Papa Francesco alla comunità congolese: l’Avvento è invito ad essere vigilanti

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Nell’Angelus della prima domenica di Avvento papa Francesco ha invitato i fedeli ad essere vigilanti nella fede: “Oggi, prima domenica del tempo di Avvento, inizia un nuovo Anno liturgico. In queste quattro settimane di Avvento, la liturgia ci conduce a celebrare il Natale di Gesù, mentre ci ricorda che Egli viene ogni giorno nella nostra vita, e ritornerà gloriosamente alla fine dei tempi. Tale certezza ci induce a guardare con fiducia al futuro, come ci invita a fare il profeta Isaia, che con la sua voce ispirata accompagna tutto il cammino dell’Avvento”.

Riprendendo i pensieri dell’omelia ha sottolineato il valore della vigilanza: “Vegliare non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio.

Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è costituito dall’indifferenza, dalla vanità, dall’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza. Si tratta anzitutto di meravigliarsi davanti all’azione di Dio, alle sue sorprese, e di dare a Lui il primato.

Vigilanza significa anche, concretamente, essere attenti al nostro prossimo in difficoltà, lasciarsi interpellare dalle sue necessità, senza aspettare che lui o lei ci chiedano aiuto, ma imparare a prevenire, ad anticipare, come fa sempre Dio con noi”.

Celebrando la messa in san Pietro all’Altare della Cattedra per il 25^ della comunità congolese di Roma papa Francesco ha evidenziato che l’Avvento è il punto di partenza: “Il Signore viene; oggi, primo giorno dell’Anno liturgico, questo annuncio segna il nostro punto di partenza: sappiamo che, al di là di ogni evento favorevole o contrario, il Signore non ci lascia soli.

E’ venuto 2.000 anni fa e verrà ancora alla fine dei tempi, ma viene anche oggi nella mia vita, nella tua vita. Sì, questa nostra vita, con tutti i suoi problemi, le sue angosce e le sue incertezze, è visitata dal Signore. Ecco la sorgente della nostra gioia: il Signore non si è stancato e non si stancherà mai di noi, desidera venire, visitarci”.

Riprendendo i moniti della Bibbia papa Francesco ha  invitato a non ‘preferire le tenebre del mondo’: “In altre parole, tutti riducevano la vita ai loro bisogni, si accontentavano di una vita piatta, orizzontale, senza slancio. Non c’era attesa di qualcuno, soltanto la pretesa di avere qualcosa per sé, da consumare. Attesa del Signore che viene, e non pretesa di avere qualcosa da consumare noi.

Questo è il consumismo. Il consumismo è un virus che intacca la fede alla radice, perché ti fa credere che la vita dipenda solo da quello che hai, e così ti dimentichi di Dio che ti viene incontro e di chi ti sta accanto. Il Signore viene, ma segui piuttosto gli appetiti che ti vengono; il fratello bussa alla tua porta, ma ti dà fastidio perché disturba i tuoi piani; e questo è l’atteggiamento egoistico del consumismo”.

Se tutto dipende dai ‘consumi’ il cuore si appesantisce: “Allora si vive di cose e non si sa più per cosa; si hanno tanti beni ma non si fa più il bene; le case si riempiono di cose ma si svuotano di figli. Questo è il dramma di oggi: case pieni di cose ma vuote di figli, l’inverno demografico che stiamo soffrendo.

Si butta via il tempo nei passatempi, ma non si ha tempo per Dio e per gli altri. E quando si vive per le cose, le cose non bastano mai, l’avidità cresce e gli altri diventano intralci nella corsa e così si finisce per sentirsi minacciati e, sempre insoddisfatti e arrabbiati, si alza il livello dell’odio… Così, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare il cuore di rabbia”.

Ed ha concluso nel ricordo della beata Marie-Clémentine Anuarite Nengapeta con l’invito a vegliare : “Ma a noi oggi tocca vigilare, vegliare: vincere la tentazione che il senso della vita è accumulare,… a noi tocca smascherare l’inganno che si è felici se si hanno tante cose, resistere alle luci abbaglianti dei consumi, che brilleranno ovunque in questo mese, e credere che la preghiera e la carità non sono tempo perso, ma i tesori più grandi”.

Infine ha invitato a pregare per la pace nel Congo: “Oggi preghiamo per la pace, gravemente minacciata nell’Est del Paese, specialmente nei territori di Beni e di Minembwe, dove divampano i conflitti, alimentati anche da fuori, nel silenzio complice di tanti. Conflitti alimentati da coloro che si arricchiscono vendendo le armi”.

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