Chiedere la Sapienza per poter pronunciare: “In manus tuas, Domine”

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Famiglie, sacerdoti, religiosi e laici di Nuovi Orizzonti e amici, insieme per una domenica di spiritualità e condivisione. Tema della giornata “Lo pregai con tutto il cuore dicendo dammi la sapienza” (Sap 9,1). Daniela Martucci ha condotto una riflessione partendo dal testamento spirituale di don Salvatore Boccaccio per meditare sul dono della Sapienza come sguardo attraverso gli occhi di Dio, che consente di comprendere e compiere la sua volontà sempre. Presente al ritiro spirituale anche don Giovanni d’Ercole.

Erano circa trecento, tra consacrati della Comunità Nuovi Orizzonti – di cui sempre più numerose famiglie – sacerdoti, religiose, laici, Cavalieri della Luce e persone che incuriosite che si sono lasciate coinvolgere, domenica 9 novembre, al ritiro spirituale mensile di Nuovi Orizzonti svoltosi a Roma presso il al teatro Gianelli (zona S. Giovanni in Laterano).

Come ogni prima domenica del mese, anche questa volta – ma dopo le solennità dei Santi e dei defunti – in molti si sono riuniti per attingere forza nel Signore vivendo una giornata di spiritualità e condivisione. Dopo la pausa estiva e gli esercizi spirituali tenuti da Chiara Amirante nella sede centrale di Nuovi Orizzonti a Piglio dal 21 al 25 settembre, Piccoli della Gioia e Cavalieri della Luce  sono tornati a Roma per questo appuntamento fisso. La giornata si è aperta con balli e canti animati dai Giullari dell’Amore intorno alle 10.30. Poi il momento centrale della mattinata: la meditazione di Daniela Martucci, presidente – accanto a Chiara Amirante – della ONLUS Nuovi Orizzonti. La riflessione è partita dal testamento spirituale di Mons. Salvatore Boccaccio – venuto a mancare lo scorso 18 ottobre – per proseguire poi con il tema “Lo pregai con tutto il cuore dicendo dammi la sapienza” (Sap 9,1). A seguito della meditazione i presenti hanno vissuto un momento di preghiera davanti a Gesù Eucaristia e dopo il pranzo è stata celebrata la S. Messa presieduta da don Giovanni D’Ercole. Daniela ha iniziato la sua riflessione leggendo il testamento spirituale che Mons. Salvatore Boccaccio – vescovo di Frosinone – ha lasciato a Chiara Amirante pochi giorni prima di partire per il Cielo. Tra le tante cose che avrebbe voluto dire ai suoi figli spirituali, don Salvatore ne ha ribadita solo una: «In manus Tuas, in manus Tuas, in manus Tuas!! Sì dì questo a tutti da parte mia: In manus Tuas! È questa l’unica cosa importante: il pieno e completo abbandono alla volontà del Padre. Sia quando la Sua volontà a noi pare bella sia quando a noi pare brutta credere sempre che tutto è un dono squisitissimo e delicatissimo della tenerezza dell’Amore del Padre per noi! In manus Tuas Domine, grazie Papà!! Di’ questo da parte mia e un bacio nel Signore a tutti. E un’altra cosa…l’ho sempre amato!!! ».

Dopo la commovente lettura Daniela ha condotto i presenti in un viaggio ideale a Nazareth cercando di immaginare come Gesù e Maria possano aver vissuto in pienezza il loro “in manus tuas”, condotti passo passo dalla Sapienza. Una volta smantellata l’idea che spesso abbiamo della madre di Gesù eccessivamente remissiva, sempre in ginocchio a pregare, priva di volontà propria, ne ha proposta una più umana e decisamente più vivace ma non meno profonda: Maria come donna “che vive dentro”, che medita nel suo cuore ogni avvenimento, ogni parola, che non vive distrattamente, ma si chiede sempre il senso delle cose. Una donna con il cuore immerso nella preghiera incessante che chiede costantemente a Dio il dono della Sapienza così da saper guardare ogni cosa come la vede Dio. Da sempre Dio guida e istruisce l’uomo e gli mostra il senso delle cose, se si mette in ascolto profondo; come faceva Maria. Per tale ragione riesce a dire un “eccomi” cosciente al momento dell’annunciazione. Non si stupisce che Dio le domandi qualche cosa ma si domanda piuttosto il senso profondo di quanto le sta accadendo. Reagisce diversamente da Sara, moglie di Abramo che all’annuncio di una gravidanza a novant’anni, ride incredula dentro di sé. Molto spesso anche noi reagiamo con incredulità alla volontà di Dio, soprattutto quando essa pare esageratamente bella, o al contrario tremenda. Molte volte a non permetterci di credere all’immensità dell’amore di Dio è la nostra esperienza di ferite inflitteci da qualcuno che diceva di amarci e si è poi rivelato menzognero. La Sapienza è stata una delle caratteristiche principali anche di Gesù. In piena comunione con il Padre, realizza in ogni istante la sua volontà. Risponde con molti “eccomi” sin dalla sua incarnazione. Accade però che per la prima volta nel Getsèmani la sua volontà e quella del Padre non coincidono. Sa di essere giunto al momento cruciale della sua missione ed è pienamente consapevole di che cosa ciò comporterà. Perciò si trova a pregare con angoscia: “Abbà Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36). Forse per un po’ si sarà soffermato su quel “tutto è possibile a Te” perché il Padre rendesse non necessario il suo sacrificio. Noi molto spesso ci fermiamo a questa onnipotenza di Dio. Se però avessimo il dono della Sapienza scopriremmo la luce, il dono che si nasconde dietro ad ogni avvenimento e dietro alla sua volontà, scopriremmo l’amore di Dio. Mentre ci sembra impossibile che Dio ci ami in talune situazioni, crediamo che se ci amasse davvero ce le eviterebbe. Sia Gesù, sia Maria, una volta capita la volontà di Dio per la propria vita, non si prendono molto tempo per soffermarsi su quanto è stato chiesto loro, per trovare la forza di compiere ciò che dovranno fare, partono piuttosto entrambi verso la montagna: “Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1,39) dove abitava sua cugina Elisabetta, anch’essa incinta. Gesù, accolta la scomoda volontà del Padre, si consegna alle guardie e sale sul Calvario. Entrambi cominciano immediatamente ad occuparsi degli altri piuttosto che di se stessi: Maria di Elisabetta e del piccolo Giovanni che sta per nascere, Gesù di tutta l’umanità, della quale sconterà tutti i peccati. E forse è proprio occupandosi degli altri che trovano la forza per compiere quanto gli viene chiesto. L’amore dà loro la forza per affrontare ogni cosa. Maria accompagna Gesù sul Calvario. Probabilmente è in grado di rimanere accanto a Gesù sino alla fine perché nella vita si è molto allenata a salire montagne, e questa, così tanto dura, ne è la prova.

Si ripete nel cuore quel “tutto è possibile” perché in quel momento la volontà di Dio non riesce proprio a capirla. Gesù non percepisce più l’amore del Padre, tanto che non lo chiama più “Abbà” – cioè “papino” – ma “Dio mio”, e grida “perché mi hai abbandonato?”. Grida perché non sente più l’amore e il dolore è troppo grande. Per noi non è raro arrivare a questo punto, rispetto alle volte in cui la volontà di Dio e il suo amore ci sono chiari. Satana cerca in ogni occasione di farci credere che Dio non ci ama, che anche lui, come tutti gli altri, ci abbandona. Questo dubbio (gli inferi) quando diventa certezza (inferno) ci schiaccia senza più darci la possibilità di scoprire la verità. Gesù è andato oltre però; non si è fermato negli inferi, ha gridato infatti “in manus tuas”, “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito” (Lc 23,46) gridandolo perché si tratta di un abbandono durissimo, faticoso e doloroso. Il rischio che noi corriamo è di arrivare a momenti come questo impreparati; posso dire “in manus tuas” in momenti incredibilmente difficili solo se ho imparato a dirlo e a farlo nel quotidiano della mia vita. Dobbiamo vigilare molto quando non vediamo la volontà di Dio, perché in realtà essa, il più delle volte è chiara. Ma per vederla e realizzarla abbiamo bisogno della Sapienza, immenso dono da chiedere continuamente a Dio. Allora saremo in grado di dire “Grazie papà” sia quando la volontà di Dio pare bella, sia quando pare brutta. Vera umiltà non è pensare che tante cose meravigliose siano possibili per gli altri ma non per me. La volontà di Dio è che io ami e torni ad essere quel prodigio che lui ha creato e io ho sfigurato con il mio peccato. Non è che ciò che non mi piace, poiché Dio è onnipotente e mi ama deve togliermelo, altrimenti significa che in realtà non mi ama. E allora l’invito finale è quello di chiedere oggi, adesso la Sapienza, di chiedere a Dio di eliminare gli ostacoli che mi impediscono di credere al suo immenso ed immutabile amore. Al termine della riflessione di Daniela c’è stato un momento di preghiera spontanea di lode alla presenza di Gesù Eucaristia nel quale tutti i presenti hanno potuto chiedere sin da subito a Dio di saper aprire gli occhi del cuore, di capire le cose per accoglierle, senza ridere dentro. Insieme hanno chiesto il dono della Sapienza e che venissero abbattute tutte le cause che bloccano a credere all’amore di Dio per ciascuno di noi. A seguire, il pranzo al sacco e alle 15.00 la S. Messa presieduta da don Giovanni d’Ercole e concelebrata da numerosi sacerdoti (dei quali due novelli, ordinati il 20 settembre a Frosinone). La prossima giornata di spiritualità si terrà il 7 dicembre a Roma in sede da definirsi. L’invito a partecipare è come sempre rivolto a tutti. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet www.nuoviorizzonti-onlus.com oppure www.cavalieridellaluce.net, o contattare la segreteria centrale al numero 0775.502353.

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