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La vista ad Limina della Chiesa nelle Marche, come far tornare i giovani alla fede?

‘Parole sincere, schiette, dirette, da uomo vicino alle problematiche concrete della nostra vita’: così a conclusione della visita ad limina dei vescovi marchigiani mons. Nazzareno Marconi, presidente della Conferenza Episcopale marchigiana, ha definito l’incontro dei vescovi marchigiani con papa Francesco, che aveva espresso solidarietà ‘per la situazione che le nostre diocesi vivono per il terremoto, l’alluvione… Situazioni acuite durante il tempo del Covid’, riferendo che il dialogo si era concentrato sulle ‘sfide pastorali di questo tempo di grandi cambiamenti’, in modo particolare la vicinanza alle famiglie e ai giovani e la difficoltà di trasmettere la fede tra le generazioni.  

Parole ribadite anche nel comunicato dalla Conferenza Episcopale delle Marche: “Papa Francesco ha risposto alle domande, incoraggiando il cammino comune delle Chiese marchigiane, solidarizzando con i nostri problemi, in particolare la complessa ricostruzione materiale e soprattutto sociale dopo terremoto, pandemia ed alluvione. Il papa ha confermato i vescovi nella coscienza del compito complesso di traghettare la Chiesa marchigiana, da un passato di tradizione e fede vissuto soprattutto nelle piccole parrocchie, ad un futuro molto diverso”.

Inoltre mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata, ha definito ‘arricchente’ l’incontro con il papa: “E’ stato indubbiamente positivo ed arricchente che in una settimana tutti i vescovi delle Marche abbiano guardato insieme al presente e al futuro delle nostre Chiese, sotto molteplici punti di vista. Ciò che la Chiesa insegna; ciò che celebra; ciò che dona al mondo: dall’azione in favore dei poveri a quella di accoglienza ed accompagnamento all’incontro con Dio e con l’umanità di bambini, ragazzi, giovani, famiglie, lavoratori ed anziani. Ogni età della vita è preziosa per la Chiesa e mai, neppure da vecchi o da malati, le persone sono per noi meno importanti, o peggio, da scartare”.

Per i vescovi marchigiani il papa è stato attento al racconto dei vescovi marchigiani: “Il papa si è mostrato attento e interessato su tutto, davvero partecipe della fatica di trasmettere la fede alle nuove generazioni che, come vescovi, è la nostra prima e più grande preoccupazione. Perché siamo certi che il mondo e quello giovanile in particolare, ha un gran bisogno della ‘gioia del Vangelo’ dell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’, per vivere nel bene e per operare bene. Tanta insoddisfazione, tristezza, costante lamentela, ha la sua radice più profonda in vite che si sono allontanate da Dio e dalla vita buona del Vangelo, e non riescono a ritrovare la strada di casa”.

Nell’udienza papa Francesco ha esortato i vescovi marchigiani a ‘traghettare’ la Chiesa marchigiana verso un futuro diverso: mons. Nazzareno Marconi, qual è questo futuro di fede?

“In occasione della Visita ad Limina il papa, e anche i suoi più stretti collaboratori, hanno incontrato tutti i Vescovi Ordinari della Regione Ecclesiastica Marchigiana. In quell’occasione tutti abbiamo avuto un forte incoraggiamento a vedere la nostra Chiesa con uno sguardo verso il futuro. Ciò che abbiamo potuto constatare in quei giorni è che la Chiesa non può chiudersi in sé stessa ma ha una vocazione universale soprattutto con i più lontani.

In un tempo in cui tutti erano cresciuti in una cultura cristiana si poteva stare in chiesa ad aspettare perché si sapeva che qualcuno sarebbe arrivato, in una cultura secolarizzata come la nostra bisogna adoperarsi e rimparare ad evangelizzare in modo nuovo. La Pasqua appena trascorsa insegna che la Risurrezione cambia il futuro, ma anche il presente. Tutti siamo chiamati a vivere il presente in modo nuovo. Invece di immaginare di andare verso la morte e farci trascinare verso la disperazione possiamo camminare con fede ogni giorno. Piccoli passi possibili”.

Come è la fede dei marchigiani?

“La fede delle nostre zone è simile a tante altre parti d’Italia. Tante persone sono smarrite a causa degli eventi negativi che vive il nostro tempo. In questo disorientamento le persone cercano di aggrapparsi a delle certezze a volte, purtroppo, estremizzando la propria posizione, questo accade anche nella relazione con Dio. Già il Concilio Vaticano II aveva esortato a un impegno di tutti i cristiani verso l’evangelizzazione con la propria testimonianza. L’uomo ha bisogno di scoprire la relazione d’amore che Dio a nei suoi confronti attraverso un accompagnamento personale, possiamo scordarci le grandi massa di persone”.

A quali sfide pastorali è chiamata la Chiesa marchigiana?

“La Visita ad Limina Apostolorum, da poco conclusa, si è svolta dopo circa 10 anni dall’ultimo incontro. In questi anni la Chiesa marchigiana ha dovuto affrontare numerose sfide che hanno colpito tutto il territorio regionale in particolare: il terremoto e le alluvioni, sfide acuite durante il tempo del Covid. Papa Francesco, come un padre amorevole, ha intercettato queste nostre preoccupazioni esprimendo solidarietà e vicinanza. Anche con il papa il dialogo si è concentrato sulle sfide pastorali di questo tempo di grandi cambiamenti, in modo particolare la vicinanza alle famiglie e ai giovani e la difficoltà di trasmettere la fede tra le generazioni”.

Perché la messa non è più un fenomeno di massa?

“Nel mondo globalizzato in cui viviamo la cultura non è più cristiana. L’uomo di oggi pretende di avere sempre, tutto e subito, sono cambiati i tempi e i modi di relazionarci con l’altro e di conseguenza è cambiata anche la relazione con l’Altro. In questo contesto la Chiesa è chiamata ad essere lievito che, seppur piccolo, insignificante addirittura invisibile fa fermentare la massa”.

Quale formazione offre la Chiesa marchigiana alla luce dell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’?

“Nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco pone di nuovo al centro la persona di Gesù Cristo, il primo evangelizzatore, che oggi chiama ognuno di noi a partecipare con lui all’opera della salvezza. In quel documento papa Francesco si rivolge alle Chiese particolari perché conoscono il contesto, le sfide e le opportunità ma chiede anche a tutta la Chiesa un cammino partecipato e condiviso secondo una metodologia comune.

La nostra regione ecclesiastica sta cercando di camminare verso queste due direzioni: lasciando ad ogni Diocesi la libertà di proporre un cammino diversificato in relazione al proprio contesto ma allo stesso tempo insieme stiamo cercando di condividere un cammino formativo comune. Nell’ultimo anno pastorale evidenzio solamente un frutto di questo cammino: l’unificazione dell’insegnamento teologico in Ancona in cui laici e seminaristi provenienti da più centri di formazione, secolare e religiosa, stanno condividendo un percorso comune. Questo processo sta portando ottimi frutti di conoscenza, collaborazione e aiuto reciproco”.

(Tratto da Aci Stampa)

I vescovi europei: l’Unione europea è fondamentale per la democrazia

Parole come Natale, Maria o Giovanni fuori dall'Unione europea

Nel mese di giugno i cittadini europei sono chiamati a scegliere i nuovi rappresentanti e le Chiese invitano i cittadini ad esprimere il proprio voto, in quanto quello attuale è un tempo di grandi sfide, come aveva detto mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali europee, nel suo discorso di apertura all’assemblea autunnale dei vescovi delegati: “Sentiamo che questo è un tempo in cui le grandi sfide che si profilano possono diventare occasione perché l’Unione Europea emerga con una unità più forte ed efficace in rapporto alle attese di oggi. Ma purtroppo i segnali non sembrano andare in tale direzione”.

Ed aveva aggiunto: “Avremo modo di vagliare modalità e contenuti di una dichiarazione comune, che dica anche la nostra attenzione e l’attesa di tutti i cittadini europei che il nuovo Parlamento sia rinnovato e rigenerato anche dal punto di vista etico, dopo le vicende che ne hanno offuscato l’immagine. Avvertiamo la responsabilità di far sentire quanto sia importante partecipare e di farlo sentire ai nostri confratelli vescovi e ai nostri fedeli. Al di là dei contenuti, che sono sicuramente importanti, credo che pochi come noi (intendo vescovi e Chiese) hanno la possibilità di promuovere l’interesse generale per una Europa che sia unita non per il vantaggio di qualcuno o di una parte, ma per il bene comune di tutti i nostri popoli e Paesi”.

Ora, a distanza di qualche mese, i vescovi europei ribadiscono la necessità di un ‘progetto’ europeo: “Il progetto europeo di un’Europa unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta è un progetto che condividiamo e di cui ci sentiamo responsabili. Siamo tutti chiamati a portarlo avanti anche esprimendo il nostro voto e scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento Europeo”.

L’Unione Europea era sorta per garantire pace e democrazia al termine della Seconda Guerra Mondiale: “Il progetto di integrazione europea nasce dalle ceneri delle terribili guerre che hanno devastato il nostro continente nel secolo scorso provocando immenso dolore, morte e distruzione. E’ stato concepito con l’intento di garantire pace, libertà e prosperità. E’ sorto grazie al coraggio e alla lungimiranza di persone che hanno saputo superare le inimicizie storiche e creare una realtà nuova che rendesse praticamente impossibile in futuro la guerra nel nostro continente.

Inizialmente questo progetto era un progetto economico, ma comportava comunque una dimensione sociale e politica e dei valori condivisi. Molti dei padri fondatori dell’Unione Europea erano cattolici praticanti che credevano fortemente nella dignità di ogni essere umano e nell’importanza della comunità. Crediamo che per noi europei questo progetto iniziato più di 70 anni fa debba essere sostenuto e portato avanti”.

L’analisi dei vescovi europei mette in luce le sfide a cui l’Europa è chiamata ad affrontare: “Oggi l’Europa e l’Unione Europea stanno attraversando tempi difficili e incerti, con una serie di crisi negli ultimi anni e vere e proprie sfide da affrontare nel prossimo futuro, come le guerre in Europa e nei paesi vicini, le migrazioni e l’asilo, il cambiamento climatico, la crescente digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale, il nuovo ruolo dell’Europa nel mondo, l’allargamento dell’Unione Europea e la modifica dei trattati, ecc.

gPer affrontare queste sfide cruciali alla luce dei valori fondanti dell’Unione Europea e costruire per noi e per le prossime generazioni un futuro migliore, non solo in Europa ma anche nel mondo intero, abbiamo bisogno di politici coraggiosi, competenti e motivati da valori e che perseguano veramente il bene comune. E’ nostra responsabilità fare la scelta migliore possibile nelle prossime elezioni”.

E’ una chiamata per i cristiani al discernimento: “Come cristiani dobbiamo cercare di discernere bene per chi e per quale partito votare in un momento così importante per il futuro dell’Unione Europea. Per fare questo dobbiamo prendere in considerazione vari fattori che possono anche differire da un Paese all’altro, per esempio, la possibilità di scegliere candidati o unicamente partiti, i programmi elettorali dei diversi partiti, i candidati stessi che si presentano”.

E le Chiesa possono offrire orientamenti: “A questo riguardo, anche le Conferenze Episcopali degli Stati membri possono offrire utili orientamenti. Inoltre, ciò che è importante è votare per persone e partiti che chiaramente sostengano il progetto europeo e che riteniamo ragionevolmente vorranno promuovere i nostri valori e la nostra idea di Europa, come il rispetto e la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà, l’uguaglianza, la famiglia e la sacralità della vita, la democrazia, la libertà, la sussidiarietà, la salvaguardia della nostra ‘casa comune’. Sappiamo che l’Unione Europea non è perfetta e che molte delle sue proposte politiche e legislative non sono in linea con i valori cristiani e con le aspettative di molti dei suoi cittadini, ma crediamo di essere chiamati a contribuire ad essa e a migliorarla con gli strumenti che la democrazia offre”.

Infine con una citazione di Jacque Delors i vescovi europei si appellano ai giovani: “Molti giovani voteranno per la prima volta alle prossime elezioni, alcuni di loro a soli 16 anni. Incoraggiamo vivamente i giovani a esercitare il loro diritto di voto nelle prossime elezioni europee e a costruire così un’Europa che assicuri loro il futuro e risponda alle loro più genuine aspirazioni. Incoraggiamo anche i giovani cattolici europei che sentono la chiamata a impegnarsi in politica a seguire questa chiamata, preparandosi adeguatamente, sia intellettualmente che moralmente, a contribuire al bene comune in uno spirito di servizio alla comunità”.

E fu Natale

Natale: tempo che sa di intimità, di casa e del suo calore. Festa per noi dall’aspetto ovattato, magico. Si snoda in un clima di luci, di dolci e di poesia. Ma all’origine non era così. Anzi, il suo contrario. Aveva il sapore duro e amaro del rifiuto. E delle sue sfide. ‘Per loro non c’era posto’, annota chiaramente il Vangelo. 

Dall’Azione Cattolica Ragazzi un invito a compiere ‘passaggi’

Fine settimana dell’Immacolata di festa e di gioia al convegno nazionale degli educatori Acr ‘Passare per crescere’, con  centinaia di educatori, perché ‘educare non è questione di tecnica, ma capacità di essere appassionati, disponibili ad offrire ciò che siamo; a partire dai nostri talenti, che diventano luminosi nella misura in cui li offriamo agli altri’, come ha detto il presidente nazionale di Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, che ha aperto i lavori.

L’Università Cattolica tra Gerusalemme, Atene e Roma

Gerusalemme, Atene e Roma sono i ‘crinali’ lungo i quali, mercoledì scorso, si è sviluppata l’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università Cattolica a Milano, con il conferimento della laurea ‘honoris causa’ in ‘Scienze dell’antichità’ al card. Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura.

Papa Francesco agli insegnanti cattolici: siate empatici nella testimonianza

All’Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (UMEC) riunita a Roma papa Francesco ha ribadito l’importanza di educatori cristiani nella scuola, chiedendo attenzione alle colonizzazioni ideologiche e sottolineando come gli stessi educatori devono portare la testimonianza:

Apurimac, il Perù visto con gli occhi di Sant’Agostino

 “E’ il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano. Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre e, in quanto tale, è il suo ‘testimone fedele’, così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare”.

P. Criveller racconta la fede a Taiwan

Un mese fa il segretario alla Difesa, Usa Lloyd Austin, aveva messo in guardia dalla crescente minaccia cinese nei confronti di Taiwan in un discorso allo Shangri-La Dialogue, per cui la Cina ha cambiato la sua politica nei confronti di Taipei, mentre gli Stati Uniti rimangono ancorati al Taiwan Relations Act, che li impegna a mantenere la capacità militare dell’isola con la fornitura di armi difensive.

‘Io mi arrendo’ (I surrender): il nuovo singolo dei The Sun

“Quando gli Hillsong United mi hanno comunicato di aver scelto Io mi arrendo come primo singolo del nuovo album, ho visto chiudersi un cerchio: perché in quella canzone è riassunto ogni centimetro di cammino fatto dalla sera del 10 dicembre 2007 ad oggi”: con queste parole tratte dall’articolo pubblicato nel suo blog ‘Per Anime Libere’ in cui racconta nel dettaglio la collaborazione con gli Hillsong United, gruppo rock cristiano australiano con alle spalle quasi 25 anni di carriera, 16 album pubblicati e oltre 18.000.000 di follower nelle varie piattaforme social, Francesco Lorenzi annuncia la pubblicazione del singolo ‘Io mi arrendo’.

Papa Francesco invita ad alimentare le radici della fede

Giovedì scorso papa Francesco ha inaugurato all’università Urbaniana la scuola ‘Laudato Sì’ di Scholes Occurrentes, a cui partecipano 50 studenti provenienti dall’Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Spagna, Haiti, Italia, Messico, Panama, Paraguay, Portogallo e Panama, dialogando con gli studenti di ‘Scholes Occurrentes’, nata come Fondazione di diritto pontificio nel 2015, ora riconosciuta come Movimento educativo di carattere internazionale.

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