Papa Francesco piace così tanto a Condé Nast Publications che gli dedica la copertina di Vanity Fair
Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme.
Tutto è vanità, vuoto immenso
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un’altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,
continuano a scorrere.
Tutte le parole si esauriscono
e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né l’orecchio è mai sazio di udire.
Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.
(Qoèlet 1,1-11)
Vanity Fair Italia – settimanale di costume, cultura, moda, bellezza, lifestyle e politica – dedica la copertina del nuovo numero 2-3 del 20 gennaio 2021, in edicola dal 6 gennaio, a Papa Francesco e declina il suo invito “Fratelli Tutti”, che è anche il titolo della sua ultima Lettera enciclica, nelle lingue più diffuse al mondo. “«Siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo diventare una grande famiglia umana». È il messaggio che ci affida Papa Francesco per affrontare il 2021 con amore e speranza”, si legge sulla copertina del periodico. E la redazione spiega di essere “fieri di questo numero che riporta due grandi temi cari al Pontefice e fondamentali anche per Vanity Fair: il rispetto e l’amore per le diversità, tutte le diversità. E la speranza che il vaccino sia disponibile per tutti, senza distinzioni o nazionalismi, e soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi».
Nel cappello dell’articolo “Papa Francesco: l’amore e la cura” a firma – da notare – “Jorge Mario Bergoglio” (non Papa Francesco), si legge: “Dopo «oscurità e incertezza» si affaccia una «luce di speranza»: il vaccino. Papa Francesco si rivolge al mondo per ricordare che la nuova strada si può fare solo insieme, fratelli e sorelle, e senza barriere”. Questi sono i temi, ripetuti più volte, per non lasciare spazio al dubbio. E Bergoglio conclude il testo a cui ha posto la sua firma: “Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è mio fratello. In ciascuno vedo riflesso il volto di Dio e in quanti soffrono scorgo il Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedo nel malato, nel povero, nel disoccupato, nell’emarginato, nel migrante e nel rifugiato: tutti fratelli e sorelle!”. Questa è l’unica volta dove viene menzionato nei diversi contributi, indirettamente peraltro, Dio e il Signore. Per il resto non si trova menzionato né Gesù né il Vangelo.
Che siamo tutti sulla stessa barca lo scriviamo da tempo. Il valore più importante resta essere credenti credibili e remare tutti nella stessa direzione senza perdere la fede, difendendo il Papa, il Papato, il Pontificato, la Chiesa Cattolica Romana, sotto attacco non solo dal Covid-19. Al mondo di oggi il compito più difficile è capire la differenza tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sapere chi sono gli amici e chi i nemici. Capire questo è il primo passo per la libertà, alla luce degli ultimi tempi un passo sempre più fondamentale per l’integrità e il futuro dell’umanità.
“I malvagi, essendo figli delle tenebre sono molto astuti. Citano la Bibbia, parlano di amore, incantano con le emozioni, desiderano la pace e la prosperità universale, sono convinti spiritualisti, filantropi e difensori dell’ambiente. Con una fede socializzata senza croce” (Don Salvatore Lazzara – Twitter, 4 gennaio 2021).
Il discernimento più difficile rimane distinguere il bene dal male, stare in isolamento senza isolarsi, aprire il cuore senza esporsi al contagio infetto dell’egoismo, cercare la generosità allontanando la vanità da vetrina, la vanità da copertina. Essere o apparire è il dilemma.
Vanity Fair Italia, come anche Vogue Italia (dal 1964 il magazine italiano di moda più influente al mondo), viene pubblicato da Condé Nast Publications, la casa editrice statunitense fondata nel 1909 da Condé Montrose Nast, che pubblica alcune delle riviste più lette e conosciute dell’editoria americana e mondiale. È una società controllata del gruppo Advance Publications, appartenente a sua volta alla famiglia Newhouse e al gruppo Chayla&Co Entertainment. Le redazioni delle riviste della Condé Nast Publications occupano 25 piani nel nuovo World Trade Center di New York.
Sul sito di Vanity Fair Italia c’è da segnalare innanzitutto un articolo redazionale – ripreso il 7 gennaio anche sul sito di Vogue Italia (Vanity Fair: Papa Francesco in copertina. È in edicola il nuovo numero di Vanity Fair che vede come protagonista Papa Francesco insieme al suo messaggio per affrontare il 2021 con amore e speranza: «Siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo diventare una grande famiglia umana»).
Papa Francesco protagonista della cover del nuovo numero di «Vanity Fair»
Il settimanale affida al Pontefice il compito di aprire il 2021 con un messaggio di amore e speranza
di Redazione
6 gennaio 2021
È in edicola da mercoledì 6 gennaio, il nuovo numero di Vanity Fair che vede come protagonista Papa Francesco insieme al suo messaggio per affrontare il 2021 con amore e speranza: «Siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo diventare una grande famiglia umana».
«Avevamo un sogno, a Vanity Fair, per la fine del 2020: iniziare l’anno nuovo con un messaggio di Papa Francesco, affidare a lui il compito di aprire il 2021 con la fiducia in un domani migliore», scrive nel suo editoriale il direttore del settimanale Simone Marchetti, «Nei mesi scorsi, abbiamo parlato a lungo con i suoi collaboratori.
E oggi siamo fieri di questo numero che riporta due grandi temi cari al Pontefice e fondamentali anche per Vanity Fair: il rispetto e l’amore per le diversità, tutte le diversità. E la speranza che il vaccino sia disponibile per tutti, senza distinzioni o nazionalismi, e soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi».
In copertina è ritratto il volto sereno del Pontefice che ricorda una frase di San Francesco, «Fratelli tutti», un invito universale rivolto a ogni uomo e donna a essere una grande famiglia umana oltre le diversità, anzi proprio accettando, amando e rispettando le diversità di tutti. Un messaggio che Vanity Fair per la sua cover ha deciso di tradurre in diverse lingue.
Un numero speciale che arriva in edicola dopo mesi di pandemia e nei primi giorni del nuovo anno per ricordare che «da una crisi come questa non si esce uguali, ma migliori o peggiori», come aveva ricordato sua Santità nell’omelia di Pentecoste.
Il messaggio del Papa continua all’interno del numero con un estratto della benedizione Urbi et Orbi di Natale concessa a Vanity Fair. Jorge Mario Bergoglio, 84 anni, è il 266° Pontefice: da San Francesco D’Assisi ha ereditato non solo il nome ma anche il desiderio di abbracciare tutte le diversità.
Il testo con la firma di Jorge Mario Bergoglio, pubblicato su Vanity Fair in edicola, “è una rielaborazione della benedizione Urbi et Orbi che Papa Francesco ha letto il 25 dicembre 2020, concessa a Vanity Fair”, si spiega sul sito del periodico.
Papa Francesco: l’amore e la cura
Dopo «oscurità e incertezza» si affaccia una «luce di speranza»: il vaccino. Papa Francesco si rivolge al mondo per ricordare che la nuova strada si può fare solo insieme, fratelli e sorelle, e senza barriere
6 gennaio 2021
In questo momento storico, segnato dalla crisi ecologica e da gravi squilibri economici e sociali, aggravati dalla pandemia del coronavirus, abbiamo più che mai bisogno di fraternità. Non una fraternità fatta di belle parole, di ideali astratti, di vaghi sentimenti… No. Una fraternità basata sull’amore reale, capace di incontrare l’altro diverso da me, di con-patire le sue sofferenze, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia etnia, della mia religione; è diverso da me ma è mio fratello, è mia sorella. E questo vale anche nei rapporti tra i popoli e le nazioni: fratelli tutti!
Oggi, in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità. Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!
Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è mio fratello. In ciascuno vedo riflesso il volto di Dio e in quanti soffrono scorgo il Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedo nel malato, nel povero, nel disoccupato, nell’emarginato, nel migrante e nel rifugiato: tutti fratelli e sorelle!
— JORGE MARIO BERGOGLIO
Poi, sul sito del periodico è presente l’Editoriale del Direttore, anch’esso pubblicato sul numero di Vanity Fair in edicola.
Una grande famiglia umana
Sulla copertina del nuovo numero di Vanity Fair, il volto sereno del Pontefice ricorda una frase di San Francesco, «Fratelli tutti». Un invito universale rivolto a ogni uomo e donna a essere una grande famiglia, oltre le diversità
di Simone Marchetti
6 gennaio 2021
Avevamo un sogno, a Vanity Fair, per la fine del 2020: iniziare l’anno nuovo con un messaggio di Papa Francesco, affidare a lui il compito di aprire il 2021 con speranza, con la fiducia in un domani migliore. Nei mesi scorsi, abbiamo parlato a lungo con i suoi collaboratori per capire bene come, quando e soprattutto perché.
Il come lo vedete in questa copertina: il volto sereno del Pontefice che ricorda una frase di San Francesco, «Fratelli tutti», un invito universale rivolto a ogni uomo e donna a essere una grande famiglia oltre le diversità, anzi proprio accettando, amando e rispettando le diversità di tutti.
Il quando è questo nuovo, importantissimo inizio. Nell’omelia di Pentecoste, sua Santità aveva ricordato che «da una crisi come questa non si esce uguali, ma migliori o peggiori». Io non so veramente se ne usciremo migliori, ma so di certo che dobbiamo fare tutto il possibile per non ritrovarci peggiori. Basterebbe, per esempio, cambiare. Almeno per due questioni fondamentali che il Papa ci ricorda a pagina 18, con alcuni passaggi della sua benedizione Urbi et Orbi di Natale.
E qui arrivo al perché. La prima questione riguarda il vaccino. Una luce di speranza, come la definisce il Pontefice, un rimedio che deve essere destinato a tutti, specialmente ai più vulnerabili e bisognosi, oltre «i nazionalismi chiusi che ci impediscono di vivere come la vera famiglia umana che siamo». Infine, la fraternità, un sentimento rivoluzionario e potentissimo: «una fraternità capace di incontrare l’altro diverso da me».
Il 2021 non sarà il mito che tutti abbiamo sognato. E il 2020 non può essere relegato soltanto a qualcosa di cui dimenticarsi al più presto. E ancora: serviranno politiche serie, severe, intelligenti e soprattutto umane. Ma questo è un compito complesso, a lungo termine, per molti versi indipendente da noi. La seconda raccomandazione del Papa, invece, riguarda tutti. E può fare la differenza, forse anche una rivoluzione. Essere fratelli tutti, come diceva San Francesco. Diventare fratelli e sorelle tutti, come abbiamo tradotto in tante lingue in copertina. Caro Santo Padre, grazie per averci ricordato, un’altra volta ancora, che dobbiamo essere una famiglia. Una grande famiglia umana.
Buona lettura e buon anno nuovo
Poi, sul sito del periodico c’è un contributo del Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che appare anche sul numero di Vanity Fair in edicola. Anche qui, niente Vangelo, niente Gesù, solo ingiustizie sociali, guerre, virus, ecc.
Curiosamente Tornielli sottolinea che “Papa Francesco ha vissuto il 2020 senza poter viaggiare, ma è riuscito ugualmente a rendersi vicino, prossimo, a tutti coloro che soffrivano a causa della pandemia e del lockdown attraverso la celebrazione quotidiana della messa da Casa Santa Marta, seguita da milioni di persone in tutto il mondo”. Peccato che dimentica di aggiungere, che l’ultima Santa Messa pubblica al Domus Sanctae Marthae Papa Francesco ha celebrato il 17 maggio 2020 (e già dal 27 marzo 2020 non venivano più pubblicati i riassunti delle omelie).
Papa Francesco: il mondo di domani
Quale futuro vogliamo costruire, dopo la pandemia? È la prima domanda che Papa Francesco si è posto
di Andrea Tornielli
7 gennaio 2021
Papa Francesco ha vissuto il 2020 senza poter viaggiare, ma è riuscito ugualmente a rendersi vicino, prossimo, a tutti coloro che soffrivano a causa della pandemia e del lockdown attraverso la celebrazione quotidiana della messa da Casa Santa Marta, seguita da milioni di persone in tutto il mondo. E mentre il coronavirus mieteva vittime destabilizzando le vite dei popoli e le economie dei Paesi, non ha perso tempo e ha invitato tutti a interrogarsi sul dopo: quale società, quale economia, quale futuro vogliamo costruire?
La sfida è rappresentata nelle parole pronunciate il giorno di Pentecoste: «Voi sapete che da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori».
Per questo, riprendendo le udienze generali con un numero contingentato di fedeli presenti, il Papa ha voluto dedicare nove catechesi al mondo che uscirà dal Covid-19, indicando a tutti alcuni principi sociali che possono aiutarci a «preparare il futuro di cui abbiamo bisogno». Tra questi il principio della dignità della persona, quello del bene comune, quello dell’opzione preferenziale per i poveri, quello della destinazione universale dei beni e il principio della solidarietà. Francesco ha spiegato che mentre «lavoriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta, la fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l’indifferenza davanti alle violazioni» della dignità delle persone. L’invito è a «riscoprire che cosa significa essere membri della famiglia umana», perché «questo sguardo» possa tradursi «in azioni concrete di compassione e rispetto per ogni persona».
È vero, il virus ha colpito tutti, indistintamente. Ma, ha osservato Papa Francesco durante una delle catechesi, «la pandemia ha messo allo scoperto la difficile situazione dei poveri e la grande ineguaglianza che regna nel mondo. E il virus, mentre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate!». Per questo, accanto all’impegno per la cura contro il coronavirus, «piccolo ma tremendo», il Successore di Pietro ha invitato a «curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli».
Ciò che il mondo intero ha vissuto nell’anno appena concluso e sta ancora vivendo, con il suo grande carico di sofferenza, rappresenta dunque anche un’occasione «per costruire qualcosa di diverso». «Per esempio – ha spiegato il Papa – possiamo far crescere un’economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo», vale a dire «un’economia che non ricorra a rimedi che in realtà avvelenano la società, come i rendimenti dissociati dalla creazione di posti di lavoro dignitosi».
«Un virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche – ha detto ancora Francesco – deve essere affrontato con un amore senza barriere, frontiere o distinzioni. Questo amore può generare strutture sociali che ci incoraggiano a condividere piuttosto che a competere, che ci permettono di includere i più vulnerabili e non di scartarli, e che ci aiutano a esprimere il meglio della nostra natura umana e non il peggio». Per questo il Papa ha continuato a chiedere l’accesso per tutti alle cure e ai vaccini.
C’è una parabola che il Pontefice ha voluto ricordare a credenti e non credenti: quella del buon samaritano, che si prende cura di chi è rimasto ferito in mezzo alla strada, mentre altri passano dinnanzi indifferenti guardando da un’altra parte. Fratelli tutti, l’enciclica firmata ad Assisi lo scorso ottobre, rappresenta una sorta di road map per uscire migliori dalla crisi scatenata dalla pandemia.
È una sfida contenuta nei gesti, nelle parole e nella personale testimonianza di Francesco fin dall’inizio del suo pontificato. Proprio queste considerazioni sono alla base della sua scelta di riprendere a viaggiare. La meta del primo pellegrinaggio, agli inizi di marzo 2021, dice tutto: il martoriato Iraq, devastato da guerre, terrorismo e pandemia. La presenza di Francesco potrà incoraggiare processi di dialogo, di pace e di riconciliazione.
Infine, sul sito del periodico sono presenti altri due articoli, anch’essi pubblicati sul numero di Vanity Fair in edicola.
Jorge Mario Bergoglio, il Pontificato in 5 minuti
Dalla frase d’esordio con cui si è presentato a tutto il mondo nel giorno della sua elezione, il 13 marzo 2013, al recente intervento sui diritti delle persone omosessuali: ecco i 7 sette anni da anticonformista di Papa Francesco
di Giorgio Dell’Arti
7 gennaio 2021
Francesco, il Papa di ognuno
Silenzio, assenza e gesti che parlano anche a chi non è cristiano. Bergoglio interpreta il suo ruolo incarnando lo spirito del Santo da cui, primo nella storia, ha preso il suo nome da Pontefice
di Elena Loewnthal
7 gennaio 2021
Postilla
«Quello che trovo molto buono di questo pontificato, la sua grande opportunità, è l’accento sulla giustizia sociale, sul peso delle differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri, l’interesse per i migranti, per la pace internazionale. Ma dobbiamo anche parlare della missione originaria del successore di Pietro: occuparsi della dottrina, della verità cattolica». Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller parla sul palco del convegno della Fondazione Iniziativa Subalpina a Stresa, sul Lago Maggiore, intervistato dall’editorialista del Corriere della Sera Massimo Franco, nell’ottobre del 2017.
E nell’intervista allo stesso Massimo Franco sul medesimo giornale il 26 novembre 2017 il Cardinale Gerhard Ludwig Müller sottolineava: «Credo che, come diceva il teologo del Cinquecento, Melchior Cano, i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi. (…) Le persone non possono essere mandate via ad libitum, senza prove né processo, solo perché qualcuno ha denunciato anonimamente vaghe critiche al Papa mosse da parte di uno di loro…».
Noi riteniamo che con il tipo di narrazione come quello organizzato con Vanity Fair, i comunicatori istituzionali pontifici non fanno un buon servizio né al Papa, né al Papato, né al Pontificato, né alla Chiesa Cattolica Romano.