Il cuore docile di Salomone

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Nel primo libro dei Re è raccontato il celebre dialogo, avvenuto nel sogno, tra Dio e Salomone. Leggiamolo con cuore docile e intelligente: In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti, chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te (1Re 3,5.7-12). Nella scena rievocata nella sezione in cui questo brano è contenuto (cf. 1Re 3,3-15) ci troviamo agli inizi del regno di Salomone, quando ancora non si ha nessun indizio della perversione che, secondo il racconto biblico successivo, caratterizzerà il resto della sua vita (cf 1Re 11). Qui il giovane re è presentato come modello di uomo saggio, che chiede come supremo dono da Dio il giusto discernimento per essere capace di governare bene il suo popolo. La saggezza di Salomone, caratterizzata altrove anche per una vasta conoscenza di carattere enciclopedico (cf 1Re 5,9-14), qui è qualificata come capacità di comprendere i propri limiti e, nello stesso tempo, di sentire la necessità dell’aiuto divino perdistinguere il bene dal male (v. 9). Ciò è possibile col dono del cuore docile, letteralmente, in ebraico, cuore che ascolta, cioè,cuore saggio e intelligente (v. 12). Non si tratta, dunque, di una saggezza quantitativa ma qualitativa.

È interessante notare come la sapienza preferita in questa preghiera da Salomone sia contrapposta agli altri beni di carattere più mondano che pure sono considerati importanti nell’Antico Testamento: vita lunga, ricchezza e, specialmente per un re, la morte dei nemici. Le raccomandazioni di Davide al figlio prima della morte, rispetto a quest’ultimo punto, erano state molto diverse (cf1Re 2,5-9). Inoltre, Salomone ha riconosciuto la fedeltà del Signore alla promessa fatta a Davide, per cui ringrazia il suo Dio per aver ereditato il trono di suo padre (v. 6). Questa prima apparizione del Signore fa parte di una pericope più ampia (3,2-15) che narra l’andata di Salomone a Gabaon, uno dei luoghi santi d’Israele, allora molto importante. Salomone era andato per offrire un sacrificio e, mentre si trovava lì, durante la notte, il Signore gli apparve in sogno. Come già con Mosè (cf Nm 12,6), il sogno è gesto tipico del Signore per farsi conoscere ai suoi servi e ai suoi profeti. La visione qualifica il rapporto tra il Signore e Salomone. Dio, con la sua parola, lo mette alla prova e gli dice che gli avrebbe dato tutto quello avesse voluto chiedergli. Salomone si mostra saggio e, nel fare le sue richieste, pronuncia la celebre preghiera della sapienza. Questo ci insegna come sia importante rivolgersi al Signore attraverso una preghiera sapiente come espressione di fede profonda.

Salomone comincia col ricordare la grande benevolenza fatta a Davide, servo del Signore e padre suo. Benevolenza traduce una parola ebraica che significa fedeltà del Signore al suo patto. Dio è stato fedele per sua misericordia al patto fatto con Davide (cf1Sam 7) e ha posto così Salomone sul suo trono. Dopo confessa la propria debolezza, l’inesperienza giovanile, l’incapacità a governare un popolo immenso. Per sé, infine, chiede soltanto il dono di un cuore pieno di discernimento capace di distinguere quello che è conforme alla giustizia da quel che non lo è. Quanta sapienza in questa preghiera che implora sapienza! Oh, se tutti i governanti avessero l’umiltà e la sapienza di chiedere il discernimento! La storia avrebbe un percorso in progresso armonioso.

Nei giovani, la confessione della propria inesperienza e incapacità è molto rara e perciò in Salomone è ammirevole. Questo denota una vera conoscenza di sé, che per i greci era il culmine e lo scopo della vera scienza, e insieme la consapevolezza delle reali condizioni della delicata e temibile impresa che comporta il governo di un popolo.

Che cos’è la “sapienza” che chiede il giovane re? Per i greci era l’intelligenza concreta dell’uomo, ossia, la comprensione e il comportamento che l’uomo dovrebbe avere nei rapporti con se stesso, con gli altri e con la divinità. In Israele, la sapienza è dono squisito di Dio che insegna agli uomini a conformarsi alla Sapienza divina. In un re, la sapienza è l’arte di sapere governare un popolo per guidarlo nel servizio di Dio e attuare il suo regno di giustizia, di amore e di pace. L’insipienza nel governo è sempre stata causa di disastri.

Di Davide si dice che aveva camminato davanti a Dio con fedeltà, con giustizia e con cuore retto. Egli aveva imitato Abramo, al quale il Signore aveva comandato: Cammina davanti a me e sii integro (Gn 17,1). Caratteristiche del cammino di Davide furono la fedeltà, la giustizia e il cuore retto. “Fedeltà”, tradotta anche con “verità”, indica il rapporto incrollabile con il Signore e con la sua Parola. “Giustizia” esprime rapporto integro, frutto della fedeltà (cf 2Sam 22,21). Il “cuore retto” dice adesione totale al Signore, come Davide testimonia di sé: Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose (1Cr 29,17).

Al Signore che dice a Salomone di camminare davanti a Lui come camminò suo padre, con cuore integro e con rettitudine, il re risposeSignore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. L’elezione di Salomone è volere del Signore, come in più passi testimonia la Scrittura (cf 2Sam 12,24-25; 1Cr22,9-10): Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità a Israele. Egli costruirà un tempio al mio nome; egli sarà figlio per me e io sarò padre per lui. Stabilirò il trono del suo regno su Israele per sempre. Di fronte a questo grave compito, Salomone giudica se stesso un ragazzo, un inesperto di fronte alla sapienza del padre ed eventualmente di fronte ai suoi fratelli più grandi esclusi dal regno. Non sa come regolarsi, un’espressione che la Bibbia formula così: Non so né uscire e neppure entrare. La sentiamo anche sulle labbra di Mosè: Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo che li preceda nell’uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore.

Salomone così prega: Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti, chi può governare questo tuo popolo così numeroso? Quindi, in risposta alla domanda del Signore che gli dice cosa deve dargli, il re risponde: Darai al tuo servo un cuore docile, capace di ascoltare e di comprendere coniugando i due poli, da una parte fare giustizia al popolo del Signore e, dall’altra, sapere distinguere il bene dal male. In questo sta il giudizio, che è frutto di sapienza: Ora concedimi saggezza e scienza e che io possa guidare questo popolo. Per questo il re deve essere sapiente, cioè istruito nella Legge del Signore per dare giudizi saggi.

Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. È l’unica parola che Salomone ha rivolto al Signore escludendo tutto il resto. Questa è la parola che un re saggio rivolge al Signore, come pure dovrebbe invocarla chi riceve la responsabilità nei confronti di altri. Nel momento stesso in cui si assume il governo, la vera persona saggia deve temere il suo limite e rivolgere al Signore questa sola parola, posponendo tutto il resto.

Dio gli rispose: Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare Ancora Dio sottolinea il sommo gradimento della richiesta di Salomone posta come unica di fronte a una vita lunga, alla ricchezza, all’anima dei propri nemici.Notiamo come il testo ebraico enfatizzi tutte le domande facendole premettere da: non hai domandato per te. Dio ripete la richiesta che nel corrispondente testo di 2Cr suona così: ma hai domandato piuttosto saggezza e scienza per governare il mio popolo, su cui ti ho costituito re (1,11); ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di teDio esaudisce immediatamente questa richiesta e dona a Salomone un cuore saggio e intelligente, capace di comprendere e di discernere. Salomone resta così l’esempio del re saggio nel giudicare il suo popolo. Queste caratteristiche le ritroveremo nel Re Messia: Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore (Is 11,2).

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