Tra il vecchio amico Mujica e i vescovi della Repubblica Dominicana. La giornata di Papa Francesco

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Incontra privatamente il suo vecchio amico “Pepe” Mujica, che era stato già in Vaticano da presidente dell’Uruguay, con il quale c’è il solito scambio di affetto. Si vede in maniera istituzionale con la presidente della Croazia, proprio nella settimana che precede il suo viaggio a Sarajevo, in una Bosnia Erzegovina la cui presidenza a tre è lo specchio delle etnie croata, bosniaca e serba che compongono una nazione ancora in cerca di pace. E consegna ai vescovi della Repubblica Dominicana un discorso tutto centrato sui valori della famiglia. E’ questa la giornata ‘ufficiale’ di Papa Francesco.

Di basso profilo l’incontro con Josè Mujica Cordano, ex Presidente della Repubblica di Uruguay ed attualmente senatore. Nel loro primo incontro, avevano ricordato il loro punto di riferimento comune, il filosofo uruguayano Methol Ferré. Tra i due c’è stima e amicizia. “Pepe” Mujica – 80 anni compiuti lo scorso 20 maggio – è stato Presidente dell’Uruguay dal 2010 allo scorso marzo. Di origine ligure, negli anni Sessanta è stato comandante dei guerriglieri del Movimiento de Libaraciòn Nacional, meglio noti come Tupamaros, e successivamente arrestato durante la dittatura militare.

Nell’incontro con i vescovi della Repubblica Dominicana in visita ad limina, Papa Francesco ha invece ripreso i temi del matrimonio e della famiglia, che affronta anche da cinque udienze generali consecutive. “Il matrimonio e la famiglia – ha scritto il Papa nel suo discorso – stanno attraversando una grave crisi culturale. La famiglia è il luogo dove si impara a vivere insieme nella differenza, si impara a sperimentare il perdono, e dove i genitori trasmettono ai loro figli i valori e la fede. Il matrimonio cristiano è un atto di fede e di amore, in cui i coniugi diventano trasmettitori della benedizione e dellala grazia di Dio per la Chiesa e per la società”.

Papa Francesco ha anche parlato di accoglienza, sottolineando che “l’attenzione pastorale e caritativa agli immigrati, soprattutto a coloro che provengono dalla vicina Haiti, in cerca di migliori condizioni di vita in territorio dominicano non ammette l’indifferenza dei pastori della Chiesa”. Per questo, i Vescovi devono “collaborare con le autorità civili per trovare soluzioni solidali ai problemi di coloro che sono privi di documento o ai quali si negano i propri diritti elementari. È inammissibile non promuovere iniziative di fraternità e di pace tra le nazioni che formano questa bella isola dei Caraibi: è importante saper integrare gli immigrati nella società e accoglierli con la comunità ecclesiale”.

Il Papa chiede ai vescovi di conservare il creato, di andare incontro a coloro che soffrono, ma chiede anche di combattere perché non si sostituisca l’insegnamento della religione cattolica a scuola “con un’educazione dell’atto religioso di natura multiconfessionale, o con una mera illustrazione di etica e cultura religiosa”.

Temi molto tradizionali della Dottrina della Chiesa, che spesso il Papa affronta nel silenzio dei media, sempre pronti invece a notare i segnali di rottura.

Tra le udienze della mattina, anche quella alla Presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović, che è rimasta in colloquio privato per venti minuti. Spiega la Sala Stampa della Santa Sede che durante l’incontro “sono stati affrontati temi di comune interesse, tra i quali la collaborazione fra la Chiesa e lo Stato per il bene comune della società croata, in particolare a sostegno della famiglia e dei giovani”.

“Nel prosieguo della conversazione – si legge ancora nel comunicato vaticano – ci si è soffermati sulle conseguenze sociali della crisi economica mondiale, come pure sulle principali sfide regionali, con particolare attenzione alla situazione dei croati nella Bosnia ed Erzegovina”, Paese che il Papa visiterà il prossimo 6 giugno.

La Presidente Kitarović ha donato al Papa una casacca della Nazionale di calcio croata, alcune traduzioni in croato dei testi del Pontefice e un corporale del convento di Lepoglava, dove fu detenuto il cardinale Stepinac. Papa Francesco ha ricambiato con una medaglia di San Martino e una copia della Evangelii Gaudium.

L’incontro con la presidente croata fa da preludio all’ormai prossimo viaggio di Papa Francesco a Sarajevo, nella vicina Bosnia Erzegovina, in cui croato è uno dei membri della presidenza. Ha spiegato padre Federico Lombardi in un briefing con i giornalisti che in Bosnia “c’è una presidenza centrale che è composta da tre persone, e vi è un rappresentante dei bosniaci, uno dei serbi, uno dei croati – sono le tre principali etnie che compongono il Paese. Sono eletti per quattro anni e si alternano ogni otto mesi nell’esercitare la presidenza della presidenza. È presidente attualmente il membro serbo, Mladen Ivanic, anche se noi vedremo ad accogliere il Papa il membro croato, Dragan Covic che è cattolico e dunque è più naturale che sia presente.”

Una struttura complessa corrisponde alla struttura complessa della nazione, di circa 3 milioni e 800 mila persone, un 40 per cento sono musulmani, 31 per cento ortodossi, 15 per cento cattolici e poi altri.” La divisione religiosa corrisponde alla divisione delle etnie, nel senso che i musulmani sono la popolazione della Bosnia, gli ortodossi sono in grandissima parte serbi e i cattolici sono croati. “C’è molteplicità religiosa che corrisponde alla molteplicità etnica. I rapporti tra queste entità sono stati difficili,” racconta padre Lombardi.

E proprio il dialogo interreligioso caratterizzerà il seguito del Papa, che – oltre alla normale composizione – sarà rinfoltito dal Cardinal Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e dal Cardinal Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Densissimo il programma del viaggio a Sarajevo, programmato per il 6 giugno: Il Papa partirà alle 7.30 dall’aeroporto di Fiumicino e arriverà in quello della capitale bosniaca alle 9. Mezz’ora dopo (9.30) la cerimonia di benvenuto nel piazzale antistante il Palazzo presidenziale, seguita dalla visita di cortesia alla Presidenza della Repubblica e, alle 10.10, dall’incontro con le autorità. Alle 11 la Messa nello Stadio Koševo e alle 13.15 l’incontro e il pranzo con i vescovi della Bosnia ed Erzegovina e con il seguito papale nella Nunziatura apostolica. Nel pomeriggio, alle 16.20, incontro con sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi in Cattedrale e, alle 17.30, un incontro ecumenico e interreligioso nel Centro internazionale studentesco francescano. Infine, alle 18.30 Bergoglio incontrerà i giovani nel Centro diocesano giovanile “Giovanni Paolo II”. Alle 19.45 la cerimonia di congedo all’Aeroporto internazionale di Sarajevo e la partenza per Roma, dove arriverà (all’aeroporto di Ciampino) alle 21.20.

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