La Caritas ed i cristiani perseguitati

Condividi su...

‘Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate’ è il titolo del dossier pubblicato a fine luglio da Caritas Italiana per approfondire il dramma degli oltre 100.000.000 di cristiani vittime di discriminazioni, persecuzioni e violenze messe in atto da regimi totalitari o adepti di altre religioni, nel ricordo dell’irruzione, ad un anno esatto, degli uomini dell’Is a Mosul e l’inizio di un esodo che in poche settimane portò più di 1.000.000 di persone a rifugiarsi nella regione irachena del Kurdistan, cristiani, yazidi e altre minoranze, accolte in particolare nella regione di Erbil, Dohuk e Zakho.

Secondo il dossier solo in Corea del Nord ci sono tra 50/70.000 cristiani in campi di detenzione. Poi ci sono la Somalia, l’Iraq, la Siria, l’Afghanistan, il Sudan e l’Iran, dove i cristiani sono perseguitati con più intensità. Da novembre 2013 al 31 ottobre 2014, si calcola che i cristiani uccisi per ragioni strettamente legate alla loro fede sono stati 4.344, mentre le chiese attaccate per la stessa ragione sono state 1.062. Una barbarie che peraltro colpisce molte altre minoranze religiose ed etniche e che rivela un preoccupante aumento dell’intolleranza, non solo nel Medio Oriente teatro dei conflitti in Siria e in Iraq e dell’affacciarsi delle milizie dell’Is.

Questo dossier ha un duplice obiettivo: fare luce sulle cause di questa persecuzione dei cristiani nel mondo tenendo conto delle variabili economiche, culturali e geopolitiche dei singoli paesi coinvolti, e, al tempo stesso, dare voce alle testimonianze silenziose dei tanti cristiani che continuano a custodire la fede a rischio della propria vita. Nel testo si evidenzia anche come spesso le guerre di religione nascondono precisi interessi politici ed egemonici e rilancia con la concretezza dei fatti il volto riconciliato delle differenze religiose, come non cessano di testimoniare le Caritas del Medio Oriente dove sempre più cristiani e musulmani lavorano insieme.

L’impegno di Caritas Italiana si è concentrato su progetti di assistenza nelle diocesi di Erbil e Dohuk con un grande programma di gemellaggi per oltre un milione di euro a favore di 13.000 famiglie di cristiani e della minoranza degli yazidi, costrette a fuggire dai loro luoghi di residenza. Dal 2003 a oggi il sostegno economico di Caritas Italiana ai progetti di Caritas Iraq e della rete delle organizzazioni collegate alla Chiesa locale è stato di € 3.300.000. Inoltre, secondo la Caritas, le ricerche compiute da MRG (Minority Rights Group) valutano anche le tendenze, in positivo o in negativo, dei livelli di violenza:

“Questi, rispetto al 2014, sono drasticamente aumentati in sette paesi del Medio Oriente a causa degli attacchi perpetrati dalle milizie dello Stato islamico. La minaccia dell’ISIS si è infatti diffusa in Libano, Yemen, Egitto, Libia e Afghanistan, mentre si è andata a intensificare in Siria e Iraq. Tuttavia dal rapporto di MRG emerge che i civili delle nazioni in questione ‘hanno da temere maggiormente dai propri governi’. Nella classifica dei paesi con il maggior numero e la maggiore intensità delle persecuzioni in atto (2015), hanno guadagnato significative posizioni Siria, Iraq, Repubblica Centrafricana, Egitto, Cina, Russia e Ucraina”.

Il dossier ha sottolineato che “la mancata tutela dei diritti umani basilari, come la libera espressione religiosa, non è purtroppo un problema nuovo nella regione del ‘Grande Medio Oriente’ e tantomeno legato esclusivamente al terrorismo di matrice islamica. In Paesi come l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iraq, la Somalia ma anche l’Arabia Saudita e il Qatar la libertà religiosa è soggetta a molti limiti, così come altre forme di diritti civili, non solo a danno dei cristiani, ma a danno di qualsiasi altra minoranza (spesso musulmana, ma di gruppo diverso dalla maggioranza) o di religione diversa dal regime dominante.

Proprio nei rapporti di potere si situa una chiave di lettura importante. In Paesi non governati da un sistema democratico, chi sta al potere ha tutto l’interesse a non garantire la tutela dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione religiosa, e favorire così i gruppi etnici o religiosi su cui il potere si appoggia e trae consenso…

Un’analisi geopolitica e storica delle guerre in corso nel Grande Medio Oriente (Siria, Iraq, Yemen e i vari focolai in Libano) e delle persecuzioni in atto a danno delle minoranze religiose o etniche (cristiani, yazidi, curdi, fra gli stessi musulmani) ci porta a concludere che siamo di fronte a dei conflitti interpretabili anche come scontri su base confessionale combattuti prima di tutto all’interno dei due grandi gruppi del mondo islamico, ma in cui le molte minoranze etniche e religiose che popolano questa regione, dove sono nate le grandi religioni monoteiste, finiscono vittime delle violenze proprio perché capri espiatori da eliminare per impossessarsi delle loro proprietà”.

151.11.48.50