Un giuramento sacro tradito: e non sappiamo perché

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Appena ho saputo il nome di chi aveva passato le carte del Papa e del suo segretario alla stampa ho avuto un sussulto. Paolo Gabriele abitava a pochi metri da casa mia, fino a quando non si è trasferito in Vaticano. Poco tempo fa. Lo incontro a messa la domenica con la famiglia, al supermercato magari ci scambiamo un paio di battute sulle vacanze estive, e naturalmente l’ho sempre visto in occasione dei pool nella Biblioteca del Papa, quando i giornalisti sono ammessi a seguire la parte pubblica di un incontro del Pontefice con un capo di Stato. Conoscenza superficiale, certo, ma tanto basta per non chiedermi: perché? Se le indagini confermeranno la sua responsabilità nel furto di documenti, la cosa più difficile da capire sarà appunto il motivo del suo agire. Paolo Gabriele non sembra uno 007 da strapazzo. Viveva a Borgo Pio, ha frequentato il liceo artistico di zona e lì ha conosciuto sua moglie.Tre figli, legato alla parrocchia di Sant’ Anna, amico di molti nel quartiere. Ecco, qualcuno diceva un po’ troppo amico di tutti. Chi è nella sua posizione non dovrebbe parlare troppo perché a volte, anche senza volerlo, possono uscire delle informazioni che fanno gola. E qualcuno pensa di usarti.

E’ un compito impegnativo quello di essere accanto ad un Papa giorno dopo giorno. Lo sanno bene i suoi predecessori che ancora frequentano il Vaticano. Ogni dipendente della Santa Sede, anche in posizioni assai meno delicate, è tenuto a manetere il giuramento fatto quando entra in servizio. Nel Regolamento della Curia è scritto all’ articolo 36 : “Tutti sono obbligati ad osservare rigorosamente il segreto d’ufficio. Non possono, pertanto, dare a chi non ne abbia diritto informazioni relative ad atti o a notizie di cui siano venuti a conoscenza a causa del loro lavoro.” E all’ articolo 40: “E’ vietato (…)d) asportare documenti originali, fotocopie, copie elettroniche o altro materiale d’archivio e di lavoro riguardante l’Ufficio e tenere fuori dall’ufficio note o appunti privati circa le questioni che si trattano nei Dicasteri.” E il giuramento oltre alla enunciazione del Credo segue così: “Mi impegno inoltre e solennemente prometto di adempiere diligentemente i compiti a me affidati in questo Ufficio, e di osservare scrupolosamente il segreto inerente all’ufficio; prometto altresì di non chiedere né accettare offerte come compenso, neppure se presentate sotto forma di donazione. Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli che tocco con le mie mani.”

Ecco chi fa questo giuramento perché poi tradisce il Papa e se stesso? Chi ha fatto credere a Paolo Gabriele che stava facendo la cosa giusta e perché? A chi serve usare qualcuno ( che comunque si lascia usare) per sostenere la tesi che la Curia è ingovernabile? Perché è questa la operazione in corso. L’ Aiutante di camera che ogni giorno porge il cappotto al Papa, lo accompagna nei viaggi, lo segue in ogni momento, perché decide che tradirlo è una cosa buona? Certamente questa è solo la prima parte di una indagine che permetterà ai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi di arrivare a chi ha riempito la testa di Gabriele di idee sbagliate. Paolo, o Paoletto come lo chiamano molti nel quartiere, è caduto in una trappola infernale, nel senso stretto del termine. Ma è importante capire chi l’ha tesa. Un giornalista in cerca di facili scoop? (Si sa che i segreti vaticani fanno sempre cassetta). Oppure qualcuno che dall’ interno del Vaticano ha manovrato fino a convincere che rubare e tradire fosse “la cosa giusta”? E perché poi? O magari c’è una “congiura di palazzo” ordita da scontenti e pettegoli che pensano così di cambiare le cose? E cosa poi ? Nella introduzione del libro “Sua Santità” c’è un rocambolesco racconto da spy story che oggi appare ancora più risibile. Se davvero è stato Paolo Gabriele a far uscire i documenti, era facilissimo incontrarlo in qualunque bar di Roma se non di Borgo Pio.

Nessuno viene pedinato, semplicemente in una vita “paesana” come quella dei dintorni vaticani tutti sanno tutto di tutti. E Gabriele bastava incontrarlo durante le vacanze estive, o quando accompagna a scuola i figli. Se è stato seguito è perché si sospettava qualcosa. Evidente che chi scrive conosce poco di vita vaticana. E che chi ha portato le carte fuori sapeva benissimo di fare una cosa sbagliata. E in effetti le “carte segrete” sono di poco valore. Non si svela nessuno “scandalo” o semmai si vedono alcune miserie umane, ma anche la trasparenza nell’agire (come le offerte girate dal Papa alla Fondazione Ratzinger per delle borse di studio in favore di 4 donne. Certo bisogna sapere che cosa è la Fondazione!). I cifrati del servizio diplomatico? Normale amministrazione del fenomenale lavoro diplomatico della santa Sede. I resoconti dell’ autorità giudiziaria? Idem. I fax, gli appunti, i dossier? Normale amministrazione dell’ufficio di un capo di stato. Documenti per i quali nessun diritto di cronaca giustifica una sconsiderata pubblicazione. Insomma allora perché era tanto importante farli uscire, e pubblicarli?

Personalmente credo che il motivo sia quello di far vedere che la Curia è in confusione. E a leggere alcuni giornali, sembra che il piano sia riuscito. In molti pensano che sia così. Io non lo credo. Le indagini sono state fatte velocemente e in modo riservatissimo. E non sono finite. La Curia sta procedendo il lavoro quotidiano, pur nel dolore e nella costernazione. E anche il Papa segue la sua agenda. Certo non sarà stato facile per lui scoprire la menzogna che viveva nella sua casa. Resta dolore e amarezza. Il momento è orribile, il fango imponente, e soprattutto per l’aspetto umano della vicenda. E del resto, purtroppo, non è nemmeno una novità che da dentro l’ “appartamento” escano carte riservate. Ricordate le foto di Pio XII sul letto di morte? Le diffuse alla stampa l’archiatra pontificio, il suo medico, Galeazzi Lisi. Una storiacciadi tanto anni fa, un doppio tradimento: del Papa e del Giuramento di Ippocrate .

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