1971: il Papa contro le manipolazioni dei media

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Il cardinale francese schierato dalla parte della Chiesa istituzionale e il frate che metteva in discussione la Chiesa distante dagli oppressi, non aperta sulla giustizia e non sollecita della pace. Balducci generalizzava senza tener conto del lavoro di tanti sacerdoti, religiosi e vescovi e il cardinale sembrò poco in grado di rispondere. I giornali dell’epoca ripresero non tanto l’evento televisivo, ma la reazione di Papa Paolo VI. Il giorno dopo infatti il Pontefice teneva udienza generale. Era il 29 settembre e il tema preparato per la riflessione che il Papa proponeva ai fedeli era proprio dedicato a come la Chiesa venisse comunemente considerata per i suoi aspetti “negativi” piuttosto che per quello che è davvero. Una riflessione che, a pochi anni dal Concilio, serviva a rendere popolari i contenuti della Lumen gentium. La reazione del Papa, che evidentemente aveva seguito la trasmissione e l’infelice confronto, fu insolitamente diretta.

Ad un certo punto lasciò il testo scritto e “a braccio” disse: “ Anche ieri sera la televisione italiana- diciamolo pure- aveva attacchi tremendi contro la Chiesa perchè così è costituita, perchè così è costruita. Cosa non è entrato nell’anima e nel cervello di tante persone , pur buone e pur oneste, sentendo ritorcere in critica tutti i benefici che dalla Chiesa istituzionale hanno ricevuto? Se non ci fosse questa Chiesa di Cristo così costituita cosa ne sarebbe oggi di tante anime?” Poi riprese il testo. Un testo che a rileggerlo oggi sembra, al di la dello stile un po’ difficile, estremamente attuale. Il Papa si rivolge ai pellegrini che arrivano alla Tomba di Pietro, che cercano “una impressione sensibile e insieme spirituale di questo punto centrale della Chiesa” e cercano di “godere gli aspetti positivi della Chiesa, mentre oggi, per una deformazione diventata quasi abituale, e ostentata come una superiorità dello spirito moderno, vediamo tanta gente predisposta a rilevare gli aspetti negativi di quella, o almeno reputati tali, in modo che si pronuncia in molti osservatori della Chiesa una tendenza critica, insofferente della realtà ecclesiale, che col pretesto di orientarsi verso una Chiesa ideale essi prendono a noia il contatto positivo con la Chiesa qual è. (…) Si vorrebbe una Chiesa puramente spirituale e facilmente collocabile nei propri schemi mentali. È diffuso questo stato d’animo critico, contestatore, incontentabile, e, in fondo, decadente, privo d’ammirazione, d’entusiasmo, d’amore, e quindi di gaudio e di sacrificio.”

Nel testo ufficiale non ci sono le parole “a braccio” che sono riportate invece nei giornali dei giorni successivi. Ma è chiaro che il tema stava molto a cuore al Papa che era assai deluso dal fatto che i media, all’epoca la Rai-TV, contribuissero in qualche modo a confondere le idee. Alcuni commentatori videro in questo gesto del Papa uno “scatto di nervi”, altri invece criticarono aspramente il programma sostenendo che il Papa “non poteva che agire così”. A rileggere quelle pagine di 41 anni fa sembra evidente che molti temi del dibattito cattolico sono tutt’altro che risolti. Ma anche che spesso il modo dei media di raccontare la Chiesa è tutto teso alla polemica tanto, appunto, da creare quello che descrivono.

E’ la domanda che possiamo farci oggi è la stessa di Paolo VI: cosa entra nel cuore e nella testa di persone buone ed oneste che sentono parlare esclusivamente di male e corruzione in seno alla Chiesa? Che cosa scatta nella mente di chi, come Paolo Gabriele, leggendo certa editoria alla fine si lascia condizionare e pensa: “Vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa… ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario.” ?

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