Don Manganiello ed il coraggio di vivere senza paura
“Le Scampie in Italia sono tante. Della Scampia napoletana, che tutti conoscono, si è fatto quasi un fenomeno da baraccone, una vetrina, una forma di investimento con l’unica preoccupazione del guadagno. Ma della legalità, delle problematiche reali poco ci si interessa”:
così don Aniello Manganiello, sacerdote guanelliano, ha parlato con la determinazione che da tanti anni lo contraddistingue contro la camorra e la criminalità organizzata, fondando alcuni anni fa a Mercato San Severino (Salerno) ‘Ultimi. Associazione per la legalità’:
“Ultimi nasce da due esperienze forti: i miei sedici anni trascorsi come parroco a Scampia, nella parrocchia di Santa Maria della provvidenza, dal 1994 al 2010 e il libro autobiografico, ‘Gesù è più forte della camorra’, che ho scritto con il giornalista Andrea Manzi: una testimonianza sull’anticamorra, non quella dei professionisti ma quella delle opere, come la definisco io. In questi anni il libro ha portato a circa 700 incontri e conferenze in tutta Italia, nelle scuole, nelle parrocchie, presso le associazioni. Da lì è nato in me e in tanti miei collaboratori il desiderio di dare vita a un’altra creatura che potesse dare un seguito pratico al libro…
L’associazione nasce anche per coinvolgere i giovani nell’associazionismo e cercare di colmare i vuoti che questo Stato genera a livello sociale. Già nel 1994, appena arrivato a Scampia, avevo fondato la A.S.D. Oratorio don Guanella calcio, che oggi conta dodici categorie tra cui una che gioca in promozione: tutto calcio sociale, nessuno percepisce un centesimo. L’obiettivo è quello di aggregare, favorire l’amicizia, diffondere i valori del rispetto e della legalità, proporre ai giovani un’altra strada diversa da quella della camorra. Oggi, l’A.S.D. è il braccio sportivo di ‘Ultimi’, le due esperienze sono strettamente correlate”.
Poi ha spiegato lo scopo dell’associazione come sentinella del territorio: “Ultimi punta all’apertura di presidi territoriali, sentinelle sui territori con la missione di individuare le criticità e mettere a punto delle iniziative per dare delle risposte. Abbiamo poi i presidi di Scampia, di Posillipo, dell’agro-nolano, un presidio anche in Puglia, sul Gargano, ed uno in corso di apertura nel trevigiano, in Veneto”.
Poi ha parlato del grave rischio per il territorio riguardo i rifiuti tossici: “Il presidio agro-nolano ha condiviso le iniziative sul territorio riguardo al problema dei rifiuti tossici. La stampa ci ha sempre parlato della Terra dei fuochi, dando un’informazione a mio avviso parziale. Non esiste solo la Terra dei fuochi. Nell’agro-nolano, Nola-Acerra-Marigliano, questo problema risale già agli anni ’80.
Il presidio ha stilato un documento con sette richieste, tra cui la mappatura delle zone contaminate, l’analisi epidemiologica delle acque dei pozzi usate dai contadini per irrigare i campi, la confisca dei beni dei camorristi per coprire i costi di questi esami. Il presidio ha messo in campo una serie di iniziative concrete per sostenere le famiglie bisognose, ha promosso incontri per promuovere l’educazione dei cittadini sul rispetto dell’ambiente. Stiamo facendo un lavoro capillare, cercando di coinvolgere la gente a pensare diversamente”.
Inoltre con il presidio di Posillipo don Manganiello sta lavorando all’apertura di una casa accoglienza per minori stranieri che arrivano da noi con i flussi dell’immigrazione nell’entroterra maceratese: “Io personalmente ho fatto richiesta a mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, di usare la casa dell’arcidiocesi marchigiana dove da tanti anni organizzo i campiscuola estivi per creare una struttura protetta per donne maltrattate. Il progetto è già in fase avanzata ed è uno dei nostri principali propositi”.
Ci può spiegare come si può vivere senza paura, specialmente in una città di frontiera come Napoli?
“La paura è uno stato d’animo, perché tutti proviamo paura davanti ad un pericolo. L’istinto di sopravvivenza ce l’abbiamo anche noi; anche noi preti. Anche don Abbondio ha avuto paura, come racconta Manzoni ne ‘I promessi sposi’. Anche io ho avuto paura e se dicessi che non ho avuto paura sarei un bugiardo.
Il problema vero non è non sentire paura, quanto quello che di fronte a situazioni drammatiche c’è necessità di sentire ragioni forti per poter contrastare il male, che nella Campania è rappresentato dalla criminalità organizzata, che è Satana che tiene sotto ricatto la comunità per incrementare quel cumulo di denaro di cui la criminalità organizzata può disporre”.
Quali percorsi di legalità sono possibili?
“Intanto è importante che ciascuno riscopra il suo ruolo di cittadino e l’importanza del diritto di cittadinanza, mettendosi in gioco. Uno dei mali odierni è l’individualismo esasperato; la percezione del bene comune è assai carente nella società. Lo vediamo nelle città mal tenute, nell’arredo urbano non curato.
Non è causato solamente dall’assenza della politica, ma è causato soprattutto dal disimpegno dei cittadini. C’è da riscoprire che per cambiare la società non c’è bisogno di eroi, ma di cittadini che facciano il loro dovere, contestando le leggi quando sono ingiuste, ma che le rispettino quando sono giuste. Occorre far sentire la propria voce, perché vivere la legalità conviene, in quanto essa è una risorsa. Se i cittadini comprendessero questo concetto , ci sarebbe una maggiore attenzione al bene pubblico”.
In questo anno della misericordia quale messaggio può dare la Chiesa?
“Annunciare la misericordia, perché vuol dire abbattere tutte i pregiudizi che ci portiamo dentro nei confronti di chi ha sbagliato. Quando agiamo con la misericordia noi mettiamo tante persone nella possibilità di migliorare loro stessi. Essere misericordiosi vuol dire non avere pregiudizi e non costruire muri, ma far capire che ciascuno, venendo da esperienze negative, può approdare ad una esperienza di valorizzazione di sé stesso in pienezza”.