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4^ Domenica: Dio è sceso in mezzo agli uomini

Il brano del Vangelo si collega a quello della scorsa settimana, quando Gesù nella sinagoga di Nazareth affermò categoricamente: ‘Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato’. Tutti erano meravigliati ed adirati per l’affermazione di Gesù, perché la gente, oltre alle parole, si aspettava  di vedere fatti prodigiosi.

Papa Pio XII: la famiglia di Nazareth è stata rifugiata

Al termine dell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha ricordato la giornata del rifugiato: “Ieri le Nazioni Unite hanno celebrato la Giornata Mondiale del Rifugiato. La crisi provocata dal coronavirus ha messo in luce l’esigenza di assicurare la necessaria protezione anche alle persone rifugiate, per garantire la loro dignità e sicurezza. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per un rinnovato ed efficace impegno di tutti a favore della effettiva protezione di ogni essere umano, in particolare di quanti sono stati costretti a fuggire per situazioni di grave pericolo per loro o per le loro famiglie”.

Natale: il mistero della forza nella debolezza

Se c’è, forse, un aspetto del Natale, che più di ogni altro scandalizza, mette dubbi, insinua perplessità, da quando è avvenuto la prima volta ad oggi, è questo: Dio si è fatto carne. Detto in altri termini Egli si è manifestato a noi attraverso la fragilità di un corpo umano, la miseria di una vita umana, la piccolezza di una storia.

Dopo duemila anni questo risulta essere qualcosa di inspiegabile. Perché per la nostra mentalità, se Dio si doveva manifestare, si doveva manifestare in modo da essere riconosciuto da tutti, in modo glorioso, maestoso.

Eppure egli ha deciso di prendere forma nell’umile grembo di Maria e non di una straordinaria regina, ha deciso di prendere dimora nell’umile villaggio di Nazareth e non in un sontuoso palazzo della capitale dell’Impero, ha deciso di avere acconto a sé persone di basso rango e non di alto lignaggio.

Dio ha agito così per mostrarci qualcosa che, da duemila anni a questa parte, facciamo fatica a comprendere: c’è una forza nella debolezza che è segno della sua presenza nel mondo. E’ una questione di sguardo, di ciò che siamo abituati a vedere. C’è una luce nelle tenebre che non acceca, è tenue: sta a noi scovarla, sta a noi scoprirla.

La libertà dell’uomo, così e solo così, è preservata e messa in gioco perché è chiamata a guardare in direzione contraria rispetto a dove guarda il mondo. Di un Dio che prepotentemente entra nella scena nel mondo e, così facendo, ti obbliga a credere nessuno ha bisogno. Di un Dio che bussa delicatamente alla porta del mio cuore e chiede di poter entrare tutti, ma proprio tutti abbiano bisogno. Anche perché, così facendo, è credibile la sua vicenda.

Gesù, facendosi carne, vuol farci comprendere che ogni carne, ogni corpo ha una dignità, quello del povero come quello del ricco, e che la salvezza non è una cosa astratta ma quanta mai concreta: noi siamo destinati alla risurrezione della carne. Ecco  il mistero che custodisce il Natale: c’è una forza nella debolezza che non appare, eppure è in grado di cambiare la sorte di ogni uomo e del mondo!

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