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Un Regolamento che non esisteva: uno strumento giuridico-pastorale al servizio delle fragilità matrimoniali

Il 18 febbraio scorso papa Francesco rivolgendosi ai partecipanti di un corso di formazione aperto ad operatori della giustizia e della pastorale familiare, organizzato dalla Rota Romana ha dichiarato: “A partire dai due motu proprio Mitis Iudex e Mitis et misericors Iesus è andata crescendo la consapevolezza circa l’interazione tra pastorale familiare e tribunali ecclesiastici, visti anch’essi nella loro specificità come organismi pastorali. Da una parte, un’integrale pastorale della famiglia non può ignorare le questioni giuridiche concernenti il matrimonio”.

Nel solco di queste parole di Papa Francesco si pone il Regolamento del Servizio diocesano per i fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani – Barletta – Bisceglie (https://www.arcidiocesitrani.it/accoglienza/) promulgato mediante un decreto arcivescovile da S.E. Mons. Leonardo D’Ascenzo. Il testo normativo è un unicum nel panorama nazionale italiano ed è il frutto di un servizio che ormai da 7 anni manifesta la sollecitudine pastorale dell’Arcivescovo e dell’intera Comunità cristiana, alla luce del più recente Magistero pontificio volto a favorire un clima di accoglienza nei confronti di ogni fedele, qualsiasi sia la sua condizione personale e, specificatamente, matrimoniale.

Per collegamento ipertestuale alla Voce Regolamento: https://www.arcidiocesitrani.it/accoglienza/wp-content/uploads/sites/18/2023/05/REGOLAMENTO-SDAFS-ARCIDIOCESI-DI-TRANI-BARLETTA-E-BISCEGLIE-1.pdf

Il 13 maggio 2023 S.E. Mons. Leonardo D’Ascenzo ha reso pubblico per l’Arcidiocesi di Trani Barletta Bisceglie un Regolamento per il Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati. Si tratta di una piacevole quanto inaspettata novità nel panorama diocesano italiano.

Pensato come strumento successivo alla pubblicazione del Mitis Iudex Dominus Iesus, rappresenta uno strumento che dovrebbe essere divulgato e accolto nella varie Diocesi e potenziato proprio per venire incontro alle esigenze di accoglienza dei fedeli separati. Ma qual è il vero scopo che questo Regolamento intende soddisfare?

A mio parere, il Regolamento, che prende le mosse dalla esortazione di Papa Francesco di seguire con attenzione il cammino dei coniugi separati o divorziati, con particolare attenzione a coloro che hanno abbandonato la pratica religiosa e che mostrano la loro difficoltà, diventa utile strumento per assolvere tale funzione. La scelta, infatti, di formare degli operatori che, a seconda delle loro sensibilità e competenze, possano sostenere le famiglie in crisi, si può rivelare come un lungimirante investimento da parte della Chiesa locale.

Ed, infatti, si assiste con sempre maggiore frequenza al fallimento del progetto matrimoniale. Ma quello che maggiormente sorprende è che spesso, la crisi dell’unione avviene dopo un tempo relativamente breve dalla celebrazione delle nozze (è ormai un ricordo la crisi del settimo anno) e per motivi francamente banali e discutibili.

Ciò che gli operatori del settore giuridico, sia a livello civile che a livello ecclesiastico, notano sempre più frequentemente è l’incremento delle cause di natura psicologica alla base delle difficoltà matrimoniali. Disagi sempre più invasivi, che rendono fragili le giovani coppie.

Ricordo ancora come in un convegno del 2001 presso la Pontificia Università della Santa Croce, i relatori sostenevano come da lì a dieci anni, il capo di nullità che sarebbe prevalso a livello mondiale, sarebbe stato quello proprio indicato dal canone 1095 CIC. La profezia si rivelò tanto corretta quanto preoccupante, visto che le cause per immaturità psicologica sono diventate sempre più frequenti. 

E’ quindi lodevole che a livello Diocesano si cerchi di venire incontro alle esigenze di questi nostri fratelli in difficoltà, anche perché, pur ritenendo necessario rafforzare e, forse, ridisegnare i corsi di preparazione al matrimonio, nulla era previsto in modo organico per l’accompagnamento delle coppie in crisi, separate o divorziate.

E’, invece, evidente, come proprio questi fedeli abbiano bisogno di maggiore aiuto, sia per operare un corretto discernimento in vista di un eventuale processo di nullità matrimoniale, sia per aiutarli in un procedimento di mediazione volto a ripristinare quel dialogo che spesso le coppie interrompono, anche per meglio tutelare i figli nati dal loro rapporto e, infine, per sostenerli e supportarli qualora debbano proseguire in una strada di separazione manente vinculo.

Spesso ci accade di incontrare nel nostro cammino di operatori della giustizia, in qualità di avvocati, giudici, cancellieri e consulenti, persone fortemente turbate, ferite nel loro intimo che hanno bisogno non soltanto di perdonare l’altro ma, molto spesso, se stessi. Perché solo perdonando se stessi, si può poi affrontare il proprio vissuto e, di conseguenza, il proprio futuro.

Ben venga quindi, l’istituzione di figure come quelle indicate nel regolamento che possano, nei tre livelli indicati, venire in soccorso di questi sfortunati fedeli. Dopo un iniziale momento di filtro da parte dei parroci che meglio conoscono le persone e l’ambiente in cui esse vivono, sarà fondamentale fare intervenire figure che con una qualifica più appropriata che possano accogliere, comprendere, spiegare e, infine, consigliare i destinatari di questo importante impegno.

Centrali, quindi, saranno le figure di avvocati, adulti nella fede, possibilmente preparati in diritto civile, minorile ed ecclesiastico così come quelle di psicologi che possano prendere in carico la persona per capire la presenza di eventuali disagi e fragilità psichiche, che possano aver compromesso la vita coniugale.

Queste figure potranno poi essere anche un valido strumento di comunicazione tra le istituzione diocesane previste dal regolamento e gli operatori dei tribunali ecclesiastici. D’altra parte, fine ultime di questo servizio non può che essere quello del principio della salus animarum che informa tutto il diritto della Chiesa.

E concluderei con le parole del Santo Padre Francesco che nel discorso ai membri dell’associazione ‘Retrouvaille’ il 6 novembre 2021 ebbe a dire: “…non dobbiamo spaventarci della crisi. La crisi ci aiuta a crescere, e quello di cui dobbiamo avere cura è non cadere nel conflitto, perché quando tu cadi nel conflitto chiudi il cuore e non c’è soluzione del conflitto o difficilmente.

Invece la crisi ti fa ‘ballare’ un pò, ti fa sentire le cose brutte a volte, ma dalla crisi si può uscire, a patto che si esca migliori. Non si può uscire uguali: o usciamo migliori o peggiori. Questo è importante. E dalla crisi difficilmente si può uscire da soli, dobbiamo uscire sempre tutti in crisi. Questo mi piace. Non avere paura della crisi”.

E questo lo possiamo fare tutti insieme accompagnando i nostri fratelli su un sentiero di discernimento, senza pregiudizi, senza ipocrisie ma con il cuore aperto, tanto rispetto, pazienza e disponibilità perché come dice Francesco “accompagnare vuol dire perdere tempo” e il tempo che è stato perso per studiare e realizzare questo Regolamento è stato sicuramente un tempo prezioso e ben speso.

Al Festival della Canzone Cristiana, squalificato Fra Massimo Poppiti

Fabrizio Venturi, Direttore Artistico del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2023, ha annunciato che il concorrente Fra Massimo Poppiti è stato squalificato perché la canzone ‘Rinascere in un abbraccio’, presentata e in gara per la seconda edizione del Cristian Music Festival 2023 – www.sanremofestivaldellacanzonecristiana.it -, è stata già pubblicata su You Tube e, per tale motivo, non è inedita.

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