Padre Christopher Basden: «Dopo la recente brutale e spietata restrizione della Messa latina tradizionale da parte del Papa, molti sono rimasti scioccati dalla sua insolita severità e si sono chiesti cosa la motivasse»

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Alla vigilia di Natale, Rorate Caeli ha pubblicato un eloquente, avvincente e significativo saggio di Padre Christopher Basden, il parroco di Ramsgate in Inghilterra, dove sbarcò Sant’Agostino di Canterbury nel 596, più di 1.400 anni fa, quando venne in Inghilterra nella sua missione per Papa Gregorio Magno (590-604) per convertire l’Inghilterra. Condividiamo di seguito la nostra traduzione italiana del saggio di Padre Basden e del commento di Dr. Robert Moynihan. Ogni giorno di più una “piccola gregge”, la parte consapevole del Popolo di Dio, si chiede dove sta andando la Chiesa Cattolica Romana. La Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica è viva e immacolata nel Suo Sposo, ma una parte di quella visibile rischia di subire una “mutazione genetica” o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti? Continuiamo a confrontarsi per “resistere” nella fedeltà alla Fede di Cristo Signore [1].

Occorre porsi una domanda, osserva Padre Basden: quali sono i frutti della trasformazione rivoluzionaria della liturgia nel periodo post-Concilio Vaticano II?: « Una domanda occorre porsi sinceramente: “Quali sono i frutti della trasformazione rivoluzionaria nella liturgia che ha annunciato un’enorme pletora di cambiamenti nella Chiesa?” Nonostante il continuo diniego degli ecclesiastici anziani al potere, che soffrono della “sindrome dei vestiti nuovi dell’imperatore”, si può veramente dire che il risultato è una grande devastazione della vigna del Signore», scrive Padre Basden. Il suo saggio è una forte difesa della liturgia Cattolica tradizionale e una dura critica al linguaggio e agli argomenti usati nel Motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021 di Papa Francesco, che limita l’uso della vecchia liturgia. “Ma torniamo alla domanda in questione. Perché mai un Rito così venerabile e antico con realizzazioni stellari nel pantheon dei santi, per non parlare dell’enorme impatto culturale che ha avuto all’interno della civiltà occidentale, merita l’esclusione?” (Padre Christopher Basden).

Il commento di Dr. Robert Moynihan
The Moynihan Letters – Lettera #194, 29 dicembre 2021


Le nostre attuali “guerre liturgiche” sono, penso, solo una parte di una perplessità generale tra tutti i Cattolici – e anche tra quasi tutti gli altri gruppi – riguardo alla modernità e al cambiamento. Ci sono molti in questa epoca che cercano di aggrapparsi a tradizioni venerate contro la spinta generale della nostra società, una società inebriata dall’idea di scoprire come rendere “tutto nuovo”. La nostra società globale sta inesorabilmente eliminando le sue tradizioni più antiche, non solo nelle foreste pluviali amazzoniche, ma anche nei corridoi delle grandi università e nelle chiese, conventi e monasteri del mondo.

Un punto che vorrei sottolineare, per la cronaca: il problema nella liturgia non è il problema del latino, dell’uso della lingua latina. Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa, ma è vero che è difficile da capire per la maggior parte delle persone. Per questo i Padri conciliari hanno convenuto che, pur desiderando mantenere il latino nella liturgia (sì, hanno votato per un posto d’onore da attribuire al latino, e che ne è stato di ciò?), si dovrebbe fare uno sforzo usare per usare il volgare. Erano d’accordo su questo.

Questo voleva dire: tradurre la Messa antica latina in modo che la gente potesse capirla. E quel desiderio era, ed è, legittimo (entro certi parametri). Ma ciò che è stato fatto non è stata una traduzione. Ciò che è stato fatto è stata una riscrittura. Quasi tutte le preghiere furono cambiate. Ed è stato questo che ha preoccupato tanti nella Chiesa, dalla gente comune (come me) fino a Papa Benedetto XVI compreso, che ha lamentato apertamente che i testi della Messa non sono stati semplicemente tradotti, ma modificati, modernizzati. Questo è stato il problema: non tanto usare una lingua moderna al posto del latino (sebbene il latino abbia la sua dignità, e una lingua sacra abbia il suo valore, perché non cambia nel tempo), ma sfruttare l’opportunità offerta dalla “riforma” per cambiare le preghiere.

Può essere che ci sia un certo spirito “rigorista” o “letteralista” che (purtroppo) motiva molti che (come me) sono preoccupati per la direzione che la “riforma” liturgica ha preso da 55 anni e più.

Se è così, allora sì, il letteralismo e il rigorismo vanno riconosciuti, e affrontati, mettendoli da parte per vera carità verso gli altri. Ma il desiderio di conservare le verità della fede, di conservare incorrotto il depositum fidei, non è rigorismo, è fedeltà, è rispetto dell’esattezza [R.M.]

Al riguardo della traduzione della Messa Antica Tradizionale dal latino in lingua moderna, ribadisco quanto ho già ricordato alcune volte in passato. Quando all’età di 12 anni fece la “Comunione solenne” (la Prima Comunione si faceva all’età di 8 anni) e fu cresimato, ricevette i doni tradizionali: un orologio da polso, gemelli in oro e soprattutto un messale. Il messale era identico a quello usato dal sacerdote per celebrare la Santa Messa prima del Concilio Vaticano II.

Prima della rivoluzione liturgica postconciliare, i grandi vecchi messali d’altare erano esclusivamente in latino ed erano stampati in caratteri grandi (erano pure pesanti, me lo ricordo, quando come chierichetto dovevo postare il messale da una parte dell’altare all’altra). Prima che il culto antico secondo il rito tridentino (Vetus Ordo Missae) lasciasse il posto in gran parte della Chiesa Cattolica Romana tra il 1965 e il 1968 a una nuova liturgia (Novus Ordo Missae) che viene celebrata quasi ovunque in lingua volgare, la maggior parte dei fedeli usava un messale popolare. Questo libro della Messa per i fedeli laici che partecipavano alla liturgia era di formato ridotto e facile da portare con sé. Conteneva la traduzione della Messa dal latino nelle rispettive lingue volgari, in modo che ogni credente potesse pregare e comprendere le preghiere e i testi biblici. La pubblicazione di questi messali popolari era spesso organizzata dagli apostolati liturgici dei vari monasteri. I Benedettini e i Praemonstratensi in particolare furono attivi nella distribuzione dei messali popolari.

Ma l’unica differenza non era solo il formato molto più piccolo e la stampa in caratteri piccoli su carta velina, ma soprattutto il fatto che le pagine erano stampate a due colonne: da un lato il latino e dall’altro la traduzione in neerlandese. Già mio nonno possedeva il medesimo messale popolare (purtroppo, ambedue i libri sono andati perduti in uno dei miei traslochi negli anni).è i

Quindi, il punto non era che il popolo non capiva cosa fu fatto e detto durante la Messa tradizionale preconciliare. Noi nelle zone di lingua neerlandese la traduzione in lingua moderna dal latino l’avevamo già da mezzo secolo, con il primo messale popolare in lingua neerlandese che fu pubblicato nel 1915 dai Benedettini dell’Abbazia di Affligem.

Oggi, portarsi un messale popolare ad una Novus Ordo Missae è inutile, visto l’anarchia regnante e in molte chiese non viene neanche usato il messale d’altare approvato [V.v.B.].

Cosa c’è sotto lo strangolamento papale della Messa antica?
di Christopher Basden
Rorate Coeli, 24 dicembre 2021

(Traduzione italiana a cura di Chiesa e post concilio)

Dopo la recente brutale e spietata restrizione della Messa latina tradizionale da parte del Papa, molti sono rimasti scioccati dalla sua insolita severità e si sono chiesti cosa la motivasse. Gli amici cattolici liberal rispondono che manca dell’inclusività particolarmente diffusa nella Chiesa di oggi. Gli amici oltre i confini del cattolicesimo sono perplessi; si tratta del rito romano classico che per un millennio e mezzo ha ispirato innumerevoli opere musicali, letterarie e artistiche.

Uno dei miei ricordi personali più belli è l’affascinante e brillante contagioso fondatore del famoso monastero di Le Barroux, l’Abate Gerard Calvet, OSB. Dal caos della disgregazione della vita religiosa negli anni ’60 aveva lasciato la sua comunità e si era fatto eremita. Ricercato dai giovani discepoli fu sollecitato a riprendere la tradizionale vita monastica incentrata sulla liturgia classica. Lo ha realizzato con la sua fondazione annidata sotto la maestà del Monte Ventoux (famoso per il Tour de France) in Provenza. Nel 1988, ritenendo che le consacrazioni episcopali fossero un passo troppo fuori misura, cercò il riconoscimento canonico del Vaticano. Nonostante la calorosa accoglienza di Papa Giovanni Paolo II, la stessa non fu condivisa dall’istituzione monastica che lo escluse dalle proprie associazioni. Ho trovato scioccante e triste questa situazione e dopo qualche tempo sono stato sollevato nel sentire che finalmente era stato invitato alla conferenza mondiale degli Abati a Roma. Speravo, gli feci notare, che fossero accoglienti. La sua risposta: “Oui ils etaient gentils mais c’est une autre religion” (Sì, sono stati gentili, ma è un’altra religione).
Sono rimasto piuttosto sorpreso e colpito da quella che poi ho percepito come una valutazione estrema, ma un quarto di secolo dopo merita un ulteriore esame.

Ma torniamo alla domanda in questione. Perché mai un Rito antico così venerabile con realizzazioni stellari nel pantheon dei santi, per non parlare dell’enorme impatto culturale avuto all’interno della civiltà occidentale, meriterebbe l’esclusione? Oggi, a partire dalla cessazione del Rito nel 1969, i suoi aderenti rappresentano una piccolissima percentuale, largamente sconosciuta nella Chiesa Cattolica mondiale. Nonostante la liberalizzazione del suo uso nel 2007 e un notevole fiorire di vocazioni e conversioni nei confini limitati in cui esso è tornato in uso, perché il soffocamento draconiano e pauroso nel permettere di usarlo ai preti delle nuove ordinazioni? Perché le nuove giovani comunità dovrebbero essere sottoposte a commissari ostili intenti a sradicare il vecchio Rito come se fosse un virus pericoloso?

La condanna papale accusa questi tradizionalisti di essere divisivi e di essere ideologicamente contrari al Concilio Vaticano II. Tuttavia quel Concilio (di cui la maggior parte dei giovani devoti sa poco, essendo nato molto tempo dopo la sua chiusura nel 1965!) era pastorale, non definitivamente dottrinale e tanto meno ideologico. La stragrande maggioranza dei vescovi che vi hanno partecipato, incluso Marcel Lefebvre, ha firmato la maggior parte dei suoi decreti.

In gran parte tutto dipende da ciò che venne dopo, con l'”attuazione” esplosiva e rivoluzionaria del Concilio [ma non senza applicarne le deviazioni disseminate nei suoi documenti -ndT]. La stragrande maggioranza dei vescovi non ebbe voce in capitolo (per non parlare di chiunque altro) nella promulgazione della Messa riformata. Tuttavia, è documentato al Sinodo dei Vescovi del 1967 che solo una minoranza dei vescovi presenti approvò il Nuovo Ordine della Messa. Il Cardinal Heenan profetizzò che si sarebbe tradotta in una diminuzione numerica dei fedeli. Nonostante ciò, il Consilium la fece passare, invitando tutti ad essere obbedienti allo “spirito del Vaticano II”. Il Cardinal Ottaviani, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, lamentava che la nuova Messa segnasse un “punto di svolta” dalla teologia eucaristica cattolica solennemente definita del Concilio di Trento. Per molti versi è dimostrabile che la nuova Messa del Consilium non era in alcun modo quella prevista dai Padri nel Vaticano II. Ad esempio, il Concilio chiede che “il latino sia mantenuto in tutti i riti” (è completamente scomparso) e “il canto gregoriano deve avere un posto d’onore” (purtroppo non ha avuto alcun posto!).

Le Rubriche che sostengono l’Oriente durante il Canone sono quasi universalmente ignorate.

Il Cardinal Suenens si vantava che il Vaticano II fosse il “1789 nella Chiesa!”. Padre Yves Congar ha detto del Concilio: “La Chiesa ha attraversato pacificamente la sua Rivoluzione d’Ottobre”.

Era davvero questa l’intenzione dei vescovi riuniti nel 1962? Papa Benedetto XVI ha deplorato il “Concilio dei media” e ha promosso la nozione di “ermeneutica della continuità”. Resisteva all’idea che il Concilio Vaticano II fosse del tutto un nuovo inizio. Il santo Vescovo di Leeds, Gordon Wheeler, ha sottolineato che il Vaticano II può essere interpretato correttamente solo nell’armonia della tradizione precedente.

Gli studi di Padre Anthony Cekada sono molto inquietanti. Il Concilio ha chiesto un ritorno alle fonti, ma ha ampiamente dimostrato che è stato scartato l’83% delle Collette della Messa tradizionale. L’Arcivescovo Bugnini (artefice del Nuovo Rito) ammette nella sua apologia (non sono stati ancora divulgati i suoi scritti completi) che la “teologia negativa” era incompatibile con la sensibilità dell’uomo moderno. I concetti cancellati includevano la nozione stessa di anima! L’uso di questa parola scompare nella Nuova Messa! Altre eliminazioni includono miracoli, digiuno, mortificazione, errore, mali, nemici, l’ira di Dio e l’inferno. È noto che Bugnini ha affermato che il Nuovo Rito dovrebbe evitare ciò che potrebbe essere di ostacolo con i protestanti. Lo conferma Jean Guitton, amico personale di Papa Paolo VI, ammettendo che i cambiamenti rivoluzionari furono messi in atto per avvicinare maggiormente l’Eucaristia calvinista. Com’è ingenuo pensare che si possa raggiungere l’unità con il protestantesimo, soprattutto ora che le Chiese principali della Riforma sono in declino terminale. Solo i battisti, le denominazioni bibliche e i cosiddetti fondamentalisti hanno ancora molta vitalità. Come ha dichiarato l’ex vescovo anglicano Graham Leonard, “il futuro della Chiesa apparterrà a chi è veramente convinto”. Ancora più grave è la perdita di segmenti della Sacra Scrittura nei Nuovi Riti (ignorando l’avvertimento alla fine del libro dell’Apocalisse!). Ad esempio, “Chi riceve il corpo del Signore indegnamente merita la condanna”. Questa riga, tra le altre, viene eliminata. tanto più che ora le chiese principali della Riforma sono in declino terminale.

I giovani chierici di oggi che si imbattono nella liturgia romana classica scoprono un ricco contenuto scritturale con esplicite sfumature sacerdotali e sacrificali. Padre Hugh Simon-Thwaites, SI, ha osservato che “l’Antico Rito è la più grande espressione della dottrina eucaristica della Chiesa Cattolica”. Trovo divertente ma triste, che dopo un appello al Papa contro la cessazione della Messa antica sul London Times, nel luglio 1971, da parte dei più illustri uomini e donne di cultura in Gran Bretagna, egli ne abbia riconosciuto solo uno, Agatha Christie, autrice di romanzi gialli! Tra gli altri: Vladimir Ashkenazy, Kenneth Clark, Robert Graves, Yehudi Menuhin, Iris Murdoch, Nancy Mitford e RC Zaehner. La maggior parte erano non cattolici e persino non cristiani, inclusi due vescovi anglicani. La Messa antica fu universalmente messa al bando (salvo in Inghilterra con rari permessi dovuti ad Agatha Christie!).

Dopo due indulti permissivi sotto Papa Giovanni Paolo II nel 1984 e nel 1988 (il secondo in risposta alle consacrazioni episcopali dell’Arcivescovo Lefebvre), nel 2007 Papa Benedetto XVI ha tentato di ridare una casa al rito romano classico nella Chiesa Cattolica. Nel suo Summorum Pontificum ha confermato la rinomata visione di molti canonisti, tra cui il Conte Neri Capponi e il Cardinal Stickler, che il Rito antico non fosse mai stato canonicamente abrogato. Come disse Joseph Ratzinger (poi Papa Benedetto XVI), “chiunque oggi sostiene la continuazione di questa (Antica) Liturgia o vi partecipa è trattato come un lebbroso; tutta la tolleranza finisce qui. Non c’è mai stato niente di simile nella storia; così facendo disprezziamo e proscriviamo tutto il passato della Chiesa. Come possiamo fidarci di lei in questo momento se le cose stanno così?”. Papa Pio V nel 1570 aveva dichiarato che il rito romano tradizionale “sarebbe stato valido d’ora in poi, ora e per sempre”.

Ho due ricordi contrastanti della risposta di quell’estate del 2007. Il liberal London Tablet (sostenuto finanziariamente dalla gerarchia Cattolica ma più letto dagli Anglicani) ha urlato in segno di protesta “ma (la vecchia messa) È STATA bandita!” Al seminario di Wonersh, invece, delle Chiese orientali, diversi ecclesiastici Ortodossi erano entusiasti del fatto che Roma non avesse più ufficialmente proscritto la sua antica tradizione che ci aveva ulteriormente allontanato dalle Chiese d’Oriente.

Una domanda occorre porsi sinceramente: “Quali sono i frutti della trasformazione rivoluzionaria nella liturgia che ha annunciato un’enorme pletora di cambiamenti nella Chiesa?” Nonostante il continuo diniego degli ecclesiastici anziani al potere, che soffrono della “sindrome dei vestiti nuovi dell’imperatore”, si può veramente dire che il risultato è una grande devastazione della vigna del Signore. Dal 1965 ogni ordine religioso, diocesi e parrocchia è drasticamente diminuito nei numeri. Non abbiamo mai visto un tale abbandono dei voti sacerdotali e religiosi in tutta la nostra storia. Nel 1978 40.000 sacerdoti avevano lasciato il sacerdozio; lo stillicidio delle tristi rinunce da allora non si è mai fermato. Se fossero rimasti i sacerdoti effettivamente ordinati non ci sarebbe stata la grave carenza di clero. Nel 1985, con la celebrazione dei 20 anni dal Concilio, l’allora Cardinal Ratzinger osò dire che i risultati non si sarebbero potuti definire positivi. Fu demonizzato e il suo “Rapporto” fu bandito da diverse biblioteche dei Seminari! Otto anni prima, nel 1977, un arcivescovo in Italia, Arrigo Pintonello scriveva in una lettera aperta ai suoi confratelli vescovi che l’anarchia nella Chiesa era “un vero flagello di Dio molto più vasto e distruttivo di quello di Attila, con conseguenze che dovrebbe privare del sonno coloro che sono responsabili della vita e del governo della Chiesa, che inspiegabilmente tacciono”.

Questo terribile declino non si è mai placato. Le religiose sono scomparse dalle nostre strade. Crollano i monasteri e chiudono i seminari per il crollo totale delle vocazioni. In Inghilterra oltre il 95% degli studenti delle nostre scuole cattoliche (nostro orgoglio e gioia) non persevera nella pratica della fede. Nel cuore dell’Europa e non solo si registra il calo delle vocazioni e dei cattolici praticanti. Ad esempio anche la potente Chiesa Cattolica in Nigeria è soggetta a una continua e consistente emorragia verso le sette pentecostali.

Gli scandali degli abusi sessuali hanno disonorato la Chiesa e distrutto gran parte di tutto ciò che rappresenta il sacerdozio. Poiché il 90% delle vittime erano adolescenti maschi, possiamo vedere che il vero problema è la pederastia e non la pedofilia. Nessuno osa mai parlarne, però, per non essere considerato “omofobo”. Ciò ha contagiato i vertici della gerarchia come testimonia la sordida vicenda del Cardinal McCarrick. Che vera notte oscura della Chiesa!

Al contrario, è fiorita la piccola percentuale di Istituti clericali, conventi e monasteri, che utilizzano l’irresistibilmente attraente Rito Latino Tradizionale. Il risveglio, con seminaristi, novizi e conversioni, è stato commovente per tanti di noi sacerdoti stanchi e spossati. Le grandi famiglie che non praticano la contraccezione rappresentano l’unica risposta alla bomba demografica che colpisce il mondo occidentale. Purtroppo la sola vista di questi seminaristi e novizi in tonaca e in saio suscita il disprezzo, la derisione e l’odio dei commissari vaticani.

Non sono gli aderenti alla Messa antica ad essere ideologici, sono i funzionari curiali del Vaticano che mostrano una paranoia di fronte al ragionevole dissenso dalle cosiddette riforme liturgiche di Bugnini. Sono loro che rispondono con una ferocia non pastorale e un fanatismo ideologico. Ora, anni dopo, dopo decenni di riluttanza, mi rendo conto che il vecchio abate aveva ragione.

Sono i dispensatori di una religione nuova, distinta e spesso sottile, senza alcuna reale base sostanziale nelle scritture e nella tradizione. Pur attenendosi al corpus divino della verità così come esposto nel Credo e nel Catechismo, le loro interpretazioni sfuggenti rendono soggettive e relativistiche molte credenze dottrinali e morali, lasciandole prive del contenuto originario. Come predisse Padre George Tyrrell, SI, un secolo fa, “Roma non si distrugge in un giorno, ma bisogna farla crollare in modo graduale e inoffensivo, poi avremo una nuova Religione e un nuovo Decalogo”. Oggi Tyrrell è in gran parte riabilitato dai suoi fratelli gesuiti. La nuova religione dialogherà con chiunque eccetto che con coloro che aderiscono alla tradizione cattolica.

Quali sono le caratteristiche di questa nuova religione ideologica? Sono tutti intorno a noi in questo momento presente della storia. La nuova ideologia promuove l’idea che “Dio vuole la diversità delle religioni” [QUI, QUI e QUI]. Fatta eccezione per la sua “volontà permissiva”, ciò va contro tutto ciò che è oggettivamente affermato sia nel Vangelo che nel Corano dell’Islam. La nuova fede deplora il proselitismo, conficcando così un pugnale nella natura missionaria della Chiesa, distruggendo la vera natura dell’evangelizzazione. Inoltre la nuova fede, per ambiguità morale, svaluta il matrimonio e la vita familiare consentendo l’accesso ai sacramenti dopo il divorzio e il nuovo matrimonio. Confondendo “amare il peccatore e odiare il peccato”, si apre la porta al tradimento della fede evangelica di insegnamento costante sull’indissolubilità del matrimonio. Inoltre accoglie con favore il riconoscimento delle unioni omosessuali, negando addirittura che la castità sia possibile! Questo nuovo approccio ha trasformato la Pontificia Accademia per la Vita in Pontificia Accademia per la “Scelta” [QUI, QUI, QUI e QUI]. Negando così l’importante contributo di Papa Giovanni Paolo II in Evangelium vitae. La nuova religione è centrata sull’uomo, umanista, senza alcuna apparente necessità dell’espiazione di Cristo la cui divinità è svalutata.

Infine è da scartare il titolo usato da molti Papi precedenti e discusso anche dal Concilio Vaticano II, di Nostra Signora “Mediatrice di tutte le Grazie” [2]. Lei è solo una madre. Qui abbiamo, evidente sotto gli occhi di tutti, la religione neo-protestante, de-soprannaturalizzata. La situazione attuale mi ricorda la scena di CS Lewis nella sua ultima battaglia, in cui un babbuino si copre con la pelle di un leone proclamandosi Aslan, rivelando l’età dell’anticristo. I commissari vedono la straordinaria crescita, potenzialità e frutti della Messa antica in soli 14 anni come una minaccia alla loro pseudo fede che palesemente non funziona. Non disperate. In Inghilterra la fede nel XVI secolo fu bruscamente cancellata, sostituita da una nuova Religione e i cattolici perseverarono clandestinamente in attesa di una seconda primavera che sarebbe avvenuta secoli dopo. In Egitto, nonostante il resto dell’intero Nord Africa non sia più cristiano, i copti sopravvivono sorprendentemente, nonostante le continue persecuzioni.

La Madonna è la “Vincitrice di tutte le eresie!” [3].

Lei e San Giuseppe, il “Patrono dei tempi di crisi” [4], ci assisteranno oggi attraverso questa diabolica minaccia alla indebolita Chiesa di Dio. Solo a Lui appartiene la Vittoria!

[1] Esortazioni di Sant’Atanasio ai cristiani che soffrivano sotto l’eresia ariana che era dilagata nella Chiesa – 27 dicembre 2021.
[2] Maria Santissima, Madre di Dio, della Chiesa e di tutti gli uomini, Mediatrice di tutte le Grazie, Corredentrice e Avvocata per il Popolo di Dio – 24 settembre 2021.
[3] «Padre Lanteri, con una particolarità che è congeniale alla sua formazione psicologica e alla situazione storica del suo tempo, vede Maria in luce ecclesiologica come debellatrice dell’eresia, come elemento di coesione e di unità dottrinale nella Chiesa di Cristo. Altri hanno insistito sull’offerta e consacrazione che i devoti devono fare a Maria del loro cuore e della loro vita; il Lanteri insiste, oltre a questo, anche sulla necessità di offrire a Maria l’intelligenza, la facoltà di pensare, di giudicare, di valutare la verità rivelata, in una parola, di. credere. La Vergine è proposta alla nostra venerazione come Madre, Mediatrice universale, Aiuto dei cristiani, rifugio dei peccatori, ma senza dimenticare che Essa è anche “Maestra”: Maestra della fede, guida delle menti nell’acquisizione della scienza divina, modello di tutti i teologi e dottori che si sono consacrati all’approfondimento e alla spiegazione della parola di Dio» (Secondo la dottrina di Padre Pio Bruno Lanteri Fondatore degli Oblati di Maria Vergine di Paolo Calliari, Editrice Lanteriana 1976).
[4] Davanti al dipinto miracoloso di San Giuseppe al Santuario Nazionale di San Giuseppe di Kalisz, l’Arcivescovo Stanisław Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, il 7 ottobre 2021 ha compiuto l’Atto di affidamento della Nazione e della Chiesa in Polonia a San Giuseppe. L’Atto di affidamento – un’espressione di fede nella protezione di San Giuseppe, la richiesta del suo aiuto e l’impegno a vivere secondo la volontà di Dio – si è svolto al termine della Santa Messa a cui hanno partecipato l’Arcivescovo Salvatore Pennacchio, Nunzio Apostolico in Polonia e i Vescovi di tutta la Polonia. Nella sua omelia l’Arcivescovo Gądecki ha sottolineato: “San Giuseppe può essere chiamato il patrono dei tempi di crisi. Si è trovato in tempi difficili e ne è stato all’altezza”.

Postscriptum

Papa Pio V (1504-1572), frate domenicano, standardizzò la Santa Messa promulgando l’edizione del 1570 del Messale Romano. Papa Pio V lo rese obbligatorio in tutto il rito latino della Chiesa Cattolica Romana, tranne dove era in uso una liturgia della Santa Messa anteriore al 1370. Questa forma della Messa è rimasta sostanzialmente invariata per 400 anni fino alla revisione del Messale Romano da parte di Papa Paolo VI nel 1969-70, diventata nota come Messa Tridentina.

Appena eletto, Papa Pio V iniziò immediatamente a liberarsi di molti degli stravaganti lussi allora prevalenti alla corte papale. Uno dei suoi primi atti fu quello di licenziare il buffone di corte papale e nessun Papa dopo ne ebbe uno. Proibì le corse dei cavalli in Piazza San Pietro. Furono imposte severe sanzioni contro la blasfemia, l’adulterio e la sodomia (i rapporti sessuali maschili). Queste leggi fecero presto Papa Pio V oggetto dell’odio romano. Fu accusato di aver tentato di trasformare la Città di Roma in un vasto monastero. Non era un ipocrita: nella vita quotidiana era altamente ascetico. Indossava un cilicio sotto il semplice abito di un frate domenicano ed era spesso visto a piedi nudi.

“Questa ordinanza si applica d’ora in poi, ora e per sempre, in tutte le province del mondo cristiano” (Papa Pio V, nella sua Costituzione apostolica Quo primum [Dal primo momento], emanata il 14 luglio 1570. Il testo è spesso inteso nel senso che, per l’autorità di questo Papa, la liturgia della Messa Antica — che questo testo ha codificato — è valida nella Chiesa Cattolica Romana «ora e per sempre».

L’anno di Quo primum era circa 50 anni dopo che Martin Lutero ha lanciato la Riforma protestante (nel 1517). Parte di quella “riforma” era stata una nuova comprensione della Messa, dei sacramenti, della preghiera e, quindi, della stessa fede cristiana. La Chiesa e l’Europa si sono divise.

La Messa antica risale almeno a Papa San Gregorio Magno (590-604) mille anni prima di Papa Pio V, e, probabilmente, almeno in parte – anche se i dettagli su questo punto sono dibattuti – fino agli Apostoli, e quindi a Cristo stesso. In altre parole, la Santa Messa che Francesco – consigliato, suggerito, dai suoi cortigiani si suppone – ha deciso di sopprimere, è la Santa Messa della Chiesa di Cristo fin dall’inizio.

«Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso» (Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera apostolica “Motu proprio data” Summorum Pontificum [Dei Sommi Pontefici] sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970, 7 luglio 2007).

Articoli precedenti sulla sciagura dell’ennesimo Motu proprio di Papa Francesco, dal titolo Traditionis custodes [Della tradizione i custodi, nel titolo la beffa. V.V.B.] [*]

Traditionis Custodes e i Responsa ad Dubia. La Curia bergogliana in libera caduta. «La risposta a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica deve essere la resistenza e la disobbedienza» – 29 dicembre 2021
– Il Vescovo Athanasius Schneider: “Traditionis custodes” è norma violenta e ingiusta, non va applicata. I Cardinali avvertano il Papa dell’ingiustizia commessa – 24 dicembre 2021
– Padre Claude Barthe: “Nel nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione attraverso la non accoglienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta” – 18 dicembre 2021
– Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di Traditionis custodes. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo” – 10 novembre 2021
– Dalla pace di Benedetto alla guerra di Francesco. Fedeli Cattolici rispondono al contestato Motu proprio Traditionis custodes – 1° novembre 2021
– Separare la realtà dalla fiction, il fatti dalla narrazione. La storia nascosta dietro il contestato Motu proprio Traditionis custodes. Il sondaggio dei Vescovi fu tradito o ignorato – 10 ottobre 2021
– Traditionis custodes. Lettera di fedeli legati alla Messa tradizionale ai cattolici di tutto il mondo, che dal Papa regnante attendono del pane anziché delle pietre – 10 settembre 2021
– Traditiones custodes: “Una nuova guerra liturgica nella Chiesa”. Intervista di Présent a Padre Claude Barthe. Ignorato il bene delle anime – 31 luglio 2021
– Traditionis custodes: un atto di debolezza – 28 luglio 2021
– “Dacci indietro la Messa”. Il 10° Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum – 17 luglio 2021
– Prendere il bosco. Traditionis custodes, Motu proprio umiliante, rigido e sciagurato: non c’è posto per la tradizione liturgica nella chiesa bergogliana. Il Concilio Vaticano II è la questione reale – 17 luglio 2021
– Con “Traditionis custodes” Papa Francesco tenta di ridurre drasticamente l’uso della Messa tridentina. Il testo del Motu proprio e della Lettera di accompagnamento – 17 luglio 2021

[*] Papa Francesco ha firmato 35 Motu proprio in 8 anni, mentre San Giovanni Paolo II in 27 anni ne ha firmati 32.

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