Cuba attende papa Francesco con l’indulto ai carcerati

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Papa Francesco ritorna, ancora una volta, nel continente americano e la visita a Cuba e negli Usa nell’imminente viaggio è particolarmente interessante soprattutto per gli osservatori geopolitici in seguito all’annuncio dell’accordo tra Washington e La Habana avvenuto il 17 dicembre 2014, per la riapertura delle ambasciate.

In quell’occasione aveva mostrato il suo compiacimento “per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti d’America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche, al fine di superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini le difficoltà che hanno segnato la loro storia recente”.

Questa visita segna il lavoro compiuto negli anni precedenti, a partire dal messaggio di Giovanni XXIII per scongiurare la ‘crisi dei missili’ (1962), fino ai viaggi di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, all’impegno anche dei rispettivi Nunzi nei paesi, così come delle Conferenze episcopali locali.

L’impegno di papa Francesco per la risoluzione delle trattative è stato descritto da padre Lombardi nella presentazione del viaggio, scrivendo al Presidente della Repubblica di Cuba, Raúl Castro, e al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per invitarli a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra gli Stati:

“La Santa Sede, accogliendo in Vaticano, nello scorso mese di ottobre, le Delegazioni dei due Paesi, ha inteso offrire i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le Parti”.

Per capire questo nuovo clima, che si sta vivendo nel continente americano, ci siamo fatti aiutare dal giornalista Alver Metalli, autore dell’importante blog ‘Terre d’America’, che afferma che a Cuba da alcuni anni si assiste alla ‘vivacità’ dei cattolici, a partire dall’informazione come la rivista ‘Palabra Nueva’:

“Palabra Nueva è distribuita nelle parrocchie, ma un certo numero di esemplari arriva nelle mani dei corrispondenti esteri a Cuba e sulle scrivanie dei funzionari dell’Ufficio Affari religiosi del Comitato centrale del Partito Comunista dov’è letta con grande attenzione. E’ una rivista di peso Palabra Nueva, la pubblicazione di maggior tiratura a Cuba…

Da quando è nata, nel 1992, esprime il meglio del pensiero cattolico. Ma attorno alla rivista si coagulano anche le energie ecclesiali che sono dietro lo storico riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba. E’ stato proprio il direttore di Palabra Nueva a comunicare al cardinale di L’Avana la notizia del disgelo”.

Ma questa rivista non è la sola che esiste nell’isola cubana: “E’ la punta di diamante di un fitto reticolo di pubblicazioni cattoliche spuntate come funghi in ciascuna delle quindici provincie dell’Isola. Una boccata d’aria fresca cresciuta in silenzio, una polla ristoratrice sotto la superficie dell’ufficialità con i suoi due quotidiani, Gramna e Juventud Rebelde, un settimanale, Trabajadores, e una rivista quindicinale, Bohemia, tutti con tiratura praticamente circoscritta al Partito comunista cubano e ai suoi funzionari…

Alla fine degli anni ’60, un sacerdote gesuita, Donato Cavero, inizia a stampare un foglio che in poco tempo, spinto dai vescovi, assume una dimensione nazionale. Nasce il domenicale ‘Vida Cristiana’, con la liturgia festiva, il santorale della settimana, qualche commento del direttore sul vangelo e brevi notizie su questioni di rilievo nazionale. 40.000 copie circa, preparate con molto anticipo sulla data di copertina, perché possano arrivare per tempo in tutta l’Isola”.

Poi nascono altri giornali: “Nel 1988 prende vita a Santiago de Cuba ‘Iglesia en marcha’, una quarantina di pagine con cadenza trimestrale. Nel 1994 esce il primo numero di ‘Vitral’ un quaderno patinato di riflessioni e commenti che fa capo all’arcidiocesi di Pinar del Rio, seguito dal Bollettino ecclesiastico della diocesi di Camaguay. Nel 1996 viene creata l’Unione catolica de prensa di Cuba.

Altre pubblicazioni cattoliche vedono la luce un po’ in tutte le diocesi del paese, non più dipendenti dalle congregazioni religiose come prima della rivoluzione bensì su impulso del clero nazionale cubano. Programmi religiosi si affacciano per la prima volta nella rigida programmazione del sistema radiotelevisivo cubano, da sempre precluso alla Chiesa:

l’8 settembre, festa della patrona di Cuba, la Virgen de la Caridad del Cobre, il giorno di Natale, la settimana Santa e, da alcuni anni, la trasmissione della Via Crucis al Colosseo e dei messaggi papali Urbi et Orbi”.

Il giornalista Manuel Marrero Ávila, alcune settimane fa, ha affermato che è iniziato un nuovo tempo: “In ogni modo, è iniziata per Cuba e per tutta l’America Latina una nuova tappa, dato che dopo oltre cinquanta anni di ostilità, i poli politici contrapposti si incontrano e la polveriera dei Caraibi riesce a raffreddarsi. Quello che verrà, è tutto da vedere”.

Nel frattempo è stata accolta anche la richiesta della Chiesa cattolica di indulto per i detenuti, come ha riferito ‘Il Granma’, giornale del Partito Comunista cubano, e ripreso dai mass media di tutto il mondo: il Consiglio dei Ministri, in occasione di questa visita papale ha concesso l’indulto a 3.522 detenuti, come era già avvenuto per le visite di papa Giovanni Paolo II nel 1998 e di papa Benedetto XVI, per cui nel dicembre 2011 era stato concesso un indulto inatteso (2.900 detenuti).

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