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La casa di Nazaret e la ‘venuta a Loreto’: fede e archeologia

Oggi ricorre la festa liturgica della Madonna di Loreto in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa di Nazareth a Loreto, le cui origini di questa traslazione della Casa dalla Palestina alla città marchigiana, risalgono al 1296, quando in una visione ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità. Ciò è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300:
“L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret. E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291). Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.
Inizia da qui il libro ‘Le sacre pietre di Loreto’ scritto dall’archeologo Alessio Santinelli, che narra gli studi di un giovane archeologo, che compie un viaggio alla scoperta della Santa Casa di Loreto. Iniziato quasi ‘per gioco’, l’autore si è messo sulle tracce della verità storica del sacello lauretano,che partendo da come appare oggi, servendosi delle considerazioni archeologiche, dei risultati degli scavi archeologici e delle analisi scientifiche, ha compiuto un cammino a ritroso nella storia fino a comprendere che la tradizione ha la sua parte di verità.
Nei graffiti incisi individua la chiave di volta per risolvere il mistero sulla datazione, la provenienza e il trasporto delle sacre pietre lauretane: “La devota tradizione narra che la traslazione della Santa Casa da Nazareth fino a Loreto sia opera degli angeli. Una seconda interpretazione storica mette in risalto che nel 1291 i crociati furono espulsi dalla Terrasanta per opera dei mussulmani e che alcuni cristiani salvarono dalla distruzione la casa della Madonna, trasportandola prima nell’antica Illiria, in una località, di cui il santuario di Tersatto fa memoria. Successivamente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 fu trasportata nell’antico comune di Recanati, prima presso il porto, poi su un colle in una via pubblica, dove tutt’ora è custodita”.
Per quale motivo per cui le pietre della Santa Casa di Loreto sono sacre?
“Le pietre della Casa di Loreto sono sacre perché provengono da Nazareth, dal luogo in cui Cristo si è incarnato e prima ancora dove l’angelo Gabriele ha portato l’annuncio a Maria. Quindi queste pietre sono state protagoniste del mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio ed, a distanza di 2000 anni, di questo evento miracoloso, che si ritrova inciso anche nei graffiti”.
Perché la Santa Casa arrivò a Loreto?
“Del fatto che da Nazareth la Santa Casa è arrivata a Loreto ci addentriamo nelle congetture, per il motivo per cui abbiamo pochissimi dati storici a nostra disposizione. Ovviamente c’è stato un trasporto e c’è chi parla della miracolosa traslazione angelica attraverso alcune tappe; c’è chi racconta che c’è stato un trasporto umano, quindi se vogliamo seguire le vicende umane dobbiamo comprendere in quali modi le vicissitudini storiche hanno portato la Santa Casa da Oriente ad Occidente attraverso eventi, che hanno consentito lo sbarco nel territorio marchigiano, perché in quel momento il vicario del papa era mons. Salvo, vescovo di Recanati, per cui troviamo la Casa di Nazareth su un colle nel territorio di un vescovo, che era vicario del papa”.
Per quale motivo la Santa Casa, che è a Loreto, è autentica?
“A mio modesto parere, la Santa Casa è autentica almeno per un motivo: possiamo addurre molte prove; ma la prova schiacciante sono i graffiti, che prima di tutto certificano che la Santa Casa è arrivata da Nazareth, perché trova confronti puntuali ed autentici soltanto con i graffiti della Terra Santa ed i graffiti, trovati negli strati più bassi obliterati dalla Chiesa bizantina nel V secolo d.C. Quindi abbiamo la certezza. Poi la lavorazione delle pietre. Secondo i graffiti collocati nelle pareti, graffiti capovolti e numerati, che confermano un trasporto umano. Per me il dato dei graffiti è eccezionale per comprendere l’autenticità della Santa Casa, che è stata trasportata con un ‘trasporto’ umano”.
In quale modo l’archeologia può rendere ‘gloria’ alla fede?
“L’archeologia, che è una scienza, guarda il dato. Io, archeologo, guardo alla pietra; pertanto queste pietre (la loro muratura e la loro posizione all’interno del pavimento murario ed i graffiti) parlano di una loro originalità. Assolutamente non si può descriverla come una chiesetta di campagna con mattoni presi dal colle lauretano, come qualcuno ha insinuato, perché non si spiegherebbero tantissimi particolari che osserviamo nella santa Casa di Loreto, come quelli relativi alle tre pareti originali”.
(Tratto da Aci Stampa)
La bellezza dei Cammini Lauretani nel racconto della prof.ssa Francesca Coltrinari

Dalla fine del 1500 la principale via verso Loreto è stata la ‘Via Lauretana’, che, costruita come strada commerciale e postale, collegava Roma al porto di Ancona, e si impose come percorso privilegiato anche per i pellegrini che intendevano testimoniare la fede, unendo in un unico percorso i tre centri spirituali della cristianità: Roma, Loreto ed Assisi. Con la Via Francigena e la Via Romea, la Via Lauretana era il maggior itinerario di fede in Italia.
La Via Lauretana (https://camminilauretani.eu) non era l’unica via per raggiungere Loreto; da nord a sud, da est ed ovest, si intrecciava un fitto reticolo di connessioni, deviazioni e percorsi alternativi: i ‘Cammini Lauretani’. Itinerari di fede come la Via di Jesi, la Via Clementina, la Via Aprutina, la Via di Visso-Macereto, il percorso da Loreto ad Ancona, oltre alle connessioni con le vie del pellegrinaggio internazionale (Via Francigena, Via Romea), formavano con la Via Lauretana una grande rete di itinerari regionali ed interregionali, unendo sotto il segno di Maria le innumerevoli bellezze d’arte e storia, di fede e di paesaggio.
Alla prof.ssa Francesca Coltrinari, docente di storia dell’arte all’università di Macerata, chiediamo di raccontarci questi ‘cammini lauretani: “I Cammini Lauretani sono un itinerario turistico-culturale che intende far rivivere l’esperienza del pellegrinaggio fra Roma e Loreto. Propone di percorrere la ‘via lauretana’ che univa le due città passando per Assisi. Nel tratto marchigiano erano documentati due itinerari: uno più antico che passava per Camerino-Castelraimondo- Sanseverino-Treia e poi lungo l’attuale strada Regina conduceva a Recanati e Loreto e la via postale che da Colfiorito si dirigeva poi verso Tolentino, Macerata, Recanati e Loreto”.
Per quale motivi i Cammini lauretani attraggono i pellegrini?
“Per molti motivi; i principali sono l’attrazione della reliquia di Loreto (la casa di Nazareth dove avvenne l’Annunciazione), la bellezza artistica e paesaggistica del percorso. In linea generale il turismo religioso attrae a molti livelli, tra cui c’è chi lo fa naturalmente per un’esperienza spirituale, oppure prettamente culturale o di gusto culinario. Essendo una storica dell’arte la mia attenzione si focalizza sulla parte storica ed artistica del percorso, caratterizzato da tante presenze di immagine lauretane, oppure di altri santi come a Tolentino con la presenza di san Nicola”.
Allora quali sono le opere d’arte che si possono trovare nei cammini lauretani?
“Molte, perché anche nei centri minori lungo il percorso ci sono opere d’arte significative, mentre gli stessi centri urbani che si incontrano sono opere esse stesse. Volendo sintetizzare, per il tratto marchigiano, si possono indicare Tolentino, con la basilica di san Nicola che conserva il cappellone, un ambiente affrescato nel 1325 circa da pittori della scuola di Giotto, come Pietro da Rimini, con le storie della vita di san Nicola; Macerata, con il suo centro urbano racchiuso nelle mura cinquecentesche perfettamente conservate, la torre dell’orologio del XVI secolo, ripristinato nel 2018 con un carosello di magi e il Palazzo Buonaccorsi; Recanati, con le opere di Lorenzo Lotto e la stessa Loreto, arricchita da capolavori dei maggiori artisti italiani che avevano lavorato anche per i papi, fra il 1400 ed il 1700”.
Esiste un rapporto tra l’Abbadia di Fiastra e Loreto?
“La storia dell’Abbadia di Fiastra inizia nel XIII secolo ed è un’abbazia benedettina, i cui monaci hanno bonificato queste zone, che erano paludose, rendendole fertili ed ha conservato fino ad oggi il rapporto con la natura che è evidente per chi visita. Dal punto di vista artistico si può ammirare la chiesa medievale. Nel XVI secolo l’abbazia fu ‘amministrata’ dai Gesuiti, che stavano anche a Loreto. Quindi, essendo tappa fondamentale nella via lauretana, si è creato un collegamento tra i due luoghi”.
Tanto famoso, il Santuario di Loreto, che nel XVI secolo fu visitato anche dai giapponesi: per quale motivo?
“Perché Loreto era riconosciuta come il secondo luogo santo d’Italia, dopo Roma, ed anche per il motivo per cui i giapponesi erano stati evangelizzati dai gesuiti, che a Loreto si erano stabiliti fin dal 1554, considerandolo ‘il secondo occhio’ della Sede apostolica”.
In quale modo gli artisti erano ‘attratti’ dai cammini lauretani?
“Loreto offriva l’opportunità di lavorare per committenti importanti (papi, principi, alti prelati) e garantiva che le opere fossero poi viste da moltissime persone che venivano da ogni parte del mondo. Alcuni erano attratti anche dal santuario per cui ritenevano il loro contributo artistico anche un atto religioso. Fra questi il pittore veneziano Lorenzo Lotto (1480-1556) che scelse di farsi ‘oblato’, quindi offrendosi e dedicandosi completamente alla santa casa, a cui lasciò i suoi dipinti e in cui morì”.
Quindi è un percorso che può interessare tutti?
“Sicuramente, perché mettere valore per un turista vuol dire creare qualità per chi ci vive, che può diventare turista del proprio territorio”.
Infine, nel Rinascimento quale importanza ebbe la produzione artistica di Tolentino, prima grande città marchigiana per chi giunge da Roma?
“Tolentino ebbe importanti figure di livello internazionale nel campo della cultura e della politica; le principali sono l’umanista Francesco Filelfo, attivo nelle maggiori corti del 1400, come quella di Milano, ed il condottiero Niccolò Maurizi, che combatté per la Repubblica di Firenze e mandò a Tolentino il portale scolpito della basilica di san Nicola. Nell’arte, importante il santuario di san Nicola che conservava il corpo del primo santo dell’ordine agostiniano e quindi divenne un punto di riferimento per tutto questo ordine religioso”.
((Tratto da Aci Stampa)
Da Loreto giovani europei sulle orme delle stimmate di san Francesco d’Assisi

Dal 28 luglio al 3 agosto a Loreto si svolgerà il XIV Campo ecumenico dei giovani europei, come ha raccontato don Francesco Pierpaoli, parroco della diocesi di Fano-Fossombrone- Cagli-Pergola, ideatore dei Campi ecumenici dei giovani di Loreto: “Tutto nasce dal desiderio di incontrare Gesù nei propri fratelli e di imparare a chinarsi su quelli più bisognosi. Da qui il segnale che il mondo può cambiare veramente anche davanti all’impossibile, come la guerra che sta dilaniando ormai da più di due anni la nostra Europa”.
Quest’anno questo campo ecumenico sarà l’occasione per riflettere sugli 800 anni a La Verna delle stimmate di san Francesco d’Assisi, con le sollecitazioni di p. Damiano Angelucci, un frate minore cappuccino delle Marche, basandosi sul libro di Antonio Rosmini, ‘Delle cinque piaghe della Santa Chiesa’: la paura, l’attrazione del piacere, la fatica di capirsi con il Signore, l’incomprensione con i fratelli e Sorella Morte.
Al campo parteciperanno luterani dalla Svezia, ortodossi dalla Romania e dall’Ungheria, greco cattolici dall’Ucraina e cattolici dall’Italia: “Avviene come per il soffione che spinto dal vento porta il seme lontano dalla propria terra, magari non ci accorgiamo ma quel seme prima o poi germoglia e fiorisce in maniera inattesa. Quel seme è Gesù e il vento lo Spirito Santo”.
Per quale motivo sono sorti i campi ecumenici dei giovani europei?
“Questa esperienza nasce a Loreto, dove san Giovanni Paolo II nel 1995 convocò i giovani per pregare per la pace nell’ex Yugoslavia, che indicò la città mariana come ‘capitale’ spirituale dei giovani d’Europa e la casa di Maria come la casa del ‘sì’ e quindi la casa in cui vivono in pace uomini e donne. Da quell’esperienza è nata la volontà, partendo dai giovani, di ricomporre l’unità e la comunione, non solo dal punto di vista ecumenico (sono presenti alcune confessioni europee), ma anche da un punto di vista sociale e culturale, perché abbiamo cercato di vivere con i giovani soprattutto la diversità come opportunità. La diversità non è divisione, ma è ricchezza, in quanto quello che non conosco non mi deve mettere paura, ma al contrario devo ascoltarlo. L’idea dei campi ecumenici parte da qui, dove i giovani sono il soggetto di questo cammino di unità, che è la preghiera di Gesù: ‘che tutti siano uno’. Il nome che abbiamo dato al progetto è quello che all’epoca ci indicò il papa: ‘Eurhome’ (‘Europa casa’) che derivava da ‘Eurhope (‘Europa speranza’) con la speranza che l’Europa sia la casa in cui tutti possano vivere in pace”.
‘Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall’Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una ‘casa comune’. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo! Giovani dell’Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell’amore!’: così diceva nel 1995 san Giovanni Paolo II proprio da Loreto. Tale messaggio è ancora attuale?
“E’ ancora attuale e lo sarà finché esiste l’umanità sulla terra, perché basta poco per riaccendere quella divisione (purtroppo con l’invasione della Russia in Ucraina l’Europa lo sta sperimentando): basta poco affinchè la fraternità lasci lo spazio agli interessi economici. Quindi occorre che i giovani diventino l’oggi di questo mondo nuovo. Ascoltiamoli, perché nel loro cuore c’è questo desiderio profondo di pace e di fraternità”.
Quali percorsi ecumenici si possono aprire?
“Intanto è necessaria un’esperienza ecumenica che parta dal ‘basso’, dall’amicizia. Ma i giovani stanno bene insieme? A Loreto viviamo insieme per una settimana da quasi 15 anni (anglicani, luterani, ortodossi, cattolici), allora perché siamo divisi? E’ chiaro che sorgono le domande, però le strade sono innanzitutto quelle dell’amicizia e della fraternità. Quindi credo che anche i principi teologici e dottrinali possano essere liberati da ‘questioni’ che non hanno niente a cosa fare con il Vangelo, ma sono semplicemente il frutto, purtroppo, di una divisione che abbiamo nel cuore. Il Vangelo e l’Eucarestia non possono dividerci; Gesù lava i piedi a tutti i suoi apostoli; Gesù offre la prima Eucarestia proprio a Giuda. In questo senso dobbiamo vedere come nella fraternità il sentiero dell’ecumenismo si apre davanti a noi. Tutto questo non riguarda solamente le confessioni religiose, ma soprattutto l’accoglienza di culture e modi di vivere diversi, vivendole come arricchimento personale”.
Per preparare quest’appuntamento una delegazione ecumenica nello scorso maggio si è recata nella diocesi greco cattolica di Samir-Drohobich in Ucraina, in cui esiste una comunità capace di prendersi cura delle persone in difficoltà, grazie ai giovani volontari della Caritas per far fronte al gran numero di bisognosi, che può ospitare fino a 2.800 persone gratuitamente: quale è la situazione?
“La situazione è quella di un popolo in guerra, cosa che, essendo nato nel 1961, non ho mai vissuto. Vivere in un clima di guerra è come vivere sapendo che hai un tumore: tutto quello che fai sembra normale, ma ha una malattia. Abbiamo incontrato una popolazione provata, sapendo che un uomo tra 18 e 60 anni può essere chiamato per ‘andare’ in prima linea, sapendo che 200 ucraini al giorno possono morire al fronte. Però davanti a questi segni di morte la comunità cristiana sta avendo una creatività nella cura ai bambini orfani, alle famiglie senza tetto ed ai mutilati: là dove esiste questo ‘peccato’ abbonda questo amore straordinario. Ho vissuto questo in Ucraina. I giovani dell’Ucraina verranno al campo ecumenico e parteciperanno con questa ‘ricchezza’ spirituale. Nello stesso tempo sono grati, perché siamo andati a trovarli e siamo stati con loro. Mi auguro che la pace possa arrivare per questo popolo che ha una fede profonda ed autentica”.
La riflessione del campo sarà incentrata sulle stimmate di san Francesco nella ricorrenza dell’ottavo centenario: cosa sarà proposto ai giovani?
“Quest’anno sono 800 anni che la Chiesa ricorda (26 settembre 1224) il momento in cui san Francesco d’Assisi a La Verna ricevette queste ‘ferite’, che fecero di lui un ‘alter Christi’, una persona che aveva vissuto Gesù sulla terra, in quanto il santo è l’attualizzazione di Gesù sulla terra. Con p. Damiano Angelucci, frate cappuccino delle Marche, abbiamo pensato di prendere queste ‘ferite’ di Gesù e di dire non solo quali sono le ferite, ma anche in quale modo san Francesco le ha curate nella sua vita. P. Damiano nominerà le cinque piaghe: piaga della paura verso il ‘diverso’; piaga della gratificazione personale; piaga della ‘fatica’ di comprendere la Parola di Dio; piaga dell’incomprensione con i fratelli; piaga di ‘sorella’ morte. Davanti ad ogni ferita san Francesco si pone come colui che si prende cura per rimarginare le ferite. Le cicatrici rimangono, però le ferite sono curate e conducono alla vita”.
(Tratto da Aci Stampa)
Pellegrinaggio a piedi Macerata- Loreto, 45 anni di preghiera e ricerca

“Chi cerchi, non che cosa cerchi, perché le cose non bastano per vivere; per vivere occorre il Dio dell’amore… Il bisogno di questo Chi, la ricerca di un amore che dura per sempre, la domanda sul senso della vita, sul dolore, sul tradimento, sulla solitudine. Sono inquietudini di fronte alle quali non bastano ricette e precetti; occorre camminare, occorre camminare insieme, farsi compagni di viaggio… Lo stile di Gesù non è tanto quello di dare risposte ma di fare domande, domande che provocano la vita”.
Giubileo Lauretano: un invito ad aprirsi agli altri
Mons. Dal Cin: la Pasqua annuncio di Vita vera

La Pasqua rappresenta per i cristiani il centro e il cuore di tutto l’anno liturgico, perché si tratta della festa più importante e che culminerà, successivamente, con la festività dell’Ascensione, 50 giorni dopo e la solennità della Pentecoste. Purtroppo, in questo periodo sconvolto dal coronavirus, la Settimana Santa e la Pasqua saranno seguite dai fedeli solo attraverso la televisione ed i social media.
Mons. Fabio Dal Cin: il Giubileo Lauretano è un dono

“Cari lauretani e pellegrini, come non ringraziare il Signore dei tanti doni di questo tempo: la visita del Papa il 25 marzo scorso, l’iscrizione nel Calendario Romano Generale della memoria facoltativa della Beata Vergine Maria di Loreto, cosicché il 10 dicembre di ogni anno, in ogni parte del mondo, può essere celebrata la Memoria della Madonna di Loreto e, non ultimo, il grande dono dell’Anno Santo!”
Così inizia la lettera pastorale che l’arcivescovo delegato pontificio di Loreto, mons. Fabio Dal Cin, ha scritto per l’occasione del prossimo Giubileo Lauretano, concesso da papa Francesco per i 100 anni dalla proclamazione della Madonna di Loreto patrona degli aeronauti, che è incominciato domenica 8 dicembre, con la celebrazione eucaristica del card. Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, e si concluderà il 10 dicembre 2020.
Durante la presentazione del Giubileo Lauretano mons. Dal Cin aveva spiegato il significato dell’anno giubilare: “La Santa Casa, che secondo l’antica Tradizione è stata trasportata in volo dagli angeli, ha ispirato gli aviatori reduci della Prima Guerra Mondiale ad affidarsi alla Beata Vergine di Loreto. A quel tempo infatti gli aerei venivano popolarmente chiamati ‘case volanti’. Così papa Benedetto XV, il 24 marzo 1920, dichiarava la Beata Vergine Maria di Loreto ‘Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronauti’. Il centenario della proclamazione è dunque l’occasione di questo Giubileo”.
Un anno giubilare che era stato preceduto, nel mese di ottobre, dal decreto della Congregazione del culto divino e la disciplina dei sacramenti, a firma del prefetto, card. Roberto Sarah, sull’iscrizione della celebrazione della Beata Maria Vergine di Loreto nel Calendario romano generale.
Dopo l’apertura della Porta Santa lauretana, abbiamo chiesto a mons. Fabio Dal Cin di spiegarci il significato dell’iscrizione nel Calendario Romano della festa della Madonna di Loreto: “L’iscrizione è stata autorizzata con Decreto del 7 ottobre scorso dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e sta a significare che la memoria liturgica facoltativa della Beata Vergine di Loreto – fissata al 10 dicembre, memoria della traslazione della Santa Casa – viene estesa a tutta la Chiesa con la celebrazione della santa Messa e della Liturgia delle ore tramite testi specifici allegati al Decreto, da tradursi nelle varie lingue.
Tale iscrizione è stata stabilita, come recita il Decreto, ‘con l’autorità’ di papa Francesco. Prima questa festa era celebrata solo nelle Marche, che venerano la Madonna di Loreto quale propria Patrona. Nei secoli passati la festa si celebrava anche in altre Regioni italiane e in alcuni Paesi europei, ma fu abolita dalla Congregazione dei Riti il 14 febbraio 1960 nel contesto della revisione dei calendari particolari.
Nonostante le replicate richieste da parte dei vescovi del Santuario di Loreto, mai si era riusciti a ottenere il reinserimento di tale memoria liturgica neppure nel Calendario della Chiesa in Italia. Si tratta quindi di un’attesa concessione che riempie di gioia i devoti della Vergine Lauretana e della sua Santa Casa”.
Per quale motivo papa Francesco ha decretato un anno straordinario giubilare?
“La ragione sta nella ricorrenza del centenario della proclamazione della Vergine Lauretana quale Patrona universale di tutti i viaggiatori in aereo. La scelta della Vergine Lauretana a Patrona dei viaggiatori in aereo fu suggerita dalla devota e antica tradizione che riconosce agli angeli in volo il trasporto della Santa Casa da Nazareth a Loreto. Tuttavia sottolineo che il Giubileo Lauretano è un dono per tutti i fedeli, sia per coloro che nel mondo dell’aviazione sono passeggeri e lavoratori, sia per quanti giungeranno pellegrini al Santuario della Santa Casa di Loreto”.
In quale modo si può vivere il Giubileo Lauretano come momento di grazia?
“Il 1° novembre, durante l’Indizione del Giubileo Lauretano, ebbi a dire: ‘La felice coincidenza con la festa dei Santi ci dice il senso di questo evento che nell’immagine del ‘volo’ coglie la metafora della vita cristiana: tutti siamo chiamati alla santità, alla gioia vera. Abbiamo bisogno di volare alto per vedere noi stessi, la realtà, il mondo, il creato, la nostra stessa vita nella maniera giusta dalla prospettiva di Dio, cogliendone il significato profondo ed autentico’.
Come momento di grazia l’evento giubilare si può vivere in modo speciale ricevendo il dono l’Indulgenza Plenaria, concessa da papa Francesco ‘in forma di Giubileo e la remissione di tutti peccati’ al Santuario della Santa Casa e ad altri luoghi, come le cappelle aeroportuali e quelle dei reparti dell’Aeronautica Militare, secondo le condizioni elencate nel Decreto”.
Quali sono le priorità nella pastorale del Santuario?
“La pastorale del Santuario s’ispira ai messaggi biblico-teologici della Santa Casa di Nazareth, trasportata e venerata a Loreto: anzitutto al mistero dell’Incarnazione ivi compiutosi e poi alla Santa Famiglia che vi è vissuta. Una priorità è la celebrazione dei sacramenti e del culto mariano cui attendono giornalmente i frati cappuccini.
Inoltre da circa due anni è stata avviata una specifica pastorale familiare, propria di questo Santuario, con l’istituzione della ‘Casa di Maria, Casa di ogni Famiglia’, che promuove periodici incontri di spiritualità familiare a livello di formazione e di preghiera. Vi attende don Bernardino Giordano con alcuni collaboratori. L’iniziativa sta coinvolgendo molte famiglie. Si può consultare a riguardo il sito: www.loretofamily.it.
Insieme alla famiglia, papa Francesco ha indicato come prioritaria l’attenzione ai giovani e ai malati. Proprio in questi giorni si sta riaprendo il Centro Giovanile a Montorso per accogliere, accompagnare e formare giovani secondo le indicazioni dell’esortazione post sinodale ‘Christus vivit’.