I gesuiti tracciano la loro missione

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Sabato 12 novembre nella chiesa di sant’Ignazio a Roma, il padre generale della Compagna di Gesù, p. Arturo Sosa, ha presieduto insieme ai delegati e ai gesuiti residenti l’eucaristia di ringraziamento per la chiusura del 36ma congregazione generale, nella quale ha ricordato come gli esercizi di Ignazio accompagnano l’esercitante in uscita verso la sua vita ordinaria attraverso la ‘contemplazione ad amorem’:

“Una contemplazione nella quale risuona con forza la prima lettera di Giovanni Apostolo che abbiamo ascoltato poco fa. Dio si vuole far conoscere come Colui che è l’Amore. Perciò si fa presente nell’umanità mandando il suo Figlio, gesto d’amore che ci dà vita, l’unica vita vera alla quale noi aspiriamo. Dio Padre mette in pratica le due osservazioni che ci fa Sant’Ignazio all’inizio della contemplazione: ‘l’amore si deve dimostrare più nelle opere che nelle parole’ e ‘l’amore è uno scambio dove ciascuno dona tutto ciò che ha e è’.

Il Signore si è donato totalmente, fino alla morte in croce, e rimane con noi ogni giorno fino alla fine del mondo, perché ci ha donato il suo Spirito. Sant’Ignazio ci invita a chiedere la riconoscenza di tanti doni ricevuti come spinta perché anche noi ci doniamo interamente in tutto per amare e servire la divina maestà”.

Un esercizio che aiuta a rileggere e a fissare nel cuore l’azione di Dio nella propria vita per poterne fare tesoro: “Cristo in croce è stato presente nelle nostre fatiche per portare il discernimento aldilà delle nostre ragioni, dei nostri gusti o disagi, per arrivare alla consolazione d’essere in sintonia con la volontà del Padre“.

Ed ha ricordato come durante queste settimane in congregazione ‘siamo stati sconvolti dalla testimonianza dei nostri fratelli in condizioni di guerra’: “Le ferite delle guerre continuano ad approfondirsi, i flussi dei rifugiati crescono, le sofferenze dei migranti ci colpiscono sempre più, il Mediterraneo ha inghiottito decine di persone in questi due mesi che noi abbiamo trascorso insieme.

Le disuguaglianze tra i popoli e all’interno delle nazioni sono il segno del mondo che disprezza l’umanità. La politica, quell’ ‘arte’ di negoziare per mettere il bene comune al di sopra degli interessi particolari, continua a indebolirsi davanti ai nostri occhi. Gli interessi particolari, infatti, mascherati sotto le vesti dei nazionalismi, eleggono governanti e prendono decisioni che fermano i processi d’integrazione e l’agire come cittadini del mondo.

La politica fatica a diventare il modo umano di prendere decisioni ragionevoli rinunciando a fare appello alla imposizione dei potenti. Il desiderio profondo delle madri e dei bambini in ogni luogo del mondo di poter avere una vita in pace, con relazioni sociali fondate nella giustizia, sembra allontanarsi in mezzo a conflitti e guerre per motivi opposti all’amore che ci può far vivere”.

Da qui, il rinnovato impegno della Compagnia che punta sul discernimento come strumento efficace per combattere la superficialità e l’ideologia: “Il nostro discernimento ci porta a vedere questo mondo con gli occhi dei poveri e a collaborare con loro per far crescere la vita vera. Ci invita ad andare alle periferie e cercare di capire come affrontare globalmente l’integralità della crisi che impedisce le minime condizioni di vita alla maggioranza dell’umanità e mette a rischio la vita sul pianeta Terra per aprire spazio alla Lieta Notizia”.

E, a partire da questo, “il nostro apostolato è, perciò, necessariamente intellettuale. Gli occhi misericordiosi, che abbiamo acquistato nell’identificarci col Cristo in croce, ci permettono di approfondire la comprensione di tutto ciò che opprime uomini e donne nel nostro mondo“.

P. Sosa ha concluso l’omelia con un invito esplicito alla Compagnia universale: “Andiamo dunque a predicare il Vangelo dappertutto, consolati dall’esperienza dell’amore di Dio che ci ha messi insieme come compagni di Gesù. Come ai primi Padri, il Signore ci è stato propizio a Roma, e ci invia da ogni parte del mondo e a tutte le culture umane. Andiamo fiduciosi perché Lui opera insieme a noi e conferma con segni inediti la nostra vita e missione”.

E la congregazione generale ha formulato e approvato alcuni decreti che nelle prossime settimane saranno resi pubblici, una volta preparate tutte le traduzioni: ‘Vita e missione della Compagnia” che sarà un documento di carattere ispirativo; ‘Governance rinnovata per una missione rinnovata’ è invece un decreto importante rivolto alle modalità e pratiche interne dell’Ordine. Si tratta del miglioramento della governance della Compagnia a livello universale.

Il decreto prevede che il discernimento, la collaborazione e il lavoro in rete offrono tre prospettive importanti sul modo di procedere odierno: “Collaborazione e lavoro in rete necessitano di una cultura di generosità: è stato riconosciuto come ci sono ancora ostacoli sulla strada verso questo modo di pensare e di essere. Il documento chiede al padre generale di portare avanti il lavoro che deve ancora essere realizzato per il rinnovo del governo della Compagnia”.

Un altro decreto, più tecnico, riguarda un certo numero di decisioni che hanno a che fare con i modi di procedere o l’organizzazione interna della Compagnia di Gesù. Le decisioni contenute nel documento sono importanti perché sono sotto la responsabilità della congregazione generale e quindi orienteranno una parte del lavoro del padre generale e del suo team nel corso dei prossimi anni.

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