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Papa Francesco: la scuola educhi alla pace

Giornata dedicata alla scuola da parte di papa Francesco, che ha ricevuto in udienza l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), l’Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori (UCIIM), l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGeSC), chiedendo di non permettere il bullismo ai professori ed agli studenti, in quanto la scuola è preposta all’educazione alla pace, perché il suo compito è la vicinanza, la compassione e la tenerezza:
“La vicinanza, la prossimità. Come un maestro che entra nel mondo dei suoi alunni, Dio sceglie di vivere tra gli uomini per insegnare attraverso il linguaggio della vita e dell’amore. Gesù è nato in una condizione di povertà e di semplicità: questo ci richiama a una pedagogia che valorizza l’essenziale e mette al centro l’umiltà, la gratuità e l’accoglienza. La pedagogia distante e lontana dalle persone non serve, non aiuta. Il Natale ci insegna che la grandezza non si manifesta nel successo o nella ricchezza, ma nell’amore e nel servizio agli altri”.
Infatti la tenerezza di Dio si manifesta attraverso il dono: “Quella di Dio è una pedagogia del dono, una chiamata a vivere in comunione con Lui e con gli altri, come parte di un progetto di fraternità universale, un progetto in cui la famiglia ha un posto centrale e insostituibile. La famiglia! Inoltre, questa pedagogia è un invito a riconoscere la dignità di ogni persona, a cominciare da chi è scartato e ai margini, come duemila anni fa erano trattati i pastori, e ad apprezzare il valore di ogni fase della vita, compresa l’infanzia. La famiglia è il centro, non dimenticatelo!”
La tenerezza è alimentata dalla speranza: “La speranza è il motore che sostiene l’educatore nel suo impegno quotidiano, anche nelle difficoltà e negli insuccessi. Ma come fare per non perdere la speranza e per alimentarla ogni giorno? Tenere fisso lo sguardo su Gesù, maestro e compagno di strada: questo permette di essere davvero pellegrini di speranza…
Queste speranze umane, attraverso ciascuno di voi, possono incontrare la speranza cristiana, la speranza che nasce dalla fede e vive nella carità. E non dimentichiamo: la speranza non delude. L’ottimismo delude, ma la speranza non delude. Una speranza che supera ogni desiderio umano, perché apre le menti e i cuori sulla vita e sulla bellezza eterna”.
E’ stato un invito ad elaborare una ‘nuova’ cultura di pace, che sconfigga il bullismo: “La scuola ha bisogno di questo! Sentitevi chiamati a elaborare e trasmettere una nuova cultura, fondata sull’incontro tra le generazioni, sull’inclusione, sul discernimento del vero, del buono e del bello; una cultura della responsabilità, personale e collettiva, per affrontare le sfide globali come le crisi ambientali, sociali ed economiche, e la grande sfida della pace.
A scuola voi potete ‘immaginare la pace’, ossia porre le basi di un mondo più giusto e fraterno, con il contributo di tutte le discipline e con la creatività dei bambini e dei giovani. Ma se a scuola voi fate la guerra fra di voi, se a scuola voi fate i bulli con le ragazze e i ragazzi che hanno qualche problema, questo è prepararsi per la guerra non per la pace!”
Tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso la comunità: “All’inizio della vostra storia c’è stata l’intuizione che solo associandosi, camminando insieme, si potesse migliorare la scuola, che per sua natura è una comunità, bisognosa del contributo di tutti. I vostri fondatori vivevano in tempi nei quali i valori della persona e della cittadinanza democratica avevano bisogno di essere testimoniati e rafforzati, per il bene di tutti; e anche il valore della libertà educativa.
Non dimenticate mai da dove venite, ma non camminate con la testa girata indietro, rimpiangendo i bei tempi passati! Pensate invece al presente della scuola, che è il futuro della società, alle prese con una trasformazione epocale. Pensate ai giovani insegnanti che muovono i primi passi nella scuola e alle famiglie che si sentono sole nel loro compito educativo. A ciascuno proponete con umiltà e novità il vostro stile educativo e associativo”.
Mentre alle partecipanti al XV Capitolo Generale dell’Unione Santa Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, il papa ha invitato a riflettere su tre termini: santità, preparazione e affabilità, in modo da far comprendere il presente per capire il futuro:
“Comprendere il presente per capire insieme il futuro dell’Unione in cammino con la Chiesa. Capire il presente, comprenderlo, per capire il futuro; in cammino, non ferme (i morti sono fermi!), in cammino con la Chiesa. E’ bello! Esso è in linea con l’eredità, lasciatavi dalla Venerabile Luigia Tincani, di dare risposte creative alle domande degli uomini e delle donne del nostro tempo, specialmente degli indifferenti alla fede e dei lontani, attraverso la promozione di un umanesimo cristiano”.
Ed ha chiesto loro di vivere la santità con preparazione attraverso l’affabilità, in quanto la santità è: “una parola impegnativa, che può spaventare, al punto che spesso facciamo fatica ad applicarla a noi stessi. Eppure è la vocazione che ci accomuna tutti e l’obiettivo essenziale della nostra vita. Ma la santità è una cosa gioiosa, la santità attira, la santità è gioia spirituale. E’ vero che non è facile trovare la santità, ma con la grazia di Dio ce la possiamo fare. Quanto è importante questa missione oggi, specialmente per i giovani!”
E’ un invito a vivere tutto nella sequela Christi: “Rimanete ben radicate in questi fondamenti, perché il vostro apostolato sia solido e ricco. E per tradere agli altri bisogna parlare bene, con affabilità. E c’è un nemico molto grande di questo, che è il chiacchiericcio. Per favore, guardatevi dal chiacchiericcio. Il chiacchiericcio uccide, il chiacchiericcio avvelena”.
Però alla santità ci si arriva attraverso la preparazione: “Potremmo dire, con un termine moderno, ‘professionalità’; non però in un senso riduttivo di efficienza funzionale, ma in quello evangelico di dedizione, vissuta nello studio e nell’approfondimento continuo delle proprie conoscenze e delle proprie capacità, nel confronto personale e nella condivisione fraterna circa le verità apprese, nell’aggiornamento delle modalità didattiche e comunicative…
Il Signore ci ha fatto vedere che dialogava con tutti, tranne… C’era una persona con cui il Signore non dialogava mai: il diavolo. E quando il diavolo gli si avvicinò per fare quelle domande, il Signore non dialogò con lui. Gli rispose con la Parola di Dio, con la Scrittura. Per favore, dialogate con tutti, tranne che con il diavolo. Il diavolo viene nella comunità, guarda le gelosie, tutte quelle cose che sono di tutti gli umani, non solo delle donne, di tutti, e il diavolo va lì. Con il diavolo non si dialoga. Capito? Con il diavolo non si dialoga”.
Ed infine un invito ad essere ‘affabili’: “Siate messaggere di affabilità, che è dono dello Spirito, e di gioia, vivendo ogni incontro con riconoscenza solare dell’altro nella sua sacra unicità. Care sorelle, grazie per il vostro lavoro, specialmente in ambito giovanile! E vedo che mancano suore giovani… Continuate a portare avanti il vostro lavoro con l’apertura e il coraggio che vi sono propri, pronte a rinnovarvi là dove necessario, con santità di vita, preparazione e affabilità. Vi benedico e prego per voi. E anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.
(Foto: Santa Sede)
Durante il coronavirus la preparazione scolastica è peggiorata

Le vacanze natalizie sono terminate, ma non tutti gli studenti sono potuti ritornare nelle aule, come emerge dall’indagine ‘I giovani ai tempi del Coronavirus’, condotta da IPSOS per ‘Save the Children’, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per difendere i bambini a rischio e garantire loro un futuro, su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, che sono stati intervistati per comprendere le loro opinioni, stati d’animo e aspettative.