Papa Francesco alla Comunità di Varginha: Dio offre doni

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Dopo la visita all’Ospedale ‘São Francisco de Assis na Providência de Deus’, dove ha inaugurato il Polo di Attenzione Integrale alla Salute Mentale, che può assistere settanta tossicodipendenti nelle fasi critiche, oggi papa Francesco ha visitato la comunità di Varginha (Manguinhos), una favela di Rio de Janeiro, abitata da poco più di 1.150 persone (altre stime non ufficiali parlano di 2.500 abitanti); ma è un insieme di case molto povere, spesso costruite con materiale di scarto raccolto nelle discariche della metropoli, sorte come un ‘fungo’, dalla notte alla mattina. E’ sorta 73 anni fa quando nell’area si sono sistemati soprattutto immigranti o sfollati interni provenienti principalmente da Minas Gerais.

Circondato da ale di folla, sotto la pioggia, papa Francesco ha benedetto l’altare della cappella, inaugurata il 19 luglio 1971, dedicata San Girolamo Emiliani (62 posti), religioso italiano, fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari di Somasca (Padri Somaschi), è considerato ‘patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata’, accolto da p. Márcio Queiroz, responsabile della cappella San Girolamo Emiliani; e dalla Superiore delle Suore della Carità, presenti dal 1972, cioè da quando la beata Madre Teresa di Calcutta si recò in visita. Inoltre i residenti della Comunità di Varginha hanno consegnato al Papa un regalo speciale: un mosaico fatto con materiali di recupero, raffigurante lo stemma del Papa. Di seguito papa Francesco si è recato a prendere il caffè in una casa. Poi si è recato a piedi al campo di calcio, ricevendo anche una maglietta della sua squadra del cuore, il ‘San Lorenzo’ e si è rivolto ai ragazzi con poche parole: ‘Che lo sport sia sempre uno strumento di scambio e di crescita; mai di violenza e di odio’.

Il papa è stato accolto dalle parole dei coniugi responsabili della comunità, Rangler Santi Ireneo e Joana Alves de Souza Carvalho, che hanno affermato che questo giorno è speciale: “Questa giornata storica segnerà le nostre vite per sempre. Oggi, non solo è la comunità che accoglie Sua Santità, ma siamo sicuri è che Vostra Santità ci accoglie con cuore aperto, come un genitore”. Poi i coniugi hanno raccontato la storia della comunità: “Questa comunità ha iniziato la sua storia nel anno 1940. Questo posto era una discarica a terra che sono stati occupati, per lo più da persone provenienti da vari stati Nordest del Brasile, la regione più povera del paese e dello stato di Minas Gerais spinti dal sogno di giorni migliori. Le persone che con le loro famiglie e amici, costruirono le loro case con un sacco di sudore, dedizione, fatica, lacrime, unione e la benedizione di Dio, come i nostri genitori e nonni. Non hanno mai rinunciato ad andare avanti, anche con tutte le scontri armati che molti residenti hanno assistito e, spesso, con l’indifferenza del pubblico in tempi di alluvioni e di altre situazioni che ancora ci impediscono di vivere con dignità. Tale negligenza, nostro Padre amorevole, lasciato alle spalle dal momento dell’annuncio della sua visita alla nostra comunità.

Ci troviamo di fronte ogni giorno, con gente che va e vie asfaltando e illuminante, la pulizia dei marciapiedi regolarmente e contenitori per i rifiuti di essere meglio distribuita. Tutto ciò che non era parte del quotidiano è accaduto e, si spera, si può continuare in questo modo”. Ed hanno concluso raccontando la propria vita: “Nel 1971 siamo stati benedetti con una cappella dedicata a San Girolamo Emiliani, pur essendo una famiglia benestante, ha dedicato la sua vita alla cura dei malati, gli orfani. Papa Pio XI proclamò Patrono ‘della Universale orfani e abbandonati i giovani’. Mia moglie ed io siamo sempre stati impegnati nella pastorale delle parrocchie che hanno partecipato. E in tutta la nostra rapporto di otto anni ci siamo laureati, sposati, sempre avendo Gesù Cristo come il centro del nostro rapporto in ogni momento, sia difficili che di gioia… Grazie, con la testimonianza e l’amore! Infine, vogliamo ringraziarvi per la vostra visita e che non può essere l’unico… Vogliamo continuare ad imparare di più e ad essere umili servi di Dio”.

Papa Francesco ha risposto dicendo che è bello essere in questo posto: “Fin dall’inizio, nel programmare la visita in Brasile, il mio desiderio era di poter visitare tutti i rioni di questa Nazione. Avrei voluto bussare a ogni porta, dire ‘buongiorno’, chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un ‘cafezinho’, parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni… Ma il Brasile è così grande! E non è possibile bussare a tutte le porte! Allora ho scelto di venire qui, di fare visita alla vostra Comunità che oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile. Che bello essere accolti con amore, con generosità, con gioia! Basta vedere come avete decorato le strade della Comunità; anche questo è un segno di affetto, nasce dal vostro cuore, dal cuore dei brasiliani, che è in festa! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore! Grazie tante a ognuno di voi per la bella accoglienza!”

Ha parlato di pacificazione e di accoglienza: “Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a noi, mi sento accolto. Ed è importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei, un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo, non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo; come dice il proverbio, si può sempre ‘aggiungere più acqua ai fagioli’! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore! E il popolo brasiliano, in particolare le persone più semplici, può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, una parola spesso dimenticata o taciuta, perché scomoda”.

Alla solidarietà è collegata la giustizia e la dignità dell’uomo: “… non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello… Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!”

Quindi dare il pane è un atto di giustizia, ma papa Francesco ha ricordato che c’è anche una fame di felicità, che solo Dio sa saziare, e riguarda i diritti fondamentali: “Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell’uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l’equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, benedizione nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano”.

Prima di impartire la papa Francesco si è rivolto ai giovani: “Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo, che è ‘venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza’.

Oggi a tutti voi, in particolare agli abitanti di questa Comunità di Varginha dico: non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell’intimo: i ringraziamenti per le gioie, le richieste di aiuto nelle difficoltà, il desiderio di consolazione nei momenti di dolore e di sofferenza. Tutto affido all’intercessione di Nostra Signora di Aparecida, Madre di tutti i poveri del Brasile, e con grande affetto vi imparto la mia Benedizione”. Terminata la visita papa Francesco ha incontrato circa 40.000 giovani argentini nella cattedrale di Rio de Janeiro.

Sulla strada del rientro alla residenza il Papa si è fermato a salutare i ragazzi argentini che partecipano alla GMG riuniti nella cattedrale.

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