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La Chiesa italiana presenta il primo report sui casi di abuso

“Negli ultimi vent’anni sono pervenuti al Dicastero per la Dottrina della Fede 613 fascicoli dalle diocesi… Su questi dati la Chiesa italiana farà un’indagine che sarà la prima al mondo di questo genere”:

così ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti relative ai casi di abusi, durante la conferenza stampa di presentazione del primo Report nazionale sulle attività di tutela dei minori nelle diocesi italiane.

Mentre mons. Lorenzo Ghizzoni, responsabile del Servizio nazionale della Cei per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili. ha ricordato che “il 93% dei casi di abusi avvengono in famiglia, o in ambito familiare o nel ‘circolo della fiducia’ che si crea negli ambienti che frequentano i minori”.

Però negli ultimi anni è cambiata in positivo la percezione della gravità degli abusi: “C’è una coscienza diversa riguardo alle vittime: il vero cambiamento, come Chiesa, è avvenuto proprio quando noi abbiamo cominciato a metterci nei panni delle vittime…

Questo è avvenuto anche a livello sociale e culturale: del resto, il reato di pedofilia è entrato nel diritto italiano alla fine degli Anni Novanta… Stiamo uscendo dall’idea che i panni sporchi si lavano in famiglia”.

Eppoi ha specificato sui 613 fascicoli esistenti in questi 20 anni: “613 fascicoli non significa che ci sono 613 casi di pedofilia sacerdotale dal 2000 a oggi in Italia. Intanto bisogna notare che è solo dal 2000 che esiste l’obbligo per le diocesi di trasmettere il fascicolo alla Dottrina della Fede. I casi segnalati possono però riferirsi anche a un arco temporale precedente al 2000. Inoltre bisogna vedere il contenuto dei singoli fascicoli.

Un singolo abusatore potrebbe essere autore di più abusi. Così come darsi che la segnalazione sia stata archiviata perché infondata. Bisogna dunque attendere i risultati della ricerca per una fotografia più precisa”.

Quindi, alla vigilia della giornata dedicata alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi sessuali, la Cei ha reso noto il primo report nazionale per fare luce sui casi di abuso nella Chiesa segnalati ai centri di ascolto diocesani, riguardanti l’ultimo biennio. In particolare, sono stati rilevati i dati relativi a 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.

I Servizi Diocesani e Inter-diocesani per la tutela dei minori sono presenti nelle 226 diocesi italiane e le elaborazioni effettuate fanno riferimento a 158 risposte su 166 diocesi coinvolte, mentre 8 servizi sono a carattere Interdiocesano. La rappresentatività statistica del campione di indagine è pari al 73,4% (166 diocesi sulle 226 totali in Italia, in quanto sono in corso ulteriori accorpamenti).

Ad avere l’incarico di referente nella maggior parte dei casi è un sacerdote (51,3%), seguito da laico o laica (42,4%) e solo raramente un religioso o una religiosa (6,3%). Le diocesi di piccole dimensioni si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (56, 0%), mentre negli altri casi un sacerdote.

La maggior parte delle Diocesi ha attivato un Centro di ascolto (70,8%), in particolare nelle Diocesi di grandi dimensioni (84,8%). Le modalità con cui vengono pubblicizzate le attività del Servizio diocesano della tutela dei minori si avvalgono soprattutto del sito web (67,7%), in secondo luogo si utilizzano presentazioni o comunicazioni ordinarie alla stampa (42,4%).

Tra i punti di forza sono indicati la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori (il punteggio medio da 1 a 10 è 7,3) e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani (7,1), con il Seminario diocesano (6,5) e con educatori e catechisti (6,4).

I punti negativi risultano la capacità di gestire relazioni con Istituti e Congregazioni religiose (5,1), con le associazioni non ecclesiali (4,9), con gli enti locali (4,8); infine, il giudizio più negativo è riservato all’attività di comunicazione realizzata sui media locali (4,1) circa le iniziative proposte dai Servizi.

In questo triennio sono stati attivati 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. L’attivazione dei Centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle Diocesi, con 38 Centri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o Diocesi che si sono aggregate.

La sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della curia diocesana nel 74,4% dei casi; mentre il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%).

Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili. Nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti.

In questo periodo il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021. Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%).

Inoltre i contatti sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%). Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%).

I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di ‘comportamenti e linguaggi inappropriati’ (24), seguiti da ‘toccamenti’ (21); ‘molestie sessuali’ (13); ‘rapporti sessuali’ (9); ‘esibizione di pornografia’ (4); adescamento online’ (3); ‘atti di esibizionismo (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).

Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15).

Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. Il contesto nel quale i reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

Infine il numero di incontri formativi proposti nel biennio 2020-2021 è aumentato, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021 con conseguente aumento di partecipazione passato da 7.706 nel 2020 a 12.211 nel 2021; mentre gli operatori pastorali sono passati da 3.268 a 5.760. E sul versante della prevenzione e del contrasto alla pedofilia, il Consiglio nazionale della Scuola Cattolica ha pubblicato le Linee-guida per la tutela dei minori nelle scuole cattoliche.

(Foto: Cei)

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