Mirella Solidoro presta santa: una ragazza e il suo amore per Gesù

Condividi su...

Mirella era una ragazza come tante a Taurisano, un paese della provincia di Lecce. Ma ora è l’orgoglio di una intera comunità.  Il 4 marzo 2014, infatti, è iniziata la causa per la canonizzazione della Serva di Dio Antonella Mirella Solidoro che nel paese salentino è nata e cresciuta; l’8 aprile, invece ricorrerà il 50° della sua nascita e il 3° anniversario della traslazione delle sue spoglie dal cimitero comunale alla Chiesa dei “Santi Martiri G. Battista e M. Goretti”, dove attualmente riposa. 

Mirella ha conosciuto fin da piccola la sofferenza e la malattia che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Ha solo 9 anni quando continui e forti mal di testa la tormentano a tal punto da costringerla a richiedere l’aiuto dei medici che le diagnosticheranno e ahimè cureranno una errata sinusite frontale, si penserà poi sia vittima di esaurimento nervoso e, solo dopo un pellegrinaggio in vari ospedali, arriverà il responso giusto e impietoso: disgerminoma ipotalamico, un tumore congenito non asportabile perché troppo esteso e in una sede delicata.

Nonostante i medici siano convinti che le rimangano pochi mesi di vita, Mirella vivrà ancora per circa 20 anni, morendo nel 1999.

Leggendo la sua storia pare che il suo calvario non conosca limiti; il 28 luglio 1979, a 14 anni, “mi fu fatto l’intervento da cui ne uscì non vedente, ma fu in quel buio che cominciai a vedere; non era la luce del mondo ma quella di Dio; capì che il Signore mi stava dando le più grandi ali per volare nel Suo nuovo orizzonte; dopodiché mi addormentai per 3 anni fino al 2 maggio 1982”.

Mirella aveva l’abitudine di scrivere, come in una sorta di diario, la sua esperienza di vita e di dolore; l’arrivo della cecità le toglierà questo piacere, ma permetterà di far rimanere a noi la sua voce oltre che i suoi scritti. Generosa donatrice d’amore e sempre paziente nella sofferenza, non si opporrà mai a coloro che, andandola a trovare, la registreranno.

Terza di 5 figli, amava riunire la sera la numerosa famiglia per pregare tutti insieme il rosario. “Le 4 mura della mia stanza sono diventate il mio campo di missione”; una definizione del genere porta in sé il sapore del lavoro e della speranza; per quanti di noi sarebbe stato invece naturale usare parole come croce o ingiustizia?

Quella di Mirella probabilmente si sarebbe rivelata comunque una lode a Dio; nutriva infatti sin da piccola il desiderio di farsi suora: “O mio Signore…appena ho capito quanto è grande il valore della fede, si è unita la vocazione di diventare la tua sposa. Questo l’ho considerato già prima che avesse inizio la mia sofferenza; mai ho permesso ai miei pensieri che si unissero ad altri se non ai Tuoi”.

A volte, pensando al suo sogno di consacrarsi a Dio svanito a causa della malattia, l’amarezza aveva il sopravvento finché, in una delle apparizioni di Gesù, che Mirella considerava non insolite, il Figlio di Dio le ripetè più volte la parola “Marcellina”. Nel 1982 la marcellina suor Margherita si presenta a casa sua accompagnata da un sacerdote; Mirella dice: “L’aspettavo”. Qualche tempo dopo chiederà di essere consacrata come laica, poiché la sua malattia non le permette una vita conventuale assidua.

Non trascurerà mai Gesù e la Madonna a cui dedicherà, sotto dettatura, dei versi:

A Gesù
O Signore, Tu mi creasti
ed io ti trovai.
Mi amasti
ed io ti amai.
Mi chiamasti poi alla Croce
ed io di portarla fui felice.
Oggi lode a Te il mio cuore canta,
fa’ di me una serva santa.

A Maria
Dolce Madre dell’Amore,

stringimi forte al Tuo cuore,
affinché io possa vivere la mia vita
come un’offerta a Dio gradita.

Mirella muore il 4 ottobre 1999, ricordando il suo struggente desiderio di essere Marcellina, la madre Paola concede che venga vestita con l’abito bianco delle suore ospedaliere.

 

 

Free Webcam Girls
151.11.48.50