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Papa Francesco richiama l’attenzione sull’Intelligenza Artificiale: cuore e comunità sono necessari

“Il tema dell’incontro annuale di quest’anno del World Economic Forum, ‘Collaborazione per l’era intelligente’, offre una buona opportunità per riflettere sull’intelligenza artificiale come strumento non solo per la cooperazione, ma anche per unire i popoli”: così inizia il messaggio di papa Francesco inviato a Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum, per il raduno annuale a Davos, in Svizzera.
Nel messaggio il papa ha sottolineato che l’intelligenza è un ‘dono’ essenziale: “La tradizione cristiana considera il dono dell’intelligenza come un aspetto essenziale della persona umana creata ‘a immagine di Dio’… L’IA è destinata a imitare l’intelligenza umana che l’ha progettata, ponendo così una serie unica di domande e sfide”.
Ed ha chiesto attenzione nell’uso, in quanto potrebbe minare la nozione di ‘libertà’: “A differenza di molte altre invenzioni umane, l’IA è addestrata sui risultati della creatività umana, che le consente di generare nuovi artefatti con un livello di abilità e una velocità che spesso rivaleggiano o superano le capacità umane, sollevando preoccupazioni critiche sul suo impatto sul ruolo dell’umanità nel mondo. Inoltre, i risultati che l’IA può produrre sono quasi indistinguibili da quelli degli esseri umani, sollevando interrogativi sul suo effetto sulla crescente crisi di verità nel forum pubblico.
Inoltre, questa tecnologia è progettata per apprendere e fare determinate scelte in modo autonomo, adattandosi a nuove situazioni e fornendo risposte non previste dai suoi programmatori, sollevando così questioni fondamentali sulla responsabilità etica, sulla sicurezza umana e sulle implicazioni più ampie di questi sviluppi per la società”.
Per questo è necessaria la comunità: “I progressi segnati dall’alba dell’IA richiedono una riscoperta dell’importanza della comunità e un rinnovato impegno per la cura della casa comune affidataci da Dio. Per orientarsi nelle complessità dell’IA, governi e aziende devono esercitare la dovuta diligenza e vigilanza. Devono valutare criticamente le singole applicazioni dell’IA in contesti particolari per determinare se il suo utilizzo promuove la dignità umana, la vocazione della persona umana e il bene comune…
Oggi, ci sono sfide e opportunità significative quando l’IA viene inserita in un quadro di intelligenza relazionale, in cui tutti condividono la responsabilità del benessere integrale degli altri. Con questi sentimenti, porgo i miei migliori auguri di preghiera per i lavori del Forum e invoco volentieri su tutti i partecipanti l’abbondanza delle benedizioni divine”.
Mentre negli incontri odierni papa Francesco ha ricevuto i direttori della Federazione Automobile Club d’Italia con l’invito a mettersi in pellegrinaggio: “Il pellegrinaggio comporta il rischio di sbagliare strada, di trovarci in difficoltà o di sentirci perduti. Il Giubileo può essere allora per ciascuno l’occasione di una ripartenza, il momento giusto per ricalcolare il percorso della propria vita, individuando le tappe fondamentali da non perdere e quelle che invece potrebbero diventare un ostacolo per il raggiungimento della meta.
C’è una verità: noi non siamo fatti per stare fermi, ma siamo sempre in ricerca, in cammino verso la destinazione. E quello che rimane fermo, il cuore fermo, fa come succede con l’acqua: l’acqua ferma è la prima a imputridirsi”.
Per questo ha invitato a riflettere sulla relazione tra ambiente ed educazione: “C’è bisogno di una cultura del rispetto e della sicurezza stradale, a partire dalle scuole… Assumere comportamenti responsabili, rispettare le norme, essere consapevoli dei rischi aiuta la convivenza civile e il raggiungimento dell’obiettivo ‘zero vittime sulle strade’. Questo è un obiettivo chiaro, ed è un programma ma prima di tutto un dovere. Viaggiare fa rima con imparare, incontrare e non con soffrire, piangere o, addirittura, morire”.
Ad educazione si collega la parola ambiente per una maggiore qualità della vita: “Per questo è urgente lavorare per affrontare tali sfide con serietà e determinazione, anche attraverso la creazione di alleanze per incentivare la sostenibilità. In questo settore, la tecnologia offre già rilevanti opportunità e diversi strumenti, altri certamente verranno messi a disposizione. Occorre assumere una visione ampia, cercando (come già fate) collaborazioni e azioni comuni che vadano a vantaggio di tutti, rendendo la mobilità davvero sostenibile e accessibile”.
Proseguendo negli incontri della giornata il papa ha invitato i membri della ‘Fondazione Rete Mondiale di Preghiera del Papa’ ad approfondire l’enciclica ‘Dilexit Nos’: “In essa trovate il nutrimento sostanzioso che alimenta la spiritualità del vostro lavoro, del vostro apostolato. Mi piace che questa spiritualità voi la chiamiate ‘cammino del Cuore’. E vorrei leggere questa espressione in un duplice senso: è il cammino di Gesù, del suo Cuore sacro, attraverso il mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione; ed è anche il cammino del nostro cuore, ferito dal peccato, che si lascia conquistare e trasformare dall’amore… Non dimenticare questa parola: custodire. Questo è opera dello Spirito Santo: non c’è cammino del cuore con Cristo senza l’acqua viva dello Spirito Santo”.
Ugualmente ai dirigenti ed al personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza ‘Vaticano’ ha rivolto un invito ad attraversare la Porta Santa: “Vi invito ad approfittare della Porta Santa aperta nella notte di Natale nella Basilica di San Pietro, come pure di quelle aperte successivamente nelle altre Basiliche Papali di Roma. Attraversare la Porta Santa non è un atto magico; è un simbolo, un simbolo cristiano (Gesù stesso dice: ‘Io sono la porta’), un segno che esprime il desiderio di ricominciare, e questa è una bella saggezza: ricominciare, ogni giorno ricominciare”.
E’ stato un ringraziamento per il lavoro svolto: “Si tratta di un compito, il vostro, sempre esigente – lo so –, che necessita di prontezza e coraggio e che il più delle volte si svolge nella discrezione, senza essere notati, ma che presuppone abnegazione, cura di ogni dettaglio, pazienza e disponibilità al sacrificio. La sicurezza infatti è un bene invisibile della cui importanza ci accorgiamo proprio quando, per qualche ragione, essa viene meno, e che si costruisce nel continuo e intelligente impegno di sorveglianza, notte e giorno, per ogni giorno dell’anno”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco chiede inclusione per i vulnerabili

“Ora non si può più tornare indietro. Gli impegni assunti con la “Carta di Solfagnano” dovranno portare i Paesi sottoscrittori a cambiare rotta, ad essere più concreti nelle politiche e ad investire sempre più risorse affinché i diritti siano realmente esigibili, per non lasciare indietro nessuno e garantire diritti e pari opportunità”: così il presidente della Federazione FISH, Vincenzo Falabella, a conclusione del G7 Inclusione e Disabilità, tenutosi in Umbria, che ha prodotto il documento conclusivo denominato ‘Carta di Solfagnano’, ed oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza la delegazione di Ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità:
“Questo incontro, in occasione del G7, è un segno concreto della volontà di costruire un mondo più giusto, un mondo più inclusivo, dove ogni persona, con le proprie capacità, possa vivere pienamente e contribuire alla crescita della società. Invece di parlare di ‘discapacità’, parliamo di capacità differenti. Ma tutti hanno capacità. Io ricordo per esempio un gruppo che è venuto qui, di una ditta, un ristorante; sia i cuochi, sia quelli che servivano la mensa, tutti erano ragazzi e ragazze con disabilità. Ma lo facevano benissimo”.
E si è soffermato sul significato della firma della ‘Carta di Solfagnano’: “In primo luogo l’inclusione delle persone con disabilità è necessario che venga riconosciuta come una priorità da tutti i Paesi. A me questa parola ‘disabilità’ non piace tanto. Mi piace l’altra: ‘abilità differenti’. Purtroppo in alcune Nazioni ancora oggi si stenta a riconoscere la pari dignità di queste persone. Rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale”.
Lo sviluppo umano è possibile solo con l’apporto di coloro che sono ‘vulnerabili’: “Non c’è vero sviluppo umano senza l’apporto dei più vulnerabili. In tal senso, l’accessibilità universale diventa una grande finalità da perseguire, affinché ogni barriera fisica, sociale, culturale e religiosa venga rimossa, permettendo a ciascuno di mettere a frutto i propri talenti e contribuire al bene comune. E questo in tutte le fasi della sua esistenza, dall’infanzia alla vecchiaia. A me fa dolore quando si vive con quella cultura dello scarto con i vecchi. I vecchi sono saggezza e si scartano come se fossero scarpe brutte”.
L’appello del papa è un invito alla collaborazione: “Garantire servizi adeguati alle persone con disabilità non è solo una questione di assistenza (quella politica dell’assistenzialismo: no, non è questo) ma di giustizia e di rispetto della loro dignità. Tutti i Paesi, pertanto, hanno il dovere di assicurare le condizioni perché ogni persona possa svilupparsi integralmente, in comunità inclusive”.
E’ stata una richiesta al rispetto della dignità della persona: “E’ dunque importante operare insieme perché sia reso possibile alle persone con disabilità di scegliere il proprio cammino di vita, liberandole dalle catene del pregiudizio. La persona umana non deve essere mai mezzo, sempre fine! Questo significa ad esempio valorizzare le capacità di ciascuno, offrendo opportunità di lavoro dignitoso. Una grave forma di discriminazione è escludere qualcuno dalla possibilità di lavorare.
Il lavoro è dignità; è l’unzione della dignità. Se tu escludi la possibilità, gli togli questo. Lo stesso si può dire per la partecipazione alla vita culturale e sportiva: questo è un’offesa alla dignità umana. Anche le nuove tecnologie possono essere strumenti potenti di inclusione e partecipazione, se rese accessibili a tutti. Esse vanno orientate al bene comune, al servizio della cultura dell’incontro e della solidarietà. La tecnologia va utilizzata con saggezza, affinché non crei ulteriori disuguaglianze, ma diventi invece un mezzo per abbatterle”.
Infine ha esortato ad ispirarsi a san Francesco d’Assisi: “San Francesco d’Assisi, testimone di un amore senza confini per i più fragili, ci ricorda che la vera ricchezza si trova nell’incontro con gli altri (questa cultura dell’incontro che va sviluppata), specialmente con coloro che una falsa cultura del benessere tende a scartare. Tra questi che sono vittima dello scarto, ci sono i nonni: i nonni, i vecchi, alla casa di riposo… Quello che noi facciamo con i vecchi, lo faranno i nostri figli con noi. Non dimentichiamolo. Insieme, possiamo costruire un mondo dove la dignità di ogni persona sia pienamente riconosciuta e rispettata”.
A conclusione di questo G7 Helena Dalli, commissaria europea per l’uguaglianza, ha ribadito l’impegno dell’Europa: “Nell’Unione europea oltre un adulto su quattro ha una disabilità, per un totale di 100.000.000 di persone. Circa la metà sono inattive o disoccupate e circa un terzo di queste persone è a rischio povertà o esclusione. Il nostro dovere è lavorare a tutti i livelli per garantire la loro piena partecipazione alla società”.
(Foto: Santa Sede)
Da Rondine città della pace un appello al dialogo

“Proteggiamo gli ‘spazi terzi’ come lo sport per tenere viva la possibilità del dialogo tra i popoli”: Rondine, chiamata a collaborare per preservare lo spirito agonistico positivo dello sport e della prossima partita di calcio della Nazionale a Udine, rilancia invitando le Istituzioni coinvolte alla Cittadella della Pace di Arezzo per costruire iniziative che assicurino lo sport come naturale servizio alla pace con l’obiettico comune di garantire spazi sicuri dove la diversità possa continuare a coesistere nel riconoscimento dell’esistenza dell’altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni.
In occasione della partita di calcio Italia – Israele, in programma stasera ad Udine il presidente di ‘Rondine – Cittadella della pace’, Franco Vaccari, ha scritto ai rappresentanti delle Istituzioni civili: “Gentilissimi, apprezziamo e stimiamo la richiesta di incontro e di collaborazione con Rondine lanciata dal sindaco di Udine Felice De Toni: sono convinto che l’obiettivo sia comune, portare un messaggio concreto di pace, radicato nel coraggio quotidiano dei giovani provenienti dal Medio Oriente che nella World House della Cittadella della Pace cercano di spezzare la catena crescente dell’odio. Vogliono riconoscersi reciprocamente il diritto di esistere e di vivere un difficile dialogo quotidiano: e questo è il nostro terreno comune.
Nelle interlocuzioni con i diversi soggetti territoriali e nazionali abbiamo constatato l’intenzione di tutti che accompagna la prossima partita Italia-Israele, che si svolgerà a Udine il 14 ottobre: fare in modo che lo sport – il calcio in questo caso – possa essere quello “spazio terzo”, quella risorsa morale e culturale per cui è nato e continua a trovare una sua preziosa ragion d’essere, anche nei momenti più tragici della storia. Così possiamo dare un contributo con tutti voi per difendere la forza e la bellezza dello sport da rischi e tensioni che in questo momento potrebbero crearsi. Rondine non interviene perché è coinvolto uno Stato o un altro.
Rondine semplicemente non può che essere la naturale alleata dello sport, il luogo dove si vive – e si gioca! – come avversari, mai come nemici. Rondine infatti è uno spazio “terzo”, anzi di più: è un luogo e un’esperienza viva che ogni giorno è equamente coinvolta con le vittime delle guerre – i giovani – che sono ospitate e aiutate a ospitarsi, per uscire dall’avvelenamento causato dall’idea di “nemico”. Tutte le persone e le istituzioni che promuovono sinceramente la pace vogliono proteggere gli “spazi terzi”. Questi luoghi, soprattutto nei momenti di maggiore tensione e durante i conflitti, devono rimanere uno spazio sicuro dove la diversità possa continuare a coesistere nel riconoscimento dell’esistenza dell’altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni, tenendo viva la possibilità del dialogo tra i popoli.
In tal senso, ci uniamo a tutte le istituzioni coinvolte a vario titolo nella prossima partita, e invitiamo anche altri soggetti del territorio di Udine a condividere pienamente questa intenzione, in modo corale, perché il calcio e lo sport in generale siano un momento di umanità, di riconoscimento al di là e al di sopra delle tragiche contingenze a cui assistiamo ogni giorno.
Aderiamo innestando qui, oggi, la nostra iniziativa – “Il vero nemico è la guerra” – lanciata il 24 aprile a Firenze, in Palazzo Vecchio, attraverso la voce forte e autentica di quattro giovani: un israeliano, un palestinese, una ucraina e una russa. È una proposta sul tappeto che invita tutti a riconoscersi in una comune umanità prima delle singole appartenenze, vedendo nelle differenze una risorsa per lo sviluppo umano integrale.
È una iniziativa che, dalle Nazioni Unite alle nostre istituzioni italiane, è riconosciuta e che, trovando una ulteriore, forte risposta in tale delicata circostanza, potrebbe suscitare un consenso ancor maggiore, soprattutto nei cittadini e nelle cittadine che ogni giorno di più sono angosciati e smarriti e, pur volendo sinceramente la pace, non sanno orientare i loro pensieri e le loro possibili azioni.
Quindi, in uno spirito inclusivo, non vogliamo solo accettare il dialogo con le istituzioni territoriali e nazionali, ma anche rilanciare proponendo a tutti i soggetti coinvolti e interessati “l’ospitalità” a Rondine, a breve, per confrontarci e provare a costruire una collaborazione più ampia che possa portare a future azioni concrete che leghino indissolubilmente lo sport e la pace, a partire dal territorio di Udine e del Friuli-Venezia Giulia, anche oltre i confini nazionali.
Vi invitiamo a incontrarci a Rondine, luogo “terzo” ed equi-coinvolto, includendo anche le scuole, le categorie economiche e civili, in un vero spirito di condivisione. Inoltre, vista la nostra quotidiana esperienza nel dialogo interreligioso, invitiamo anche i rappresentanti delle comunità ebraiche, musulmane e cristiane, quest’ultima nella persona dell’arcivescovo Monsignor Riccardo Lamba.
In attesa di una auspicata risposta da parte di tutti, invio un caro saluto, anche e soprattutto a nome dei giovani che giungono a Rondine dai teatri di guerra, e si sentono ospitati da una Italia che in ogni suo angolo e iniziativa – in questo caso Udine e il Friuli-Venezia Giulia – sta dalla “loro” parte”.
A Roma patto di collaborazione per il rilancio del quartiere San Basilio con l’Istituto ‘Zaveria Cassia’

Un Patto di Collaborazione per il rilancio del quartiere San Basilio a Roma. L’iniziativa, promossa dall’Istituto Comprensivo Paritario “Zaveria Cassia” gestito dalla cooperativa Kairos, ha lo scopo di favorire la collaborazione tra cittadini, istituzioni e organizzazioni locali per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani di questo popoloso territorio nel settore nord-orientale della Capitale.
Questo Patto, in vista dell’avvio di un percorso finalizzato alla sua formalizzazione, sarà lanciato venerdì 4 ottobre dall’Istituto “Zaveria Cassia”, quale ente proponente, dal Municipio IV, rappresentato da Annarita Leobruni, vicepresidente e assessore alla Scuola, e dalla rete delle scuole del IV Municipio, con la presenza del coordinatore, il dirigente scolastico prof. Paolo Lozzi. L’iniziativa sarà presentata nel corso del convegno organizzato da Kairos dal titolo “New deal in educational contest: dalla pedagogia del ‘900 alle avanguardie educative”, sempre presso lo “Zaveria Cassia” (via Corridonia 40, ore 14:30).
Questo Patto di Collaborazione segue il modello già proposto in altre realtà dall’associazione Laboratorio per la Sussidiarietà (Labsus) e dal prof. Gregorio Arena, già docente di Diritto Amministrativo presso l’Università di Trento e presidente emerito di Labsus. In particolare, prevede la promozione di iniziative concrete di amministrazione condivisa, in relazione all’art. 118 della Costituzione, e quindi di inclusione sociale, educazione, cultura e sostenibilità ambientale. L’obiettivo è di valorizzare le risorse locali e migliorare le condizioni sociali ed economiche del quartiere, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e il coinvolgimento delle comunità locali.
“Il quartiere di San Basilio è caratterizzato da significative sfide legate a difficoltà sociali, economiche e ambientali, come la povertà diffusa, la disoccupazione e il disagio giovanile”, spiega il presidente di Kairos, Alessandro Capponi. “Ciò fa da contrappeso però ad un grande senso di appartenenza al quartiere, alle sue radici, dove da sempre la popolazione vive concrete esperienze di solidarietà sociale e si batte per la lotta dei diritti primari, quali la casa, la sicurezza, il lavoro e la formazione delle giovani generazioni, rendendola un’area con notevoli potenzialità di sviluppo e miglioramento del benessere complessivo.
L’obiettivo del nostro Patto”, sottolinea Capponi, “è di potenziare le risorse educative, culturali e sociali, con lo scopo di fornire opportunità di apprendimento, di sport, di crescita personale e sviluppo professionale soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione, come i giovani, gli anziani, le donne e i nuovi cittadini”.
Diverse realtà hanno già manifestato l’interesse a partecipare al Patto di Collaborazione per San Basilio: Associazione Centro ELIS, Dianova Cooperativa Sociale, Centro Anziani APS, Associazione KORA del Municipio III, Centro Antiviolenza Spazio Donna San Basilio, Protezione Civile Centro Radio Est, Croce Rossa Italiana Municipio IV, Wellness Village, ASD POLAS, IV Distretto Sanitario ASL RM2, Commissariato Polizia San Basilio, ASI, Parrocchia di San Basilio, Gruppo Scout Agesci Rm76, ASD Virtus Pionieri San Basilio, Suore Sacramentine di Bergamo e singoli cittadini attivi nel quartiere.
Il programma del convegno, che si svolgerà dal 3 al 5 ottobre all’Istituto “Zaveria Cassia”, vedrà anche una serie di sessioni formative per il personale docente e amministrativo della cooperativa Kairos, che gestisce attualmente 58 servizi educativi in 44 sedi scolastiche in diverse regioni italiane. Interverranno esperti di levatura nazionale del mondo della scuola e dell’università, come il dirigente scolastico prof. Federico Marchetti, tra i massimi esperti in Italia dell’approccio “Dada – Scuola senza zaino”, e il prof. Roberto Farnè dell’Università di Bologna, caposcuola e massimo esponente in Italia dell’Outdoor Education, già professore ordinario in Didattica generale e oggi docente di Pedagogia del gioco e dello sport.
(Foto: Kairos)
‘Spera ed agisci con il Creato’: la Giornata del Creato. Intervista al professor Morandini

“Spera e agisci con il creato: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. E’ riferito alla Lettera di san Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo…
Perciò lo Spirito è ora, realmente, ‘la caparra della nostra eredità’ ( Ef 1,14), come pro-vocazione a vivere sempre protesi verso i beni eterni, secondo la pienezza dell’umanità bella e buona di Gesù. Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti ( Gal 5,16-17)”.
Partiamo dall’incipit del messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, intitolato ‘Spera ed agisci con il Creato’, di papa Francesco per chiedere al prof. Simone Morandini, membro del comitato esecutivo del Segretariato Attività Ecumeniche, rappresentante dell’ATISM (Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale) nel CATI (Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane) e direttore di ‘Credere Oggi’, di raccontare in quale modo è possibile agire e sperare con il creato:
“Molti sono i modi in cui possiamo agire per il creato, avviando stili di vita sostenibili, decarbonizzando l’economia, custodendo la biodiversità. La sottolineatura del Tempo del Creato di quest’anno invita a vivere tali pratiche come speranza con il creato; il riferimento è al grande testo paolino ai Romani 8, 19-23, in cui si parla di un gemito della creazione: sottoposta attualmente alla vanità, essa anela ad una liberazione, come nelle doglie del parto. Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima del 2019 ha però anche sottolineato come tale passaggio sarà possibile solo quando i figli di Dio si mostreranno all’altezza della loro vocazione, in un agire responsabile di cura della vita”.
Perché la salvaguardia del creato è una questione teologica?
“La salvaguardia del creato è un impegno concretissimo, che coinvolge politica, tecnica, economia… ma anche le chiese e la teologia. Si tratta di ritrovare fino in fondo lo spessore di una teologia della creazione, quale contributo ricco di senso ad un’etica ambientale. é quanto ho cercato io stesso di fare (assieme agli amici Fulvio Ferrario, evangelico, e Panagiotis Yfantis, ortodosso) nel volume Il mondo buono di Dio (2024), quale contributo per una riflessione interconfessionale in tal senso”.
In quale modo la creazione è coinvolta nel processo di una nuova nascita?
“Siamo troppo abituati a collegare la salvezza donataci da Dio esclusivamente alla realtà umana (o magari anche soltanto alla nostra anima). In realtà la Scrittura evidenzia come Dio operi per il rinnovamento dell’intero creato: c’è una dimensione cosmica della nuova nascita che papa Francesco riprende con forza negli ultimi numeri di Laudato Sì”.
L’obbedienza allo Spirito come può cambiare l’atteggiamento dell’essere umano?
“Lo Spirito di Gesù Cristo è anche il soffio creatore che opera in Genesi; respirare in sintonia con esso significa scoprirsi in relazione con l’intero creato, accogliendolo nella nostra preghiera, ma anche orientandoci ad una conversione ecologica che ci renda davvero responsabili per il futuro della nostra terra”.
Tale giornata di preghiera per il Creato come incide nel dialogo ecumenico?
“In realtà la giornata per il Creato (ed il più ampio Tempo del Creato) ha una matrice ecumenica fin dalla sua origine. L’iniziativa nasce, infatti, dalla proposta del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli di orientare in tal senso la celebrazione del 1^ settembre (inizio dell’anno liturgico ortodosso). Ripresa negli anni successivi da numerosi organismi ecumenici e da parecchie chiese europee, la proposta ha poi visto nel 2015 l’adesione della Chiesa Cattolica.
Negli anni successivi il messaggio che papa Francesco invia ogni anno per l’occasione è stato più volte scritto a più mani (con il patriarca Bartolomeo e/o con il primate anglicano). Attualmente poi il tema dell’anno viene scelto da un comitato ecumenico di cui la Chiesa Cattolica è parte, assieme a molti altri soggetti dell’ecumene cristiana.
Si tratta quindi di un tempo particolarmente propizio per una collaborazione ecumenica anche sul piano locale e numerose sono ogni anno le iniziative in tal senso. Non è casuale che i materiali proposti dalla Cei per vivere al meglio questa giornata e questo mese siano sulla pagina dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo ed il Dialogo, che li ha curati insieme all’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro (https://unedi.chiesacattolica.it/2024/07/11/un-sussidio-per-il-tempo-del-creato/)”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco: la dama apre la mente

“Prendersi cura degli anziani è assumere un’eredità. E quell’eredità, consegnatela. Pertanto, l’altra estremità sono i bambini. Mi stavo divertendo a vedere con quanta gioia succhiava il biberon. Una promessa. Eredità e promessa. E noi siamo un ponte”: con queste pennellate papa Francesco ha incontrato i membri della fondazione ‘Memorial papa Francesco, a cui ha espresso gratitudine.
Inoltre ha ringraziato l’associazione spagnola per le attività che svolge, ricordando che è necessario prendersi cura di anziani e bambini: “Oggi vorrei mettere in risalto queste due cose: eredità e futuro, anziani e bambini; Dobbiamo prenderci cura di entrambi perché la storia continua. E poi, universalità nella collaborazione di tutti”.
Inoltre ha ricevuto anche i membri della Federazione Italiana Dama, in occasione del centenario della Federazione italiana, fondata nel 1924 ed attualmente presieduta da Carlo Andrea Bordini, elogiando questo ‘gioco’: “Il gioco della dama ha due belle caratteristiche: stimola la mente ed è accessibile a tutti. Infatti richiede intelligenza, abilità e attenzione, ma non grandi mezzi e strutture. E’ uno di quei giochi con cui, ovunque ci si trovi, si può facilmente creare un momento di incontro e di divertimento: bastano una scacchiera e le pedine, due giocatori, ed è un modo simpatico di stare insieme”.
Le origini della disciplina sono antiche, risalenti al 5.000 a.C. mentre diagrammi di damiere (le scacchiere su cui si gioca) sono stati trovati nella tomba egizia di Kurna, vicino a Fiv, datata 1350 a.C. Quanto alle moderne regole, il primo Paese ad adottarle fu la Spagna nel XVI secolo. In Italia il primo campionato nazionale si svolse nel 1925 e può essere praticato da tutti, perché sviluppa lalogica: “Questo fa sì che la dama sia un gioco per tutti, praticato in varie parti del mondo.
Ad esempio, risulta che sia uno degli svaghi più comuni tra i migranti che approdano sulle nostre coste: tanti di questi fratelli e sorelle, in situazioni di grande incertezza e apprensione, trovano sollievo giocando a dama, a volte anche insieme alla gente che li accoglie, nella semplicità e nella condivisione. E inoltre è un gioco che fa esercitare la capacità logica, e ce n’è bisogno, perché l’abuso dei nuovi media invece la fa addormentare!”
L’incontro si è concluso con un ringraziamento: “Perciò auguro ogni bene per la vostra attività; e vi incoraggio anche a tenere vivi i momenti di spiritualità che abitualmente associate agli eventi più importanti organizzati dalla Federazione. Vi ringrazio della vostra visita e vi benedico. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. E portate sempre i bambini, che sono una promessa!”
La giornata è stata conclusa dal colloquio con il presidente del Tadjghistan, Emomali Rahmon, piccola nazione dell’Asia Centrale, una delle ex repubbliche socialiste sovietiche, vertente sul dialogo con la Russia e sul rapporto con le altre fedi. Nel colloquio bilaterale in Segreteria di Stato, insieme con il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, e mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, sono state “rilevate le buone relazioni tra la Santa Sede e il Tadjikistan, e ci si è soffermati su alcuni aspetti della situazione politica e socioeconomica del Paese”.
(Foto: Santa Sede)
Firenze ha un nuovo vescovo

La diocesi di Firenze ha un nuovo arcivescovo, mons. Gherardo Gambelli, che è nato a Viareggio ed ordinato presbitero nel 1996, cappellano del carcere di Sollicciano dallo scorso anno quando è rientrato a Firenze dopo 12 anni trascorsi come missionario in Ciad, che ha ringraziato il papa per la nomina: “Sento di poter dire che la scelta di un prete di Firenze è un segno grande di stima e di fiducia da parte del Vescovo di Roma nei confronti di tutta la nostra diocesi”.
Inoltre ha aggiunto che tale nomina vescovile è una chiamata di Dio: “Nel dare la mia disponibilità al Papa, accettando la mia nomina, ho percepito una chiamata di Dio a rendermi ancora più disponibile per sdebitarmi del dono immenso del Vangelo ricevuto prima e dopo la mia ordinazione sacerdotale. Le belle testimonianze di fede rese da parte di tante persone incontrate durante il mio servizio pastorale mi hanno fatto comprendere progressivamente che, nella logica del Vangelo, il modo migliore per custodire i doni ricevuti sia quello di condividerli. Gli anni passati in Africa me lo hanno ulteriormente confermato”.
Ha sottolineato la coincidenza con la domenica in cui si legge la parabola del buon Pastore: “La Provvidenza di Dio ha voluto che l’annuncio della mia nomina cadesse nella settimana che precede la quarta domenica di Pasqua che per noi cattolici è la domenica del Buon Pastore. Ascolteremo le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni al capitolo 10: ‘Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare’. E’ Lui il vero pastore della Chiesa, il modello della scelta evangelizzatrice che ci spinge ad andare verso le periferie geografiche ed esistenziali nel nostro impegno missionario”.
Un saluto anche per le altre confessioni religiose, ricordando il fruttuoso dialogo interreligioso intrapreso dalla diocesi: “Saluto cordialmente i fratelli e le sorelle delle altre confessioni cristiane, i membri della comunità ebraica e musulmana, e di altre religioni presenti sul territorio della nostra Diocesi di Firenze. La bella tradizione di impegno nel dialogo ecumenico e nel dialogo interreligioso della parrocchia della Madonna della Tosse, di cui sono stato parroco quest’anno, mi ha permesso di incontrare e di conoscere personalmente il Rabbino, l’Imam e diversi pastori delle Chiese di Firenze con i quali sono nate promettenti amicizie che spero di poter rafforzare nel tempo”.
Ed ha ribadito una collaborazione della diocesi con le autorità civili: “Saluto le autorità e le istituzioni della città, esprimendo la mia ferma volontà di proseguire nella collaborazione ‘gomito a gomito’ per la costruzione di una società più giusta e solidale, nell’attenzione e nel rispetto della dignità di ogni persona, soprattutto dei più poveri ed esclusi. Davanti alla minaccia dell’espansione delle guerre nel mondo, ci sentiamo più che mai interpellati alla responsabilità di lavorare con più coraggio e tenacia per la pace, che si costruisce in maniera artigianale, nell’attenzione ai gesti quotidiani di perdono e riconciliazione”.
Infine un saluto per i detenuti del carcere di Sollicciano, nel quale è stato cappellano, con il proponimento di non perdere l’abitudine di visitarli: “Vorrei concludere rivolgendo un ultimo saluto ai fratelli e alle sorelle detenuti, particolarmente quelli e quelle della casa circondariale di Sollicciano, in cui ho svolto il mio ministero come cappellano durante quest’anno pastorale. Anche se non potrò continuare a visitarvi regolarmente, non dimenticherò le parole della Scrittura che dice: ‘Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere’. Con l’aiuto del Signore, mi impegnerò come Vescovo a essere attento alle vostre necessità, come a quelle di tanti fratelli e sorelle spesso dimenticati e scartati dalla nostra società”.
Ha concluso il saluto alla diocesi con l’affidamento del suo servizio alla Madonna ed ai santi: “Nel dire il mio sì alla volontà di Dio, mi affido all’intercessione di Maria santissima madre della Chiesa, a quella dei santi Vescovi Zanobi e Antonino, del Venerabile Elia Dalla Costa, dei Santi e della Sante della Chiesa fiorentina, perché mi aiutino a fidarmi sempre più della Provvidenza del Signore, capace di far concorrere tutto al bene. Certo della preghiera e del sostegno di voi qui presenti e di tanti fratelli e sorelle, proseguiamo con fiducia il nostro cammino, tenendo fisso lo sguardo sul Signore che libera dal laccio il nostro piede, perché è capace di amarci sempre e nuovamente di un amore infinito e incrollabile”.
Nell’annuncio per il nuovo vescovo della città il card. Giuseppe Betori ha ringraziato il papa per la nomina di un vescovo ‘fiorentino’: “Sono molto contento di questa scelta del papa che nomina un vescovo fiorentino, 87esimo vescovo fiorentino sulla cattedra di san Zanobi e sant’Antonino. La scelta del papa cade su un prete fiorentino, che conosce bene la nostra diocesi: qui è diventato prete. Da figlio di questa diocesi, diventerà padre: questo cambia molto nel suo rapporto nei nostri confronti”.
Inoltre ha ricordato i suoi servizi svolti sempre per amore di Dio: “La radice della sua persona l’ho sempre individuata nell’amore per la Parola di Dio. Ha fatto molte cose, ha avuto molte funzioni ma questi sono i frutti di una radice che è nel legame con la Parola di Dio, letta e studiata, che lo ha plasmato nella sua identità sacerdotale. Questa capacità di attingere nella Parola di Dio lo abbiamo visto in due momenti della sua vita, quando è stato vicario parrocchiale a Santo Stefano in Pane a Rifredi e parroco dell’Immacolata a Montughi.
Lì avvenne una cosa in cui c’entro anch’io: mi chiese di partire missionario come sacerdote ‘fidei donum’ a servizio di una chiesa dell’Africa, la diocesi di Ndjamena. Lì ha insegnato Sacra Scrittura, è stato parroco, ha servito negli ospedali, nel carcere. Poi ha seguito un nuovo passaggio: dalla diocesi id Ndjamena è nato il vicariato apostolico di Mongo. Si è trasferito lì, servendo come parroco e continuando il suo servizio al carcere. Periferie geografiche, umane hanno dato forma al suo carattere, al suo sacerdozio.
Poi, tornato a Firenze, in obbedienza, ha accettato di fare quello che gli ho chiesto. Tre cose: la nomina mette in rilievo la sua funzione di parroco alla Madonna della Tosse, altra parrocchia significativa. Ma gli ho chiesto di fare anche il vicedirettore spirituale al seminario accanto a mons. Carolla e il cappellano del carcere di Sollicciano. Dimensione spirituale, dimensione pastorale, servizio alle persone. Tutto questo non lo deve abbandonare ma ripensare in una forma nuova che è quella del governo della diocesi. Per questo gli siamo vicini e chiedo a tutti voi di essere collaboratori nei suoi confronti. Questo è come lo conosco, e per questo ringrazio il Papa che ce lo dà come arcivescovo”.
Anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani ha inviato un messaggio di benvenuto al nuovo arcivescovo di Firenze, sottolineando come alla guida della Chiesa fiorentina arrivi un toscano, 40 anni dopo la figura di Silvano Piovanelli, ma ha anche definito significativo il fatto che il nuovo arcivescovo sia un missionario, la cui sua esperienza di fede è maturata in Africa, in Ciad; “Lo spirito missionario, l’attenzione agli ultimi, ai più poveri, ai più fragili, saranno un tesoro prezioso per la Chiesa, ma anche un grande dono per tutta la comunità fiorentina e toscana”.
Infine il presidente della regione toscana ha rivolto un saluto al card. Giuseppe Betori, che ha guidato la diocesi fiorentina dal 2008 con ‘sapienza e cura’.
(Foto: arcidiocesi di Firenze)
La Fondazione’Terre del Capo di Leuca – De finibus terrae’ in Grecia per avviare collaborazioni

La Fondazione di Partecipazione PCE ‘Terre del Capo di Leuca – De Finibus Terrae’ comunica che Sabato 20 agosto si è conclusa la visita in Grecia, iniziata mercoledì 17 agosto, durante la quale mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, insieme ad un gruppo di sacerdoti diocesani, ha incontrato mons. Georgios Altouvas, arcivescovo metropolita di Corfù, Zante e Cefalonia, con l’obiettivo di avviare progetti di collaborazione e porre la prima pietra di un
Il card. Zuppi nuovo presidente della Cei

Nella tarda mattinata di oggi papa Francesco ha nominato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della CEI, annunciato dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione papale, secondo quanto previsto dallo Statuto (art. 26, § 1). Il card. Matteo Maria Zuppi nasce a Roma l’11 ottobre 1955.