Il Papa, i cento giorni e la maturità

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I mitologici cento giorni del pontificato di Papa Francesco scadono il 20 giugno, mentre iniziano gli esami di maturità per i ragazzi italiani. Il nesso sembra labile, ma in effetti è fortissimo. Perché la scelta degli “elaborati” adesso si dice così, per i maturandi, avevano l’aspirazione ad essere di “attualità”. Eppure la cosa più attuale era riferita agli anno ’80. Dagli scritti di Magris, all’omicidio di Moro, alla riflessione sul Brics. Invece la attualità più vera non c’era. A parte il fatto che basarsi solo sul mondo contemporaneo sembra quasi una offesa a tutti gli anni di studio di storia, arte, latino, letteratura classica e filosofia che bene o male si sono studiati, ma se proprio si voleva l’attualità il 2013 ha fornito uno dei temi più ampi e ricchi di sfumature sociologiche, storiche e perfino economiche degli ultimi decenni.

Il 2013 ha visto non solo la rinuncia di un Papa, cosa che non succedeva da secoli, ma l’elezione del primo latinoamericano al Soglio di Pietro della storia della cristianità. Un Papa che ha conquistato le prime pagine della stampa con un stile personale, e anche con alcuni “equivoci” generati dal suo modo di “predicare” da buon parroco. Ecco la “luna di miele” di Papa Francesco sembra già al termine. E’ un evento normale. Ma il suo essere parroco se da un lato ha attirato molti, ha pure deluso chi ci vede solo un modo di parlare “ad intra”. Quando parla della Curia romana, spiega che gli uffici non sono necessari, e per ora ha confermato tutto il lavoro impostato da Benedetto XVI e ha confermato che la sua prima enciclica sarà fatta su ciò che ha già fatto Benedetto.

Il messaggio sembra essere quello di una perfetta continuità nonostante le personalità profondamente diverse. Differenza che ha “incantato” certa stampa, ma che non è altro che “folklore”. Quando Benedetto XVI ha rinunciato al papato non ha “strappato” qualcosa. Anzi. Ha permesso che nulla si deteriorasse. Per questo i primi cento giorni di Francesco dal punto di vista del governo non ci dicono molto. Francesco sta ad aspettare. Inizia a rispondere a qualche critica di “pauperismo” con le sue frasi ad effetto, dicendo che non siamo “barboni spirituali”, dice ai Nunzi che devono essere pastori, prosegue la agenda dell’Anno della Fede e prepara il viaggio in Brasile. Parla della lotta alla povertà Papa Francesco con interventi che parlano di economia mondiale sulla scia di un percorso intrapreso da Benedetto e da Giovanni Paolo, citando i pontefici del secolo come Paolo VI e Roncalli.

E in tutto questo non c’è materia per almeno una delle tracce di “attualità” proposte per i maturandi? La Chiesa è attuale, la sua vita è la vita della contemporaneità anche per i laici che diventano laicisti e cercano di cancellare una parte importante della storia della quale, volenti o no, fanno parte.

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