Papa Francesco e i pazzi pro-armi sostenuti dal Pensiero Mediatico Unico con l’Elmetto

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Nel dopo-Angelus di oggi, 27 marzo 2022 il Papa ha gridato che la guerra in Ucraina è “barbara e sacrilega” e ha richiesto la cessazione immediata delle ostilità. In settimana ha definito una vergogna e una pazzia alimentare fabbricazione e commercio di armi (il Papa è stato qui censurato dal Pensiero Unico Mediatico con l’Elmetto [QUI]). Del tema discuterà il Senato della Repubblica martedì 29 marzo. Consacrate solennemente venerdì 25 marzo Russia e Ucraina alla Madonna. Una accorata lettera aperta di Suor Rosalina Ravasio a Mario Draghi.

Dall’Editoriale d’attacco a Papa Francesco del Foglio, il 24 marzo 2022: «Caro Papa, la pazzia è solo quella di Putin. Francesco si è espresso contro l’acquisto di armi. Ma gli ucraini come si difendono, con i fiori?».

Prosegue l’insensata e sciagurata guerra in Ucraina, incominciata nel 2014 nel Donbass come conflitto interno e estesa a tutto il Paese con l’invasione russa del 24 febbraio. Se è vero (come ha evidenziato pochi giorni fa Newsweek) che fin qui i Russi hanno mirato soprattutto a obiettivi militari e strategici, è altrettanto vero che i famigerati “danni collaterali” sono una tristissima e ricorrente realtà: civili morti e feriti, distruzioni di abitazioni, milioni di sfollati interni e quasi quattro milioni di profughi espatriati, il futuro rubato a milioni di bambini.  Intanto c’è chi – dall’altra parte – soffia sul fuoco, ispirato dall’incendiario Joe Biden: un irresponsabile che ignora peso e impatto dei suoi sproloqui, un piazzista porta a porta del gas USA (che costerà il 30% in più di quello russo), un Presidente del resto anche implicato per ragioni di famiglia in vicende finanziarie ucraine non proprio cristalline e ancora: un cattofluido che cita a sproposito Papa Wojtyła per rafforzare il proprio interessato bellicismo.

Soffiare sul fuoco vuol dire anche continuare a fornire armi all’Ucraina (da anni già trasformata de facto -anche se con discrezione – in dépendance della NATO). Come chiede al Parlamento il Governo italiano, aggiungendoci l’aumento delle spese militari fino a un tetto del 2% del Prodotto interno lordo (decisione della NATO del… 2014, con il Governo Renzi!). Martedì potremo constatare se la maggioranza del Senato si piegherà al diktat oppure se sceglierà con un sussulto di dignità sia di onorare l’Art. 11 della Costituzione italiana che di pronunciarsi contro gli interessi concreti e mortiferi dei fabbricanti e dei trafficanti di armi. D’accordo in ciò con Papa Francesco, l’unica voce tra i potenti che oggi si leva instancabilmente, con convinzione e con forza, contro il suicidio bellico dell’umanità.

Di seguito dapprima le parole forti dette sulla guerra in Ucraina in quest’ultima settimana dal Papa, poi passi dell’omelia e dell’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’umanità e in particolare della Russia e dell’Ucraina, infine ampi stralci di una lettera aperta a Mario Draghi di Suor Rosalina Ravasio, fondatrice nel 1986 della Comunità Shalom a Palazzolo sull’Oglio. Apparsa in forma di editoriale su La Nuova Bussola Quotidiana di giovedì 24 marzo, la lettera sarebbe molto utile fosse conosciuta e meditata dai senatori della Repubblica che martedì, come detto, dovranno esprimere il loro voto sia sulla fornitura di armi all’Ucraina che sull’aumento delle spese militari (perdipiù in un momento storico di crisi come quello odierno, che prevedibilmente si protrarrà, aggravandosi, in un prossimo futuro).

Resteranno comunque negli annali del politicamente corretto due titoli (si sa che non pochi lettori si fermano ai titoli dei giornali…) spuntati in questi giorni tra le erbacce del giardino politicamente corretto del Pensiero Mediatico Unico in versione Elmetto. Il primo è de La Stampa (che si lagna, povera vittima, per le reazioni suscitate) del 22 marzo 2022: “Se uccidere il tiranno è l’unica via d’uscita”, con sommario: “Escluso l’intervento militare e amputata la soluzione diplomatica non resta che teorizzare l’omicidio dello Zar per mano di un fedelissimo” (poco importa che l’articolista abbia poi, un po’ ambiguamente, snocciolato un dotto ragionamento per giungere alla conclusione che l’omicidio sarebbe difficilmente realizzabile). Il secondo è il titolo a tutta pagina (la prima) de Il Foglio di questo fine settimana, meglio sarebbe dire de Il Bombardiere: “La pace si fa con i missili”. Un titolo che oggi suona di un raro cinismo oltre che come schiaffo sonoro ai continui appelli del Papa.

Che cosa ha detto in questi giorni Papa Bergoglio sulla tragedia ucraina (con qualche nota)

Francesco, 21 marzo, udienza all’Associazione “Ho avuto sete”:  Perché, allora, farci la guerra per conflitti che dovremmo risolvere parlandoci da uomini? Perché non unire piuttosto le nostre forze e le nostre risorse per combattere insieme le vere battaglie di civiltà: la lotta contro la fame e contro la sete; la lotta contro le malattie e le epidemie; la lotta contro la povertà e le schiavitù di oggi. Perché? Certe scelte non sono neutrali: destinare gran parte della spesa alle armi, vuol dire toglierla ad altro, che significa continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario. E questo è uno scandalo: le spese per le armi.
Quanto si spende per le armi, terribile! Non so quale percentuale del Pil, non lo so, non mi viene la cifra esatta, ma un’alta percentuale. E si spende nelle armi per fare le guerre, non solo questa, che è gravissima, che stiamo vivendo adesso, e noi la sentiamo di più perché è più vicina, ma in Africa, in Medio Oriente, in Asia, le guerre, continue. Questo è grave. Bisogna creare la coscienza che continuare a spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità. A che serve impegnarci tutti insieme, solennemente, a livello internazionale, nelle campagne contro la povertà, contro la fame, contro il degrado del pianeta, se poi ricadiamo nel vecchio vizio della guerra, nella vecchia strategia della potenza degli armamenti, che riporta tutto e tutti all’indietro? Sempre una guerra ti riporta all’indietro, sempre. Camminiamo indietro. Si dovrà ricominciare un’altra volta.

Francesco, 23 marzo, alla fine dell’Udienza generale: Vorrei prendere un minuto per ricordare le vittime della guerra. Le notizie delle persone sfollate, delle persone che fuggono, delle persone morte, delle persone ferite, di tanti soldati caduti da una parte e dall’altra, sono notizie di morte. Chiediamo al Signore della vita che ci liberi da questa morte della guerra. Con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra: tutto è sconfitto. Che il Signore invii il suo Spirito perché ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell’umanità, ci faccia capire che occorre invece sconfiggere la guerra. Lo Spirito del Signore ci liberi tutti da questo bisogno di auto-distruzione, che si manifesta facendo la guerra. Preghiamo anche perché i governanti capiscano che comprare armi e fare armi non è la soluzione del problema. La soluzione è lavorare insieme per la pace e, come dice la Bibbia, fare delle armi strumenti per la pace. Preghiamo insieme la Madonna: Ave Maria…

Francesco, 24 marzo, udienza al Centro italiano femminile: Care amiche, è ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo.
Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.
La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare. NdR: le parole di Francesco – il Papa dice di aver provato vergogna per la richiesta di “un gruppo di Stati” di accrescere al 2% la spesa per gli armamenti, definita una “pazzia”- sono state minimizzate o addirittura ignorate del tutto da larga parte del Pensiero Mediatico Unico in versione Elmetto, che spesso si auto-proclama garante e difensore per eccellenza della completezza dell’informazione e della libertà d’espressione. Un caso da manuale di democrazia mutilata.

Papa Francesco, 26 marzo, udienza alla Federazione italiana ricetrasmissioni: Ho sentito che vi state impegnando a dare il vostro contributo anche al servizio dei tanti fratelli e sorelle che sono fuggiti dall’Ucraina a causa della guerra. Vi ringrazio per questo. Speriamo e preghiamo perché questa guerra – vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità – finisca al più presto: è inaccettabile; ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni.

Papa Francesco, 27 marzo, dopo-Angelus: È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono.
La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego!
La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia.
Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace! Preghiamo ancora, senza stancarci, la Regina della pace, alla quale abbiamo consacrato l’umanità, in particolare la Russia e l’Ucraina, con una partecipazione grande e intensa, per la quale ringrazio tutti voi. Preghiamo insieme. Ave Maria…

Il rito penitenziale con l’Atto di consacrazione dell’umanità e in particolare di Russia e di Ucraina al Cuore Immacolato di Maria (25 marzo 2022, Solennità dell’Annunciazione)

Sobrio e intenso (come quando il Papa si è posto in attitudine supplicante davanti alla statua della Madonna di Fatima). Alternanza di silenzi e di parole. Semplice e bello (anche per i canti della tradizione dall’onomatopeico Misericordias Domini al popolare Immacolata, Vergine bella). Incisivo perché vero e non artificioso. Compartecipato vivamente dai seimila tra Basilica di San Pietro e Piazza, da altre migliaia a Fatima, da decine di migliaia in tanti santuari nel mondo, da milioni via tv, radio e social. In sintesi: non formula magica, ma atto spirituale.

Il rito penitenziale (compreso di confessione personale) presieduto da papa Francesco in Vaticano, seguito dallo storico Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’umanità e in particolare della Russia e dell’Ucraina, ha secondo noi – oltre che interpretare al meglio il messaggio del 23 luglio 1917 della Madonna di Fatima – saputo raggiungere il cuore (ma anche la mente) dei tanti che hanno scelto di seguirlo. Chissà se anche di qualche potente, di quelli che decidono della sorte dei popoli e dell’inizio e della fine delle guerre. In San Pietro erano presenti anche gli ambasciatori di Ucraina e di Russia, oltre a molti colleghi diplomatici. Fiammella di quella speranza, pur esile, di pace cui papa Francesco non vuole, non può e non deve rinunciare. Interprete come non mai dei desideri più profondi (e magari più nascosti) dell’umanità, non solo dei cattolici.

Dall’omelia di papa Francesco (il Vangelo è quello dell’Annunciazione, Luca 1, 26-38)

Per la seconda volta l’Angelo parla a Maria. A lei, turbata dal saluto ricevuto, dice: “Non temere” (v. 30). Prima: “Il Signore è con te”; seconda parola: “Non temere”. Nella Scrittura, quando Dio si presenta a chi lo accoglie, ama pronunciare queste due parole: non temere. Le dice ad Abramo (cfr Gen 15,1), le ripete a Isacco (cfr Gen 26,24), a Giacobbe (cfr Gen 46,3) e così via, fino a Giuseppe (cfr Mt 1,20) e a Maria: non temere, non temere. In questo modo ci manda un messaggio chiaro e consolante: ogni volta che la vita si apre a Dio, la paura non può più tenerci in ostaggio. Perché la paura ci tiene in ostaggio. Tu, sorella, fratello, se i tuoi peccati ti spaventano, se il tuo passato ti inquieta, se le tue ferite non si rimarginano, se le continue cadute ti demoralizzano e ti sembra di aver smarrito la speranza, per favore, non temere. Dio conosce le tue debolezze ed è più grande dei tuoi sbagli. Dio è più grande dei nostri peccati: è molto più grande! Una cosa ti chiede: le tue fragilità, le tue miserie, non tenerle dentro di te; portale a Lui, deponile in Lui, e da motivi di desolazione diventeranno opportunità di risurrezione.

Maria non solleva obiezioni. Le basta quel non temere, le basta la rassicurazione di Dio. Si stringe a Lui, come vogliamo fare noi stasera. (…)  Ci invita ad andare alla sorgente, andare al Signore, che è il rimedio radicale contro la paura e il male di vivere. Lo ricorda una bella frase, riportata sopra un confessionale qui in Vaticano, che si rivolge a Dio con queste parole: “Allontanarsi da Te è cadere, tornare a Te è risorgere, restare in Te è esistere” (cfr S. Agostino, Soliloquium I,3).

In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi. L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento. Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci dire “non temere”. Ma non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, ritorniamo al suo perdono.

Se vogliamo che il mondo cambi, deve cambiare anzitutto il nostro cuore. Per fare questo, oggi lasciamoci prendere per mano dalla Madonna. Guardiamo al suo Cuore immacolato, dove Dio si è posato, all’unico Cuore di creatura umana senza ombre. Lei è “piena di grazia” (v. 28), e dunque vuota di peccato: in lei non c’è traccia di male e perciò con lei Dio ha potuto iniziare una storia nuova di salvezza e di pace. Lì la storia ha svoltato. Dio ha cambiato la storia bussando al Cuore di Maria.

E oggi anche noi, rinnovati dal perdono, bussiamo a quel Cuore. In unione con i Vescovi e i fedeli del mondo, desidero solennemente portare al Cuore immacolato di Maria tutto ciò che stiamo vivendo: rinnovare a lei la consacrazione della Chiesa e dell’umanità intera e consacrare a lei, in modo particolare, il popolo ucraino e il popolo russo, che con affetto filiale la venerano come Madre. Non si tratta di una formula magica, no, non è questo; ma si tratta di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e questa guerra insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre. Come i bambini, quando sono spaventati, vanno dalla mamma a piangere, a cercare protezione. Ricorriamo alla Madre, gettando nel suo Cuore paura e dolore, consegnando noi stessi a lei. È riporre in quel Cuore limpido, incontaminato, dove Dio si rispecchia, i beni preziosi della fraternità e della pace, tutto quanto abbiamo e siamo, perché sia lei, la Madre che il Signore ci ha donato, a proteggerci e custodirci.

Dall’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.
Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!
Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.
Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.
Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.
Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.
Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.
Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.
Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.
Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.
Regina della pace, ottieni al mondo la pace.
Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.
In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.
Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.
Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

Anche alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Mario il Pensiero Mediatico Unico con l’Elmetto ha dedicato un’attenzione in genere molto inferiore alla decenza giornalistica. Il Tg 1 ha cercato di recuperare la vergogna del giorno precedente (censura delle parole papali di giovedì 25 marzo) con una diretta del rito (in studio – con commenti di spessore e non invasivi – Padre Federico Lombardi, Andrea Riccardi e Don Filippo Di Giacomo).

Dalla lettera aperta di Suor Rosalina Ravasio al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi

La lettera aperta è riportata come editoriale da La Nuova Bussola Quotidiana del 24 marzo 2022. È stata scritta dopo che la fondatrice della Comunità Shalom di recupero e reinserimento dei tossicodipendenti ha ascoltato il discorso di Mario Draghi in occasione del videocollegamento del presidente ucraino con il Parlamento italiano. Sarebbe utile ne prendessero conoscenza i senatori che martedì a Palazzo Madama saranno chiamati a decidere sull’invio di armi in Ucraina e sull’aumento delle spese militari.

Caro presidente Draghi,
Le scrivo a causa del suo discorso in Parlamento dello scorso 22 marzo nel quale ha dichiarato che è necessario per l’Italia rifornire di armi lo Stato Ucraino. Affermazione, la Sua, gravissima!
Dalla Sua bocca non sono uscite parole per una seria ricerca di pace, né suggerimenti al Presidente Zelensky per risolvere attraverso vie diplomatiche – che ripudiano la guerra – di porre fine al dramma, sotto gli occhi di tutti, di tanta distruzione e dolore riguardante il suo popolo!
Parola d’ordine è stata “armi!”.
Siamo ben consapevoli delle valangate di armi che tutti promettono: vediamo ogni giorno gli effetti di distruzione procurati dalle armi (non solo in questa guerra, ma anche in altre che si stanno tuttora combattendo). Eppure, continuiamo a produrre armi e a ritenere che siano queste, con le loro “performance” di distruzione, in tutti i settori e livelli della vita, e col rischio costante e l’alto pericolo di “escalation”, la soluzione ai problemi di convivenza umana.
Speravo che la storia e i drammi della guerra suggerissero un maggiore buonsenso. Mamma mia, come piace ai Potenti il Dominio. E il collasso dei tanti poveri Cristi che ci rimettono la vita? Non pretendo che l’appello di Gesù: “Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano” (Mt. 5, 44), caro Dott. Draghi, diventi un codice applicato alla politica. Nessuno vuole ridurre la religione alla politica, ma certamente un riferimento alla Fede, se non detto almeno pensato, aprirebbe ad una visione più alta dell’uomo e della realtà politica attuale. (…)
Caro Dott. Mario Draghi, prestato dalle Banche alla politica, La invito a rileggersi le parole del presidente americano John Kennedy quando, il 22 ottobre del 1962, alle ore 19 ordinò il blocco navale da tutte le stazioni televisive americane, dichiarando che: “Ogni missile lanciato da Cuba sarà considerato come un attacco diretto dell’Unione Sovietica contro l’America…”. Ma poi concluse così: “Il nostro obiettivo non è di dare una prova di forza, ma di rivendicare la giustizia – non la pace a spese della libertà, ma sia pace sia libertà, qui, in questo emisfero e, speriamo, in tutto il mondo. Con l’aiuto di Dio raggiungeremo questo obiettivo”.
Ora, come in quel momento storico, il mondo è febbrilmente in angoscia. Il 25 ottobre 1962 Papa Giovanni XXIII si rivolse al mondo intero con queste parole: “…Quanti hanno responsabilità di potere, con la mano sulla coscienza, ascoltino il grido d’angoscia… dai piccoli innocenti agli anziani, dai singoli individui alle comunità, che sale verso il cielo: Pace! Pace! Scongiuro tutti i governanti di non rimanere insensibili a questo grido dell’umanità! Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la Pace… promuovere, favorire, accettare trattative a ogni livello e in ogni tempo!”.
Questo appello è valido per i governanti di oggi?
Purtroppo la sensazione è di assistere ad una tragica Commedia umana in cui il protagonista è chi è più bellicoso.
Caro Presidente, la storia – purtroppo – si ripete!
Il 25 ottobre del 1962 durante il blocco di tutte le navi dell’Unione Sovietica, una petroliera russa cercò di forzare il blocco. Molti Potenti di allora, gridarono alla “pistola fumante”, tale atto fu visto come la flagrante provocazione che giustificava lo “schiacciamento di alcuni bottoni”, tutti si aspettavano “il bombardamento”. Kennedy, con sorpresa di tutti, ordinò che si lasciasse passare la nave dicendo testuali parole: “Date a Kruscev il tempo di pensare!”
Giorni oscuri e tremendi, dove l’angoscia universale, come si dice a Bergamo, si tagliava a fette col coltello! Dal Vaticano, in quel momento, trapelò che il Papa Giovanni XXIII passava le notti in ginocchio a pregare, con il cuore sanguinante. (…)
Il 28 ottobre 1962, alle ore 9.00 del mattino, la Casa Bianca registra la risposta di Kruscev che diceva: “Ho dato ordine di smantellare le basi cubane… perché il Presidente Kennedy mi ha dato assicurazione che non ci saranno (da parte dell’America) atti aggressivi verso l’isola!” (…)
Dove sono oggi gli operatori di Pace?
Al primo posto c’è la propria individualità. Il proprio ruolo politico!
E il mercato delle armi è l’unico che, perennemente, non conosce mai la crisi. Sicuramente, aiutare chi è in difficoltà e sostenere e riconoscere le fatiche di molte famiglie portate allo stremo, è meno remunerativo.
Caro dottor Draghi, dia a me il 2 per mille della spesa affrontata per gli armamenti e, lo giuro, costruirò un centinaio di asili nido in tutta Italia, a sostegno delle tante famiglie in difficoltà.
Le ricordo, ma senza dubbio Lo saprà, che nella storia sono stati numerosi i casi di governi corrotti, razzisti, violenti o semplicemente inetti, che sono stati mantenuti al potere grazie all’aiuto delle armi. Le armi hanno alimentato, nel Mondo, numerose guerre e guerriglie che non hanno fatto l’interesse dei popoli, ma dei dominatori di turno.
Eh sì, abbiamo una società fondata sul dominio.
Auguri Caro Presidente. Può essere che Lei non abbia tempo di leggere questa lettera. Abbia però l’umiltà e il buon senso di fare una riflessione sugli scritti di Papa Giovanni XXIII. Cito ancora una sua frase: “Non condanne, non scomuniche per nessuno, alla Chiesa basta la forza della sua dottrina, l’antica dottrina degli Apostoli!”. In queste parole c’è tutta la vita della Chiesa e di chi si dichiara cattolico. Caro Presidente… rifletta! In questo momento il Mondo ha più che mai bisogno di “operatori di pace”!

Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Rossoporpora.org: QUI. https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/1070-ucraina-papa-i-pazzi-pro-armi-la-consacrazione-sr-ravasio-a-draghi.html

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