Il commercio equo Fairtrade genera un premio agli agricoltori

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In crescita i prodotti del commercio equo certificati ‘Fairtrade’ acquistati dagli italiani: infatti nel 2018 la spesa dei consumatori nel nostro Paese è arrivata a generare un valore di circa € 145.000.000, secondo i dati emersi durante l’incontro promosso nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile (manifestazione ideata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS) dal titolo ‘Filiere sempre più sostenibili’ a Palazzo dei Giureconsulti a Milano.

Il Marchio internazionale di Certificazione, con 2000 prodotti distribuiti in 13.000 punti vendita su tutto il territorio nazionale, crea un impatto importante che permette di assicurare agli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo migliori condizioni commerciali e di lavoro. Le vendite hanno generato, sotto forma di ‘Premio Fairtrade’, un ritorno economico alle comunità di America Latina, Africa e Asia di circa € 732.000 per le banane, € 720.800 per il cacao, € 318.700 per il caffè ed € 212.500 per lo zucchero.

Quindi gli italiani che hanno acquistato prodotti Fairtrade hanno sostenuto la crescita e lo sviluppo delle comunità per una cifra superiore ad € 2.000.000, se si fa riferimento nel complesso a tutte le principali categorie merceologiche. In continuità con quanto avvenuto gli anni precedenti, le banane si confermano il prodotto principale per quanto riguarda i volumi: da sole fanno più del 50% del complessivo dei prodotti e lo scorso anno si sono raggiunte quasi le 15.700 tonnellate con un aumento del 15% sul 2017. Seguono il cacao con 4.353 tonnellate di fave di cacao (+101%), lo zucchero (sia granulare sia utilizzato per i prodotti composti) con 3.623 tonnellate (+7%) e il caffè con 852 tonnellate di caffè verde (+5%).

Anche Fairtrade Italia, dunque, seguendo i trend indicati a livello internazionale, punta ad un significativo incremento dei prodotti core che hanno il maggiore impatto per i produttori, come ha sottolineato il direttore commerciale di Fairtrade Italia, Thomas Zulian: “La scelta di alcuni partner di convertire intere linee di cioccolato a Fairtrade ha influito in modo determinante su questo sviluppo consistente ma anche l’introduzione del modello commerciale d’ingrediente (Fairtrade Sourced Ingredient) ha creato grandi opportunità di mercato che preannunciano prospettive interessanti anche per il futuro”.

Inoltre è stato presentato uno studio commissionato per le Organizzazioni Nazionali Fairtrade, su richiesta di Fairtrade International su una pluralità di Paesi, che mostra che la maggior parte delle persone che fa acquisti ritiene che il marchio ‘Fairtrade’ rifletta i propri valori personali.

I consumatori ne hanno fiducia e lo associano strettamente all’approvigionamento a prezzi equi, ad un reddito dignitoso e all’aiuto agli agricoltori per uscire dalla povertà: “Sempre più italiani si svegliano la mattina e fanno colazione con un caffè Fairtrade, creano buonissimi dolci con zucchero e cacao Fairtrade e fanno una pausa con frutta Fairtrade, segno di un’attenzione sempre più forte nei confronti del pianeta e alle condizioni di sostenibilità del cibo che portano in tavola”.

Mentre il prof. Enrico Giovannini, docente ordinario di statistica economica all’Università di Roma ‘Tor Vergata’, ha sottolineato il successo del festival negli anni: “Nel 2017, quando l’ASviS lanciò la prima edizione del Festival dello sviluppo sostenibile, ci sembrò un grande successo aver promosso l’organizzazione di 220 eventi in quasi tutte le regioni. L’anno scorso gli eventi furono 702, quest’anno 1059, promossi dai nostri Aderenti, dalle università e dalle scuole, da molte città, imprese, amministrazioni pubbliche e organizzazioni non governative, oltre che dal Segretariato dell’Alleanza e dai suoi Gruppi di lavoro”.

Ed ha sottolineato nel proposte emerse dal festival: “Siamo stati e continuiamo a essere uno stimolo ai governi perché si coordinino meglio le politiche per l’attuazione in Italia dell’Agenda 2030… La forza della nostra azione dipende dal fatto che l’Alleanza è espressione della società civile, con un metodo e una capacità di lavoro senza precedenti nell’esperienza italiana, e non solo: non lo diciamo noi, ci è stato riconosciuto dall’Onu.

Sappiamo però che gli Obiettivi dell’Agenda 2030 potranno essere raggiunti solo se si faranno scelte fondamentali non tra dieci anni ma adesso, con importanti scadenze tra il 2020 e il 2021, sulle quali torneremo a insistere. I giovani, ma anche noi adulti, conosciamo ormai le sfide da affrontare subito. Non abbiamo più tempo: il Festival ce lo ha ricordato con oltre mille voci”.

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