Papa Francesco: i bambini soldato, un orrore
La formazione dei giovani per superare la violenza e le disuguaglianze, la partecipazione della Chiesa all’edificazione della società, il consolidamento della pace e la missione in soccorso dei “feriti dalla vita”, sono stati i temi principali del discorso che Papa Francesco ha consegnato questa mattina ai Vescovi della Repubblica Democratica del Congo, al termine della quinquennale Visita “ad Limina Apostolorum”.
“La Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo – scrive Papa Francesco – è una Chiesa giovane, ma è anche una Chiesa di giovani. I bambini e gli adolescenti, in particolare, hanno bisogno della forza di Dio per resistere alle molteplici tentazioni derivanti dalla precarietà della loro vita, dall’impossibilità di seguire gli studi o trovare lavoro. Mi addolora la situazione difficile della loro vita, e so che voi condividete con loro pene, gioie e speranze. Penso in particolare con orrore a quei bambini e a quei giovani, arruolati forzatamente nelle milizie e costretti ad uccidere i propri compatrioti! Vi incoraggio perciò ad approfondire la pastorale dei giovani, offrendo loro tutto l’aiuto possibile, soprattutto con la creazione di spazi di formazione umana, spirituale e professionale, affinché essi scoprano la propria vocazione più profonda che li predispone all’incontro con il Signore”.
“Il modo più efficace di vincere la violenza, le disuguaglianze e le divisioni etniche, consiste nel dotare i giovani di spirito critico e proporre loro un percorso di maturazione nei valori evangelici. Occorrerebbe anche potenziare la pastorale nelle Università e nelle scuole cattoliche e pubbliche, coniugando la missione educativa con l’annuncio esplicito del Vangelo. (…) Nello stesso spirito, davanti alla disgregazione della famiglia, causata in particolare dalla guerra e dalla povertà, è indispensabile valorizzare e incoraggiare tutte le iniziative destinate a consolidare la famiglia, fonte di ogni fraternità, fondamento e via primaria della pace”.
“La fedeltà al Vangelo implica anche che la Chiesa partecipi alla costruzione della città. Uno dei contributi più preziosi che la Chiesa locale può apportare al vostro Paese, consiste nell’aiutare le persone a riscoprire la rilevanza della fede nella vita quotidiana e la necessità di promuovere il bene comune. Ugualmente, i responsabili della Nazione, illuminati dai pastori, e nel rispetto delle competenze, possono essere sostenuti per integrare l’insegnamento cristiano nella propria vita personale e nell’esercizio della loro funzione al servizio dello Stato e della società. In questo senso, il Magistero della Chiesa, in particolare l’Enciclica ‘Caritas in veritate’, l’Esortazione apostolica post-sinodale ‘Africae munus’ come pure la recente Esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’, sono un aiuto prezioso”.
Il Papa esorta i Vescovi congolesi “a operare senza sosta per l’instaurazione di una pace giusta e duratura, per una pastorale del dialogo e della riconciliazione fra i diversi settori della società, sostenendo il processo di disarmo, e promuovendo una efficace collaborazione con le altre confessioni religiose: Ora che il vostro Paese – scrive ancora il Pontefice – deve affrontare appuntamenti politici importanti per il suo futuro, è necessario che la Chiesa dia il suo contributo, evitando di sostituirsi alle istituzioni politiche e alle realtà temporali che conservano la propria autonomia. In particolare, i pastori devono guardarsi dal prendere il posto corrispondente, di diritto, ai fedeli laici, che hanno giustamente la missione di testimoniare Cristo e il Vangelo in politica e in tutti gli altri ambiti delle loro attività”.
Nel ribadire la necessità della collaborazione con quanti operano nei diversi ambiti dell’apostolato e della pastorale sociale, soprattutto istruzione, salute e assistenza caritativa, Papa Francesco ricorda ai Presuli che molti si attendono da loro “vigilanza e sollecitudine nella difesa dei valori spirituali e sociali: siete chiamati a proporre orientamenti e soluzioni per la promozione di una società fondata sul rispetto della dignità della persona umana. Al riguardo, l’attenzione ai poveri e ai bisognosi, come pure agli anziani, ai malati, ai disabili, deve costituire l’oggetto di una adeguata pastorale, da riesaminare instancabilmente. In effetti, la Chiesa è chiamata a preoccuparsi del bene di queste persone e a richiamare l’attenzione della società e della autorità pubbliche sulla loro situazione”.
Il Santo Padre conclude il suo discorso invitando i Presuli ad essere “uomini di speranza per il vostro popolo” ed incoraggiando l’opera dei missionari, dei sacerdoti, dei religiosi e degli altri agenti pastorali, che si dedicano al servizio dei “feriti dalla vita, delle vittime della violenza, soprattutto nelle regioni più isolate e remote del Paese”, ricordando in particolare “i rifugiati interni e le numerose persone provenienti dai paesi vicini”.
Fonte: VIS