Conclusi gli Esercizi spirituali. Papa Francesco: abbiate “il mantello di Elia in mano e nel cuore”

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“A nome di tutti, anche mio, voglio ringraziare il Padre, il suo lavoro fra noi di Esercizi. Non è facile dare Esercizi ai sacerdoti! Siamo un po’ complicati tutti, ma Lei è riuscito a seminare. Che il Signore faccia crescere questi semi che Lei ci ha dato. E mi auguro anche, e auguro a tutti, che possiamo uscire di qua con un pezzetto del mantello di Elia, in mano e nel cuore. Grazie, Padre!”. Con queste parole papa Francesco ha ringraziato padre Bruno Secondin, predicatore degli esercizi spirituali alla Curia Romana, che si sono conclusi oggi presso la casa “Divin Maestro” di Ariccia.

Il Santo Padre è già rientrato in Vaticano in bus, stesso mezzo utilizzato lo scorso 22 marzo per raggiungere la struttura dei Paolini. “Servitori e profeti del Dio vivente” è stato il tema guida di queste cinque giornate, declinato attraverso diverse meditazioni: «Uscire dal proprio “villaggio”», «Cammini di autenticità» (le radici della fede e il coraggio di dire no all’ambiguità), «Sentieri di libertà» (dagli idoli vani alla pietà vera), «Lasciarsi sorprendere da Dio» (l’incontro con un Dio che è altrove e il riconoscimento del povero che ci evangelizza), «Giustizia e intercessione» (testimoni di giustizia e solidarietà), «Raccogliere il manto di Elia» (per divenire profeti di fraternità).

Partendo da una lettura delle Sacre scritture sull’esperienza del profeta Elia, come spiega l’Osservatore Romano, padre Bruno Secondin ha preso spunto per riportare la riflessione alle questioni dell’oggi: “È una storia che provoca domande per la storia personale di ognuno: «Siamo capaci di incontrare i poveri per arrivare a incontrare la verità? O abbiamo paura di perdere la faccia?»; sappiamo riconoscere e abbracciare chi ha un «“bimbo morto” nel suo cuore: violenze, traumi infantili, divisioni, orrori…»? La nostra parola è quella saccente del taumaturgo o «la parola che implora»? Di fronte a situazioni di dolore «mandiamo avanti il canonista», usiamo «il bastone» o adoperiamo «le braccia per abbracciare»?. “Scelte concrete, atteggiamenti chiari”, commenta il quotidiano della Santa Sede, anche quando Secondin si è “soffermato sul tema della giustizia. Tema centrale perché, ha sottolineato il predicatore, «l’impegno per la giustizia è parte integrante della nostra sequela di Cristo, perché i poveri sono i privilegiati del Vangelo: non è una mania populistica»”.

“Padre Secondin – riporta ancora il Quotidiano d’Oltre Tevere – è tornato quindi a considerare dinamiche e problemi di interesse planetario: di fronte a violenze come quelle dell’inquinamento, dell’accaparramento delle terre fertili e delle acque a danno dei popoli locali, o come quelle finanziarie nelle quali senza scrupoli, con un semplice “clic”, fanno morire le persone, dobbiamo recuperare la forza del canto del Magnificat e «avere il coraggio di denunciare». Perché «Dio non sopporta i prepotenti». Ecco allora la domanda che ha concluso la meditazione: «Sappiamo familiarizzare pubblicamente con gli umiliati, con gli scarti della violenza, o abbiamo paura di perdere la faccia per il Vangelo»?”

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