Prof. Giorlandino, Altamedica: è giusto vaccinarsi, ma per cose che funzionano. Il Green Pass demolito da uno studio dello Spallanzani di Roma
“I vaccini non servono a chi ha già avuto il Covid-19. Al mondo pochi casi di reinfezione”, ha detto il Direttore scientifico di Altamedica, il Professor Claudio Giorlandino. Poi, più importante ancora spiega, serve il sierologico prima del vaccino, per valutare eventi avversi: “In presenza di anticorpi, pericolosa risposta immunitaria”. Infine: “La terza dose del vaccino non serve, perché era tarato su un virus che non c’è più”.
Nella trasmissione di L’Aria che Tira su La7, oggi mercoledì 29 settembre 2021, il Professor Claudio Giorlandino, Direttore scientifico dell’Istituto Clinico Diagnostico di Ricerca Altamedica di Roma ha dichiarato: “La terza dose di vaccino non serve”. Le affermazioni di Giorlandino, che ha guidato una revisione di circa 50 studi sull’immunità indotta dall’infezione da Sars-CoV-2, in pubblicazione sulla rivista Virus Disease, hanno spiazzata la conduttrice Myrta Merlino: “Noi abbiamo un vaccino contro un virus che non c’è più cioè quelli che usiamo in Occidente sono tarati soltanto per eccitare anticorpi contro la proteina Spike che muta continuamente. Le varianti sono dovute appunto a questo mutamento”. Citando gli studi israeliani, ha detto: “Chi fa un vaccino tradizionale e questo non lo è, ha una difesa contro tutte le proteine non soltanto verso questa piccola proteina. È giusto vaccinarsi ma per cose che funzionano. Fare una terza dose di vaccino per un virus che è mutato serve a poco”.
Già la biologa Barbara Gallavotti aveva dato l’allarme, ieri 28 settembre 2021, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì su La7: “l Covid? Ne esistono due. Tra vaccinati una nuova malattia”.
Merlino è presa in contropiede e esclama: “Oh Gesù! E allora come lo combattiamo il Covid?”. Claudio Giorlandino sottolinea che i vaccini “qualcosetta fanno, ma non ci garantiscono niente”; ribadisce che questi vaccini non funzionano più bene, perché puntano sulla proteina Spike che è mutata: “Erano validi nella prima fase, attualmente non servono più. Dobbiamo cambiare vaccino contro tutto il virus”.
Ribatte Merlino, che se Giorlandino ritiene la terza dose non essenziale e decisiva, altri medici la chiedono per motivi di salute pubblica. Il Professor Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei medici di Roma: “Il vaccino rallenta il tasso di infezione, lo studio di infezione in Israele citato prima è su un campione di poco più di 1 milione di persone e ha dimostrato che dopo 12 giorni dal booster la capacità di infezione si è ridotto di 11,3 volte e di ammalarsi del 19% anche rispetto alla Delta del Covid. Le difese immunitarie si alzano”.
Invece Giorlandino cita studi terzi e anche “quelli in conflitto di interessi” sul vaccino attuale, che ha sì salvato il mondo, ora va implementato per essere utile. Per dare forza alla sua teoria mostra un grafico con i contagi in Israele: “Guardi che è successo, lo avevano sconfitto, ma quando è ripartito ha dato la stura ai tamponi rapidi che hanno sensibilità del 20-30% non del 90 come scrivono i bugiardini che fino ad aprile 2022 sono autoreferenziali. Questi tamponi rapidi hanno fatto sentire tranquilli e 15 giorni dopo è scoppiata l’infezione”.
Dopo la pubblicità Merlino riassume: “Ci siamo tranquillizzati. Giorlandino dice: il virus è mutato, la terza dose può dare un piccolo aiuto però non è risolutiva. È una cosa che destabilizza”.
A marzo il Professor Giorlandino ha detto, intervistato da ANSA: “Le evidenze finora disponibili mostrano che bisognerebbe evitare di vaccinare contro il Covid-19 milioni di italiani che sono già immuni poiché hanno superato l’infezione”. Questa scelta sarebbe importante soprattutto nel momento in cui “le dosi scarseggiano per chi ne ha urgente bisogno”.
Le persone che hanno già avuto la Covid-19 hanno una risposta immunitaria contro il Sars-CoV-2 di lunga durata e che potrebbe accompagnarle per tutta la vita. È questo il risultato ottenuto dalla analisi di letteratura scientifica guidata da Giorlandino. “È emerso che chi ha contratto l’infezione ha avuto una grossa risposta anticorpale che dura per tutto il tempo in cui sono stati eseguiti questi studi”, ha spiegato.
“Ad oggi, se paragonati all’enorme numero di contagiati – ha spiegato Giorlandino – sono stati segnalati in tutto il mondo così pochi casi di reinfezione da Covid-19, da poter ritenere che tali segnalazioni siano ‘aneddotiche’ e concentrate negli operatori sanitari che sono riesposti al virus molto intensamente. Inoltre, Il Sars CoV-2 è un virus a Rna ed “è noto che, per alcuni virus di questo tipo, come quello del morbillo e della polio la prima infezione può fornire un’immunità permanente”.
Nei soggetti infettati sono stati caratterizzati, infatti, i linfociti T di memoria specifici per Sars-CoV-2 programmati per rispondere al successivo incontro con il virus. “Anche se dai test sierologici questi possono sembrare in alcuni guariti molto bassi, i livelli si rialzano subito appena rincontrano il virus”, ha sottolineato Giorlandino.
Inoltre, chi ha avuto il Covid-19 sembra avere una protezione maggiore dalle varianti rispetto a chi ha ricevuto il vaccino. Questo, aveva precisato Giorlandino, è dovuto al fatto che “mentre la maggioranza dei vaccini è diretta solo contro la proteina Spike che è soggetta a mutazioni, le persone infettate presentano una spiccata attività panimmunoglobulinica orientata anche contro il nucleocapside, la parte del virus che rimane più stabile. Sono indenni da ogni tipo di mutazione. La risposta anticorpale non permane soltanto negli anticorpi circolanti – ha continuato a spiegare Giorlandino – ma soprattutto nelle cellule di memoria che sono i linfociti. Appena un soggetto ha un richiamo biologico nei confronti del virus, gli anticorpi ripartono subito in modo importante. Inoltre, è emerso che le persone che hanno contratto l’infezione virale non sono protette soltanto contro la proteina Spike, quella che aggancia la cellula, ma anche contro il nucleocapside “.
Le evidenze quindi, ha spiegato Giorlandino, “indicano di non vaccinare chi ha già avuto il Covid-19. Farlo sarebbe dannoso oltre che inutile, perché si tolgono risorse a chi ne ha urgente bisogno. Bisognerebbe evitare scelte dettate da una ‘medicina difensiva’ e focalizzarsi su dati epidemiologici e statistici riportati da studi scientifici”.
Il Green Pass demolito da uno studio dello Spallanzani di Roma
di Anna Mirabile
Romait.it, 29 settembre 2021
Se i vaccinati possono infettarsi e infettare a cosa serve una terapia genica poco sicura e l’uso del Green Pass come certificato di salute?
Che il Green pass fosse uno strumento vessatorio di nessuna utilità scientifica era noto a tutti, ma che ad avvalorarlo ci pensasse proprio uno studio dell’Istituto Spallanzani di Roma, in una ricerca finanziata dallo stesso Ministero della Salute, è clamoroso. L’ennesimo autogol di un Ministro senza speranza.
Lo studio allo Spallanzani
Biologi, immunologi e virologi dell’Istituto romano per le Malattie infettive, di cui risulta coautore il Dottor Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico della rinomata struttura e dal primo di settembre nuovo Direttore Generale della Ricerca e dell’innovazione in Sanità del Ministero della Salute, hanno completato l’analisi di dati che stigmatizzano l’inutilità e il danno del passaporto sanitario.
La ricerca dimostra che la carica virale nelle narici dei vaccinati è molto alta perché, spesso, malgrado le due dosi, non sono immunizzati. Essi sono dunque parte attiva della catena infettiva. Pertanto il Green Pass premia chi si è prestato alla sperimentazione, ma non garantisce zone covid free. Il siero non conferisce immunità sterilizzante, fatto che desta più di una preoccupazione. Ragione per cui le raccomandazioni sul distanziamento, le mascherine e l’igiene non possono venire meno.
Nessuna garanzia di immunità
Lo studio realizzato in una ricerca su soggetti vaccinati e su 94 infezioni registrate nel Lazio nel primo trimestre 2021, di cui il 47,9 sintomatiche e il 52, 1 asintomatiche, dimostra che il lasciapassare fa circolare individui infetti. L’accanimento sul Green pass non ci protegge, anzi ci espone agli effetti avversi di un siero, scelto, in alcuni casi, sotto ricatto, incapace di proteggere noi stessi e gli altri. Una ricerca boomerang che la dice lunga sull’opacità e i segreti del Dicastero della Salute che dovrebbe essere una casa di vetro in grado di tutelare attraverso la trasparenza la salute pubblica.
Tutte le nazioni indietreggiano, bocciando di fatto un’iniziativa anticostituzionale che non preserva l’ incolumità di nessuno, ma il governo italiano invece tira dritto. Se i vaccinati possono infettarsi e infettare a cosa serve allora una terapia genica poco sicura? E a cosa, se non a divulgare dati sensibili, l’oscuro codice QR? Ci chiediamo inoltre come mai i vaccini tradizionali, proteici, come Silopharm o Novavax, non arrivino sul mercato europeo.
L’etica dei medici
E perché si voglia inoculare il vaccino ai guariti dal coronavirus, gli unici dotati di un’immunità naturale di lunghissima, forse eterna, durata. Tanti gli interrogativi senza risposta. E una valanga di crudeltà da parte dei medici vaccinatori nel non voler esentare i soggetti a rischio dall’iniezione. Dov’ è finita l’etica dei medici? Sono anch’essi sotto ricatto? Una operazione voluta in nome di un Grande Reset come insinuano in molti?
Intanto la tv, complice di un imperdonabile silenzio, comincia a scricchiolare sotto i colpi di scure d’ inaspettate dichiarazioni che la fanno tremare. Come quella dell’ex Ministro Roberto Castelli su La7 nel programma ‘Tagadà’. Sua moglie, che ha avuto il Covid, è in perfetta salute, mentre lui , vaccinato da due mesi, ha febbre alta e il valore del D-dimero alle stelle. Dato che lo costringe a entrare e uscire dall’ospedale in quanto, oggi, soggetto a rischio, esposto ai trombi.
Su Raitre le cose non vanno meglio. Alberto Contri, docente di Comunicazione sociale e per anni Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, ad ‘’Agorà’’ sconvolge una balbettante Luisella Costamagna, scoperchiando un anno e mezzo di balle vergognose sul Covid, i sieri e il green pass, ormai divenuto black e viscoso come la pece.
Postscriptum
«L’immunologa Viola: “Dobbiamo gestire il Covid come un’influenza, il virus non se ne andrà”. Finalmente un po’ di buonsenso. Ma qualcuno lo aveva già detto un anno fa circa…» (Matteo Mattioli @autocostruttore – Twitter, 29 settembre 2021).
«In tutta onestà mi sfugge il motivo per cui la vaccinazione debba essere l’unico motore per la ripartenza e la crescita del Paese. Almeno questo credo di aver inteso dal discorso del Primo Ministro. Bene le terapie intensive ma non si vive di solo vaccino…» (Giulio Marini @GiulioMarini2 – Twitter, 29 settembre 2021).
«Dopo la bomba sganciata dal Prof. Giorlandino nulla sarà più come prima. Ora l’Italia sa che i vaccini, per imporre i quali Draghi ha introdotto politiche illegali di segregazione, sono inutili contro il virus mutato. La menzogna ordita dal regime è manifesta. Ora, ai processi!
Ragazzi, facciamo andare Giorlandino in tendenza. Li ha sputtanati tutti con una chiarezza senza precedenti. “IL VIRUS CONTRO CUI VI STATE VACCINANDO NON ESISTE PIÙ”. I corrotti da Pfizer ci hanno ingannato, tutti devono sapere. Chissà che qualche magistrato indipendente agisca.
Cecchi Paone arriva a negare a L’AriacheTira che il virus sia mutato. Qualcuno che si dichiara amico della scienza arriva a dire pubblicamente che le mutazioni del virus non esistono pur di confutare Giorlandino che dice: “Siccome esistono il vaccino non funziona più”. Pazzesco» (Il Sofista @intuslegens – Twitter, 29 settembre 2021).