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Epifania del Signore: Dio si manifesta alle genti

L’Epifania è la ‘manifestazione’ di Gesù a tutte le genti; è la festa della vocazione missionaria della Chiesa istituita da Cristo Gesù. Con Abramo si era data vita al popolo ebreo, popolo di Dio, caratterizzato del ‘monoteismo’: credo in un Dio uno e unico ed Israele è il suo popolo. Con l’incarnazione del Verbo e la nascita di Gesù la benedizione di Dio è estesa a tutta l’umanità, chiamata ad essere il suo popolo.
Nel Natale del Signore una grande luce è scesa sulla terra e da Betlem si è irradiata a tutto il mondo: in mezzo al popolo ebreo con gli angeli che invitarono i pastori alla grotta; in mezzo al mondo ancora pagano con una stella cometa apparsa in Oriente ed i Magi che intravidero in essa la chiamata di Dio e subito partirono alla ricerca del Bambino Gesù. L’Epifania è l’evento che oggi la Chiesa celebra mostrando Gesù nell’Eucaristia: ‘Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo’; ecco la vera luce!
L’Epifania è la manifestazione di Dio all’umanità; per manifestarsi si è incarnato, ha preso un corpo nel grembo della Santissima Vergine e fu mostrato ai Pastori e ai Magi. Lo stesso avviene nell’Eucaristia; è lo stesso Gesù che i Magi e i Pastori videro Bambino, oggi, sotto il velo del pane e del vino, nella Messa è mostrato al popolo: ‘Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo’. Nella prima Epifania è Gesù bambino incarnato; nella Messa è lo stesso Gesù che è morto poi in croce ed è risorto aprendo a noi le porte del regno dei cieli.
Da qui la necessità all’inizio del nuovo anno di purificare il nostro cuore, consapevoli che non siamo figli della terra ma del cielo; saremo da Lui accolti se purificati; è necessario convertirsi all’amore verso Dio e verso i fratelli in nome di Dio, che è amore. L’arrivo dei Magi a Betlem per adorare il Re dei Giudei, è il segno eclatante della manifestazione di Gesù come Re universale, Re di tutti i popoli.
L’arrivo dei Magi è un movimento di amore e di unione, opposto a quello avvenuto con la costruzione della torre di Babele, quando gli uomini vollero costruire una torre alta sino al cielo e Dio confuse le loro lingue e dovettero disperdersi.. Betlem è il richiamo del popolo di Dio (i pastori) e dei popoli pagani ( i Magi che vengono dall’oriente). Si passa così dalla dispersione alla riconciliazione, è il richiamo che ci ricorda la pentecoste e il dono delle lingue.
I Magi sono la primizia della chiamata alla fede, i primi pagani a ricevere l’annuncio della rivelazione dell’amore di Dio verso l’umanità. I Magi sono i veri ricercatori di Dio: camminano sulla terra guardando il cielo, la meta del viaggio è chiara: essi chiedono: ‘Dove è nato il re dei Giudei?’ E’ la stessa espressione che diventa ‘capo di accusa’ portata avanti dai Capi del popolo e dai Sommi sacerdoti contro Gesù davanti a Ponzio Pilato: ‘Dice di essere re; noi non abbiamo altro re che Cesare!’
I Magi arrivarono a Betlem, fecero i loro doni. oro, incenso e mirra. L’Epifania che oggi celebriamo è la manifestazione di Gesù presente in noi ogni volta che celebriamo la messa e ci avviciniamo alla Comunione. Infatti è lo stesso Gesù che nacque a Betlem. I magi si inginocchiano ed adorano lo stesso Dio che noi adoriamo nell’Eucaristia: i Magi videro il bambino Gesù con Maria, sua madre, ed adorarono il Figlio di Dio incarnato; noi vediamo nell’Eucaristia il Pane e i Vino, frutto del lavoro dell’uomo, e sotto quelle apparenze adoriamo il Figlio di Dio incarnato per amore e presente in mezzo a noi.
La Messa che celebriamo è la suprema Epifania che si ripete, dove Gesù, vero Dio e vero uomo, mostra all’umanità tutto il suo amore ed invita ogni credente: ‘Siete stanchi, affaticati, venite a me ed Io vi ristorerò’. Come Maria presentò il Bambino ai Magi ed essi adorarono il Figlio di Dio, così nella messa il sacerdote dice: ecco l’agnello i Dio che toglie i peccati del mondo. Amici carissimi, ogni celebrazione della messa è l’Epifania che si ripete: la Madonna ci aiuti a vivere con fede profonda il nostro essere cristiani.
Nella 6^ Domenica di Pasqua un nuovo stile di vita: amare!

Nella sera dell’addio Gesù affida agli Apostoli, che Egli aveva chiamato singolarmente a seguirlo, il messaggio dell’amore: amatevi come io vi ho amato; da questo il Padre riconoscerà che siete miei. Gesù sapeva bene quello che sarebbe successo. Il brano del Vangelo si ricollega a quello di domenica scorsa: Io sono la vite, voi i tralci: il tralcio produce frutto se rimane legato ala vite. La vite è Dio, Dio è amore: i frutti del ‘cristiano’ debbono essere frutti di amore; allora e solo allora si è figli di Dio.
Esistono due tipi di amore: a) quello evangelico, che proviene dal Padre, sorgente di amore, ed è detto ‘agape’; b) l’amore puramente umano, che in greco è detto ‘eros’: un amore dominato dalla legge della reciprocità ‘do ut des’: mi devi amare come io ti amo (dove non c’è amore se non c’è contraccambio). Il vero cristiano, il vero discepolo di Gesù non si distingue perché prega, perché possiede carismi particolari o possiede una scienza raffinata, ma è vero cristiano perché ama come ha amato il suo Signore Gesù.
Nel Vangelo il Maestro divino ci presenta l’amore in tre piani: ; a) l’amore del Padre per il Figlio, il Verbo eterno: (Gesù dirà: come il Padre ha amato me, Io ho amato voi!); b) l’amore del Figlio (Gesù) per tutti gli uomini (un amore che porta Gesù a morire in croce per salvare tutti gli uomini); c) l’amore degli uomini tra di loro (amatevi gli uni con gli altri come Io ho amato voi).
L’amore evangelico non è contraccambio ma è dono di Dio: esso parte dal Padre e tramite Gesù arriva sino a noi; è un dono, che siamo chiamati a trasmettere ai fratelli; questo amore nel concreto diventa perdono, generosità, servizio, fiducia, sopportazione. Diceva Gandhi: l’amore è l’anima del cristianesimo; Benedetto Croce parlando del cristianesimo evidenzia: l’amore di cui parla Cristo Gesù è amore verso tutte le creature, verso tutti gli uomini senza distinzione di genti o di classi, di liberi e di schiavi, amore verso tutte le creature, verso il modo intero, che è opera di Dio, quel Dio che è amore.
Siamo chiamati ad amare non perché Gesù ci comanda di amare, ma perché ciascuno di noi è realtà vivente dell’amore di Dio; Dio infatti amando crea e creando ama; Cristo Gesù assume la natura umana per salvarci, per aprire a noi le porte del regno dei cieli. Compito della Chiesa, dei credenti è quello di estendere e far conoscere questo amore a tutto il mondo, Gesù affida questo compito proprio alla Chiesa: ‘Come il Padre ha mandato me, Io mando voi’.
Il mondo oggi ha bisogno di aiuti, di opere umanitarie, filantropiche, ma ha soprattutto bisogno di Dio, che noi invochiamo: ‘Padre nostro che sei nei cieli’. E’ incapace di amare e perdonare solo colui che non ha conosciuto Dio, che è amore; dico amore cristiano, che non è eros, né filia, ma è carità, donazione, misericordia, compartecipazione alla vita dei fratelli in nome di Dio.
Mi dirai forse che è difficile; appunto per questo Gesù ha istituito l’Eucaristia, dopo aver lavato i piedi agli apostoli dicendo: ‘Voi mi chiamate Signore e maestro, e dite bene perché lo sono; ma Io vi ho dato l’esempio, fate allora come ho fatto Io’. Siete deboli, affaticati, oppressi, venite a me, dice Gesù, ed Io vi ristorerò. Ecco allora la celebrazione della Messa domenicale: serve per incontrarsi con Gesù, ascoltare la sua parola, rafforzare lo spirito per meglio attuare l’amore insegnato da Cristo Gesù.
Non è retorica, questo significa essere davvero cristiano. La missione del servire è la missione stessa dell’amore perché amore significa dare senza ricevere, offrire senza aspettare ricompensa; questa verrà poi dal Padre che sta nei cieli; con l’amore le piccole cose diventano grandi, senza l’amore crollano anche i palazzi e le cattedrali. Quanto grande e mirabile infatti è l’amore di Dio: questo Dio che pensa a te prima ancora che tu nascessi, questo Dio che per amore diventa il Redentore che dà la vita morendo in croce.
Amico/a, questo Dio oggi bussa alla porta del tuo cuore per essere compagno nel tuo viaggio, nel tuo dolore, per additarti la vera via della salvezza e si fa esempio: ‘Amatevi come io vi ho amato’; ci invita dicendo ‘Rimanete nel mio amore perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’.
Assisi onora santa Chiara: la contemplazione scopre la bellezza

“Santa Chiara vergine e povera, nata da una famiglia aristocratica si unisce ai frati minori della chiesetta della Porziuncola, vestita col sacco della penitenza, divenendo, nelle parole di Papa Benedetto XVI, vergine sposa di Cristo umile e povero, affascinata dall’amore per Cristo che, bellezza della sua divina persona, riempie il suo cuore”: con queste parole il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto emerito del Dicastero per la dottrina della fede, ha introdotto la celebrazione eucaristia della solennità di Santa Chiara di Assisi, che si è celebrata venerdì 11 agosto.
Il papa incoraggia i giovani ad imparare da Gesù
Papa Francesco: ogni vita è sacra

‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro’: questo verso tratto dal vangelo di Matteo è il titolo scelto da papa Francesco per il messaggio della 38^ giornata del malato nel giorno della memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, in cui sottolinea la cura di Gesù per il sofferente: