Papa Francesco: i sacramenti sono concreti
Nella celebrazione odierna a Santa Marta papa Francesco ha pregato per le donne in attesa di partorire, che vivono questo momento con preoccupazione a causa del coronavirus: “Vorrei che oggi pregassimo per le donne che sono in attesa, le donne incinte che diventeranno mamme e sono inquiete, si preoccupano. Una domanda: ‘In quale mondo vivrà mio figlio?’. Preghiamo per loro, perché il Signore dia loro il coraggio di portare avanti questi figli con la fiducia che sarà certamente un mondo diverso, ma sempre sarà un mondo che il Signore amerà tanto”.
Nell’omelia il papa ha commentato il vangelo, in cui Gesù risorto appare ai discepoli tornati a riva dopo una pesca infruttuosa sul mare di Tiberiade, invitandoli a gettare nuovamente le reti: “I discepoli erano pescatori: Gesù li aveva chiamati proprio nel lavoro. Andrea e Pietro stavano lavorando con le reti. Lasciarono le reti e seguirono Gesù. Giovanni e Giacomo, lo stesso: lasciarono il padre e i ragazzi che lavoravano con loro e seguirono Gesù. La chiamata è stata proprio nel loro mestiere di pescatori.
E questo passo del Vangelo di oggi, questo miracolo, della pesca miracolosa ci fa pensare ad altra pesca miracolosa, quella che racconta Luca, nel capitolo quinto: anche lì è successo lo stesso. Hanno avuto una pesca, quando loro pensavano di non averne”.
Il papa ha descritto lo stupore degli apostoli nel cammino verso la familiarità con Gesù: “Oggi, in quest’altra pesca non si parla di stupore. Si vede una certa naturalità, si vede che c’è stato un progresso, un cammino andato nella conoscenza del Signore, nell’intimità con il Signore; io dirò la parola giusta: nella familiarità con il Signore.
Quando Giovanni vide questo, disse a Pietro: ‘Ma è il Signore!’, e Pietro si strinse le vesti, si gettò in acqua per andare dal Signore… Sapevano che era il Signore, era naturale, l’incontro con il Signore. La familiarità degli apostoli con il Signore era cresciuta”.
Così è il cammino del cristiano nell’amicizia con Cristo, che cammina insieme: “Anche noi cristiani, nel nostro cammino di vita siamo in questo stato di camminare, di progredire nella familiarità con il Signore. Il Signore, potrei dire, è un po’ ‘alla mano’, ma ‘alla mano’ perché cammina con noi, conosciamo che è Lui.
Nessuno gli domandò, qui, ‘chi sei?’: sapevano che era il Signore. Una familiarità quotidiana con il Signore, è quella del cristiano. E sicuramente, hanno fatto la colazione insieme, con il pesce e il pane, sicuramente hanno parlato di tante cose con naturalità”.
Questa familiarità deve essere, oltreché personale, anche comunitaria: “Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa.
Può diventare una familiarità (diciamo) gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il pane”.
La riflessione del papa si appunta su questo tempo in cui non sono possibili le messe nelle comunità parrocchiali, correndo il rischio di una fede ‘personale’: “Dico questo perché qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo che questo momento che stiamo vivendo, questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione, anche questa Messa, siamo tutti comunicati, ma non insieme, spiritualmente insieme. Il popolo è piccolo. C’è un grande popolo: stiamo insieme, ma non insieme”.
Ed ha sottolineato che la Chiesa è fondata sul sacramento dell’Eucarestia: “Anche il Sacramento: oggi ce l’avete, l’Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi, soltanto la Comunione spirituale. E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore lo permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”.
Riprendendo un ‘rimprovero’ di un vescovo circa le celebrazioni pasquali il papa ha sottolineato la ‘concretezza’ dei Sacramenti: “La Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti. E’ vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo.
La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, la familiarità con il Signore nei Sacramenti, in mezzo al Popolo di Dio. Loro hanno fatto un cammino di maturità nella familiarità con il Signore: impariamo noi a farlo, pure.
Dal primo momento, questi hanno capito che quella familiarità era diversa da quello che immaginavano, e sono arrivati a questo. Sapevano che era il Signore, condividevano tutto: la comunità, i Sacramenti, il Signore, la pace, la festa”.
Il Papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia.
Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo”.