Dall’ osanna al crucifige

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L’Osanna del trionfo

Con l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, si entra nel cuore del mistero pasquale. Prima di soffrire la passione e la morte, Gesù fece un ingresso trionfale nella città santa. Lo realizzò non con l’alterigia di un re trionfatore su un esercito sconfitto, ma con l’umile semplicità di chi sta vivendo un evento importante e misterioso della sua vita.

Gli evangelisti raccontano che il Maestro, trovandosi presso il monte degli Ulivi, ordinò a due discepoli di prelevare un puledro. I personaggi importanti, come anche i guerrieri, montavano il cavallo, perché il puledro era la cavalcatura dei poveri, dei semplici, dei pacifici. Gesù salì sopra il puledro e si diresse verso Gerusalemme; mentre avanzava, la folla stendeva i mantelli sulla strada cantando: Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli! (Lc 19,37-38). Matteo e Marco, oltre ai mantelli, aggiungono anche rami d’ulivo e fronde tolti dagli alberi. Luca ci descrive la reazione di tenerezza di Gesù che, in vista della città santa, piange su di lei che lo rifiuta e lo condanna. Quelle lacrime non sono d’impotenza, ma di amore, di delusione, di sconfitta. Per la città che lo rifiuta, Gesù prova profondo dolore (cf 19,41-44).

L’ingresso trionfale non piacque ai farisei e agli avversari di Gesù. Luca, infatti, riferisce che alcuni farisei pretendevano che il Maestro imponesse ai discepoli di tacere, ma la risposta fu tagliente: Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre (v. 40).

Perché Gesù ha voluto compiere questo gesto di trionfo in Gerusalemme, centro dell’ebraismo e custode della promessa messianica? Matteo lo annota diligentemente: Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma (21,4-5). Ora, l’applauso e l’entusiasmo della folla, anche se sinceri e spontanei, si erano fermati ai soli gesti prodigiosi, al puro aspetto antropologico. Gli interessi umani impedivano di percepire pienamente Gesù di Nazareth come uomo-Dio.

Radicalmente diverso era l’atteggiamento dei farisei e degli avversari i quali pretendevano addirittura che non inneggiassero col grido degli Osanna. Contro loro Gesù lanciò la sfida che le pietre si sarebbero sostituite ai discepoli. Chi chiude gli occhi del cuore alla verità si rende non capace a percepirla. Il rifiuto di Cristo esclude l’uomo dal suo Regno di luce e di pace. Gesù non vuole discepoli muti ma credenti che nel silenzio del cuore credono e con il canto della bocca professano il loro credere.

Il vero credente non cade nell’equivoco della folla che vede in Gesù un personaggio che si accredita come re col potere temporale di questo mondo. Gesù, consapevole che la sua regalità è oblazione, offerta e immolazione, dinanzi a Pilato rivelerà la natura e l’identità del suo regno. Egli assume la condizione di Servo sofferente e s’immola sulla croce per redimere l’umanità e riconciliarla con Dio.

Ogni giorno Gesù fa l’ingresso nelle nostre città, nelle nostre case, nelle nostre chiese, nel nostro cuore: ai credenti sono richieste solo le opere che testimoniano la fede.

Il Crucifige della Passione

Con i suoi miracoli e con la sua predicazione, diversa da quella insegnata dagli scribi e dai farisei, Gesù era diventato un personaggio scomodo, per questo motivo gli scribi e i farisei avevano deciso di eliminarlo. Si tratta di quel potere diabolico, sempre in atto, che, invece di servire, serve per eliminare chi ti è scomodo, chi non ti serve o chi non ti appartiene. Nella vita c’è sempre un “Giuda” che ti tradisce. Ed ecco, pronto il corrotto e il traditore che mette in atto il progetto dei sommi sacerdoti e degli scribi che volevano impadronirsi di Gesù per ucciderlo.  Dopo aver celebrato la Pasqua con i suoi discepoli, Gesù è catturato nell’orto degli Ulivi mentre pregava. Sottoposto a giudizio sia dal tribunale religioso che da quello politico è condannato a morte mediante crocifissione. Gesù accetta, con straordinaria dignità e consapevolezza, il tradimento e il giudizio farsesco dei due tribunali. Anche se siamo abituati a vedere o a subire simili processi-farsa, tuttavia quello di Gesù ha toccato i vertici della pazzia diabolica. Quello che scombussola la ragione è il fatto che il potere religioso e politico erano convinti di agire in modo falso e perverso. Questi i capi d’accusa contro Gesù: è un menzognero, un sobillatore del popolo, un falsificatore della verità. Si proclama figlio di Dio, osa rimettere i peccati e guarire i malati di sabato, tenta, perfino, di distruggere il Tempio. Il Salvatore dell’umanità è subito catturato, processato, condannato al patibolo della croce come un malfattore.

Se il processo condotto dal potere religioso e politico fu una farsesca messa in scena, la passione e la morte che Gesù subì fu tremenda realtà che continua a scuotere il cuore e l’intelligenza dell’uomo. Siamo sempre più convinti che ogni ingiusta condanna dell’innocente grida vendetta al cospetto di Dio. Si vergognino e tremino quanti operano direttamente o indirettamente per condannare e crocifiggere i propri fratelli in umanità e fede.

Nel dramma della Passione di Gesù, Pilato, Erode, Anna, Caifa, Giuseppe d’Arimatea, i discepoli terrorizzati, Giuda il traditore suicida, sono tutti personaggi di spicco e simboli per l’umanità. Si è come Giuda quando si tradisce nell’amore e non si chiede perdono. Si è come Pilato, quando non si prende posizione chiara per la verità. Si è come Anna e Caifa, quando ci si ostina a non riconoscere Gesù come Figlio di Dio e Salvatore dell’uomo. Si è come gli apostoli, quando nelle prove, nelle persecuzioni, nel dramma del dolore ci si comporta come loro preferendo la fuga della paura all’abbandono confidente in Dio. I gesti del lavarsi le mani o di lanciare sfide a Cristo per scendere dalla croce hanno soltanto sapore di farsa. Nel dramma della Passione e della Morte, il vero trionfatore rimane Gesù Crocifisso e i fedeli discepoli uniti e configurati a Lui.

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