Francesco vuole abrogare il Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Messainlatino.it riferisce che l’ha detto alla Plenaria della Conferenza Episcopale Italiana
Il Summorum Pontificum, l’opera maggiore di Papa Benedetto XVI, è in pericolo. Questa Lettera apostolica in forma di Motu proprio del 7 luglio 2007 contiene le indicazioni giuridiche e liturgiche che, insieme alle precisazioni emanate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono attualmente in vigore per la celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano, cioè, secondo il Missale Romanum promulgato da San Pio V ed edito da san Giovanni XXIII nel 1962, utilizzato durante il Concilio Vaticano II. Le disposizioni del Summorum Pontificum sono entrate in vigore il 14 settembre 2007, festa dell’Esaltazione della Santa Croce e hanno sostituito le precedenti norme contenute nella Lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Quattuor abhinc annos del 3 ottobre 1984 ai Presidenti delle Conferenze Episcopali relativa alla celebrazione della Messa nella forma tridentina e nella Lettera apostolica in forma di Motu proprio Ecclesia Dei adflicta del 2 luglio 1988, con cui San Giovanni Paolo II ha istituita la Pontificia commissione Ecclesia Dei (soppresso il 17 gennaio 2019 da Papa Francesco).
Papa Benedetto XVI ha accompagnato il Motu proprio Summorum Pontificum con una Lettera ai vescovi di tutto il mondo per presentare il documento legislativo e liturgico sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, in cui spiega, lo spirito e gli scopi del suo atto. Nella lettera accompagnatoria Papa Benedetto XVI innanzitutto respinge due timori, dichiarandoli infondati: in primo luogo “il timore che qui venga intaccata l’autorità del Concilio Vaticano II e che una delle sue decisioni essenziali – la riforma liturgica – venga messa in dubbio”; in secondo luogo “il timore che una più ampia possibilità dell’uso del Messale del 1962 avrebbe portato a disordini o addirittura a spaccature nelle comunità parrocchiali”.
Poi, Papa Benedetto XVI indica il motivo della nuova normativa: “Sono giunto alla ragione positiva che mi ha motivato ad aggiornare mediante questo Motu Proprio quello del 1988. Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente”. In Papa Benedetto XVI era dunque presente l’auspicio che questa apertura possa contribuire, fra le altre cose, anche a riportare nella piena comunione con Roma quei fedeli che se ne sono distaccati non accettando alcuni contenuti del Concilio Vaticano II e le riforme che ne sono seguite (soprattutto la riforma liturgica di Paolo VI introdotta nel 1969).
Riportiamo di seguito tre articoli di Messainlatino.it, che ha dato la notizia trapelata dalla Plenaria della CEI, introducendoli con il commento di Marco Tosatti oggi sul suo blog Stilum Curiae: “L’instancabile, infaticabile e contraddittorio procuratore di preoccupazioni cattoliche non sembra voglia riposarsi e dare tregua al suo esausto gregge. L’impressione è che si voglia fare in modo che anche le pecore più tranquille e docili giungano a un punto in cui cominciano a mordere. In quel caso, attenti pastori, lupi dichiarati e lupi travestiti da agnelli…”.
Summorum Pontificum, Francesco vuole abolirlo! Lo ha detto alla Plenaria CEI
Messainlatino.it, 25 maggio 2021
Si tratta, per adesso, di notizie ancora frammentarie, da nostre plurime fonti all’interno della CEI ed episcopali, ma sembra che ieri (24.5.2021) il Papa, rivolgendosi ai vescovi italiani in apertura dei lavori dell’assemblea annuale della CEI (e in un successivo incontro con un gruppo di loro), abbia preannunciato l’imminente riforma in peggio del Motu proprio Summorum Pontificum.
Dopo l’ennesima messa in guardia dall’accogliere in seminario dei giovani “rigidi” (cioè fedeli alla dottrina) [QUI], Francesco ha annunciato ai vescovi che è giunto alla terza stesura di un testo che reca misure restrittive in ordine alla celebrazione da parte dei sacerdoti cattolici della Messa nella forma extraordinaria liberalizzata da Benedetto XVI il quale, a suo dire, con il Summorum Pontificum voleva andare incontro solo ai lefebvriani, ma che oggi sono soprattutto i giovani preti a voler celebrare la Messa tridentina magari non sapendo neanche il latino.
In proposito ha raccontato di un vescovo al quale si era rivolto un giovane prete manifestandogli l’intenzione di celebrare nella forma extraordinaria. Alla domanda se sapesse il latino, il giovane prete gli ha detto che lo stava imparando. Al che il vescovo gli ha risposto che sarebbe stato meglio imparasse lo spagnolo o il vietnamita in quanto in diocesi erano molti gli ispanici e i vietnamiti.
A quanto si comprende, si ritornerebbe all’indulto – con previa autorizzazione del vescovo, o addirittura del Vaticano – con tutto ciò che ne consegue e cioè una reintroduzione del divieto di celebrare secondo il Messale di San Giovanni XXIII, tantissimi dinieghi delle autorizzazioni e la pratica ghettizzazione dei sacerdoti e dei fedeli legati all’antico rito. Dopo Mose il liberatore, ritornerebbe il Faraone.
La credenza che il Summorum Pontifucum sia stato redatto solo per andare incontro ai lefrebvriani è infondata e falsa: non solo perché lo si evince dal testo del Motu proprio (e dall’Universae Ecclesiae) ma a dirlo espressamente è lo stesso Benedetto XVI che a pagina 189 – 190 del libro “Ultime conversazioni” (a cura di P. Seewald, ed Corriere della Sera, si veda foto sotto) secondo cui la riabilitazione della Messa antica col Summorum Pontificum non deve essere assolutamente inteso come concessione alla Fraternità, ma come via perché tutta la “Chiesa preservasse la continuità interna con il suo passato. Ciò che prima era sacro non divenisse da un momento all’altro una cosa sbagliata. Adesso non c’è un’altra Messa. Sono che diverse forme dello stesso rito”.
Un sacerdote ci ha detto a tal proposito: “Non mi sembra strano, che i vescovi attacchino il Summorum Pontificum: dopo tutto quello della liturgia antica è il più grave, serio e attuale problema della Chiesa“.
Se sono arrivati già alla terza bozza vuol dire che stanno lavorando sul serio (e da tempo) per limitare e – di fatto – annullare il Summorum Pontificum. C’è quindi veramente da preoccuparsi e da pregare: Benedetto XVI avrà qualcosa da dire?
Vi terremo aggiornati.
La Redazione.
Pericolo per il Summorum Pontificum: “Non si può arrestare un fiume in piena!”
Considerazioni sulla possibile mutilazione del Motu Proprio
Messainlatino.it, 26 maggio 2021
Una bella e accorata lettera inviataci oggi da un sacerdote sul nostro post riguardo il discorso del Papa ai vescovi italiani, trapelato da fonti episcopali, sulla sua volontà di mutilare il Motu Proprio Summorum Pontificum.
Ricordiamo quanto disse Gamaliele negli Atti degli Apostoli (At 5,34ss): “34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, 35disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. 36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. […] 38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; 39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!“.
Luigi
Cari amici di Messainlatino,
dopo le recenti notizie sul possibile restringimento del Motu proprio “Summorum Pontificum” mi è sorta spontanea la domanda: ma il Papa, con i Vescovi – che dovrebbero avere il compito anche di leggere i segni dei tempi – si sono resi conto che non si può fermare un fiume in piena? Possono porre delle dighe momentanee, possono tamponare un po’, ma prima o poi la piena romperà gli argini e il fiume riprenderà maestoso il suo scorrere.
Si dice che historia magistra vitae, ma forse quest’adagio non vale all’interno delle Sacre Mura. Sarebbe interessante che i Vescovi andassero a vedere e a studiare la storia del Post Concilio, leggendola senza gli occhiali torbidi dell’ideologia progressista, ma piuttosto con l’umiltà di chi cerca di farne tesoro.
Non è mia intenzione in queste brevi righe esaminare tutta la questione sollevata in questi giorni. Mi permetto solo alcune considerazioni lampo:
a) Sembra che una delle motivazioni che vogliono addurre, per mettere sotto le grinfie malefiche dei vescovi il Motu Proprio Summorum Pontificum, sia la divisione e il “ribollire” dei tradizionalisti. Non si rendono forse conto che più li comprimono più essi saranno in “ebollizione”? Il fenomeno tradizionalista si è sviluppato in modo sempre più acceso dopo le repressioni. Il caso Lefebvre avrebbe dovuto fare scuola: dopo le ordinazioni del 1976 e 1988 e la scomunica si è dovuti “correre ai ripari” e il mondo tradizionale ha trovato un nuovo slancio.
b) Pare che una cosa che inquieta i nostri pastori sia la scelta della Messa Tradizionale da parte dei giovani sacerdoti. Non si sono forse accorti che appunto sono i giovani che si avvicinano sempre più al mondo tradizionale? I giovani che non hanno vissuto la stagione postconciliare e spesso non sono stati indottrinati da quel mantra che vede nel latino il nemico numero uno della fede cattolica; di fronte al vuoto della Liturgia odierna e della predicazione attuale si rivolgono verso la Tradizione in tutte le sue espressioni e trovano nella Divina Liturgia la sorgente pura a cui bere.
c) Altra accusa che vien mossa al mondo tradizionale è il rifiuto del Concilio Ecumenico Vaticano II. Se si intende che i tradizionalisti rifiutino di accettare il Vaticano II come unico e solo concilio della bimillenaria storia della chiesa, beh questo è evidente. In realtà il mondo tradizionale rifiuta – e non potrebbe fare altrimenti – le devianze uscite dopo l’Assise conciliare e chiede chiarezza per quei punti che hanno dato occasione di tali allontanamenti dalla dottrina.
Molto vi sarebbe da dire ma preferisco fermarmi qui. Mi preme però fare ancora una sottolineatura:
Mi sono accorto che – almeno per l’Italia – dopo la pubblicazione del nuovo Messale romano e dopo lo stravolgimento miope e capriccioso che i vescovi hanno fatto di alcune traduzioni di parti della Messa (Gloria e Padre nostro per esempio), molte persone si stanno accostando alla liturgia antica. Inoltre, dopo la scellerata scelta della C.E.I. di dare la S. Comunione solo sulle mani a causa pandemia, le fila di chi non vuole più partecipare alla Messa Novus Ordo si sono ingrandite. Certo bisogna ammetterlo: i nostri Vescovi e molta gerarchia sono proprio dei lettori attenti dei segni dei tempi! Sanno effettuare le scelte migliori … per svuotare le chiese.
Ma una cosa mi consola: queste preoccupazioni fanno riflettere e danno speranza. Una classe dirigente vecchia e miope (e, diciamocelo sinceramente, guardando l’episcopato italiano e straniero, abbiamo vescovi ormai prossimi tutti alla casa di riposo) non ha vita lunga e un fiume, per quanto arginato, incanalato e costretto, sa trovare sempre le sue strade. Quando si vuole costringere l’acqua a non seguire il suo naturale corso, essa prima o poi ritrova la sua strada; quando si vuole costringere il popolo fedele, il popolo di Dio “infallibile in credendo”, esso prima o poi ritrova la sua Fede e gira le spalle ai cattivi pastori.
È solo questione di tempo! e… il fiume in piena non si può arrestare!
Un sacerdote
Pericolo per il Summorum Pontificum, ulteriori preoccupanti dettagli
Messainlatino.it, 26 maggio 2021
Facciamo seguito al nostro post di ieri e di questa mattina, per fornire altre informazioni, ulteriormente allarmanti. Si riferiscono ai retroscena “curiali” che sottendono le esternazioni di Papa Francesco, pronunciate lo scorso lunedì 24 maggio, in occasione della Plenaria CEI all’Hotel Ergife di Roma.
Di seguito quanto riporta il sito francese Paix Liturgique (il cui nome ricorda la “pace liturgica” raggiunta proprio nel 2007 con il Motu proprio Summorum Pontificum e, ora, apparentemente messa in grave e serio pericolo).
Ecco la nostra traduzione per i lettori italiani di MiL:
“Poi, una volta che i giornalisti hanno lasciato la sala del dibattito, il Papa ha affrontato un tema che accomuna molti vescovi della Penisola: l’esecuzione del Summorum Pontificum.
Francesco ha confermato la prossima pubblicazione di un documento che è stato sollecitato a scrivere, destinato a “reinterpretare” il motu proprio di Benedetto XVI. La pubblicazione è stata effettivamente ritardata, in quanto il documento sembra aver provocato obiezioni e intoppi, soprattutto da parte del cardinale Ladaria e della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sostenevano che avrebbe provocato disordini e opposizioni incontrollabili in tutto il mondo.
Nonostante ciò, la Segreteria di Stato starebbe spingendo per il rilascio del testo, le cui disposizioni essenziali sarebbero le seguenti:
– le comunità che celebrano secondo la forma antica potrebbero continuare a farlo;
– per contro, i sacerdoti diocesani dovrebbero ottenere un permesso specifico.
È ovvio che questo documento, inapplicabile in molti paesi tra cui la Francia, avrà soprattutto un significato simbolico: rendere la celebrazione della messa tradizionale non più un diritto, ma un’eccezione tollerata”.
La Redazione.