La vacuità
Oggi parliamo di un argomento affascinante ma complesso, semplice e non complicato. Prima di affrontare l’argomento facciamo una doverosa distinzione dei tre concetti che quotidianamente sono nel nostro gergo comune, spesso usati senza conoscere bene il loro significato intrinseco. Proviamo insieme a spiegarli, cosi da chiarire meglio le nostre idee.
Tutto ciò che è semplice vuol dire che è privo di problemi, privo di tutto ciò che non serve. Rendere semplice vuol dire ridurre, eliminare il superfluo. Di contro, rendere complicato è molto più facile, basta aggiungere senza alcuna preoccupazione, ed è ciò che spesso facciamo, anche inconsapevolmente. Infatti, le persone di fronte al semplice arretrano, quasi ne hanno paura; di consueto sminuiscono il valore della semplicità.
Secondo quanto afferma Abraham Moles, siamo di fronte a qualcosa di complicato quando, scomponendolo nei suoi elementi essenziali, questi apparterranno a numerose categorie differenti.
Complesso invece è quando le componenti dell’oggetto di analisi saranno molteplici, ma raggruppabili in poche categorie.
Dunque meglio semplice che complesso, meglio complesso che complicato.
L’arte di saper vivere, dunque, sta nello “smontare” un problema, analizzare le informazioni e trovare le giuste categorie, che aiutano a giungere al semplice, preferire la complessità alla complicatezza è già in esso una forma di semplicità.
Fatta questa doverosa premessa torniamo all’argomento scelto, la vacuità. Oggetto di numerosi studi filosofici, parliamo del concetto di vuoto di esistenza intrinseca.
Per giungere a questa profonda consapevolezza, dobbiamo necessariamente fare un percorso volto ad eliminare l’ignoranza. È un percorso che richiede impegno e una notevole dose di forza di volontà. Sono proprio questi due ingredienti, che contraddistinguono le persone di spessore interiore versus l’ignoranza.
L’ignoranza è la madre di tutti i veleni mentali. Eliminando le due fonti di sofferenza principali, che sono l’attaccamento e la rabbia, possiamo iniziare a far fronte all’ignoranza, che in questo caso specifico vuol dire aggrapparsi all’idea che noi siamo esseri solidi, che le situazioni che ci circondano siano solide. In realtà non è cosi, tutto è vuoto di esistenza intrinseca.
Ad una prima lettura, superficiale, possiamo pensare che il discorso si orienti verso una direzione di instabilità e precarietà dell’essere umano. Ma approfondendo, e soprattutto sperimentando il concetto, possiamo perfino toccare con mano il concetto di vuoto di esistenza intrinseca.
Proviamo a sperimentare noi stessi a quanto non siamo mai uguali ad un secondo prima. L’essere umano è in continuo cambiamento, è in uno stato di perenne trasformazione, siamo infinite persone, dunque non siamo nessuna di esse. Nella realtà, non facciamo altro che aggrapparci ad un idea di solidità, mentre tutto è relativo.
Ad esempio, se proviamo ad ascoltare un suono, siamo proiettati a pensare che quel suono sia un dato oggettivo. In realtà non lo è, ognuno lo percepirà in maniera diversa a seconda del proprio potere sensoriale, che è ovviamente differente da persona a persona. Tutto ciò che appare nella realtà, può essere interpretato in infiniti modi diversi. Quindi, tutto ciò che può essere interpretato in modi diversi, è vuoto di esistenza intrinseca. I nostri pensieri, la nostra vita, è vuota di esistenza intrinseca, proprio perché è in perenne mutamento, è cangiante.
Riuscire ad avere questa visione corretta della realtà, in modo profondo, ci permette di eliminare l’ignoranza; ci permette di evitare che la nostra mente si aggrappi a situazioni, come fossero piene di esistenza intrinseca. Questo percorso si attua attraverso momenti di profonda meditazione. Quindi, è l’Io che si ripiega su se stesso ed evolve.
Per poter sperimentare questa dimensione di vuoto di esistenza intrinseca, pensiamo analiticamente ad un “oggetto”, che può essere una persona, una situazione, o altro di nostro interesse. A questo “oggetto” diamo mille interpretazioni diverse. In questo modo riusciremo a capire in maniera analitica, che è vuoto di esistenza intrinseca. Successivamente mettiamo da parte questi risultati e riprendiamo l'”oggetto” analizzato e lasciamo sorgere la nostra mente, che si aggrappa a quell'”oggetto” come se avesse solidità di esistenza intrinseca. Lasciamo che la mente che emerga si aggrappi all’idea non veritiera di esistenza intrinseca e in quel preciso istante possiamo mettere l’antidoto: poniamo lì le considerazioni analitiche che abbiamo fatto precedentemente.
Se riusciamo a fare questo in maniera vera, in maniera profonda, allora saremo in grado di intraprendere il cammino verso il benessere, verso la felicità, perché solo riuscendo ad eliminare i tanti veleni che ammalano la nostra mente, possiamo preservare e custodire il nostro corpo, “luogo” privilegiato dove i nostri pensieri, le nostre emozioni diventano reali.
Buona lettura e buon cammino.
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