Il papa e la sofferenza della Chiesa

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Nelle parole del papa non c’è nessun riferimento diretto allo scandalo degli abusi sessuali dei sacerdoti sui minori. Ma per tutti sembra chiaro che quando Benedetto parla di peccato nella Chiesa che “ oggi vediamo in modo terrificante”, il suo pensiero corra ai fatti che ormai tutti conosciamo fin troppo bene. E certo sarà così.

Nel cuore del papa quando parla di “attacchi che vengono dall’ interno della Chiesa” e che la Chiesa “ha bisogno di ri-imparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità delle giustizia”, ci sono certo le immagini dei fatti che negli mesi hanno sconvolto molte diocesi. Ma sicuramente lo sguardo del papa va oltre.

Nel cuore di Benedetto c’è ancora la dolente lettera del 10 marzo del 2009. La lettera in cui, sull’ esempio dell’ Apostolo Paolo, il papa soffriva per le lacerazioni interne tra vescovi, tra fedeli, tra sacerdoti, tra movimenti. Così Benedetto XVI rilegge il testo del messaggio di Fatima che nel 2000 aveva spiegato teologicamente come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. E dice: “Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in sostanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano.

Cioè è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta nella Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarà per sempre sofferente, in modi diversi fino alla fine de mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a situazioni particolari, ma la risposta fondamentale cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù cardinali, fede, speranza carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi ogni singolo dobbiamo dare in questa situazione.” E quando il papa aggiunge che “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa” la mente corre alle parole di Paolo VI e di quel “ fumo di Satana” che vedeva salire e tormentava il suo cuore.

Benedetto è però un pastore della gioia e sa che se “sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno” è anche vero che “sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima parola della storia». Ed ecco che altre parole risuonano nel nostro cuore. Quelle che Giovanni Paolo II scriveva in Memoria e identità : “Il limite imposto al male, di cui l’ uomo è artefice e vittima, è in definitiva la Divina Misericordia”.

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