Il Papa: i migranti e i rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità

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In un mondo segnato dalla mobilità e dalla frequente incapacità degli stati di affrontarle la visione cristiana segnata dalla tensione tra la bellezza della creazione, segnata dalla Grazia e dalla Redenzione, e il mistero del peccato è la chiave di interpretazione che il Papa propone per andare verso un mondo migliore.

E’ stato pubblicato oggi il messaggio di Papa Francesco  per la Giornata Mondiale delle Migrazioni che nella prima parte mette faccia a faccia i contrasti di un fenomeno che ci coinvolge tutti. “Alla solidarietà e all’accoglienza, ai gesti fraterni e di comprensione, si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. A destare preoccupazione sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù. Il “lavoro schiavo” oggi è moneta corrente! Tuttavia, nonostante i problemi, i rischi e le difficoltà da affrontare, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia e speranza; essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care.”

Da qui il Papa parte per proporre una lettura del concetto stesso di “mondo migliore” non certo qualcosa di astratto, ma uno sviluppo integrale dell’ uomo. Francesco ricorda la Populorum progressio di Paolo VI e aggiunge: “ Il nostro cuore desidera un “di più” che non è semplicemente un conoscere di più o un avere di più, ma è soprattutto un essere di più.”

Lo sviluppo non è solo crescita economica e “migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini,donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più.”

La Chiesa è al loro fianco anche per superare gli effetti negativi e  valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori.”

Certo lo scandalo della povertà e dello sfruttamento è ancora immenso: “Violenza, sfruttamento, discriminazione, emarginazione, approcci restrittivi alle libertà fondamentali, sia di individui che di collettività, sono alcuni dei principali elementi della povertà da superare.” Il Papa si appella alla cooperazione internazionale e allo spirito di profonda solidarietà e compassione.

In primo luogo servono strumenti normativi che tutelino e promuovano la persona umana. “Una buona sinergia – scrive il Papa- può essere di incoraggiamento ai governanti per affrontare gli squilibri socio-economici e una globalizzazione senza regole, che sono tra le cause di migrazioni in cui le persone sono più vittime che protagonisti.”

E lo sforzo di migliorare le condizioni inizia dall’interno stesso del paese “di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana.”

C’è poi il problema dell’impatto dell’ arrivo di “migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati  che suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità.”

Paura e sconvolgimenti sociali che devono essere combattuti anche grazie ai mezzi di comunicazione sociale “tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più.”

Occorre un cambio di atteggiamento dalla difesa e paura, disinteresse o emarginazione , dalla cultura dello scarto “ad un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore.”

E il Papa conclude con lo sguardo alla famiglia di Nazareth e conclude: “La Chiesa, rispondendo al mandato di Cristo “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, è chiamata ad essere il Popolo di Dio che abbraccia tutti i popoli, e porta a tutti i popoli l’annuncio del Vangelo, poiché nel volto di ogni persona è impresso il volto di Cristo! Qui si trova la radice più profonda della dignità dell’essere umano, da rispettare e tutelare sempre.” Non  efficienza, produttività ceto sociale, ma l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio è fondamentale pro la Chiesa: “le migrazioni possono far nascere possibilità di nuova evangelizzazione, aprire spazi alla crescita di una nuova umanità, preannunciata nel mistero pasquale: una umanità per cui ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera.”

Il saluto del Papa è per tutti i migranti e i rifugiati: “Non perdete la speranza che anche a voi sia riservato un futuro più sicuro, che sui vostri sentieri possiate incontrare una mano tesa, che vi sia dato di sperimentare la solidarietà fraterna e il calore dell’amicizia!”

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