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Sergio Mattarella: la democrazia va difesa

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, domenica pomeriggio ha salutato 1800 cittadini che hanno visitato i Giardini del Quirinale in occasione della Festa della Repubblica, la cui apertura è stata dedicata alle fasce deboli della popolazione coinvolte tramite invito. Ma, soprattutto, è importante riflettere su ciò che ha detto o scritto nel 78^ anniversario della proclamazione della Repubblica italiana, come nel messaggio  al capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, sulla definizione di libertà:

“I Padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti della chiusura negli ambiti nazionali e sognavano una Italia aperta all’Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per le proprie libertà.

Il nostro contributo (ed in esso delle Forze Armate) alla causa della pace e della stabilità internazionali è più che mai prezioso nell’odierna situazione caratterizzata da devastazioni e aggressioni alle popolazioni civili in Europa e in Medio Oriente”.

Un particolare riferimento al contributo offerto dalle donne: “La Repubblica è grata alle donne e agli uomini delle Forze Armate per i compiti assolti negli impegnativi teatri operativi ove sono chiamati ad operare, nell’ambito delle missioni delle Nazioni Unite, di quelle frutto della solidarietà fra i Paesi dell’Alleanza Atlantica, delle decisioni alle quali abbiamo concorso in sede di Unione Europea”.

Un altro punto cardine lasciato dal Presidente della Repubblica ai prefetti si basa sulla memoria come compito principale del cittadino: “Fare memoria del lascito ideale di quegli avvenimenti fondativi è dovere civico e preziosa opportunità per riflettere insieme sulle ragioni che animano la vita della nostra collettività, inserita oggi nella più ampia comunità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità.

Fare memoria è un esercizio proprio a ogni cittadino e soprattutto per quanti, esercitando pubbliche funzioni, trovano nei principi costituzionali di libertà, uguaglianza e solidarietà una bussola di sicuro orientamento di fronte alle complesse sfide del presente”.

Ma il discorso più esaustivo ed articolato sul valore della democrazia è stato pronunciato prima del concerto  dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI diretta dal maestro Michele Gamba: “Il 2 giugno del 1946 l’Italia sceglieva la Repubblica. Quel voto (all’avvio della vita democratica) rappresentò per gli italiani una chiamata alla responsabilità. In quegli anni di speranze diffuse, le aspirazioni al benessere e al miglioramento della condizione personale, procedevano insieme alle conquiste democratiche e sociali”.

Ed ha ricordato un altro valore della Costituzione italiana: “Avvertiamo tutti che da tante parti nel mondo proviene un grido di sofferenza, di richiesta di serenità di vita, di progresso, di giustizia, di pace.

L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, convinta partecipe del rapporto transatlantico, dell’amicizia e dell’alleanza in cui questo si esprime, continuerà a impegnarsi (anche nella qualità di Presidente di turno del Gruppo dei 7) per la tutela (sempre, ovunque, per tutti) dei diritti fondamentali della persona, per la pace e il dialogo tra i popoli e gli Stati, per la giustizia e la solidarietà internazionale, per la lotta alla fame, alle malattie, al sottosviluppo, per la difesa dell’ambiente”.

Stessi pensieri nel ricordo delle vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio 1974: “Tutti gli italiani che, nel 1974, erano cittadini consapevoli ricordano, in maniera indelebile, quella orribile giornata, a partire dalle prime, incerte notizie della mattina. Fino alla drammatica conferma, alla diffusione dei particolari, alla straziante contabilità delle vittime”.

E’ stata una ricostruzione chiara delle responsabilità di chi attentava alla vita democratica dell’Italia: “La strage di Brescia fece seguito a numerosi gravi episodi in questo territorio nei mesi immediatamente precedenti: pestaggi, intimidazioni, attentati neofascisti contro sedi di istituzioni, di sindacati, di cooperative, di forze dell’ordine, di giornali, di scuole. Armi, bombe ed esplosivi erano stati scoperti e sequestrati durante gli arresti di alcuni estremisti di destra.

Un giovanissimo neofascista, pochi giorni prima della strage, era morto ucciso dal materiale esplosivo che trasportava. Quella manifestazione (quella del 28 maggio) promossa dai sindacati, nasceva come risposta della cittadinanza, della società civile bresciana contro questa serie di inaccettabili minacce e violenze. Fu, allora, che il terrorismo nero decise di alzare il livello di azione criminale”.

E non ha fatto sconti a nessuno nella difesa della democrazia dopo il voto del 2 giugno 1946: “Di fronte alla guerra violenta di opposti estremismi (nero e rosso) che, in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali, provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia, possiamo dire oggi, con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori”.

E la democrazia è viva grazie all’impegno di tanti cittadini: “Una vittoria che è stata di tutti i cittadini italiani, che si sono sempre raccolti, nei momenti più bui, attorno alle istituzioni e che non si sono mai lasciati sedurre dalle insidie della violenza, della lotta armata, dell’eversione. E che mai hanno reclamato l’instaurazione di misure autoritarie per sconfiggere la minaccia terrorista”.

Questi cittadini devono essere ricordati: “La nostra Repubblica è stata difesa e rafforzata, negli anni, dai sacrifici di tanti servitori dello Stato, di tanti cittadini onesti e coraggiosi…

Al di là delle doverose rievocazioni, il modo per ricordarli degnamente è quello di respingere e isolare i predicatori di odio, gli operatori di mistificazione, i seminatori di discordia. È quello di rivendicare e vivere i principi e i valori su cui si basa la nostra Costituzione. Quello di operare costantemente per l’unità del popolo italiano, per la diffusione della libertà e dei diritti, per un quadro internazionale che assicuri la pace nella giustizia”.

(Foto: Quirinale)

Per il presidente Mattarella la Resistenza fu moto di popolo

In mattinata a Roma il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella ha deposto una corona al Milite ignoto ed al termine della cerimonia, affiancato dal ministro della Difesa Crosetto, ha ricevuto nuovamente gli onori militari ed ha ascoltato l’inno nazionale.

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