La Pasqua ed il volto della Chiesa in cammino
Ogni anno la comunità monastica di Camaldoli invita alla meditazione del Triduo pasquale, che introduce alla celebrazione gioiosa della Pasqua, attraverso la Veglia pasquale. In questo senso padre Matteo Ferrari prende lo spunto dal Concilio Vaticano II, che definisce la Veglia pasquale il cuore della vita cristiana: “Partire dalla celebrazione della Veglia pasquale ci può aiutare a entrare nel mistero della vita della Chiesa, se appunto è vero che, come afferma il Concilio, nella liturgia si manifesta la genuina natura della vita della Chiesa”.
Il monaco camaldolese definisce molto accuratamente la Veglia pasquale come ‘sacramento’ della vigilanza della Chiesa: “Nella Veglia pasquale la Chiesa si lascia sempre ammaestrare circa la sua modalità di stare nella storia dell’umanità con vigilanza. E questo è un aspetto ricco di conseguenze anche molto concrete nel modo di vivere le relazioni all’interno e all’esterno della comunità ecclesiale. Si tratta di un primo passo carico di significato non solo per la vita della Chiesa, ma anche per l’esistenza personale di ciascuno di noi.
Una Chiesa che ricomincia a fare concretamente la Veglia di Pasqua, come è accaduto dalla riforma conciliare in poi, è una Chiesa che non può fare dei ristretti confini della storia umana il suo unico punto di riferimento. E’ una Chiesa che attende qualcuno e che annuncia agli uomini e alle donne di ogni tempo che c’è un futuro e che qualcuno ci viene incontro.
Ma anche ad ognuno di noi personalmente la grande Veglia insegna ad essere uomini e donne di speranza che attendono qualcosa/qualcuno per la loro vita. E’ triste la vita umana quando non c’è nulla e nessuno da attendere. La Veglia ci annuncia la gioia di una storia personale e comunitaria in attesa”.
Vivendo il mistero pasquale la Chiesa si riconosce come popolo in cammino: “L’assemblea liturgica, immagine della Chiesa universale, nella notte pasquale è ‘fisicamente’ in cammino. Innanzitutto lo è camminando dietro a Cristo, luce del mondo. La processione dei riti iniziali della Veglia è icona quanto mai suggestiva ed eloquente della vita della Chiesa che nella notte e nelle notti della storia cammina alla luce di Cristo verso il compimento del tempo. Nella Veglia la Chiesa è in cammino anche in un itinerario sacramentale.
Infatti la Veglia stessa è un itinerario tracciato dai sacramenti, la cui meta è la celebrazione dell’Eucaristia. Soprattutto quando nella Veglia si celebra l’iniziazione cristiana di qualche adulto (battesimo, cresima, eucaristia) questo aspetto appare più evidente”. Inoltre la Veglia pasquale permette la riscoperta della dimensione sacramentale della vita cristiana:
“La Veglia ci dice che i sacramenti non sono solo dei fatti che appartengono al passato, ma sono ciò che custodisce il senso più autentico e profondo della vita cristiana e del volto della Chiesa. Il messaggio che la notte pasquale ci affida dovrebbe accompagnarci in ogni Eucaristia domenicale. Una Chiesa quindi in cammino è quella che si rivela nella Veglia pasquale.
E’ un aspetto molto importante che ci fa ritornare all’esperienza dell’esodo del popolo di Israele: il popolo di Dio si è sempre compreso come un popolo in cammino, la cui vita dipende da Dio che gli dona l’acqua e il cibo. Ogni tentazione di ‘sedentarizzazione’ è un pericolo per la vita della Chiesa… La notte di Pasqua, secondo la bella formulazione dell’Exultet, è l’unica custode del mistero della risurrezione del Signore.
Nessun evangelista ha narrato il momento della risurrezione di Gesù e solo l’esperienza pasquale della notte santa può comunicarci il mistero di cui essa è custode. Tuttavia la Veglia pasquale custodisce anche il mistero della vita della Chiesa, che il tempo della Cinquantina pasquale (Tempo di Pasqua) continuerà a comunicarci soffermandosi su altri aspetti che caratterizzano la vita della Comunità cristiana a partire dalla Pasqua del suo Signore.
In fondo, a partire dalla Veglia pasquale, ciò che la liturgia celebra è la vita stessa della Chiesa letta alla luce dalla Risurrezione e della presenza del Signore risorto nella comunità dei suoi discepoli”.