Trentaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Il silenzio davanti alla violenza uccide
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.01.2023 – Vik van Brantegem] – L’assedio criminale azero dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh equivale a condannare il popolo armeno dell’Artsakh a una lenta morte, mentre l’Italia stringe accordi militari con Baku per il gas azero (ovvero, russo riciclato). Tutto il traffico (di persone e merce) da e per la parte ancora libera della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh rimane interrotto dal 12 dicembre 2022. Passano solo veicoli del contingente di pace russi e del CICR. La #StradaDellaVita, lungo il segmento di Shushi dell’autostrada interstatale Stepanakert-Goris, è chiuso da sedicenti “eco-attivisti” organizzati e pagati dal regime autoritario dell’Azerbajgian, sostenuti dalla polizia azera e sotto l’occhio vigile delle forze armate azere. L’Azerbajgian continua a non consentire la riparazione dell’unica linea ad alta tensione che alimentava l’Artsakh dall’Armenia. La situazione dell’approvvigionamento energetico rimane tesa e da domani verrà introdotto un programma di 4 ore di blackout continui invece delle attuali di 2 ore.
L’Azerbajgian è una dittatura che nella classifica della libertà di Freedom House sta più in basso dell’Afghanistan. La Russia possiede quote significative nei suoi giacimenti petroliferi e ricicla il gas russo per la rivendita in Europa. È colpevole di crimini di guerra, attualmente impegnato nella pulizia etnica con il #ArtsakhBlockade, con la sicurezza dell’impunità.
«Il silenzio è la più grande persecuzione.
I santi non hanno mai taciuto»
(Blaise Pascal).
«L’Occidente deve fare di più per fermare un altro genocidio armeno -(Ara Darzi – The Times, 16 gennaio 2023) – La guerra in Ucraina è una lotta per preservare la democrazia, come ha dichiarato il mese scorso il Presidente Zelensky nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti. Ma c’è un altro conflitto nella regione che rappresenta una minaccia simile e si sta rapidamente trasformando in una crisi umanitaria, ma è stato praticamente ignorato dall’Occidente. Il Nagorno-Karabakh, l’autoproclamata repubblica all’interno dell’Azerbajgian che conta 120.000 Armeni, è stata di fatto posta sotto assedio dopo che un gruppo di Azeri in abiti civili ha bloccato il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega il territorio al resto del mondo, un mese fa».
Oggi, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha inviato un avviso urgente al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al fine di monitorare l’attuazione da parte dell’Azerbajgian della decisione del 21 dicembre 2022 di sbloccare il Corridoio di Lachin.
Il 22 dicembre 2022, l’Azerbajgian ha presentato ricorso alla Corte Europea, chiedendo di annullare la decisione di applicare una misura provvisoria. Allo stesso tempo, l’Azerbajgian ha chiesto di applicare misure provvisorie contro l’Armenia, ovvero di adottare tutte le misure di sua competenza finalizzate al trattamento adeguato delle persone bisognose di assistenza medica urgente sul territorio dell’Azerbajgian nel luogo di dispiegamento temporaneo delle guardie di frontiera russi e per evitare di creare ostacoli in questa direzione.
In risposta, nel dicembre 2022 e nel gennaio 2023, l’Ufficio del Rappresentante per gli Affari Legali Internazionali ha inviato alla Corte Europea informazioni regolarmente aggiornate sulla difficile situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh in riferimento al Corridoio di Lachin. Allo stesso tempo, l’Ufficio del Rappresentante per gli Affari Legali Internazionali ha chiesto alla Corte Europea di inviare una notifica immediata al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in merito al mancato rispetto da parte dell’Azerbajgian della decisione della Corte Europea del 21 dicembre 2022. La Corte Europea, tenuto conto delle argomentazioni presentate dalle parti, oggi ha rigettato integralmente le pretese dell’Azerbajgian, lasciando in vigore la decisione del 21 dicembre 2022. La Corte Europea ha respinto anche la richiesta dell’Azerbajgian di applicare una misura cautelare contro l’Armenia.
L’Ambasciatore di Israele in Azerbajgian, George Deek, al programma televisivo azero Calibre: “Penso che il rapporto tra Israele e l’Azerbajgian continui ad espandersi. L’evento più importante è stato quando l’Azerbajgian è entrato nella seconda guerra del Karabakh, siamo stati qui, spalla a spalla con il nostro partner e amico”.
L’Ambasciatore israeliano non ha fornito dettagli esatti sull’assistenza militare, ma la menzione del sostegno all’Azerbajgian durante la guerra dei 44 giorni del 2020 è significativo, poiché Israele continua a corteggiare l’Azerbajgian, creando relazioni sempre più strette. Fatto è che il sostegno militare di Israele nella guerra contro gli Armeni e della politica genocida dall’Azerbaigian è stato decisiva.
L’orgoglio con cui l’Ambasciatore israeliano abbraccia la guerra genocida condotta dall’Azerbajgian è disgustoso. In piedi fianco a fianco con l’Azerbajgian che ha giustiziato prigionieri di guerra e ostaggi civili armeni disarmati, bombardando ospedali, usato il fosforo, tutto per sradicare un popolo dalla sua identità e dalla sua terra ancestrale.
«Questo è il primo gruppo di militari azeri che hanno imparato a usare i droni Bayraktar della Turchia. Cosa significa? Che non erano militari azeri a guidare i Bayraktars nella guerra dei 44 giorni del 2020. Un’altra prova del coinvolgimento diretto della Turchia (insieme a Israele) durante la guerra contro l’Artsakh» (Tatevik Hayrapetyan).
Il tasso di disoccupazione di massa in Artsakh aumenta, perché sempre più aziende devono chiudono per le condizioni creati dal blocco con cui l’Azerbajgian sta attivamente distruggendo l’infrastruttura civile dell’Artsakh.
Il Nagorno Karabakh Observer riferisce di rapporti sulle forze di mantenimento della pace russe che visitano il reparto di maternità nella capitale del Artsakh/Nagorno-Karabakh Stepanakert, distribuendo frutta e verdura alle madri a causa della totale carenza di questi prodotti ormai da settimane.
Nel contempo il regime dittatoriale dell’Azerbajgian afferma che il blocco non esiste, però ammettendo indirettamente l’esistenza del blocco-che-non-c’è, nel sottolineare che i mezzi del contingente per il mantenimento della pace russe e del Comitato Internazionale della Croce Rosso vengono lasciati passare, con l’aggiunto che gli Armeni dell’Artsakh che non vogliono essere cittadini dell’Azerbajgian possono andare via.
Questo propagandista della dittatura azera che parla de «la nostra pacifica protesta ecologica sulla strada di Lachin della regione economica del Karabakh dell’Azerbajgian», il 12 gennaio ha scritto sul suo diario Facebook, mentre contribuisce con la sua azione a condannare alla fame 120.000 Armeni: «Ed è esattamente un mese che abbiamo messo piede sulla strada per proteggere la patria nel santo Shusha, Khankandi. Difficile descrivere in poche frasi il successo di questa azione, perché molti obiettivi sono stati raggiunti e il risultato sarà grande per il nostro paese e per il nostro popolo. Arriverà il momento e parleremo con orgoglio di questi giorni storici trascorsi qui. Ringrazio il Presidente che ci ha prestato attenzione nella sua recente intervista e ha apprezzato questo nostro passo. Ringrazio tutti coloro che hanno continuamente scritto parole di sostegno e mostrato preoccupazione quando non pubblico da molto tempo. Ringrazio ognuno dei familiari dei partecipanti a questo evento. Sono molto comprensivi e pazientemente ci aspettano mentre siamo qui. Nessuna parola può esprimere l’orgoglio che abbiamo in tutti coloro che sono qui per il lavoro che svolgiamo. Saremo qui fino alla fine, faremo la guardia alla nostra patria e non c’è niente di meglio di questa missione! Vivi, vivi il mio Azerbajgian nativo! Sei in ottime mani!».
Sui social si pubblicizza – come poco o niente informazione o attività o storia – come co-fondatore di Clean Oil (fornisce servizi di pulizia industriale all’industria petrolifera e del gas per serbatoi di petrolio greggio), direttore di sviluppo aziendale presso Jump Marketing Agency, fondatore e amministratore Delegato di Yugen Creative Agency (branding, social media marketing, pubblicità, illustrazione, videografica, art direction e organizzazione eventi), fondatore di re:Azerbaijan (un nuovo approccio a un mondo già consolidato e sviluppato del digital marketing in cui lo sponsor diventa partner). Insomma, un giovanotto sul libro paga di Aliyev.
Una volta che avrà raggiunto l’obiettivo dell’occupazione del resto dell’Arsakh farà e dirà la stessa cosa sul territorio sovrano dell’Armenia.
Questo propagandista del regime azero in lingua inglese è un genio e va ringraziato per aver attirato l’attenzione sulla crisi umanitaria a causa del blocco a cui partecipa attivamente (negando nel contempo che non c’è nessun blocco e affermando che la strada è aperta), senza il quale non ci sarebbe stato bisogno della Croce Rossa nel 36° giorno di blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin). Non c’è limite alla sua ginnastica mentale cercando di presentare l’intervento della Croce Rossa come un mero viaggio di navetta.
Riportiamo di seguito un articolo che registra la situazione di 10 giorni fa, descritta da due giornalisti che si trovano a Stepanakert.
L’Azerbajgian blocca l’unica strada per il Nagorno-Karabakh: “I medicinali sono finiti un po’ ovunque”
di Marut Vanyan e Rasmus Canbäck [*]
Flamman, 6 gennaio 2023
(Nostra traduzione italiana dallo svedese)
La mancanza di cibo e medicine è pericolosa per la vita dopo quasi cinque settimane di blocco, secondo i medici con cui Flamman parla nella capitale del Nagorno-Karabakh, Stepanakert.
Il bambino giace mezzo coperto in un letto d’ospedale nel corridoio dell’ospedale pediatrico della capitale del Nagorno-Karabakh, Stepanakert. Non c’è posto per lui nei normali reparti dove i bambini, alcuni con urgente bisogno di cure specialistiche e farmaci, giacciono mentre i medici corrono avanti e indietro tra le stanze.
La madre del bambino, Ani Mangasaryan, è in piedi accanto al letto. Di tanto in tanto vacilla, sentendo spesso e nervosamente la fronte quasi bruciante del figlio. Ha difficoltà respiratorie e l’infezione si diffonde ai polmoni: “Mio figlio dovrebbe davvero essere nel reparto di terapia intensiva, ma non c’è posto lì, quindi i dottori hanno detto che per il momento possiamo restare qui. Ha bisogno di supplementi di ossigeno per poter respirare. Dio non voglia che più bambini stiano così male da dover passare i tubi a turno tra i bambini”.
Sono passati 25 giorni da quando l’Azerbajgian ha chiuso la strada per la contesa regione del Nagorno-Karabakh, che è all’interno dell’Azerbajgian ma la cui popolazione è quasi esclusivamente armena.
Tutti in Nagorno-Karabakh contano i giorni. Ogni giorno manca un altro alimento nei negozi. Prima sono state le arance a finire. Poi le patate. Poi tutte le verdure. Dopo 25 giorni, tutta la carne e i prodotti freschi sono finiti e sono rimasti quasi solo cioccolato e i peggiori prodotti in scatola.
Lo stesso vale per i medicinali. Le persone bisognose di cure specialistiche non possono procurarsi medicinali salvavita. I malati di cancro devono rimandare le cure e i bambini bisognosi di cure di emergenza non ricevono l’aiuto di cui hanno bisogno.
Ani Mangasaryan e suo figlio non sono soli nella lotta per trovare le medicine: “Gli antibiotici per bambini sono completamente esauriti – dice -. Ora compriamo antibiotici per adulti e li dividiamo in più pezzi per dosarli correttamente. Il problema non sono i soldi. Lascia che costi quello che costa in questo momento. Troveremo i soldi se necessario. Il problema è che le medicine sono esaurite quasi ovunque”.
Il blocco è iniziato la mattina presto del 12 dicembre. Un gruppo di attivisti azeri è sceso dalla città di Shushi (Shusha in azero) fino al bivio della strada che porta a Stepanakert dove ha piantato le tende. Le truppe russe di mantenimento della pace a guardia della strada hanno affermato di non poter fare nulla.
Gli stessi attivisti si dicono ambientalisti che manifestano contro l’estrazione mineraria nel Nagorno-Karabakh, che l’Azerbajgian considera illegale perché la regione appartiene formalmente al Paese.
Tuttavia, non passò molto tempo prima che l’Armenia accusasse gli “attivisti ambientalisti” di essere inviati dal governo azero. Molti degli “attivisti” sono stati identificati dall’Armenia come dipendenti delle autorità statali o soldati dell’esercito azero.
Dopo quattro settimane, nessuno a Stepanakert crede davvero che siano ambientalisti, soprattutto perché il Nagorno-Karabakh ha soddisfatto le loro richieste di fermare l’attività mineraria senza revocare il blocco. Inoltre, sui social abbondano i video in cui gli “attivisti ambientalisti” fanno il segno dei Lupi Grigi nazionalisti turchi e intonano canti di lode all’esercito azero.
Il corridoio umanitario, il Corridoio di Lachin, è regolato dall’accordo di cessate il fuoco che Armenia e Azerbajgian hanno firmato, insieme alla Russia, dopo la guerra del 2020. La Russia è incaricata di sorvegliare il Corridoio con 2.000 truppe di mantenimento della pace per garantire il movimento tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh.
Lo sfondo del conflitto risale alla caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, quando il popolo del Nagorno-Karabakh votò per appartenere all’Armenia invece che all’Azerbajgian. Il voto non è stato approvato dall’Azerbajgian, dalla Russia o dalla comunità internazionale. La guerra era in connessione con questo un dato di fatto. Nel 1994 vinsero gli Armeni. Un milione di persone, sia armene che azere, finirono per fuggire e 30.000 morirono.
Fino al 2020 erano in corso negoziati di pace, per conto delle Nazioni Unite, che avrebbero tenuto conto sia dell’integrità territoriale di un Paese sia del diritto all’autodeterminazione di un popolo. I negoziati si sono interrotti nel 2020 quando l’Azerbajgian ha attaccato il Nagorno-Karabakh. In Azerbajgian, il governo da allora considera risolto il conflitto.
In realtà nel Nagorno-Karabakh rimangono oltre 100.000 Armeni e per loro sono vitali le risorse che possono essere portate soltanto attraverso il Corridoio di Lachin. Quella che ormai è bloccata dall’Azerbajgian da quasi cinque settimane.
La pediatra e chirurgo Mari Grigoryan, che lavora nell’unico ospedale pediatrico della regione, afferma che la situazione sta diventando sempre più grave: “Dipendiamo completamente dall’Armenia sia per le cure specialistiche che per i farmaci. Ora lavoriamo come meglio possiamo con i loro consigli, ma in realtà non soddisfano le esigenze. L’altro giorno, un bambino di quattro mesi è stato inviato in Armenia con l’aiuto della Croce Rossa. Finora abbiamo anche annullato quattro operazioni per bambini: questi bambini stanno molto male”.
Secondo lei, la mancanza di cibo nutriente è acuta quanto la medicina: “I bambini in particolare hanno un grande bisogno di cibo nutriente. Se il blocco continua, assisteremo presto a una crisi sociale tra i bambini malnutriti e la quantità di malattie aumenterà”.
Sebbene alla Croce Rossa sia stato concesso il permesso di viaggiare attraverso il Corridoio di Lachin con pazienti e medicinali, ritiene che i loro sforzi non siano neanche lontanamente sufficienti a coprire le necessità: “L’aiuto umanitario della Croce Rossa è buono. Tuttavia, copre solo una frazione delle nostre esigenze e è a brevissimo termine. È necessaria una soluzione completa. Non voglio pensare a cosa significherà una chiusura prolungata della nostra ancora di salvezza per l’Armenia”.
Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 dicembre, la maggioranza delle delegazioni ha chiesto di condannare l’Azerbajgian e di chiedere l’apertura del Corridoio. Tuttavia, la Russia si è schierata con l’Azerbajgian, affermando che è aperto, il che si basa sul fatto che l’esercito russo può viaggiare dentro e fuori dal Nagorno-Karabakh. La proposta di risoluzione di condanna, redatta dalla Francia, è stata quindi bocciata. Ciò nonostante il fatto che diverse organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e organizzazioni che monitorano le questioni relative al genocidio, avvertano di un disastro umanitario. Le autorità locali ritengono che se scoppia una nuova guerra, non ci sono vie di fuga per la popolazione civile.
Anche così, l’Unione Europea, guidata da Romania e Bulgaria, ha firmato un nuovo accordo energetico con l’Azerbajgian una settimana dopo l’inizio del blocco. Sono passati solo due giorni da quando la Commissione Europea ha condannato le azioni dell’Azerbajgian. Sta accadendo nello stesso momento in cui l’Azerbajgian ha iniziato a importare gas russo per compensare le quote di esportazione di gas concordate verso l’Unione Europea, secondo un nuovo accordo dell’estate 2022.
All’ospedale di Stepanakert, Ani Mangasaryan solleva suo figlio. Lo tiene stretto a sé. Dice che non riesce a dormire da giorni a causa della preoccupazione: “L’intera città è piena di malattie in questo momento. È inverno… vedi… l’inverno è la stagione di malatia per i bambini”.
Lei sospira: “C’è una mancanza di tutto. Non solo medicina. Non ci sono pannolini per i bambini e tutto il cibo nutriente è sparito. Dovrei dare a mio figlio almeno broccoli o cavolfiori, ma ci sono? No! Mio figlio ha la febbre e non riesco nemmeno a trovare gli antipiretici in farmacia. Dove sta andando? Io, come tutti gli altri, pensavo che sarebbe durato una settimana. Ora non lo so”.
[*] Marut Vanyan è una giornalista freelance nella capitale del Nagorno-Karabakh, Stepanakert. Dal marzo 2021 le truppe russe negano l’ingresso nell’area a tutti i giornalisti stranieri e Rasmus Canbäck è stato l’ultimo ad essere ammesso. Attualmente sta lavorando al libro Ogni giorno muoio lentamente per il viaggio lì. Uscirà il 1° febbraio.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]