Chi non prega il Signore prega il diavolo
“Se adorerete Cristo e camminerete dietro a Lui e con Lui, la vostra Chiesa diocesana e le vostre parrocchie cresceranno nella fede e nella carità, nella gioia di evangelizzare”.
È stato quasi categorico papa Francesco nella corposa omelia pronunciata nella piana di Sibari al termine della sua visita alla diocesi di Cassano all’Ionio. La carità e la comunione crescono nella misura in cui ci si riconosce parte dell’unica Chiesa, nella misura in cui adoriamo Gesù Cristo e niente che sia meno di Lui. Sulla stessa scia si espresse papa Benedetto XVI nella sua visita in Calabria: “E questa veste nuziale è intessuta simbolicamente di due legni, uno in alto e l’altro in basso: l’amore di Dio e l’amore del prossimo”.
Un’adorazione dunque che non è misticismo né chiusura né tantomeno autoreferenzialità: sappiamo bene quanto papa Francesco inciti la Chiesa a diventare sempre più missionaria altrimenti si riduce ad una agenzia tra le altre. “Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. ( Omelia di papa Francesco con i cardinali, 14 marzo 2013).
Il papa argentino ha indicato alla Chiesa calabrese come essere se stessa e quindi svolgere autenticamente la sua missione, per non cadere vittima del male che in Calabria si chiama ‘ndrangheta la quale, come ha sottolineato Mons. Galantino, “si nutre anche di coscienze addormentate e perciò conniventi”.
È chiaro che una giornata è troppo poco per affrontare i numerosi problemi che assillano questa terra del mezzogiorno, ma anche per valorizzare i numerosi germi di bene che spingono dal basso per emergere. Ci sono le esigenze non sopperite di una sanità al collasso, un ormai grave tasso di emigrazione, un tessuto sociale ferito oltre che dalla malavita anche da una diffusa sfiducia nelle pur esistenti potenzialità, una parassita classe politica costretta ad abdicare in attesa di proposte credibili e coraggiose, sempre se gli adulti siano in grado di offrire spazi e tempi opportuni di formazione e di creazione.
