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Papa Francesco ai pellegrini scandinavi: Carlo Acutis sia il vostro modello

“Sono lieto di salutare tutti voi, provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda, in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma, organizzato dalla Conferenza Episcopale dei Paesi Nordici. Prego affinché, attraverso questa esperienza del camminare insieme come fratelli e sorelle in Cristo, i vostri cuori si rafforzino nella fede, nella speranza e nell’amore, perché questi sono tre elementi essenziali della vita cristiana, tre modi in cui lo Spirito Santo ci guida nel nostro cammino, nel nostro pellegrinaggio, perché noi siamo dei pellegrini”.
Dopo aver ricevuto i partecipanti al convegno sui bambini papa Francesco ha incontrato i fedeli di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda, in pellegrinaggio a Roma esortandoli ‘a cooperare con gli altri fratelli cristiani’ ed a coltivare il dialogo interreligioso, nel segno del Giubileo: “Il motto di questo Giubileo, come ben sapete, è ‘Pellegrini di speranza’.
Prego perciò che la vostra speranza si rafforzi durante questi giorni. Sicuramente siete già consapevoli dei segni di speranza presenti nei vostri Paesi d’origine, perché la Chiesa, nelle vostre terre, sebbene piccola, cresce in numero. Cresce sempre. Possiamo ringraziare Dio Onnipotente, perché i semi di fede, piantati e irrigati lì da generazioni di pastori e persone perseveranti, stanno dando i loro frutti. Né questo deve sorprenderci, perché il Signore è sempre fedele alle sue promesse!”
Inoltre ha esortate ad alimentare la fede: “Mentre visitate i vari luoghi santi della Città Eterna, in particolare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, prego anche che la vostra fede nel Signore Gesù e la vostra consapevolezza di appartenere a Lui e gli uni agli altri nella comunione della Chiesa, sia nutrita e approfondita.
In questo modo, con la mente e il cuore più pienamente in sintonia con la grazia trasformante di Cristo, potrete tornare nei vostri Paesi pieni del gioioso entusiasmo di condividere il grande dono che avete ricevuto, perché, come dice San Paolo, siamo stati creati in Cristo per compiere opere buone”.
Alimentando la fede si può portare un messaggio di salvezza: “Di fatto non c’è ‘opera’ più grande che trasmettere agli altri il messaggio di salvezza del Vangelo, e noi siamo chiamati a farlo soprattutto per quelli che si trovano ai margini. Pensiamo ad esempio a chi è solo e isolato (tanta gente è isolata, sola), nel cuore e nelle periferie delle vostre comunità e nei territori più remoti.
Peraltro, questo compito è affidato a ciascuno di voi, qualunque sia la vostra età, stato di vita o capacità. Anche quelli che tra voi sono anziani, malati o in qualche modo in difficoltà hanno la nobile vocazione di testimoniare l’amore compassionevole del Padre”.
Quindi è stato un incoraggiamento a ‘vivacizzare’ le comunità locali’: “Tornando a casa, dunque, ricordate che il pellegrinaggio non si conclude, ma sposta il suo obiettivo sul quotidiano cammino del discepolato e sulla chiamata a perseverare nel compito dell’evangelizzazione. In proposito, vorrei incoraggiare le vostre vivaci comunità cattoliche a cooperare con gli altri fratelli cristiani, perché in questi tempi difficili, segnati dalla guerra in Europa e nel mondo, la nostra famiglia umana ha tanto bisogno di una testimonianza unitaria di quella riconciliazione, guarigione e pace che può venire solo da Dio”.
Senza dimenticare il dialogo con le altre comunità religiose: “Allo stesso modo, nei vostri contesti multiculturali, siete chiamati a dialogare e lavorare insieme agli appartenenti ad altre religioni, molti dei quali migranti, che avete accolto così bene nelle vostre società. Ricordo, infatti, di averlo visto in prima persona durante la mia visita in Svezia nel 2016. E per noi Paesi latinoamericani, nei tempi delle dittature (Brasile, Uruguay, Cile, Argentina): sono andati lì i nostri fratelli e sorelle che fuggivano dalle dittature. Continuate ad essere fari di accoglienza e di solidarietà fraterna!”
Infine si è rivolto ai giovani ricordando la canonizzazione di Carlo Acutis nel prossimo aprile: “Infine, una parola ai pellegrini più giovani tra voi. Nell’ambito degli eventi di quest’anno, il 27 aprile celebreremo la canonizzazione del beato Carlo Acutis. Questo giovane santo dei nostri tempi e per i nostri tempi mostra a voi, e a tutti noi, quanto sia possibile nel mondo d’oggi per i giovani seguire Gesù, condividere i suoi insegnamenti con gli altri e così trovare la pienezza della vita nella gioia, nella libertà e nella santità”.
(Foto: Santa Sede)
Carlo Acutis e il suo amico Gesù

E’ presto per pensare ai regali di Natale? Forse sì, ma chissà che non ci sia tra voi qualcuno che gradirebbe già qualche idea, per non trovarsi, poi, all’ultimo, con l’acqua alla gola. E allora, se siete tra coloro che si muovono in anticipo, lasciate che vi proponga un libro, adatto per i bambini dai sette anni in su, dedicato a Carlo Acutis, il beato millennial, prossimo alla canonizzazione: Carlo Acutis e il suo amico Gesù (Mimep Docete).
Ecco la trama. Lucia, la mamma di due gemelli, Filippo e Alessia, decide di raccontare ai suoi figli ogni sera un episodio della vita di questo giovane per aiutarli a conoscere meglio Gesù attraverso i gesti di Carlo e ad entrare nel mistero dell’Eucaristia, in vista della loro prima comunione.
Filippo e Alessia, allora, scoprono cosa ha fatto questo ragazzino originario di Milano e morto a soli 15 anni nel 2006, a causa di una leucemia fulminante. Scoprono che Carlo è stato un giovane cristiano appassionato del Vangelo e del Santissimo Sacramento, davanti al quale riponeva tutta la sua vita, scoprendo di sentirsi ‘leggero’ nell’affrontare la vita con Gesù. Veniva da una famiglia ricca, ma il suo ‘mito’ era san Francesco, il poverello di Assisi, che era riuscito a cercare l’essenziale, avendo così un cuore libero dalla schiavitù del possedere.
Anche Carlo voleva spogliarsi del superfluo, condividere con gli altri ciò che aveva, e lo faceva con i piccoli grandi gesti di un bambino (ad esempio, usava la sua paghetta per donare sacchi a pelo ai senzatetto di Milano). ‘Non io, ma Dio’, ripeteva, certo che la felicità fosse spostare lo sguardo da noi stessi al Signore e, come conseguenza di questa relazione intima, sugli altri.
Carlo insegna a questi due gemellini che la santità non è una questione di luoghi, età, possibilità, ma di cuore: si può essere santi ovunque, basta essere uniti a Dio in tutto ciò che facciamo, basta non perdere – in questo mondo iperconnesso – la connessione più importante, quella con il Padre. Il libro vuole mostrare un modello di vita semplice e al tempo stesso straordinario, per piccoli o grandi.
Vi ho incuriosito? Vi aspetto tra le pagine di ‘Carlo e il suo amico Gesù!’ Dall’introduzione del libro: ‘Mamma: tu sei proprio sicura che quando fai la comunione ricevi il corpo di Gesù?’
Alessia è una bambina molto riflessiva, non ama fare le cose senza pensare. Da tempo, soprattutto con l’avvicinarsi della data in cui riceverà quel sacramento, si interroga su come sia possibile che in un pezzetto di Pane si nasconda proprio Dio!
La mamma la guarda con dolcezza e annuisce. Lucia pensa davvero che nell’Eucaristia ci sia Gesù. Ci crede perché ha sperimentato la gioia, la speranza, la forza che entrano nel cuore quando viene in lei il Signore. Sa che Cristo è vivo, in quel piccolo e prezioso pezzettino di pane e che ogni comunione è una carezza per l’anima. Capisce, però, che si tratta di un mistero grande e che la figlia possa avere dei dubbi. Così, dopo aver parlato a lungo con la figlia, quella sera, pensa ad un modo per aiutare i suoi bambini a capire meglio questo grande regalo. Sa che i catechisti e il parroco li hanno preparati molto bene, ma sente il desiderio di donare qualcosa di unico anche lei, per questa occasione particolare.
Ecco che Lucia decide di scrivere per loro la storia di un ragazzino speciale, che ha vissuto un rapporto intimo e bellissimo con Gesù. Volete sapere di chi stiamo parlando? Lo scoprirete nelle prossime pagine, leggendo il racconto che Lucia ha voluto condividere con Filippo e Alessia, ma che ora è anche per ognuno di voi.