Sempre acceso il dibattito sul Ddl liberticida Zan. Un manuale con contributi di dieci giuristi fa chiarezza su contenuti e obiettivi della proposta

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Dopo che martedì 20 aprile scorso la calendarizzazione del Disegno di legge contro “l’omotransfobia” (Ddl Zan) in Senato è stata di nuovo rinviata (grazie ai partiti di centro-destra), se ne discuterà domani, martedì 27 aprile, sempre nell’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia. Intanto in queste ultime settimane – come abbiamo riferito nell’articolo precedente [QUI] – anche a sinistra si sono manifestate diverse voci duramente critiche nei confronti dell’attuale testo, cui si rimprovera ad esempio di utilizzare l’espressione ‘identità di genere’, ritenuta inammissibile perché “ha un grave impatto sulla vita delle donne”.

Incomincia pubblicamente anche il dibattito all’interno del Pd, riemerso dopo il tentativo – riuscito per diversi mesi – di soffocamento in culla operato a livello nazionale. Vedremo che succederà, sempre che la legge venga calendarizzata. Se ciò avvenisse e se almeno alcuni senatori di sinistra fossero sensibili alle critiche espresse da non pochi tra i loro elettori, il Ddl Zan sarebbe o affossato o modificato profondamente, così da dover richiedere un secondo passaggio alla Camera con tutte le incognite prevedibili sui tempi di approvazione definitiva.

Intanto, non sarebbe male che i senatori piddini, pentastellati e di Liberi e uguali (oltre alle loro propaggini mediatiche) trovassero il tempo di acculturarsi leggendo l’analisi approfondita del Ddl Zan, che dieci giuristi propongono nell’antologia curata da Alfredo Mantovano, dal titolo Legge omofobia, perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo (Cantagalli) [di cui questo blog ha già parlato: Bloccato al Senato l’iter del Ddl Zan liberticida, inutile, dannosa e pericolosa. #RestiamoLiberi – 31 marzo 2021]. Nelle 250 pagine del volume – frutto di una riflessione comune all’interno del Centro Studi Rosario Livatino – vengono esaminati dettagliatamente e puntigliosamente i 10 articoli del testo unico, dopo due capitoli iniziali in cui si situa la novità del Ddl Zan nel contesto legislativo attuale.

Oltre ad Alfredo Mantovano, hanno dato il loro contributo alla completezza della disanima Domenico Airoma, Aldo Rocco Vitale, Mauro Ronco, Carmelo Leotta, Angelo Salvi, Daniela Bianchini, Francesco Farri, Francesco Cavallo, Roberto Respinti.

Nell’introduzione si mette subito in chiaro che lo sguardo con cui nel libro si è affrontato il tema è “laico e non confessionale”. E, non meno importante, si evidenzia l’obiettivo degli attivisti LGBT, “che va ben al di là dei ‘diritti’ delle minoranze sessuali”. È infatti quello, “una volta de-costruita la sessualità, di ri-costruirla secondo il desiderio di ciascuno, disincarnandola del tutto dal corpo, e facendone parte di una concezione dell’uomo definitivamente sganciata da ogni ordine oggettivo”.

Sempre nel capitolo introduttivo si ricorda che “nell’autunno 2013 la proposta di legge contro l’omofobia, che portava come prima firma quella dell’On. Scalfarotto, fu approvata alla Camera con larghissima maggioranza, ma poi si perse per strada e non venne più esaminata dal Senato” [QUI]. Le ragioni? “Certamente grazie alle proteste che si sollevarono nelle piazze italiane (Ndr: in particolare con la Manif pour tous Italia e le Sentinelle in piedi), ma anche perché il fronte ampio dei suoi promotori preferì, dopo quel tentativo di inizio legislatura, optare per qualcosa di più sostanzioso: la legge sulle unioni civili (Ndr: ricordate lo Spavaldo di Rignano e la Garrula Ministra?), cui è stato conferito un regime simile nella sostanza al matrimonio same sex”.

Altra constatazione (ahimè) significativa sul Ddl Zan: “Avrebbe, se approvato, un significato politico e culturale diverso rispetto alla proposta Scalfarotto”. Perché “chiuderebbe il cerchio, mettendo ‘in sicurezza i risultati ottenuti sul fronte dei cosiddetti nuovi diritti. La piena espansione del relativismo pone in discussione la fondamentale relazione uomo-donna fin dall’adolescenza: regala gli strumenti chimici, tecnici e giuridici per superarla, e fa sì che la ri-creazione del mondo attraverso la realizzazione di un indistinto magmatico non sia più il desiderio di qualche filosofo gnostico, né l’ansia elitaria di ‘illuminati’ tanto potenti quanto sconosciuti ai più”. Infatti “sta diventando persuasione di massa, mediaticamente egemone: nessuna fiction va in prima serata sui una tv di Stato se non racconta una storia omosessuale e se non fa l’apologia della canna” (Ndr: poche le eccezioni, come ad esempio la fiction su Chiara Lubich).

L’introduzione si chiude con un’altra constatazione amara e inquietante, riferita alla discussione del Ddl Zan in prima lettura alla Camera. “Vedere un Parlamento che si affanna per approvare le norme del testo unico Zan, giungendo in Commissione Giustizia della Camera – è accaduto nella seduta iniziata il 28 luglio 2020 – fino alle ore 1.45 della notte, e contingentando i tempi degli interventi in Aula, dà l’idea che il totalitarismo non esiga l’autoblindo. Gli è sufficiente la Gazzetta Ufficiale”.

Se la lettura attenta del testo a cura di Mantovano è fortemente consigliata per i senatori piddini, pentastellati, di Leu, non lo è da meno per i senatori di centro-destra: per confermarli solidamente nelle loro convinzioni oppure – e qui il riferimento a quelle senatrici di Forza Italia che hanno già annunciato il loro sì al Ddl Zan – perché riesaminino la loro decisione e ritornino nell’alveo liberale contro una normativa che si prospetta – oltre che inutile – liberticida.

Legge omofobia, perché non va è naturalmente una lettura consigliata non solo ai parlamentari, ma a tutti quelli che hanno a cuore il destino della comunità e il futuro delle nuove generazioni, in particolare a livello educativo. Speriamo che siano in tanti.

Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2021 sul blog dell’autore Rossoporpora.org.

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