I cristiani pregano per la loro unità
A fare da filo rosso alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra fino al 25 gennaio, è il versetto, tratto dalla Prima lettera di san Pietro, ‘Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio’: la proposta di preghiera e di riflessione arriva dalla Lettonia e vuol essere un appello ad unire le voci di tradizioni, abitudini e lingue diverse per formare un unico ‘’coro’, al fine di camminare insieme verso la pienezza dell’unità, prendendo a fondamento il Battesimo da una parte, e la Parola di Dio dall’altra.
L’edizione italiana è curata dalla Società biblica (Sbi), che anche quest’anno ha approntato un apposito opuscolo: l’introduzione è a cura di mons. Bruno Forte (Commissione Cei- Ecumenismo e Dialogo); del pastore Massimo Aquilante (Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia); del metropolita Gennadios (Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale).
“Ma voi siete la gente che Dio si è scelta, un popolo regale di sacerdoti, una nazione santa, un popolo che Dio ha acquistato per sé, per annunziare a tutti le sue opere meravigliose. Egli vi ha chiamati fuori delle tenebre, per condurvi nella sua luce meravigliosa. Un tempo voi non eravate il suo popolo, ora invece siete il popolo di Dio.
Un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenutola sua misericordia”: il brano petrino è uno spunto importante che ricorda come i cristiani siano stati scelti per essere un unico popolo al servizio del mondo, un popolo reso ‘santo’ dalla misura in cui si impegna nel servizio a Dio, che è quello di portare il suo amore a tutte le persone; un popolo teso alla ricerca della verità e dell’unità, sulla base della comune identità in Cristo, chiamato ad adoperarsi per rispondere alle questioni che ancora oggi dividono i cristiani.
Nella prefazione all’opuscolo in italiano i tre curatori scrivono: “L’appello costituisce il tema della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani del 2016. San Pietro apostolo scopre una grande verità: molti di coloro che costituivano la chiesa primitiva e che provenivano specificamente dal mondo pagano, prima dell‘incontro con il Vangelo non erano il popolo di Dio, che diventa tale con la chiamata ricevuta.
Un tempo essi non erano il suo popolo, ora invece sono il popolo di Dio. Un tempo essi non avevano la sua misericordia, ora, invece, hanno ottenuto la misericordia di Dio. Un tempo essi non avevano la grazia di Dio, ora, invece, sono benedetti e hanno la grazia di Dio. Con l‘incontro abbiamo un popolo che Dio ha acquistato per sé, che riceve la potenza della salvezza di Dio in Gesù Cristo.
Questa viva esperienza costituisce una realtà di speciale importanza, che è espressa nel Battesimo, in cui il battezzato rinasce dall‘acqua e dallo Spirito (Gv 3,5).E‘ una indiscutibile verità, che con il Battesimo abbiamo una nuova vita di Grazia: nel Battesimo moriamo al peccato per risorgere con Cristo.
Aggiungiamo che il Battesimo apre un nuovo cammino di fede, che unisce ogni fedele cristiano con il popolo di Dio. Dio ci ha scelto, senz‘altro, non come privilegio, non perché noi siamo cristiani degni, non perché ne abbiamo diritto. Certamente ci ha scelto per raggiungere uno scopo. Battesimo – annuncio – chiamata costituiscono un percorso comune a tutti i battezzati di annunziare a tutti le sue opere meravigliose (1 Pietro 2,9).
Sottolineiamo che la lettura della Bibbia rafforza e incoraggia alla preghiera e alla riconoscenza delle opere meravigliose di Dio… Nel Nuovo Testamento la resurrezione di Gesù Cristo costituisce per i Battezzati l‘accesso alla nuova vita, dona la salvezza e la vita eterna. Come cristiani siamo impegnati al servizio di Dio, nel portare a tutti il suo amore, che ci ha resi santi, non perché i cristiani sarebbero più virtuosi degli altri, ma santi nella Grazia di Dio.
Malgrado, allora, il fatto che i cristiani appartengono a diverse tradizioni, la Parola di Dio, su cui pregano, studiano e riflettono è fondamentale in una comunione, per quanto incompleta. Ringraziamo i nostri fratelli della Lettonia per la loro preziosissima esperienza e ricordiamo nelle nostre preghiere tutti i martiri cristiani appartenenti alla Chiesa Cattolica Romana, alla Chiesa Ortodossa, alla Chiesa Luterana, alla Chiesa Battista”.
Per questa settimana di preghiera è stata scelta la Lettonia per le terribili persecuzioni subite nello scorso secolo: nonostante ciò la fede è stata conservata in questo Stato, nel quale il cristianesimo è stato introdotto nel X secolo dai missionari bizantini, grazie all’opera missionaria di San Meinardo e, successivamente, di altri missionari germanici.
La Lettonia è esistita come stato dal 1918 fino al 1940 nella scia della Prima Guerra mondiale e della caduta degli impero russo e germanico. La Seconda Guerra mondiale e le decadi che si sono succedute, con le ideologie totalitarie atee (il nazismo e il comunismo) hanno portato devastazione alla terra e alla popolazione della Lettonia, fino alla caduta dell’Unione Sovietica nel 1991.
In quegli anni i cristiani sono stati uniti in una comune testimonianza al Vangelo, anche fino al martirio. Il Bishop Sloskans’ Museum raccoglie questa comune testimonianza custodendo un elenco di cristiani martirizzati, appartenenti alle Chiese ortodosse, luterane, battiste e cattoliche.
I cristiani scoprirono la loro comune partecipazione al ‘popolo regale di sacerdoti’ di cui parla l’apostolo Pietro, anche attraverso torture prolungate, esilio e morte a causa della loro fede in Gesù Cristo. Questo legame nella sofferenza ha creato una profonda comunione fra i cristiani, mediante la quale hanno riscoperto il loro sacerdozio battesimale, e in esso poterono offrire le loro sofferenze in unione con le sofferenze di Gesù, per il bene del prossimo.