole, ma libertà di fare liberamente quello che Dio vuole! Non libertà di fare il bene o il male, ma libertà di fare il bene e farlo liberamente, cioè per attrazione, non per costrizione. In altre parole, libertà dei figli, non degli schiavi”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco: la missione è legata a Cristo

Sabato scorso per papa Francesco è stato un giorno molto intenso attraverso tre incontri, scandito dal tweet che ne racchiude il senso: ‘Dio si fa piccolo come un pezzo di pane e proprio per questo occorre un cuore grande per poterlo riconoscere, adorare e accogliere’, perché la missione dipende dall’unione con Cristo, come ha sottolineato ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Comboniani:
Il Sacro Cuore fondamento della vita cristiana

“Dopodomani è la solennità del Sacro Cuore di Gesù: una festa tanto cara al popolo cristiano. Vi invito a scoprire le ricchezze che si nascondono nel Cuore di Gesù, per imparare ad amare il prossimo. Rivolgo il mio pensiero agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Volgete lo sguardo al Cuore di Gesù e troverete la pace, il conforto e la speranza”: così papa Francesco ha ricordato ai fedeli la devozione al Sacro Cuore.
Papa Francesco: la preghiera è benedizione

Al termine dell’udienza generale, ancora trasmessa dalla biblioteca del Palazzo Apostolico, papa Francesco ha ricordato che venerdì è la solennità del Sacro Cuore di Gesù: “una festa tanto cara al popolo cristiano. Vi invito a scoprire le ricchezze che si nascondono nel Cuore di Gesù, per imparare ad amare il prossimo. Rivolgo il mio pensiero agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Volgete lo sguardo al Cuore di Gesù e troverete la pace, il conforto e la speranza”.
Papa Francesco: nella Trinità la bellezza si è fatta carne

Per la seconda volta papa Francesco ha recitato l’Angelus, affacciandosi su piazza san Pietro per salutare i fedeli dalla finestra del Palazzo Apostolico e concludendo la preghiera ha ricordato ai fedeli che la loro presenza “in piazza è segno che in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata, anche se rimane la necessità (ma state attenti, non cantare vittoria prima, non cantare troppo presto vittoria!) di seguire con cura le norme vigenti, perché sono norme che ci aiutano a evitare che il virus vada avanti. Grazie a Dio stiamo uscendo dal centro più forte, ma sempre con le prescrizioni che ci danno le autorità”.