Il presepe blasfemo di Don Vitaliano Della Sala a Capocastello di Mercogliano

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.12.2023 – Vik van Brantegem] – «Anche il Papa dice che non bisogna escludere nessuno»: così giustifica Don Vitaliano Della Sala il suo atto di blasfemia. Motivando il presepe con due “madonne” e un angelo al posto di San Giuseppe, che ha allestito ai piedi dell’altare nella chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo in Capocastello di Mercogliano in provincia di Avellino, nel sottolineare come «l’avvenire della Chiesa Cattolica sia nella logica dell’inclusività, una Chiesa degli esclusi e non dell’esclusione», Della Sala aggiunge delle dichiarazioni oltraggiose.

«La realtà è che oggi ci sono altri tipi di famiglie. Negli oratori, al catechismo, arrivano bambini figli di divorziati, di single, ma anche di coppie gay. E noi li dobbiamo trattare tutti allo stesso modo, con rispetto. D’altra parte è lo stesso Papa Francesco a dire che la Chiesa non deve escludere nessuno. Siamo nel 2023 e nel mio presepe ho voluto mettere una coppia arcobaleno perché anche loro sono un tipo di famiglia. Non c’è più una famiglia tradizionale. E dobbiamo tenerne conto perché Gesù Cristo si incarna pure per loro», ha dichiarato Della Sala.

In riferimento alle due donne nel presepe, “simbolo delle famiglie arcobaleno”, Della Sala ha aggiunto: «Il disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa Cattolica nei loro confronti e la loro condanna a prescindere, senza un confronto serio e onesto, è una sorta di pennellata di tenebre che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo. Ecco perché ci sono due mamme nel presepe: la luce del Natale quest’anno la vedo risplendere anche su queste famiglie, colpite da critiche e condanne disumane e antievangeliche».

L’iniziativa del parroco, vicino alle istanze LGBTQ+, ha scatenato subito – e giustamente – le reazioni contro questo atto di blasfemia. «Un gesto che lascia sgomenti, è l’ennesimo atto di vera e propria blasfemia, con la rimozione di San Giuseppe e, dobbiamo immaginare, evidenti allusioni nei confronti della Madonna, così come d’altronde siamo abituati a vedere in molti cortei che rivendicano diritti e tolleranza dimenticando però di rispettare il mondo cattolico. Rifletta anche su questo il parroco della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e si dedichi ai diritti e all’inclusione senza cadere nelle facili provocazioni che offendono le sensibilità di tutti noi e che non hanno nulla a che vedere con la sua missione», ha dichiarato Maurizio Gasparri, il Capogruppo al Senato di Forza Italia.

La petizione per dire no al presepe blasfemo

Pro Vita & Famiglia Onlus ha lanciato una petizione contro la rappresentazione blasfema e provocatoria, che snatura il significato del Presepe stesso e della Sacra Famiglia: sia con la rimozione di San Giuseppe, sacrificato sull’altare del politically correct, sia con il gravissimo messaggio relativo alle “due mamme” che “santifica” una pratica illegale come la compravendita dei gameti.

Per dire no al presepe blasfemo, l’associazione invita a firmare la petizione che ha lanciato, per chiedere al Vescovo di Avellino, Mons. Arturo Aiello, di difendere i simboli del Presepe e della famiglia dagli oltraggiosi affronti della peggiore ideologia [QUI].

Il presepe LGBTQ+ di Avellino è blasfemo e veicola compravendita di bambini

Toni Brandi, il Presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus ha dichiarato: «È pericoloso, oltre che vergognoso e blasfemo, il presepe LGBTQ+ allestito a Capocastello di Mercogliano, in provincia di Avellino, dove nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo il parroco, Don Vitaliano Della Sala, ha inscenato la natività con due mamme. Non solo contravviene a qualsiasi insegnamento della Chiesa, al Magistero, alla Dottrina e al Catechismo della Chiesa Cattolica, ma da un punto di vista culturale si vogliono così “santificare” pratiche illegali in Italia, come la vendita dei gameti e la compravendita di bambini e si annulla la figura paterna, proprio come vogliono fare le lobby arcobaleno. Oggi “due mamme”, e domani? Ci saranno “due papà” o due transgender che si “percepiscono” donne in un presepe che vuole così legittimare l’utero in affitto? Ci chiediamo se il vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello, sia al corrente di tutto ciò e ci aspettiamo provvedimenti immediati. Ne va del rispetto di migliaia di fedeli e ricordiamo che tutti gli ultimi Pontefici si sono sempre espressi contro il gender e hanno sempre ribadito che l’istituzione famiglia è solo quella formata da una mamma e da un papà».

Chi è il parroco del presepe blasfemo

Don Vitaliano Della Sala è nato a Mercogliano, nella Diocesi di Montevergine, nel 1963. È entrato nel Seminario abbaziale di Montevergine nel 1974 e successivamente nel Seminario arcivescovile di Benevento, dal quale è stato espulso nel 1981 per “indisciplina”. È stato riammesso nel 1983 nel Pontificio Seminario Interregionale Campano di Napoli dal quale è stato nuovamente espulso nel 1985 per l’insofferenza manifestata nei confronti della vita di seminario. Ha continuato gli studi teologici da esterno prima presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, nella sezione San Luigi, e poi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense.

Nel dicembre del 1989 è andato in Palestina con l’organizzazione Peace Now.

Il 24 ottobre 1992 è stato ordinato sacerdote a Mercogliano, da Mons. Joseph Vianney Fernando, Vescovo di Kandy nello Sri Lanka.

L’8 dicembre 1992 è stato nominato parroco di San Giacomo Apostolo di Sant’Angelo a Scala (Avellino), un paese di circa 600 abitanti alle falde del Partenio.

Nell’agosto 1993, durante la guerra nella ex Jugoslavia, ha partecipato al viaggio di pace e solidarietà organizzato da Beati i Costruttori di Pace”. Nella ex Jugoslavia è ritornato altre tre volte durante il conflitto.

Nel novembre 1994, come insegnante di religione, insieme ai ragazzi del movimento studentesco di Avellino, ha partecipato all’occupazione di alcune scuole e con un gruppo di giovani a quella dell’ex cinema Eliseo di Avellino. Per quest’ultima occupazione è stato rinviato a giudizio.

Nel dicembre 1995, insieme alla comunità di Sant’Angelo a Scala, si è opposto all’istallazione di una discarica provinciale per rifiuti solidi urbani nel territorio comunale, per cui è stato denunciato insieme ad altre persone.

Nel corso del 1996 ha cominciato ad occuparsi di immigrazione.

Nell’estate del 1997, per protestare contro gli inasprimenti dell’embargo a Cuba, ha esposto la bandiera cubana sul campanile.

A marzo 1998, ha partecipato alla missione “scudi umani” in Iraq organizzata da Un ponte per…, contro la minaccia di nuovi bombardamenti americani e contro l’embargo.

Si è interessato alle realtà e alle problematiche dell’America Latina, in particolare alla situazione del Chiapas e ha scritto al subcomandante Marcos chiedendo simbolicamente di essere “arruolato” nell’EZLN. Nel maggio 1998 si è recato con l’associazione YA BASTA! in Chiapas, come membro di una delegazione di osservatori per il rispetto dei diritti umani e, insieme ad altri componenti la delegazione, è stato espulso a vita dal Messico. Di ritorno dal Chiapas, con altri espulsi, ha attuato una protesta all’interno del Parlamento Europeo di Strasburgo.

Nel marzo 1999 ha partecipato ad un viaggio in Turchia in occasione del Newroz, il Capodanno kurdo.

Durante la guerra della NATO contro la Serbia, per protestare contro i bombardamenti, è entrato nella base militare di Istrana, da dove partivano gli aerei da guerra, insieme al Prosindaco di Venezia, Gianfranco Bettin, al Consigliere comunale di Venezia, Beppe Caccia, e al Portavoce dei Centri Sociali del Nordest, Luca Casarini.

L’impegno pacifista è continuato in Italia con la partecipazione ad una manifestazione contro l’Agusta di Benevento, una fabbrica che produce elicotteri da guerra. Anche per questa manifestazione è stato aperto un procedimento giudiziario.

Nei primi mesi del 2000 ha partecipato a diverse manifestazioni a Milano e a Roma, per la chiusura dei centri di detenzione temporanea per stranieri come quelli di via Corelli e Ponte Galeria, a Bologna contro Forza Nuova, a Firenze contro la NATO, a Genova contro Tebio, a Napoli per la vivibilità delle carceri e per l’amnistia.

Nel frattempo si è opposto alle procedure ecclesiali, non partecipando alle riunioni del clero e criticandole aspramente, sino ad accusare in un discorso al World Gay Pride 2000 i Cardinali Angelo Sodano e Pio Laghi di aver tratto vantaggio dalle dittature militari di Augusto Pinochet in Cile e di Jorge Rafael Videla in Argentina.
Ha ricevuto la prima ammonizione canonica nel 2000, con la proibizione di allontanarsi dalla parrocchia senza autorizzazione, pubblicare articoli o interviste, partecipare a dibattiti e manifestazioni, permettersi giudizi critici sull’operato della Chiesa. Viene ammonito una seconda volta nel luglio 2001 con l’imposizione di trascorrere un mese intero presso l’ex eremo camaldolese di Visciano di Nola.

Il 5 marzo 2002 viene ufficialmente rimosso dall’ufficio di parroco in Sant’Angelo a Scala, ricevendo la solidarietà degli abitanti del paese, oltre a quella del sindaco, dei consiglieri comunali, da Alleanza Nazionale a Rifondazione comunista, del Centro studi teologici di Milano, del giudice Antonino Caponnetto e altri. La notizia viene diffusa dalle agenzie di informazione internazionali. Da Ginevra lo contatta un ufficio dell’ONU, annunciandogli che scriverà una lettera alle gerarchie vaticane per protestare contro il maltrattamento di chi difende i diritti umani.

Il 29 dicembre 2002 spedisce un infruttuoso ricorso alla Congregazione per il Clero, con cui chiede di rientrare nella sua parrocchia, dopodiché interrompe le proteste.

Con l’avvento del nuovo Vescovo, Mons. Francesco Marino, la situazione canonica di Don Della Sala viene risolta, con il ritiro della sospensione a divinis e degli altri divieti in cui era incorso, pur senza essere nominato di nuovo parroco di Sant’Angelo a Scala.

Dal 1º ottobre 2009 è amministratore parrocchiale della chiesa madre di Mercogliano, l’arcipretura dei santi Pietro e Paolo nel borgo medievale di Capocastello. Dal settembre 2018 Don Della Sala è di nuovo parroco.

Recentemente è stato nominato dal Vescovo di Avellino, Mons. Arturo Aiello (dal 2016 succeduto a Mons. Marino, nominato vescovo di Nola) parroco della chiesa che da anni reggeva come amministratore parrocchiale, ma è parroco anche dell’altra parrocchia presente nel paese, quella dell’Annunziata, di costruzione più recente e più popolosa. È caduto anche l’“interdetto” a celebrare a Sant’Angelo a Scala, che non il vescovo, ma uno dei parroci che era succeduto a Don Della Sala aveva stabilito, e che gli impediva di fatto di celebrare nel paese dove era stato prete per oltre dieci anni.

Mons. Aiello lo ha inoltre nominato Vice Direttore della Caritas diocesana di Avellino. Della Sala, alla proposta di questo incarico, aveva inizialmente opposto la sua riserva, legata alla difficoltà di occuparsi di relazioni istituzionali. Poi però il vescovo ha chiarito che il suo sarebbe stato un ruolo “di strada”, a contatto cioè con gli emarginati e i loro bisogni concreti.

Free Webcam Girls
151.11.48.50