La prima sfida del nuovo nunzio all’ONU

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Arriverà a fine agosto, e dovrà subito entrare nel vivo delle grandi sfide che deve affrontare la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York. Perché Bernardito Cleopas Auza, nominato nuovo osservatore permanente lo scorso 2 luglio, è di certo un formidabile difensore della causa dei poveri, colui che ha aiutato la Chiesa di Haiti a ricostruirsi dopo il tragico terremoto. Ma la prima sfida diplomatica che si troverà ad affrontare è quella del nuovo trattato sulla Non Proliferazione Nucleare.

È un tema particolarmente delicato. Tra gli estremisti del bando completo all’energia nucleare (e ce ne sono anche nella Santa Sede) e quelli che puntano ad un uso del nucleare pacifico per usi civili (tra l’altro, il bando completo eliminerebbe anche le tecnologie fondamentali per la salute umana, come la radiografie), c’è un movimento che spinge per una nuova definizione del diritto stesso di possedere le armi nucleari, puntando non solo ad una non proliferazione, ma ad un vero e proprio disarmo.

E l’utopia del disarmo integrale è proprio quella della Santa Sede. Che ai procedimenti per il disarmo ha sempre prestato attenzione e supporto. Con idee avanzatissime. Come quella di applicare il TRIPs, l’accordo internazionale che regola la proprietà intellettuale che sostiene come non si possano brevettare invenzioni che siano di nocumento per l’umanità. E cosa può essere più dannoso delle armi?

Intanto, prima ad Oslo, poi a Nayarit, e all’inizio del prossimo anno a Vienna, un tavolo di diverse nazioni si riunisce per definire le conseguenze umanitarie degli armamenti nucleari. Vero che nessuna delle nazioni detentrici di arsenali militari è stata presente agli incontri, persino boicottandoli. Vero è che questo movimento è forte, riconosciuto internazionalmente, e punta davvero ad una nuova definizione del disarmo nucleare.

Sul tema, la Santa Sede è in prima fila. E questo sarà probabilmente uno dei primi dossier che si troverà sulla scrivania il nuovo osservatore permanente. Il quarto filippino della storia ad essere stato nominato nunzio, e il primo ad arrivare alla rappresentanza della Santa Sede a New York, Auza, 55 anni, ha avuto popolarità dopo il devastante terremoto che nel 2010 ha devastato Haiti, dove era nunzio, guidando la raccolta fondi e riorganizzando una Chiesa in ginocchio.

Ottavo di 12 figli, borsista di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha cominciato la carriera diplomatica come segretario della Nunziatura in Madagascar e Mauritius dal 1990 al 1993 e in Bulgaria dal 1993 al 1996. Quindi è stato consigliere di nunziatura di Albania nel 1997 e incaricato d’affari a Londra. Richiamato a Roma, è stato nella seconda sezione della Segreteria di Stato dal 1999 al 2006, e ha lavorato alla missione della Santa Sede a New York dal 2006 al 2008, quando fu poi nominato nunzio ad Haiti.

È un nunzio che sicuramente farà valere nelle Nazioni Unite il suo impegno per i poveri. Ma che sicuramente sarà in grado di portare avanti altre sfide diplomatiche, come appunto quella del trattato di non proliferazione, la più grande eredità che gli è stata lasciata dal predecessore Francis Chullikat.

Sul sito della missione ONU presso la Santa Sede campeggia infatti l’ultimo intervento ufficiale di Chullikat, tenuto proprio alla Conferenza di Preparazione del Trattato di Non Proliferazione lo scorso 30 aprile. In quell’occasione Chullikat mise in luce la necessità di trovare un bilanciamento tra un trattato di non proliferazione che non portasse a un bando indiscriminato che includesse anche il cosiddetto nucleare civile e le pressioni perché questo bando avesse luogo.

“Sarebbe meglio che ci fossero anche gli Stati possessori di armi nucleari accanto agli Stati non nucleari per preparare un cammino comune per sviluppare uno strumento legalmente vincolante che bandisca il possesso di armi nucleari,” aveva detto Chullikat.

Dovrà muoversi con equilibrio, il vescovo Auza. Come fondatore dall’Agenzia Internazionale di Energia Atomica (AIEA), e chiamata in quel consesso proprio per incoraggiare un uso pacifico del’energia nucleare, la Santa Sede avrà il suo peso nel dibattito. Sarà la prima grande sfida per Bernardito Auza, il primo filippino a rappresentare la Santa Sede all’ONU.

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