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Papa Francesco: lo Spirito Santo è consolante

“E non dimentichiamo i Paesi in guerra; non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar. Fratelli e sorelli non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, è una sconfitta. Non dimentichiamo questo e preghiamo per la pace e lottiamo per la pace”: anche oggi al termine dell’udienza generale papa Francesco ha invitato a pregare per la pace. Ed in lingua polacca ha ricordato il beato don Popiełuszko nel 40° anniversario del suo martirio: “Questo Beato, che ha insegnato a vincere il male con il bene, vi sostenga nel costruire l’unità nello spirito della verità e del rispetto per la dignità della persona umana”.
Mentre nell’udienza generale ha continuato il ciclo delle catechesi sullo Spirito Santo, incentrando la meditazione sul tema: ‘Credo nello Spirito Santo’, tratto dal capitolo 14 del vangelo di Giovanni apostolo: “Con la catechesi di oggi passiamo da ciò che sullo Spirito Santo ci è stato rivelato nella Sacra Scrittura a come Egli è presente e operante nella vita della Chiesa, nella nostra vita cristiana.
Nei primi tre secoli, la Chiesa non ha sentito il bisogno di dare una formulazione esplicita della sua fede nello Spirito Santo. Per esempio, nel più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico, dopo aver proclamato: ‘Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo’, si aggiunge: ‘nello Spirito Santo’ e niente di più, senza alcuna specificazione”.
La precisazione fu resa necessaria a causa di eresie fin dai primi secoli della Chiesa: “Ma fu l’eresia a spingere la Chiesa a precisare questa sua fede. Quando questo processo iniziò (con Sant’Atanasio nel quarto secolo) fu proprio l’esperienza che essa faceva dell’azione santificatrice e divinizzatrice dello Spirito Santo a condurre la Chiesa alla certezza della piena divinità dello Spirito Santo. Questo avvenne nel Concilio Ecumenico di Costantinopoli, del 381, che definì la divinità dello Spirito Santo con le note parole che ancora oggi ripetiamo nel Credo”.
Quindi lo Spirito Santo è ‘uguale’ a Dio, cioè ‘consustanziale’: “Dire che lo Spirito Santo ‘è Signore’ era come dire che Egli condivide la “Signoria” di Dio, che appartiene al mondo del Creatore, non a quello delle creature. L’affermazione più forte è che a Lui si deve la stessa gloria e adorazione che al Padre e al Figlio. È l’argomento dell’uguaglianza nell’onore, caro a san Basilio Magno, che fu l’artefice principale di quella formula: lo Spirito Santo è Signore, è Dio.
La definizione conciliare non era un punto di arrivo, ma di partenza. E infatti, superati i motivi storici che avevano impedito una affermazione più esplicita della divinità dello Spirito Santo, questa verrà tranquillamente proclamata nel culto della Chiesa e nella sua teologia”.
Purtroppo tale definizione provocò ulteriori divisioni: “La Chiesa latina ben presto integrò questa affermazione aggiungendo, nel Credo della Messa, che lo Spirito Santo procede ‘anche dal Figlio’. Siccome in latino l’espressione ‘e dal Figlio’ si dice ‘Filioque’, ne è nata la disputa conosciuta con questo nome, che è stata la ragione (o il pretesto) per tante dispute e divisioni tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente”.
Non addentrandosi in questa diatriba il papa ha invitato ad un cammino insieme: “Non è certo il caso di trattare qui tale questione che, del resto, nel clima di dialogo instauratosi tra le due Chiese, ha perso l’asprezza di un tempo e oggi permette di sperare in una piena accettazione reciproca, come una delle principali ‘differenze riconciliate’. A me piace dire questo: ‘differenze riconciliate’. Fra i cristiani ci sono tante differenze: questo è di questa scuola, dell’altra; questo è protestante, quello… L’importante è che queste differenze siano riconciliate, nell’amore di camminare insieme”.
Quindi ha sottolineato che lo Spirito Santo è ‘vivificante’: “Superato questo scoglio, oggi possiamo valorizzare la prerogativa per noi più importante che viene proclamata nell’articolo del Credo, e cioè che lo Spirito Santo è ‘vivificante’, cioè dà la vita. Ci domandiamo: che vita dà lo Spirito Santo? All’inizio, nella creazione, il soffio di Dio dà ad Adamo la vita naturale; da statua di fango, lo rende ‘un essere vivente’. Ora, nella nuova creazione, lo Spirito Santo è Colui che dà ai credenti la vita nuova, la vita di Cristo, vita soprannaturale, da figli di Dio”.
Ed ecco la vera notizia ‘consolante’: “E’ che la vita che ci è data dallo Spirito Santo è vita eterna! La fede ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sovrane sulla terra… Lo Spirito abita in noi, è dentro di noi. Coltiviamo questa fede anche per chi, spesso non per colpa propria, ne è privo e non riesce a dare un senso alla vita. E non dimentichiamo di ringraziare Colui che, con la sua morte, ci ha ottenuto questo dono inestimabile!”
In precedenza papa Francesco aveva ricevuto i membri della Società Italiana di Chirurgia in occasione del 126^ Congresso nazionale dal titolo ‘Il futuro del chirurgo – il chirurgo del futuro’, invitandoli ad essere custodi della vita: “Il vostro lavoro e la vostra missione saranno sempre importantissimi: vi invito perciò a essere custodi della vita di chi soffre. Anche quando una persona non può guarire, può però sempre essere curata, perché nessuno sia mai considerato o si senta uno scarto”.
Ed ha consegnato loro un’icona: “Ed a questo riguardo, stimati chirurghi, vorrei concludere consegnandovi un’icona che può ispirare il futuro della vostra professione: l’icona di Gesù medico delle anime e dei corpi (ossia di tutto l’uomo) narrata nella parabola del buon Samaritano. In essa, colui che si prende cura vede e si ferma senza fretta: ha compassione di chi incontra, gli si fa vicino e ne fascia le ferite. Vede, ha compassione, si fa vicino e ne fascia le ferite. Sono questi gli atteggiamenti che io vi raccomando: vedere con amore, provare compassione, farsi vicino e prendersi cura. E’ così che ogni buon medico diventa il prossimo del paziente”.
(Foto: Santa Sede)
VI Domenica di Pasqua: ‘Vado, ma non vi lascerò orfani!’

Nel cuore di ogni cristiano alberga una certezza: Gesù non ci lascia orfani!, non ci abbandona, non ci lascia soli; anzi gli stesso ci assicura: ‘Sarò con voi sino alla fine del mondo’. E’ necessario però che si verifichi una condizione: amare ed osservare i suoi comandamenti. A queste condizioni Gesù invia alla sua Chiesa il ‘Consolatore’: lo Spirito santo, che è il dono mirabile di Dio alla sua chiesa. ‘Io vado al Padre, dice Gesù, e non mi vedrete più, ma il Padre vi darà un atro Consolatore: lo Spirito di verità’.
Papa Francesco chiede perdono agli Indiani

Il viaggio ‘penitenziale’ di papa Francesco in Canada entra nel vivo con l’incontro delle Tribù Indiane del Canada Occidentale attraverso il primo discorso con cui ha rinnovato la richiesta di ‘perdono’ per i modi in cui “purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni”. Alle parole il Papa aggiunge gesti significativi con il bacio dello striscione rosso con i nomi dei bimbi vittime delle scuole residenziali.
Papa Francesco: il Consolatore è la promessa di Gesù

Nella festa dell’Ascensione papa Francesco ha ricordato che martedì 31maggio, a chiusura del ‘Mese di maggio’ sarà recitato il rosario per la pace: “Dopodomani, ultimo giorno del mese di maggio, festa liturgica della Visitazione di Maria Santissima, alle ore 18, nella Basilica di Santa Maria Maggiore pregheremo il Rosario per la pace, in collegamento con numerosi Santuari di tanti Paesi. Invito i fedeli, le famiglie e le comunità ad unirsi a questa invocazione, per ottenere da Dio, con l’intercessione della Regina della Pace, il dono che il mondo attende”.