Capitolo degli Agostiniani: colloquio con il Priore provinciale d’Italia

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Oggi, 28 agosto, memoria liturgica di sant’Agostino, presso la chiesa della Curia generalizia dell’Ordine di Sant’Agostino (OSA), accanto al colonnato di San Pietro, si apre il 184° Capitolo generale dell’Ordine di Sant’Agostino con una celebrazione eucaristica, presieduta da papa Francesco, alle ore 18.

Incontrando il Priore provinciale d’Italia, padre Luciano De Michieli,  innanzitutto ci siamo fatti spiegare il ‘suo’ ruolo: “E’ quello di vivere il servizio dell’autorità nel coordinare le comunità sparse nel territorio italiano. Chiamiamo provincia una zona dell’ordine agostiniano che è sparso in tutto il mondo; una di queste province è quella italiana, che corrisponde al nostro territorio italiano, più una comunità in Slovacchia ed un vicariato, che è una missione in Perù, nell’Apurimac”.

‘La Città di Dio’ quale lettura può offrire alla nostra società in crisi? “Quest’opera ci ricorda che a fondamento di una città ci sono i valori ed il rapporto con Dio. La città significa convivenza umana; non per niente Agostino definisce queste due città, la città degli uomini, che mettono al centro se stessi e Dio è accantonato, e la città di Dio, dove al centro è Dio e gli uomini sono al servizio della ricerca di Dio. Questa città diventa quindi fondata sui valori che Dio incarna e sono condivisi anche da non credenti come la solidarietà e la fraternità e quindi diventa strumento importante di dialogo anche con chi non crede, perché ci si può incontrare su quei valori che il Vangelo annuncia. E viceversa ci aiuta a non costruire una società fondata sui disvalori che non sono la preoccupazione del bene comune.

‘La Città di Dio’ è stata scritta in un periodo storico di grande crisi tra la fine dell’Impero Romano e la nascita di una nuova realtà che però non si sapeva quale fosse; si sapeva cosa si stava perdendo e non si conosceva cosa stava nascendo. Quindi è un libro cerniera tanto utile, perché Agostino, con la forza della fede e l’aiuto del Vangelo, sapeva già vedere una società ancora migliore di quella dell’Impero Romano, che sembrava imbattibile, fondata su nuovi valori. E’ lo stesso messaggio che offre a noi: le crisi devono portarci ad una crescita più grande a partire dal bene che si è fatto, ma anche dal miglioramento di ciò che abbiamo visto come negativo”.

A proposito di crisi i giovani stanno vivendo un ‘vuoto spirituale’: l’ordine agostiniano cosa offre? “In momenti di difficoltà i giovani sono persone in ‘cerca’: si cerca un lavoro, un affetto stabile, qualcosa che possa dare la felicità. Penso che questo sia un tempo estremamente positivo, perché è un tempo di ricerca e non di ‘sazietà’. Certo è tempo che rischia di essere una tentazione oppure un’occasione: la tentazione di chiudersi in se stessi e di accontentarsi di poco; oppure l’occasione di giocare la propria vita su ciò che vale. E dalla società vediamo con forte evidenza momenti in cui scopriamo una generosità enorme: come quando avviene un terremoto  vediamo mettersi in moto quella parte buona che vuole cercare l’altro per aiutarlo; altri momenti di delusione di fronte agli scandali ed alla corruzione che diventano occasione di chiusura. Io credo però che prevalga nei giovani questa voglia di costruire un tempo nuovo, più capace di rispondere ai bisogni di una società complessa come la nostra”.

Quali sono le prospettive Capitolo generale dell’Ordine? “Il Capitolo generale si fonda sul messaggio che è il far nostro sempre più il messaggio del Vangelo al servizio dell’unità. Quindi il messaggio dell’unità come uno dei segni che vogliamo portare nel mondo; perciò la capacità di essere sempre più coesi tra noi attraverso una rete di rapporti. Noi abbiamo più di 50 province sparse nel mondo e quindi fare rete tra noi, mischiando le culture nell’unità della fede è uno dei grandi messaggi che vorremmo portare avanti, che sono legati al messaggio della comunità e della comunione come nostro stile di vita. Agostino voleva che i frati vivessero in comunione tra loro per mostrare che ciò era possibile e diventassero seme per la società per vivere una maggiore solidarietà e fraternità. Ecco, questo è il messaggio a livello mondiale su cui rifletteremo nel Capitolo generale”.

Gli Agostiniani sono presenti anche in molti ‘punti caldi’ del mondo, specialmente in Perù e in Nigeria. Quale è il significato di queste presenze? “La presenza in Perù è numerosa, perché ci sono tre vicariati ed una provincia. Abbiamo uno dei vicariati affidatoci da papa Paolo VI nelle Ande. E’ una presenza che cerca, attraverso il Vangelo, di aiutare l’uomo a crescere nei valori sociali. Quindi il lavoro che si fa è una promozione umana continua, affrontando sfide continue. C’è stato un periodo con il rischio del terrorismo, durato una ventina di anni con ‘Sendero Luminoso’ che era una corrente maoista, molto violento nel quale pagavano i più poveri. Adesso si è raggiunta una pace sociale, però ci sono nuove sfide da vincere, ad esempio le multinazionali stanno sfruttando le miniere andine. Allora c’è un gran lavoro da svolgere, perché non sia solo sfruttamento delle persone e del terreno, ma soprattutto opportunità di crescita con infrastrutture e con la possibilità di un commercio. Sono sfide continue; la nostra presenza è stare in mezzo al popolo con questo tipo di consapevolezza: è necessario crescere. Però la sfida più importante è la povertà e bisogna partire da una base di educazione ai beni primari di cui c’è tanta necessità.

La Nigeria, invece, è una grande provincia: abbiamo 17 comunità ed è sparsa dal Nord al Sud; quindi vive tutte le tensioni del Paese, che è diviso soprattutto per le guerre politiche di potere riguardo a due territori ricchi, il Nord con i giacimenti di miniere ed il Sud con i giacimenti di petrolio, e con tensioni a livello religioso, anche se i vescovi e gli abitanti affermano che le divisioni non sono una lotta a livello religioso, ma soprattutto un pretesto, anche se di fatto il Nord è più mussulmano e il Sud è più cristiano. Noi abbiamo diverse comunità, di cui una, il cui vescovo è agostiniano, è quella di Jos, spesso alla ‘ribalta’ nei mass media, perché è nel confine tra le realtà mussulmana e cristiana e luogo di contrasto. La grande missione degli agostiniani è essere coesi tra loro, perché molto spesso provengono da zone in conflitto, e portare avanti un progetto di pacificazione. Un progetto della Provincia italiana è quindi chiedere ad alcuni nigeriani di venirci ad aiutare nelle nostre comunità e così ad Ostia antica, Bologna e Milano ci saranno fratelli nigeriani che potranno aiutarci ed arricchirci con la loro sensibilità, mentre fanno esperienza di pastorale”.

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