Bagnasco: persecuzioni, migranti e famiglia al centro dei lavori della CEI
Dopo il Papa Bagnasco. Alla Cei iniziano i lavori della 68^ Assemblea Generale della Cei. Il porporato ha elencato gli appuntamenti che vedono coinvolta la Chiesa Italiana: dall’Anno Santo – “dono del Papa alla Chiesa” – all’ostensione della Sindone, dall’Anno della Vita Consacrata al Sinodo fino al Convegno Ecclesiale Nazionale.
Parla dei cristiani perseguitati il presidente della Cei mentre ricorda la grande preghiera sabato prossimo, 23 maggio, vigilia di Pentecoste: “nel vincolo delle anime ci troveremo uniti e inchinati davanti al martirio di tanti fratelli e sorelle di fede.”
Non è facile trovare una soluzione “ma pensiamo che la diplomazia possa fare molto di più, se le Cancellerie lo permetteranno: isolare dovrebbe essere la parola d’ordine. In primo luogo isolare il fanatismo omicida dell’Isis e similari sul piano dell’opinione pubblica mondiale con una reiterata condanna: nessuno giustifichi con le parole o con il silenzio! In secondo luogo, troncare ogni rapporto economico o geopolitico pubblico e, soprattutto, segreto: nessuno commerci con la vita umana! Se i Governi del mondo non avranno questa volontà e non decideranno di conseguenza, la diplomazia avrà sempre poco respiro”.
Bagnasco ha espresso dolore “per la tragedia senza fine di tanta povera gente costretta a trasformare la vita in una fuga verso l’ignoto. Pensiamo con orrore agli scafisti, criminali dell’umanità, disposti a uccidere con lucida e cinica programmazione. Il nostro Paese ha fatto non poco attraverso le sue istituzioni. È evidente che l’accoglienza umanitaria vada sempre accompagnata dalla legalità e dalla sicurezza di tutti; ed è evidente che all’accoglienza deve corrispondere coscienza e disponibilità”.
Infine, ma non ultimo per importanza, il tema della famiglia. Ribadita la contrarietà a unioni civili, convivenze e divorzio breve, il Cardinale Bagnasco ha ricordato – citando il Papa – che “la famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita”.