Il Cardinal Kasper avverte che pur non volendo “si può anche inciampare in uno scisma”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.03.2023 – Vik van Brantegem] – “Non si può reinventare la Chiesa”, ha detto il Cardinale Walter Kasper in un’intervista all’agenzia tedesca KNA, riferendosi alle proposte del Cammino Sinodale tedesco, di cui riportiamo di seguito il testo integrale nella nostra traduzione. Il Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha detto di temere “che attualmente le persone nutrano delle illusioni”, sebbene la sinodalità abbia fatto parte della vita della Chiesa fin dall’inizio. Ha osservato che il Cammino Sinodale ha sottolinea ripetutamente che non vuole alcuno scisma. “Ma si può anche inciampare in uno scisma. Un po’ come le grandi potenze sono inciampate nella Prima Guerra Mondiale, anche se nessuno lo voleva davvero”.

Il Cardinal Kasper ha indicato che il Cammino Sinodale tedesco dovrebbe anche “prendere sul serio le questioni che provengono da altre Conferenze Episcopali” e non dare “per scontato che si sappia già la verità. Questo rende sempre impopolari i Tedeschi all’estero. Quando incontro i cardinali qui a Roma, scuotono la testa in merito ai tedeschi”, riferisce nell’intervista e da conoscitore di entrambi i mondi, prova anche “a spiegare alcune cose” ai suoi colleghi cardinali. Questo mi fa ricordare che feci la stessa cosa con il mio Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dott. Joaquín Navarro-Valls, che era pure spagnolo, storicamente ancora più difficile che con gli Italiana. Ottenni anche un discreto risultato, facendo da tramite con il nostro omologo alla Conferenza Episcopale Tedesca, anche per questioni di una certa rilevanza. Un altro esempio per come l’impegno per il dialogo e la verità porta i suoi frutti.

«Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio» (San Giuseppe Moscati, 17 ottobre 1922).

Il Cardinal Kasper esclude che “le risoluzioni del Cammino Sinodale possano essere attuate nella Chiesa universale”, anche se “ci sono anche persone in altri Paesi che la pensano allo stesso modo. Ma questo è ben lungi dall’essere una maggioranza. Questo vale per l’ordinazione delle donne, per esempio. O l’idea di co-determinazione democratica nella guida della chiesa. La Chiesa non è una democrazia! Gran parte di questo argomento in particolare non è stato pensato teologicamente o dal punto di vista della tradizione”, ha affermato il Cardinale Kasper, riferendosi alle proposte del Cammino Sinodale tedesco.

Il Cardinal Kasper osserva che a Chiesa è “in una crisi molto profonda”. La Chiesa “è in uno sconvolgimento epocale. Non si può semplicemente continuare come prima, questo è indiscusso. Ma come sarà nel dettaglio il futuro della Chiesa, nessuno di noi lo sa” e crede “che dare le risposte sia ora compito di una nuova generazione nella Chiesa”, ha concluso il Cardinal Kasper.

La maggior parte dei membri della Conferenza Episcopale Tedesca vuole coinvolgere maggiormente il popolo di Dio nel processo decisionale, nonché persuadere la Santa Sede del corso riformista del Cammino Sinodale tedesco, mentre una minoranza condivide le massicce critiche di Roma. Lo ha sottolineato il Presidente, Mons. Georg Bätzing, al termine dell’Assemblea Generale di primavera a Dresden. La riunione si è svolta una settimana prima della quinta e ultima Assemblea plenaria del Cammino Sinodale, che si svolgerà dal 9 all’11 marzo a Frankfurt. Il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca prevede che “a causa dell’opposizione di diversi vescovi, alcune proposte di risoluzione potrebbero fallire”.

In occasione della morte di Papa Benedetto XVI, il Cardinale Walter Kasper scrisse in un articolo dal titolo “Un giorno continueremo i nostri discorsi in cielo”, pubblicato il 5 gennaio 2023 su L’Osservatore Romano: «Per scrivere del mio rapporto e dei miei incontri con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, devo scrivere letteralmente di due terzi della mia vita. Le nostre strade hanno continuato a incrociarsi. Ci siamo conosciuti nel 1963, quindi esattamente sessant’anni fa, durante un convegno presso l’accademia diocesana a Stoccarda. All’epoca era già un astro nascente nel cielo della teologia e tenne, cosa a cui ci siamo abituati in seguito, una conferenza brillante sulla dottrina eucaristica. Io ero uno sconosciuto, di sei anni più giovane, che si preparava per l’abilitazione all’università di Tubinga. Dopo di allora ci siamo incontrati e abbiamo collaborato in tutte le fasi della nostra vita come professori, vescovi, cardinali e, infine, durante gli otto anni del pontificato di Benedetto XVI» (Foto Reuters).

La KNA ha pubblicato questa intervista al Cardinal Kasper nel giorno in cui ha festeggiato il suo 90° compleanno. E sebbene stia invecchiando, parla ancora con forza e chiarezza della necessità dell’unità nella Chiesa e del possibile pericolo di “inciampare nello scisma”, se i leader della Chiesa si allontanano dall’insegnamento tradizionale della Chiesa.

«Apprezzo molto Kasper per essersi espresso in questo modo, in questo momento», osserva Robert Mohnihan nella sua Lettera N. 69 del 6 marzo 2023. Concordo con lui.

Poi, ricordando che il magazine dei gesuiti America, il 3 gennaio scorso ha pubblicato un interessante articolo su un vivace dibattito teologico di 22 anni fa, tra il Cardinale Walter Kasper e il Cardinale Joseph Ratzinger (When Pope Benedict discussed theology with Cardinal Kasper in America magazine, di James T. Keane) [QUI], Moynihan commenta: «Ho parlato personalmente con Ratzinger di questo dibattito nel 2001, quando si stava svolgendo. Ratzinger mi ha detto che lui e Kasper si erano impegnati per decenni in pubblici dibattiti teologici su questioni controverse come professori di teologia cattolici tedeschi. Questo non è stato dannoso, ha proseguito Ratzinger, ma in linea con il loro lavoro nella Chiesa, poiché il compito dei teologi è, ha detto, quello di esplorare questioni difficili con grande onestà e libertà. Tuttavia, aggiungeva Ratzinger, dal momento che lui e Kasper erano diventati alti funzionari della Chiesa — vescovi, poi cardinali — avevano entrambi bisogno di “aggiustare” leggermente il loro atteggiamento un tempo “professionale” di trattare tutte le questioni come questioni di dibattito aperto e pubblico, in modo per non confondere o sconcertare i fedeli. Questa, diceva Ratzinger, era la differenza tra il funzionare come teologo nella Chiesa, e il funzionare come vescovo, partecipante ufficiale al magistero, cioè al fedele insegnamento ed esplicazione della fede secondo la tradizione dottrinale tramandata “dall’inizio”. Kasper alla fine sarebbe arrivato a capire questa differenza di ruoli, ha detto Ratzinger. Ha concluso – dopo che gli ho chiesto come Kasper sarebbe arrivato a questa comprensione – “lo aiuterai”. Negli anni successivi, parlando con Kasper in diverse occasioni, spesso in relazione a discussioni sull’Ortodossia e la Russia, poiché Kasper era allora capo del dicastero incaricato del dialogo per l’unità dei cristiani, gli ho fatto riferimento a questa conversazione, e gli ho esposto quello che ho percepito essere il punto di vista del Cardinal Ratzinger su questo argomento. E a 90 anni, Kasper sta ora parlando con il coraggio più forte che mai sulla necessità per i vescovi cattolici di attenersi saldamente al vero insegnamento “tramandato una volta per sempre”».

Per questo il Cardinale Kasper merita nostro rispetto e la nostra gratitudine.

Cardinale Walter Kasper (Foto di Francesco Pistilli/KNA).

In Vaticano “scuotano la testa sui Tedeschi”
Cardinal Kasper: Il cammino sinodale non prevarrà
KNA, 5 marzo 2023
di Ludwig Ring-Eifel

(Nostra traduzione italiana dal tedesco)

Il Cardinale Walter Kasper compie 90 anni domenica, 5 marzo. Anche in pensione, è uno dei Tedeschi più influenti in Vaticano. In un’intervista concessa alla Katholiche Nachrichten Agentur (KNA), analizza la situazione e gli sviluppi in Germania.

Cardinale, quando ripensa a 90 anni della sua vita, cosa la commuove particolarmente?
Soprattutto, gratitudine. Per il fatto che sono ancora relativamente in salute, che posso ancora fare tutto da solo, non è una cosa scontata a questa età. E per tutto quello che mi è stato permesso di vivere in questi anni.

Una di queste esperienze è stata al tempo del Concilio Vaticano II 60 anni fa. Cosa ricorda?
Era un momento di partenza! È stata una sorpresa totale quando abbiamo saputo al telegiornale che Giovanni XXIII indisse un concilio ecumenico. A quel tempo ero all’Università di Tubinga, dove ho conseguito il dottorato e successivamente la mia abilitazione. Il Concilio ha suscitato un grande entusiasmo, che è stato un grande momento anche per me. Tanto è cambiato. Chiunque affermi che la Chiesa non può essere riformata dovrebbe tenere a mente questo profondo cambiamento! L’ho visto. Allora alla gente piaceva essere cattolica, le porte si aprirono. Improvvisamente, teologi cattolici e protestanti hanno potuto incontrarsi e discutere tra loro, cosa che prima non esisteva. Poi l’abbiamo coltivato molto a Tubinga, ci siamo incontrati una volta al mese, Küng, Moltmann, Jüngel e io, prima a cena, e poi abbiamo bevuto vino e discusso intensamente fino a dopo mezzanotte. È stato un grande momento.

Ma ciò non le ha impedito in seguito di pronunciarsi a favore dell’esclusione di Küng dalla facoltà di teologia.
Quelle sono state le settimane più difficili della mia carriera accademica. Ero in rapporti amichevoli con lui e avevo imparato molto da lui. Ma poi non ero d’accordo con lui su punti cruciali. Prima che venisse revocata la licenza d’insegnamento, la facoltà era divisa, alcuni protestavano contro di essa, altri la ritenevano giustificata in termini di contenuto. Ero uno di loro. Ma lo hanno deciso altri. Quello che non mi è piaciuto particolarmente è stato il modo in cui Küng ha reagito e polemizzato pubblicamente, era solo uno svizzero testardo.

Torniamo al Concilio: a distanza di 60 anni sembra che allora non fossero affrontati temi importanti che oggi sono di attualità.
Sono state affrontate questioni molto importanti, ma ovviamente non tutte. Ad esempio, il Concilio ha posto l’interazione tra vescovi e papa, ma anche tra laici e clero, su nuovi fondamenti teologici. Ma come dovrebbe funzionare esattamente non è stato chiarito. E Papa Francesco ora lo vuole chiarire con il Sinodo sulla sinodalità. Per inciso, questa è in realtà una riforma molto conservatrice, perché i Sinodi hanno fatto parte della vita della Chiesa fin dall’inizio. Dopo il Medioevo è andato un po’ giù, e ora sta rivivendo in un modo nuovo. Per inciso, anche i laici, come i principi, hanno avuto in passato una grande influenza sui Sinodi.

E quali nuovi argomenti sono stati aggiunti? La questione delle donne, la questione dell’identità e dell’orientamento sessuale?
Il Concilio ha già detto qualcosa sulla questione delle donne, in particolare per quanto riguarda la posizione delle donne nella società. Ma la questione delle donne all’interno della Chiesa è stata allora trascurata e ora cade ai nostri piedi. È lo stesso con altri soggetti. Le relazioni omosessuali erano ancora generalmente tabù all’epoca. Tutto questo si è visto solo dopo il 1968, cioè dopo il Concilio.

Uno dei suoi studenti che in seguito ha affrontato questi argomenti è stato il teologo morale Eberhard Schockenhoff, morto nel 2020. Per il Cammino Sinodale in Germania, è stato un pioniere su questi temi. Come si è sentito per lui?
Eravamo amici. Ogni volta che veniva a Roma, ci scambiavamo idee intensamente. Non siamo sempre stati d’accordo. Ma quando è andato oltre, è stato fatto in modo molto solido. Ho letto ampi brani del suo libro pubblicato postumo sull’etica sessuale. Questo è stato un chiaro ripensamento, ma non è andato così lontano come sta andando nel Cammino Sinodale. Si trattava di aperture, ma sempre bibliche e basate sulla tradizione. Manca adesso, anche per dare un buon fondamento teologico al Cammino Sinodale.

Il che ci porta al Cammino Sinodale. Cosa intende? Dove porta?
Temo che attualmente le persone nutrano delle illusioni. Penso che sia del tutto fuori discussione che le risoluzioni del Cammino Sinodale possano essere attuate nella Chiesa universale. Naturalmente ci sono anche persone in altri Paesi che la pensano allo stesso modo. Ma questo è ben lungi dall’essere una maggioranza. Questo vale per l’ordinazione delle donne, per esempio. O l’idea di co-determinazione democratica nella guida della Chiesa. La Chiesa non è una democrazia! Gran parte di questo argomento in particolare non è stato pensato teologicamente o dal punto di vista della tradizione. Non si può reinventare la Chiesa.

Altri vescovi e cardinali ora avvertono di uno scisma. È anche la sua paura?
Il Cammino Sinodale sottolinea ripetutamente che non vuole alcuno scisma, e io ci credo. Ma si può anche inciampare in uno scisma. Un po’ come le grandi potenze sono inciampate nella Prima Guerra Mondiale, anche se nessuno lo voleva davvero. Dovrebbero prenderlo sul serio. E anche in Germania le questioni che provengono da altre Conferenze episcopali vanno prese sul serio e non si dà per scontato che si sappia già la verità. Questo rende sempre impopolari i Tedeschi all’estero. Quando incontro i cardinali qui a Roma, scuotono la testa in merito ai Tedeschi. Poi provo anche a spiegare alcune cose.

Una settimana dopo il suo novantesimo compleanno, ricorre il decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. Presumo che fosse per lui in quel momento. Se ne è mai pentito?
Sono dalla parte di Papa Francesco. Ciò non significa che penso che ogni parola o azione che dice sia corretta. Ma una volta eletto un Papa vale il principio di lealtà, soprattutto alla Curia, altrimenti non funziona. Adesso non lo vedo così spesso come una volta, ma ogni volta che mi chiama vado a dargli un consiglio se me lo chiede. È sotto pressione da due parti: ci sono i conservatori, che hanno rifiutato il suo stile fin dall’inizio, e ora in Occidente, ad esempio in Germania, ci sono anche critiche dall’altra parte, che spinge per le riforme. Ma è un uomo del sud, ha questioni completamente diverse che sono importanti per lui, si deve essere chiaro su questo. Ciò che ha messo in moto richiederà un altro pontificato o due prima che sia pienamente attuato. Spero che qualcuno venga che implementerà questi impulsi a modo suo.

Alcuni riformatori credono che il cambiamento sarebbe la migliore risposta alla massiccia crisi della Chiesa del tempo. Come lo vede?
La Chiesa è in una crisi molto profonda. Non vederlo sarebbe sciocco. E la causa non è solo lo scandalo degli abusi. La crisi va molto oltre e più in profondità. Colpisce l’intero mondo occidentale. La Chiesa è in uno sconvolgimento epocale. Non si può semplicemente continuare come prima, questo è indiscusso. Ma come sarà nel dettaglio il futuro della Chiesa, nessuno di noi lo sa. Tutto quello che so è che se non avessi sperimentato il risveglio del Concilio in quel momento, difficilmente avrei potuto sopportare questa crisi. Ma credo che dare le risposte sia ora compito di una nuova generazione nella Chiesa.

Il Cardinale Walter Kasper (Foto di Grzegorz Gałązka/SIPA/East News).

Il Cardinale Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è nato il 5 marzo 1933 ad Heidenheim/Brenz, nella diocesi di Rottenburg-Stuttgart (Germania). Dal 1952 al 1956 compie gli studi di filosofia e teologia a Tübingen ed a Monaco di Baviera.

Il 6 aprile 1957 riceve l’ordinazione sacerdotale.

Nel 1961 ottiene il grado di Dottore in Teologia presso la Facoltà di Teologia di Tübingen, discutendo una tesi dal titolo: «Die Lehre von der Tradition in der Römischen Schule» (La Dottrina della Tradizione secondo la Scuola Romana).

Dal 1961 al 1964 ricopre l’incarico di assistente (Wissenschaftliche Assistent) dei Professori Leo Scheffczyk e Hans Küng.

Nel 1964 consegue, sempre presso la Facoltà di Teologia di Tübingen, il dottorato di abilitazione con una tesi dal titolo: «Philosophie und Theologie der Geschichte in der Spätphilosophie Schellings» (Filosofia e teologia della storia nella tarda filosofia di Schelling).

Dal 1964 al 1970 è docente di teologia dogmatica presso la Facoltà di Teologia di Münster, e ricopre l’incarico di decano della Facoltà dal 1969 al 1970.

Dal 1970 al 1989 è docente di teologia dogmatica presso la Facoltà di Teologia di Tübingen, e ricopre l’incarico di decano della Facoltà dal 1970 al 1971.

Durante questi anni, e precisamente dal 1975 al 1979, ricopre l’incarico di presidenza dell’Assemblea degli studiosi di dogmatica di espressione tedesca.

Nel 1979 è nominato consultore dell’allora Segretariato per l’Unità dei Cristiani (oggi Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani), e membro del Dipartimento teologico del Consiglio Ecumenico delle Chiese, la Commissione «Fede e Costituzione».

Dal 24 novembre all’8 dicembre 1985 è stato Segretario Speciale alla II Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il 17 aprile 1989 è nominato Vescovo di Rottenburg-Stuttgart. Riceve l’ordinazione episcopale il 17 giugno 1989. Guida la diocesi di Rottenburg-Stuttgart fino al 31 maggio 1999.

Nel 1991 la Conferenza Episcopale Tedesca gli affida l’incarico di Presidente della Commissione per le questioni estere e di Vice Presidente della Commissione per la dottrina della fede.

Nel 1994 il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani gli affida l’incarico di Co-presidente della Commissione Internazionale di dialogo cattolica-luterana.

Nel 1998 è nominato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Pontificio Consiglio per la Cultura.

Il 16 marzo 1999 Giovanni Paolo II lo nomina Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Assume l’incarico il 1° giugno successivo.

Nel 2001 è stato nominato consultore della Congregazione per le Chiese Orientali.

È membro dell’Accademia delle Scienze di Heidelberg e dall’Accademia Europea delle Scienze e dell’Arte.

Ha ricevuto vari riconoscimenti ufficiali, tra i quali i seguenti dottorati «honoris causa»: nel 1990 dalla Catholic University of America (Washington); nel 1991 dalla St. Mar’s Seminary and University (Baltimora); nel 2000 dalla Université Marc Bloc (Strasburgo).

Nel 2001 gli è stata attribuita la «Honorarprofessur» della Facoltà di Teologia presso l’Università di Stato «Eberhard-Karl» di Tübingen.

Il 3 marzo 2001 il Papa lo nomina Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, 1° luglio 2010.

Per nomina pontificia ha partecipato alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (ottobre 2014) e alla XIV Assemblea Generale Ordinaria sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (ottobre 2015).

Ha partecipato al conclave dell’aprile 2005 che ha eletto Papa Benedetto XVI e al conclave del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco.

Da San Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, del Titolo di Ognissanti in Via Appia Nuova, Diaconia elevata pro hac vice a Titolo presbiterale (21 febbraio 2011)

Foto di copertina: Cardinale Walter Kasper (Foto di Francesco Pistilli/KNA).

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